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Autore: anthea_kagamine    29/01/2014    1 recensioni
Avevo voglia di scrivere una storia triste...ma non credo mi sia uscito molto bene xD seconda fanfic su L (anche se preferisco la prima), parla dei pensieri e delle riflessioni di L, di un L meno freddo e più UMANO. Spero vi piacerà, adoro L e spero di non averlo disonorato...buona lettura! E fatemi sapere nelle recensioni!
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IO SONO LA GIUSTIZIA.
Ricordava perfettamente la prima volta che lo aveva detto, davanti a quei poliziotti di cui tanto si fidava. Scrivere su un diario, per una persona come lui, il grande detective L, sembra una cosa futile, idiota, soprattutto infantile.
“Oh, ma io SONO infantile” pensa, continuando a scrivere su quel diario di cuoio nero.
Sapeva di essere infantile, odiava perdere, amava le sfide e doveva assolutamente vincerle.
Ad esempio il caso di Kira. Quella, era una sfida che lo aveva trattenuto a lungo, e la aveva già vinta. Light è Kira. Non c’è alcun dubbio, lo aveva capito perfettamente sull’elicottero, quando aveva scritto con il proprio sangue (santo Dio, CON IL SUO SANGUE) il nome di Higuchi sul foglio di carta nell’orologio…
Certo, si aspettava che non lo avrei notato? Che mi sarei fatto sfuggire anche il minimo dei dettagli quando avevo requisito i suoi oggetti mentre era rinchiuso?
Ah, io non perdo mai. Ho vinto. Light è Kira, e io sarò lì quando verrà giustiziato. Era tutto deciso, il suo trionfo, la sua VITTORIA anche in quel campo, gli sguardi fieri dei suoi alleati e quello fedele di Watari.
Sorride e con orgoglio scrive sul suo diario quelle parole.
IO SONO LA GIUSTIZIA.
LA GIUSTIZIA TRIONFA SEMPRE.
Si lascia sfuggire un sospiro di sollievo: presto sarebbe stato libero da quella follia. Sarebbe tornato da Near e Mello, al suo orfanotrofio. Non aveva mai provato a esternare i suoi sentimenti, non voleva mostrarsi debole, Light ne avrebbe sicuramente approfittato…mantenere il suo carattere freddo e distaccato per tutto quel tempo gli aveva quasi fatto credere di non avere più nulla dentro, nessun cuore e tantomeno un’anima. Un giorno gliel’aveva ricordato Watari. Un semplice abbraccio gli era bastato, abbracciarlo da dietro mentre lui era chino sul suo computer, e subito le lacrime gli avevano attraversato le guance illuminate dalla luce dello schermo; era L, era un detective senza scrupoli,  ma era umano, lo era sempre stato, sotto quello strato di indifferenza e di freddezza.
  • Watari io vincerò questa sfida vero?- aveva sussurrato tra le lacrime, con voce ferma, incredibilmente non spezzata dai singhiozzi
  • Certo Ryuzaki…L, ricorda quello che le dico e che le ho sempre detto…
IO SONO GIUSTIZIA.
LA GIUSTIZIA TRIONFA SEMPRE.
QUINDI IO VINCERÒ
Si era risvegliato ancora nella stessa posizione del giorno prima, rannicchiato, il viso bagnato dalle lacrime.
È ora di ricominciare l’indagine, di rivelare a tutti chi è Kira e di cominciare una nuova vita.
Continua a scrivere il tutto sul suo diario nero, alzando lo sguardo al cielo per pensare come continuare il discorso.
Era davanti al grande schermo, Kira affianco a lui che ascoltava ciò che diceva: avrebbe constatato se le regole del diario erano vere per incastrare finalmente Light. Mancava poco. Assaporava già il sapore dolce della vittoria sulle labbra, quel sapore dolce che sentiva ogni volta che metteva in bocca uno dei suoi tanti pasticcini.
Poi però è accaduto qualcosa di diverso. Qualcosa è andato storto.
  • Watari?- chiamava al microfono, con tono freddo. Non gli arrivava nessuna risposta.
“è morto” si disse fra sé e sé. “avevo in programma di dirgli che gli volevo bene…”
Dopo ancor tutte frasi sconnesse. Sentiva parole uscire dalle sue labbra ma non sapeva cosa significassero, poi una parola spezzata, il dolore al petto che arrivava all’improvviso.
Quando è caduto a terra non aveva sentito nulla, neanche aveva notato che Light lo aveva preso al volo: il dolore al petto era insopportabile, si sentiva come se l’anima gli stava per essere strappata dal corpo.
Fu allora che Light lo ha guardato negli occhi. Leggeva la sua vittoria, la stessa che aveva visto nei suoi occhi quando si guardava allo specchio.
“Siamo uguali” ha pensato. “allora perché ha vinto lui e non io?”
La risposta gli arrivò poco prima che il suo cuore si fermasse, poco prima che chiudesse gli occhi.
Si era lasciato morire, non aveva fatto altro che segnare la sua morte passo dopo passo.
In fondo anche lui era umano. La morte è un grande desiderio, di tutti, ed L…la vedeva come…una liberazione.
 
IO SONO LA GIUSTIZIA.
 LA GIUSTIZIA TRIONFA SEMPRE.
QUINDI IO VINCERÒ.



IO SONO LA GIUSTIZIA.
HO VINTO.
 
Chiude il diario nero. La sua storia è stata scritta. Quello che voleva dire lo aveva detto.
Porge il suo prezioso operato a qualcuno, davanti a sé: sa di doverlo fare, altrimenti non può andare avanti.
Si abbandona alla luce bianca, il volto di Watari gli sorride, vede in lontananza anche i visi poco familiari dei suoi genitori.
 
IN FONDO…
HO AVUTO IL MIO PREMIO.
 
 
  
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