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Autore: MissZombie    10/06/2008    10 recensioni
"Scusascusascusa, lo so che sono uno stupido, non volevo rompere il vaso, cioè sì, volevo, perchè magari così attiravo la tua attenzione, perchè è tutto il giorno che ti comporti male, e io non volevo che un abbraccio e- " farfugliò, guardandosi i piedi, le guance bollenti, ma due braccia calde e accoglienti ed estremamente familiari lo avvolsero, mozzandogli il respiro in gola.
-oneshot sui Cinema Bizarre-
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kiro, Strify
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Porzellan-Vasen und Küsse








Era una giornata afosa, il calore sembrava salire direttamente dall'asfalto delle strade di Berlino e accumularsi sopra e sotto la pelle della gente, fastidiosamente.
Faceva così caldo che Kiro aveva iniziato a pensare che la mancanza d'aria avesse danneggiato del tutto il suo cervello, dato che si era costretto a starsene raggomitolato sul davanzale della finestra della sala ad osservare la gente che passava nella strada di sotto, trattenendo la sua voglia di piagnucolare e richiedere attenzioni dall'unica persona presente in casa: Strify.
Kiro storse il bel nasino all'insù, spostandosi una ciocca platinata dalla fronte e facendosi aria con una manina dalle unghie smaltate di bianco e si voltò a lanciare un'occhiatina di soppiatto alla figura stesa sul divano nero.
"Strify?" pigolò in un misero tentativo di attirare l'attenzione dell'altro. Si sentiva così stupido, ma anche così solo e accaldato e bisognoso di coccole, e da quando si erano trasferiti a Berlino non aveva più potuto abbracciare un cuscino e fingere di essere coccolato da qualcuno, e nell'ultimo periodo le braccia di Strify erano state un'ottima alternativa. Ma quel giorno il suo amico sembrava parecchio pigro, erano ben due ore che se ne stava sdraiato su quel divano in silenzio, le mani affondate un po' tra le ciocche corvine e un po' tra quelle bionde, gli occhi chiusi e le labbra sottili che si contraevano in una smorfia infastidita ad ogni minuscolo movimento proveniente dalla finestra.
"Hm?" fu l'unico borbottìo che Kiro riuscì a cogliere come risposta.

"Niente..." mormorò deluso, sospirando e tornando a guardare la gente entrare e uscire dai negozi di sotto. Era noioso. E faceva caldo. E lui voleva le coccole, perchè diavolo dovevano essere tutti così egoisti quando lui chiedeva un po' d'affetto? Sporse leggermente in fuori il labbro inferiore, tornando a guardare Strify.
Magari avrebbe potuto giocare alla Playstation, giusto per distrarsi un pochino. Annuendo alla sua brillante idea balzò giù dal davanzale, accendendo la tv e inserendo il cd di SuperMario, per poi mettersi comodo sul tappeto, incrociando le gambe e stringendo per bene il joystick tra le mani. Sì, decisamente, giocare lo avrebbe fatto distrarre, e quando Strify si sarebbe svegliato - se mai si fosse addormentato- lo avrebbe abbracciato e la sua voglia di coccole sarebbe stata come sempre soddisfatta.

"Ja!" sussurrò eccitato premendo 'start' e dando inizio alla partita. Con la punta della lingua che faceva capolino tra le labbra e le sopracciglia agrottate per la concentrazione, Kiro si lasciò trasportare dal gioco, cercando di mantenere dignità e silenzio per non disturbare il suo amico, ma quando la scritta Game Over apparve a caratteri cubitali al centro dello schermo, non potè farne a meno.
"Nooo, no, ma dai, non è giusto!!!" imprecò, offeso con la Playstation.
"Kiro, per favore, spegni quella televisione e lasciami stare, ho mal di testa!" sbottò Strify dietro di lui, cambiando posizione e affondando il viso nel cuscino.
Sì, quel giorno doveva subire un'ingiustizia dopo l'altra.
"Ma Strify..." iniziò, voltandosi e posando una mano sulla spalla dell'altro, che non si mosse di un centimetro.
"... Bene," sospirò Kiro, alzandosi in piedi e avviandosi verso il bagno a passi strascicati. Era così deluso, offeso e triste che non riusciva nemmeno a trovare la voglia di camminare per bene. In fondo chi se ne sarebbe curato, a parte quella coppia di vecchietti che abitava sotto casa loro? Nessuno, appunto.

Magari avrebbe potuto farsi una doccia, dato che faceva troppo caldo e non c'era niente da fare.
"E vada per la doccia, tanto qua nessuno si cura di me," borbottò a voce abbastanza alta da esser certo che Strify lo avesse sentito, per poi chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Si tolse la canotta bianca e i boxer neri, lanciando il tutto sul pavimento piastrellato di blu, e si sporse dentro la cabina della doccia, aprendo l'acqua per far sì che si scaldasse almeno un po'.
"Che stronzo però," borbottò, ripensando a come Strify si stava comportando quel giorno.
Di solito gli bastava fare un po' gli occhioni dolci, accoccolarsi di fianco a lui sul divano e riceveva la sua dose di coccole giornaliera, mentre ora... Ora non stava ricevendo proprio nulla.
"Proprio stronzo," annuì, entrando nella cabina della doccia e lanciandosi letteralmente sotto il getto d'acqua, per ritrovarsi poi ad uscire con la stessa velocità con la quale era entrato, strillando come un ossesso.
"Ahhh! Strifyyy! Oddiooo!" urlò, prendendo l'accappatoio rosa di Strify e tuffandocisi dentro, tremando come una foglia.

La porta del bagno si aprì di getto, sbattendo contro al muro per la violenza che Strify aveva usato nell'aprirla.
"Ti sei fatto male? Cosa è successo?" sfiatò, guardando Kiro con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Si era preso un infarto sentendolo urlare.
Kiro tirò su col naso, indicando con l'indice la cabina della doccia, dentro la quale stava ancora scorrendo l'acqua.
"E' finita l'acqua calda e mi sono fatto la doccia sotto l'acqua ghiacciata," piagnucolò.
Strify assottigliò gli occhi azzurri, avvicinandosi lentamente a Kiro, le mani sui fianchi.
"Quante volte ti devo ripetere che quando ho mal di testa non devi urlare, non devi fare casino, non devi rompermi? Se l'acqua era fredda evita di urlare e soprattutto di chiamare me, non è che posso scendere nelle tubature e chiedere all'omino acquoso di far tornare l'acqua calda solo perchè tu devi farti la doccia!" sibilò tutto d'un fiato.
"Trovati qualcosa da fare, io torno a dormire," disse dopo aver inspirato profondamente, e uscì dal bagno stizzito.

Kiro tirò ancora su col naso, sentendo seriamente i propri occhi diventare lucidi e la vista offuscarsi.
"No no, non piangerò perchè lui fa lo stronzo. Che si tenga il suo mal di testa," borbottò rimettendosi i boxer e la canotta e gettando l'accappatoio di Strify sotto il getto dell'acqua senza premurarsi di chiuderlo, tanto quel mese lui si sarebbe rifiutato di pagare la bolletta e l'avrebbe lasciata pagare a Strify e a Yu.
Lanciando occhiate di fuoco verso la sala, si chiuse in cucina.
L'unica cura era la cioccolata. Lo dicevano tutti, su ogni giornale, in ogni programma televisivo, e persino nei film e nei libri, se non funzionava quella, non sarebbe più funzionato nulla.
Il barattolo di Nutella giaceva vuoto e abbandonato al centro del tavolo bianco.
"Ti pareva che Yu non lo svuotava prima di uscire di casa e farsi gli affari propri," borbottò Kiro, prendendo una sedia e avvicinandola alla credenza per poter raggiungere più comodamente l'armadietto più in alto dove Strify si era premurato di nascondere il suo pacco di biscotti al cioccolato.
"E fottiti Strify, i biscotti li mangio anche se li nascondi," continuò a borbottare, mettendosi in punta di piedi sulla sedia e allungandosi il più possibile verso il pacco di biscotti, fino ad afferrarlo.
"Ha!" ridacchiò, facendo per scendere, ma appoggiò male il piede al bordo della sedia e scivolò per terra, finendo direttamente sopra al pacco di biscotti, ora sparsi disordinatamente sul pavimento della cucina, sbriciolati, e la sedia addosso a lui.

"Ahia," piagnucolò, tirando un calcio alla sedia per togliersela di dosso.
"Che cavolo hai combinato stavolta?" chiese di nuovo la voce di Strify, ansiosa.
Kiro alzò lo sguardo, incontrando quello carico di preoccupazione dell'altro, e tornò ad abbassare gli occhi. Stavolta non voleva farlo preoccupare, voleva solo mangiarsi un po' di biscotti al cioccolato, ma non riusciva a fare nulla senza farsi male o rischiare la vita.
"Niente..." farfugliò, giocherellando con un biscotto sbriciolato di fianco alla sua coscia destra. Era anche riuscito a sbriciolare i biscotti di Strify, così se proprio non era abbastanza arrabbiato, ora lo avrebbe ucciso sicuramente.
"Ti sei fatto male? Ma come fai a essere sempre un disastro del genere?" lo rimproverò Strify, questa volta con l'ombra di un ghigno dipinta sul volto, mentre incrociava le braccia sul petto.
"Non l'ho fatto apposta, volevo solo prendere i biscotti al cioccolato, ma tu li nascondi sempre troppo in alto," sussurrò il biondino, sospirando impercettibilmente.

Sentì i passi leggeri di Strify avvicinarsi e poi il silenzio assoluto, spezzato solo dai suoi respiri brevi e lievemente ansiosi, e poi la mano calda di Strify posarsi sotto il suo mento per costringerlo ad alzare il volto.
Non ebbe il tempo di rendersene conto, nè di reagire, si ritrovò semplicemente con le labbra tiepide e umide di Strify sulle proprie per una frazione di secondo, prima che questi si ritraesse e gli sorridesse enigmaticamente, voltandosi e uscendo dalla cucina lentamente, sicuro che intanto l'altro non sarebbe riuscito a reagire in tempo per alzarsi e inseguirlo.
Infatti, Kiro rimase seduto malamente sul pavimento freddo, tra i biscotti sbriciolati e i suoi respiri, ancora più corti e rapidi, le labbra lievemente socchiuse e ancora umide.

"Oh," sussurrò, passandosi un dito sul labbro inferiore e osservando il punto dove Strify era sparito qualcosa come cinque minuti prima.
Che cavolo aveva fatto? Lo aveva baciato? Perchè?
Sbattè le palpebre un paio di volte, mettendosi a gattoni sul pavimento e raccogliendo le briciole insieme, lentamente, prendendosi tempo per pensare.
"Ma pensare a cosa, poi?" si chiese, confuso. In fondo non c'era nulla a cui pensare. Strify era così, faceva quel che voleva fare, e con lui era sempre stato così. Strify aveva sempre preso quello che voleva.
Questo significava che voleva lui?
Si alzò lentamente, guardandosi attorno. Doveva fare qualcosa per attirare la sua attenzione. Di nuovo.

Uscì silenziosamente dalla cucina e si fermò in corridoio, osservando il vaso che Luminor aveva regalato loro quando si erano trasferiti lì. Era grosso, blu e nero con disegnate delle rose rosse, eleganti. Era proprio un bel vaso, pesante e perfetto. Kiro zompettò fino al mobile sul quale il vaso era poggiato e lo prese tra le mani, stringendo lievemente la presa, quasi tentando di affondare i polpastrelli nella porcellana.
"Scusa Lumi, ti voglio bene," sussurrò, il senso di colpa che già gli attanagliava lo stomaco, e lasciò cadere il vaso a terra, osservandolo mentre si rompeva in mille pezzi per poi chiudere gli occhi e strizzarli, pronto alle urla isteriche di Strify.
Sentì i passi rapidi dell'altro avvicinarsi per poi fermarsi poco più avanti di lui.

"Scusascusascusa, lo so che sono uno stupido, non volevo rompere il vaso, cioè sì, volevo, perchè magari così attiravo la tua attenzione, perchè è tutto il giorno che ti comporti male, e io non volevo che un abbraccio e- " farfugliò, guardandosi i piedi, le guance bollenti, ma due braccia calde e accoglienti ed estremamente familiari lo avvolsero, mozzandogli il respiro in gola.
"Sei uno stupido," sussurrò la voce di Strify nel suo orecchio, provocandogli un brivido lungo la schiena.
"Lo so," sussurrò, il più piccolo dei sorrisi gli si dipingeva sul volto, mentre faceva scorrere le mani su per la schiena dell'altro, attraverso il tessuro leggero della sua maglietta nera.
"Sei adorabile."
Il sorriso di Kiro si allargò, mentre affondava il naso nell'incavo del collo di Strify e ne inspirava il profumo dolce.
Non aveva aspettato altro per tutta la giornata, e solo un suo abbraccio si rivelava ogni volta meglio di una doccia nel bel mezzo di una giornata afosa, di una partita alla playstation cercando di uccidere la noia, meglio di un pacco intero di biscotti al cioccolato quando aveva bisogno d'affetto.

Strify si allontanò lievemente, senza mai lasciarlo andare, finchè i loro occhi non furono incatenati.
"E' tutto il giorno che vuoi coccole, eh?" ghignò, osservando le guance di Kiro diventare rosee.
"E io è tutto il giorno che voglio baciarti, piccolo rompiscatole," mormorò con voce lievemente roca, abbassando lo sguardo sulle labbra schiuse di Kiro.
Il biondino sussultò appena, il cuore in gola, ma non potè fare a meno di chiudere gli occhi e sporgersi in avanti, lasciando che le loro labbra si incontrassero nuovamente, più a lungo, come doveva essere.
"Lumi mi perdonerà per aver rotto il vaso," mormorò Kiro, sorridendo per poi rialzarsi lievemente in punta di piedi, allacciando le braccia dietro al collo di Strify e baciarlo ancora, e ancora, e ancora, promettendosi che avrebbe fatto il rompiscatole ogni giorno a partire da quel momento.

"Sai che ti dico? Ne comprerò uno nuovo, così potrai romperlo di nuovo e potrò baciarti ancora," sussurrò Strify sulle sue labbra, accarezzandogli dolcemente i fianchi.
"E sai che ti dico io? Baciami comunque," annuì Kiro, il cuore che batteva selvaggiamente contro la sua cassa toracica.
"Sai che ti dico ancora? Con piacere," mormorò Strify, e la questione dei vasi fu storia.


***

Questa 'cosa' è venuta fuori questa notte, mentre cercavo di farmi venire sonno. A dire il vero già mesi fa avevo iniziato una fanfiction su Kiro e Strify, ma è lì incompleta che prega di essere mandata avanti, quindi magari un giorno ci farò un pensierino. Guardando però i video pucciosissimi di questi cinque adorabili tedeschi, e sopratutto dopo averli incontrati, è impossibile non scrivere nulla su di loro, e io ormai con le cose etero ho chiuso, quindi mi butto su questo xD
Poi scusate la pucceria, ma si sa, io più che cose tenere non riesco a scrivere, sopratutto negli ultimi tempi.
Ringrazio la mia cara Bea, sperando che legga qua sopra e che commenti, per avermi aiutata con il plot, e se siete arrivati fin qua a leggere vi prego di lasciarmi un commento, che fa sempre piacere.
Martina



  
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