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Autore: LadyHeather83    30/01/2014    2 recensioni
Agli inizia di agosto un terremoto colpisce la città di Tokyo e il quartiere di Beika, Ran è sola in casa e crede che quella sarà la sua tomba, ma...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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H-earthQuake

H-earthQuake

*

Capitolo unico

*

Che cos’è la morte?

La morte è soltanto un passaggio, a volte l’aspetti sdraiato in un letto di ospedale, ti prende la mano e ti conduce in un posto pieno di pace, ti sussurra di non avere paura perché il peggio ormai è passato.

C’è anche chi la cerca perché disperato, che sia per amore o per soldi, il risultato non cambia.

Oppure ti prende così all’improvviso che non hai l’occasione di dire “addio” alle persone a te care, o peggio ancora a rimediare a qualche parola di troppo che non avresti mai voluto che uscisse dalla tua bocca.

A me invece, un po’ di tempo è stato dato, quanto con certezza ancora non lo so…

Ho freddo, eppure siamo ai primi di agosto.

Sento una voce che mi sta chiamando, la riconoscerei tra mille, è quella di Shinichi, spero solo non sia uno scherzo della mia mente.

Raaaaaannnn!! Dove sei Raaannn?”

Con un filo di voce gli dico “sono qui”.

Sono semi-sepolta dalla macerie, probabilmente ho una lesione alla spina dorsale e per questo non riesco più a sentirmi le gambe.

Il terremoto che ha colpito la città di Tokyo qualche minuto fa, è stato devastante, non so di quanti gradi fosse, so solo che ha fatto crollare metà della mia casa spaccandola in due.

Io mi trovavo solo nel lato sbagliato al momento sbagliato.

“Eccoti Ran!” Sento da dietro la testa, che mi viene sollevata ed adagiata su della stoffa per rimanere più comoda.

Shinichi” Il mio respiro diventa sempre più affannoso.

Non è un sogno, tu sei qui, ora.

La terra sta tremando ancora, sento quel fremito fin dentro le mie ossa, e altra polvere cade su di me.

“Ora ti tiro fuori” Dall’espressione suoi bellissimi occhi azzurri, riesco ad intravedere che la situazione per me è disperata.

Un grosso masso che faceva da base per altri dieci, mi ricopre completamente dalla vita in giù, e il sangue che pulsa nelle mie vene, fuoriesce dalla lacerazione sul fianco espandendosi a poco a poco sul pavimento.

“E’ tutto inutile” Gli fermo il braccio e il contatto con la mia mano fredda lo fa rabbrividire.

“Non lasciarmi Ran!”

“E’ tutto apposto! Non ho paura, ci sei tu qui, e questo mi basta” Gli dico sorridendo.

Lui cerca di contenere il sangue togliendosi la camicia bianca mettendo a nudo i suoi pettorali scultorei, un dio greco ai miei occhi, e facendo pressione sulla ferita, una soluzione che mi fa guadagnare qualche minuto.

Poi prende dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto rosa, era quello che avevo perso a New York; lo bagna approfittando di un tubo rotto dell’acqua che stava zampillando come una fontana e mi pulisce il viso dalla polvere.

“Sei un bugiardo, mi avevi detto che non eri riuscito a trovarlo”

Sul suo volto si stampa uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto “L’ho sempre tenuto come portafortuna dopo la nostra avventura a New York”.

 Shinichi! Sei davvero tu?” Gli chiedo accarezzandogli il volto caldo, lava incandescente sotto le mie gelide dita.

“Si sono io, e sono ritornato per rimanere per sempre accanto a  te! Ti amo!”

Da quanto tempo le mie orecchie aspettavano di udire il suono di quelle parole pronunciate con tanta sincerità da quelle labbra.

“Ti amo anch’io!” Mi bacia e quando si stacca da me, una luce d’orata lo avvolge rendendolo l’angelo più bello che abbia mai visto, mi tende la mano e mi intima di seguirlo.

Mi alzo e cammino accanto a lui…

*

Raaaan!! Dove sei Ran???” Conan spalancò la porta dell’ufficio dell’agenzia e la trovò lì, con il corpo semi sepolto, gli occhi spalancati senza vita, e un braccio un po’ alzato come se avesse cercato di afferrare qualcosa; una pozza di sangue si era estesa sotto di lei.

Gridava il suo nome in cerca di qualche segno di vita in lei, ma niente, sembrava una bambola di porcellana.

Un’enorme spaccatura gli impediva di raggiungerla e di stringerla tra le sue braccia per un’ultima volta, quella stessa spaccatura si era formato nel suo cuore ingrandendosi sempre di più.

Avanzò pian piano fino al baratro che li separava, prese coraggio e si lasciò cadere nel vuoto.

Niente e nessuno li avrebbe mai più divisi.

*

Che cos’è la morte?

Soltanto la speranza di ricongiungersi con le persone amate.

*

FINE

*

Nota dell’autrice: aspettando di pubblicare un altro capitolo de “SULLE TRACCE DELL’ORGANIZZAZIONE”, ho partorito questa flash-fic, che  spero sia  stata di vostro gradimento, anche se il finale non è dei migliori, o meglio, triste.

Era già da un po’ che l’avevo in mente e finalmente mi sono decisa di metterla nero su bianco.

Ringrazio fin da ora chi mi vorrà lasciare un commentino.

A presto

Xoxo Erika

  
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