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Autore: blu_notte    31/01/2014    9 recensioni
– ...E anche Magnus ti ama. –
Il ghiaccio che sembrava imprigionare il cuore di Alec andò in frantumi.
–E tu come lo sai? – chiese in un susurro.
Jace inclinò leggermente la testa di lato, con fare meditabondo. –Semplice. Lo vedo da come ti guarda. E fidati di me: se conosco bene Magnus Bane, il sommo stregone di Brooklyn, ti perdonerà. E' colpa dei tuoi occhi azzurri, sai. Fanno conquiste. –
Fan fiction MALEC - spoiler per chi non avesse ancora letto Città delle Anime Perdute
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"L'eternità non fa dimenticare la perdita.
La rende solo sopportabile."

 

 

 

Prologo

Alec controllò lo schermo del cellulare per quella che gli sembrò lo millesima volta quella notte. Nessun messaggio da Magnus. Scaraventò di nuovo il cellulare sul comodino e si gettò sul letto ancora sfatto dalla sera prima. Dall'ultima volta che aveva visto Magnus, quando lui gli aveva detto che la loro storia era finita, Alec non era più riuscito a chiudere occhio. Non sul serio, almeno. Ogni tanto il sonno lo vinceva e lui si addormentava per un paio di minuti, durante i quali faceva sogni confusi e spaventosamente opprimenti, che lo riportavano subito alla veglia. Si odiava, per il casino che aveva combinato. Sentiva una voragine nel petto che gli toglieva il respiro, mentre fissava il soffitto in cerca di… cosa? Non avrebbe certo trovato la felicità fissando il soffitto della sua camera.
Strinse forte il cuscino, immaginando che fosse Magnus, il suo Magnus. Gli mancava terribilmente, come non gli era mai mancato nessuno prima di allora. Non faceva che rivedere e rivedere le scene del loro ultimo incontro, come se fossero stati spezzoni di un film particolarmente triste: Magnus che lo guardava, con i suoi occhi da gatto malinconici e ovviamente delusi. Magnus, che gli diceva che era finita, anche se lo amava ancora. Magnus, che gli diceva di portare via le sue cose da casa sua. Magnus che gli dava quell'ultimo, terribile bacio. E Magnus che se ne andava via, per sempre, forse, dalla sua vita.
Il Nephilim si mise in ascolto: all'Istituto regnava il solito silenzio spettrale, quindi per Alec non fu particolarmente difficile distinguere i passi cadenzati del suo parabatai lungo il corridoio. Jace. Alec pregò silenziosamente che passasse oltre, che magari andasse da Isabelle, o solo a prendere un bicchiere d'acqua. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi al pensiero di parlargli. In un certo senso, voleva disperatamente che qualcuno si accorgesse di come si sentiva, dall'altra voleva che tutti lo lasciassero in pace. Invece nessuno si sbilanciava, persino sua sorella lo trattava con i guanti da quando aveva dato la notizia.
Jace bussò piano alla porta. Alec trattenne il respiro.
–Alec? –
Nessuna risposta.
–Alec, perchè non vuoi parlare con me? –
Alec si tirò il piumone sulla testa, come faceva quando aveva dieci anni e aveva paura che un demone si nascondesse dietro alle tende.
–Alec, per favore. Lo so che sei sveglio. Alec. –
Alec avrebbe voluto urlare, e buttare finalmente fuori tutta quella rabbia e quell'impotenza, generata dal pensiero di non poter fare nulla per rimediare al disastro che era riuscito a combinare.
–Cosa c'è? – chiese invece in un sussurro. –Non… non è il momento, Jace.–
Alec riuscì a percepire l'esitazione del parabatai dietro alla porta.
–Posso entrare? – chiese Jace. Aveva un tono serio e stranamente urgente.
Alec sospirò, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
–Certo. Certo, sì. Entra.–
Silenzio. Per un secondo Alec credette che Jace se ne fosse andato.
–Alec? – disse invece il Nephilim.
– Sì?–
–Non mi apri la porta?– Alec poteva immaginare il lieve sorriso di Jace, come sollevava solo un angolo della bocca, e per poco non sorrise anche lui. Prima di ricordarsi di… tutto.
–Oh. Sì, sì, certo. Scusa. – Alec scalciò via le coperte e buttò di lato il cuscino, per poi andare ad aprire la porta. Davanti a lui c'era Jace, pantaloni del pigiama azzurri e capelli scarmigliati. Cerchi scuri simili a quelli di Alec gli incorniciavano gli occhi. Il ragazzo oltrepassò Alec ed entrò nella stanza avvolta nella penombra.
–Cosa c'è?– ripetè Alec, fissandol'amico negli occhi d'oro.
 –C'è…– disse Jace, incrociando le braccia sul petto –Che non sei felice, Alec. Io lo so, che non sei felice. – Alec si irrigidì. Gli occhi di Jace lo scrutavano con dolcezza, come se avesse voluto abbracciarlo, ma si stesse trattenendo per due principali motivi: la sua virilità messa in dubbio e la paura che Alec si sarebbe ritratto. Probabilmente più per la prima, pensò Alec con rabbia.
–E da cosa lo deduci?– chiese.
Jace sorrise amaramente e distolse lo sguardo.
–Alec. Ti voglio bene, ok? Sei una delle persone che amo di più al mondo. E sei il mio parabatai. – Alec non riusciva a distinguerlo bene, al buio, ma intuì che si era portato una mano al petto.
 –Lo sento qui, Alec. Ti senti male. Vorrei solo… aiutarti. – Alec non resistette all' impulso improvvisamente urgente di sferrare un pugno al muro.
–Tu… non… sai… come… mi… sento… – ansimò.
Jace lo fermò appena prima che riuscisse ad essestare un altro colpo alla parete.
–Ehi. Ehi, cosa ti ha fatto di male questo povero muro? Calmati e parliamone. –
–Di cosa? Dei miei dissapori con la parete? No, io non credo proprio. –
–Smettila. – Jace lo spinse a sedere sul letto. La stanza di Alec era piuttosto spoglia, come quella di Jace, solo molto più disordinata. Sull'unica sedia era impilata una decina di libri e sulla scrivania regnavano incontrastati fogli, foglietti, appunti, block notes e post it scriiti, pasticciati, scarabocchiati. Quella stanza ad Alec era sempre sembrata così familiare… ma ora c'era qualcosa di diverso. Era stato per così tanto tempo in camera di Magnus, fra le sue braccia, che gli sembrava strano essere da solo nella sua vecchia, anonima stanza nel centro dell'Istituto, come se non fosse mai successo nulla fra lui e lo stregone.
–Alec.– la voce di Jace riportò il Nephilim alla realtà.
–Jace.– disse, guardandolo con tutto il sarcasmo di cui era capace in quel momento.
–Alec… so che non vuoi dirmi cosa è successo con Magnus. Ti capisco. Ma qualsiasi cosa tu abbia fatto, ti perdonerà. Davvero. – Alec lo fissò. Fino a quel momeno si era sentito come se avesse avuto fuoco nelle vene, ma ora si sentiva stranamente… freddo. Come se improvvisamente il suo cuore fosse stato imprigionato da uno spesso strato di ghiaccio.
–No. Magnus non mi perdonerà mai, Jace. E' finita. Ho rovinato tutto. –
Jace lo guardava con espressione vagamente vacua che ad Alec faceva venire una voglia disperata di raccontargli tutto e sfogarsi. Ma non poteva. Aveva già deluso Magnus, non poteva deludere anche Jace.
–Alec.– disse lentamente il Cacciatore. –Lo so che è difficile. Innamorarsi davvero, intendo. Ma se vuoi davvero bene a qualcuno, non puoi smettere di amarlo così, da un momento all'altro. Capisci? E poi, ci sono persone con le quali non si può rimanere arrabbiati per molto. –
–No. – lo interruppe Alec. –Quello che ho fatto è imperdonabile. E'… sono stato così… – le sue parole si persero nel silenzio della notte.
–Alec. Non so cosa tu abbia fatto, ma ti devi fidare di me. Prendi Clary: lei mi perdonerebbe qualunque cosa. Se domani le telefonassi per dirle che non la amo più, che voglio scappare in Alaska con Simon e scrivere orrende canzoni con lui tutta la vita, lei starebbe malissimo, brucerebbe il mondo intero, credo, ma non riuscirebbe ad essere arrabbiata. Perchè Clary è… – Jace lasciò in sospeso la frase, mentre quel sorrisetto che gli compariva tutte le volte che nominava Clary gli illuminava il volto.
–Jace, è impossibile. Prima di tutto, il tuo esempio non centra niente, secondo… Clary è… –
–Ecco, appunto. Non è che Clary è. Clary mi ama. E anche Magnus ti ama. –
Il ghiaccio che sembrava imprigionare il cuore di Alec andò in frantumi. –E tu come lo sai? – chiese in un susurro.
Jace inclinò leggermente la testa di lato, con fare meditabondo. –Semplice. Lo vedo da come ti guarda. E fidati di me: se conosco bene Magnus Bane, il sommo stregone di Brooklyn, ti perdonerà. E' colpa dei tuoi occhi azzurri, sai. Fanno conquiste. –



Angolo dell'autrice
Ed eccomi qui con… cosa? Una specie di prologo? Diciamo di sì.
Allora: premetto che avevo proprio tanta tanta voglia di scrivere una fanfiction Malec. E' un po che ci penso e finalmente mi sono decisa a trascrivere fedelmente i miei pensieri :) Questa è la mia prima Fan fiction su tmi, e devo dire che i personaggi mi sono talmente famigliari che ho trovato totalmente naturale scrivere dal loro punto di vista (in questo caso da quello di Alec).
Specialmente per questo mio inizio, le recensioni sono fondamentali! Vorrei sapere cosa ne pensate, e specialmente se vale la pena di continuare questa storia. Quindi, se vi è piaciuta, ma anche se avete delle critiche (purchè costruttive) da farmi, vi inviterei a lasciarmi una recensione piccina piccina… :)
Detto questo, alla prossima! ( e prometto di aggiornare in tempi umani, questa volta!)
XxNivesxX
  
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