To the
middle of the day that starts it all
- E adesso?
Il ragazzo si fermò davanti alla porta del bar e guardò
dentro. Due avventori bevevano un bicchierino appoggiati al banco, ad un
tavolino d'angolo una coppia sorseggiava vino sorridendo e dall'altro lato del
bar un uomo, sulla ventina, teneva in mano un bicchiere guardandoci dentro con
sguardo assente. Il giallo del liquore si rifletteva nei suoi occhi verdi, che
però guardavano al di là del bicchiere, tra i suoi pensieri.
Appena lo vide, il ragazzo indietreggiò e si appoggiò al muro tra l'alimentari accanto e la porta del bar, ascoltando il
vento e le macchine correre sull'asfalto bagnato. Nonostante indossasse una
giacchetta di pelle ed il vento fosse piuttosto tiepido, un brivido lo percorse
lungo la schiena, facendogli venire in mente gli avvenimenti degli ultimi mesi.
Tutto era cominciato a settembre, una domenica.
Stava piovendo e lui era al semaforo che stringeva l'ombrello, quando gli
arrivò un messaggio. Era da “Gee”, con un cuore accanto.
Sorpreso, ne lesse il contenuto:
Ciao Frank, devo parlarti... Vediamoci a casa mia tra
mezz'ora, ok?
Non si preoccupò neanche di rispondere, si girò e corse
verso la propria auto bluastra, guidò fino alla periferia della città e lì si
fermò, parcheggiando di fronte ad un condominio dall'aria monotona. Sapeva già
che qualcosa non andava, e sapeva anche cosa fosse, ma non voleva pensarci,
sperava con tutto se stesso di sbagliare.
Suonò il campanello, nonostante fosse in anticipo di un quarto d'ora. Poco dopo
la porta vibrò e quella vibrazione si propagò all'interno del ragazzo, dritta
al cuore.
Salite le scale, la prima cosa che vide fu Gerard: aveva lo sguardo triste, gli
occhi lucidi, i capelli neri un po' spettinati e la testa bassa. Di fianco a
lui c'era una valigia, leggermente ammaccata, sopra la quale erano appoggiate
delle chiavi.
-Me ne vado..-
Neanche il tempo di sentire quelle parole che gli occhi di Frank erano già
pronti a scoppiare.
-Bert mi ha chiamato, era ubriaco. Devo aiutarlo o non ne uscirà più.-
-M...ma come? Avevi detto di non amarlo più, di amare me! Che ero l'unico e
altre stronzate simili! ...Erano questo, vero? Solo stronzate?!-
Il ragazzo non voleva crederci, voleva solo svegliarsi da quello che non
sembrava altro che un incubo. Gerard gli si avvicinò con aria afflitta.
-No Frank, non lo erano. Solo che lui adesso ha bisogno di me.-
Continuarono così per quasi un'ora, alla fine della quale Frank era ancora
seduto sugli scalini, in lacrime. Aveva gli occhi rossi quasi quanto il sangue
che gli correva nelle vene. Quando Gerard gli si avvicinò e tentò di
abbracciarlo, Frank si alzò e se ne andò, urlando con la poca voce che gli
rimaneva che a lui andava benissimo così e che non aveva più intenzione di
vederlo.
Arrivato a casa, si buttò nel letto, vedendosi svanire l'anno più bello della
propria vita davanti agli occhi. Il suo cuore era ormai ridotto a minuscoli
frammenti, che gli salirono direttamente negli occhi e gli scesero lentamente
sul viso, accompagnati da singhiozzi. Era come se il sale di quelle lacrime si
stesse insinuando nelle sue ferite, facendole bruciare più di quanto già non
facessero.
Dopo quel giorno non l'aveva più sentito, e non aveva neanche intenzione di
farlo. Passava le sue giornate in maniera quasi insignificante, tra il lavoro e
la chitarra. Solo sei mesi dopo gli arrivò una lettera di scuse dove gli veniva
chiesto di vedersi al bar.
Il clacson di una macchina lo svegliò dai suoi pensieri.
Quel giorno era arrivato.
Aveva male alla testa, gli occhi lucidi ed iniziava a tremare.
Fece un profondo respiro e si girò, asciugandosi gli occhi, già umidi.
Alzò la testa, aprì la porta e appena sentì il campanello tintinnare salutò
flebilmente il commesso.
Dopo aver comprato il pane ed essendosi preoccupato di passare davanti al bar,
si avviò verso la sua macchina con l’intenzione di partire.
Questa Frerard è nata dal ritrovamento di una cosa scritta tanto
tempo fa, che ho rivisitato. Devo confessare che ero abbastanza indecisa sul
finale, inizialmente era finita 'bene' (non volevo rendere la storia troppo
depressa) ma questo finale.. mi affascina di più, ecco. Per questo l'ho scelto.
Lo so che la storia è corta e abbastanza senza senso, ma avevo bisogno di (ri)scriverla.
Comunque sto continuando la storia con una long, anche se inizia molto
prima.
Ho cambiato il titolo mille e più volte, ma questo dovrebbe essere quello
definitivo (ho tenuto anche quello vecchio, dopo il trattino) anche se non
c’entra niente con la storia. Non credo sia necessario specificarlo, ma l’ho
rubato alla prima frase di Headfirst for halos dei Chem.
Grazie a chi ha
letto e a chi recensirà/metterà le storie in una qualche lista :3
Tanti saluti e tanto caffè a tutti!