Mare
di slanif

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Akira Sendo osservò quella distesa piatta e quasi immobile, a causa dell’assenza di vento, che era il mare di Kanagawa.
Gli era sempre piaciuto il mare.
Quel colore azzurro, di un tono più chiaro dei suoi occhi blu. Quel muoversi lento e sensuale nel suo infrangersi contro la battigia. Quel suo ricoprire buona parte del Globo, imponente ma mai opprimente. Quel suo essere così bello, ma al contempo così pericoloso per gli sprovveduti. Quel suo nascondere, nei suoi fondali, meraviglie della natura. Quella sua consistenza fresca e pesante. Quella sensazione di assoluto silenzio quando la testa è sotto la sua superfice…
Tale pensiero, gli fece tornare in mente l’esca che era ben immersa sotto lo strato di superficie dell’acqua.
Mosse appena la canna da pesca, per vedere se tirasse, ma rimase morbida come sempre quel giorno.
“Nessun pesce, oggi…” disse piano, per paura di disturbare i pesci.

Se ne stette per almeno un’altra ora lì, fermo come una statua, seduto su quella sediola da campeggio, con i gomiti poggiati alle ginocchia e le mani salde sulla canna da pesca.
Se ne stette fermo lì fino a quando una voce fredda e arrogante lo fece sobbalzare: “Roba da matti! Ma sei ancora qui?”.
Akira Sendo si voltò. Di fronte a lui, comparve Hiroaki Koshino con la divisa della scuola, mani ben affondate nelle tasche dei pantaloni scuri e le maniche corte della camicia bianca erano appena rigirate per dargli un po’ di sollievo dalla calura estiva.
“Sotto lo scrocchio del sole, a morire di noia a pesca! Tu sei tutto suonato!” continuò a sbraitare il ragazzo più basso.
Akira continuò per un secondo a fissarlo in tralice, poi disse semplicemente: “Disturbi i pesci”.
Koshino sentì il sangue salirgli al cervello: “I pesci? Quali pesci? Il tuo secchiello è vuoto!” tuonò, indicando il secchiello azzurro di plastica, di quelli che si usano da bambini per fare i castelli di sabbia al mare, che era totalmente vuoto, ad eccezion fatta per l’acqua limpida che lo riempiva per metà.
Sendo sorrise sornione: “Non pesco perché voglio prendere i pesci. Pesco perché la vista del mare mi rilassa”.
Hiroaki sbuffò: “A me sembri tutto fuorché stressato…” gli fece notare.
Sendo sorrise di nuovo, muovendo appena la testa e quindi la gigantesca cresta da gallo che portava in cima: “Mettiti qui vicino a me e osserva il mare. Sono sicuro che anche i tuoi nervi sempre tesi si distenderanno, Hiro-kun” disse.
Koshino assunse la sua migliore espressione indignata: “Non ci penso neanche! A me tutto ‘sto piattume azzurro mi innervosisce ancora di più!” sbraitò.
Akira scoppiò a ridere: “Dovresti proprio imparare a rilassarti, Hiro-kun!”.
“Solo tu ti rilassi a pesca…” sbottò Koshino.
“Ho detto che è il mare che mi rilassa. La pesca è solo un più” annuì Sendo, tornando a fissare l’infinito azzurro delle onde.
“Ripeto quello che ho detto: non hai niente di cui rilassarti… sei fin troppo rilassato, a mio avviso! Dovresti invece darti una mossa!”.
Akira rise, muovendo di nuovo la canna da pesca e sentendola ancora una volta molle.
Ma non gli importò.
Il mare era così bello, quel giorno…

**FINE**