H-earthQuake
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Capitolo unico
*
Che cos’è la morte?
La
morte è soltanto un passaggio, a volte l’aspetti sdraiato
in un letto di ospedale, ti prende la mano e ti conduce in un posto pieno di
pace, ti sussurra di non avere paura perché il peggio ormai è passato.
C’è
anche chi la cerca perché disperato, che sia per amore o per soldi, il
risultato non cambia.
Oppure
ti prende così all’improvviso che non hai l’occasione di dire “addio” alle
persone a te care, o peggio ancora a rimediare a qualche parola di troppo che
non avresti mai voluto che uscisse dalla tua bocca.
A
me invece, un po’ di tempo è stato dato, quanto con certezza ancora non lo so…
Ho
freddo, eppure siamo ai primi di agosto.
Sento
una voce che mi sta chiamando, la riconoscerei tra mille, è quella di Shinichi, spero solo non sia uno scherzo della mia mente.
“Raaaaaannnn!! Dove sei Raaannn?”
Con
un filo di voce gli dico “sono qui”.
Sono
semi-sepolta dalla macerie, probabilmente ho una
lesione alla spina dorsale e per questo non riesco più a sentirmi le gambe.
Il
terremoto che ha colpito la città di Tokyo qualche minuto fa, è stato
devastante, non so di quanti gradi fosse, so solo che
ha fatto crollare metà della mia casa spaccandola in due.
Io
mi trovavo solo nel lato sbagliato al momento sbagliato.
“Eccoti
Ran!” Sento da dietro la testa, che mi viene sollevata ed adagiata su della stoffa per rimanere più
comoda.
“Shinichi” Il mio respiro diventa sempre più affannoso.
Non è un sogno, tu sei qui, ora.
La
terra sta tremando ancora, sento quel fremito fin dentro le mie ossa, e altra
polvere cade su di me.
“Ora
ti tiro fuori” Dall’espressione suoi bellissimi occhi azzurri, riesco ad
intravedere che la situazione per me è disperata.
Un
grosso masso che faceva da base per altri dieci, mi ricopre completamente dalla
vita in giù, e il sangue che pulsa nelle mie vene, fuoriesce dalla lacerazione
sul fianco espandendosi a poco a poco sul pavimento.
“E’
tutto inutile” Gli fermo il braccio e il contatto con la mia mano fredda lo fa
rabbrividire.
“Non
lasciarmi Ran!”
“E’
tutto apposto! Non ho paura, ci sei tu qui, e questo mi basta” Gli dico
sorridendo.
Lui
cerca di contenere il sangue togliendosi la camicia bianca mettendo a nudo i
suoi pettorali scultorei, un dio greco ai miei occhi, e facendo pressione sulla
ferita, una soluzione che mi fa guadagnare qualche minuto.
Poi
prende dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto rosa, era quello che avevo perso
a New York; lo bagna approfittando di un tubo rotto dell’acqua che stava
zampillando come una fontana e mi pulisce il viso dalla polvere.
“Sei
un bugiardo, mi avevi detto che non eri riuscito a trovarlo”
Sul
suo volto si stampa uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto “L’ho sempre
tenuto come portafortuna dopo la nostra avventura a New York”.
“Shinichi! Sei
davvero tu?” Gli chiedo accarezzandogli il volto caldo, lava incandescente
sotto le mie gelide dita.
“Si
sono io, e sono ritornato per rimanere per sempre accanto a te! Ti amo!”
Da
quanto tempo le mie orecchie aspettavano di udire il suono di quelle parole
pronunciate con tanta sincerità da quelle labbra.
“Ti
amo anch’io!” Mi bacia e quando si stacca da me, una luce d’orata lo avvolge
rendendolo l’angelo più bello che abbia mai visto, mi tende la mano e mi intima
di seguirlo.
Mi
alzo e cammino accanto a lui…
*
“Raaaan!! Dove sei Ran???” Conan spalancò la porta
dell’ufficio dell’agenzia e la trovò lì, con il corpo semi sepolto, gli occhi
spalancati senza vita, e un braccio un po’ alzato come se avesse cercato di
afferrare qualcosa; una pozza di sangue si era estesa sotto di lei.
Gridava
il suo nome in cerca di qualche segno di vita in lei, ma niente, sembrava una
bambola di porcellana.
Un’enorme
spaccatura gli impediva di raggiungerla e di stringerla tra le sue braccia per
un’ultima volta, quella stessa spaccatura si era formato nel suo cuore
ingrandendosi sempre di più.
Avanzò
pian piano fino al baratro che li separava, prese coraggio
e si lasciò cadere nel vuoto.
Niente
e nessuno li avrebbe mai più divisi.
*
Che cos’è la morte?
Soltanto
la speranza di ricongiungersi con le persone amate.
*
FINE
*
Nota dell’autrice: aspettando di pubblicare un altro capitolo
de “SULLE TRACCE DELL’ORGANIZZAZIONE”,
ho partorito questa flash-fic, che spero sia stata di vostro gradimento, anche se il
finale non è dei migliori, o meglio, triste.
Era già da un po’ che l’avevo
in mente e finalmente mi sono decisa di metterla nero su bianco.
Ringrazio fin da ora chi mi
vorrà lasciare un commentino.
A presto
Xoxo
Erika