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Autore: Verdeirlanda    31/01/2014    0 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese dopo la morte di Lucrezia Sisto IV morì.
"Stappiamo una bottiglia di vino buono, che ne dite?" propose Leonardo quando seppero la notizia.
"Se fosse morto prima...la ricerca di Goffredo avrebbe subìto un arresto e forse Lucrezia sarebbe ancora viva." commentò Beatrice.
"Può darsi...di sicuro adesso Goffredo non potrà più ottenere nomine di prestigio. Sai come funziona, quando cambia il pontefice cambia la corte vaticana. Ogni papa ha sempre allontanato i collaboratori di quello precedente per sistemare i propri. Almeno non sazierà la sua ambizione, e non potrà più nuocere a nessuno." disse Zoroastro mentre le rifaceva le medicazioni "Riario ne sarebbe contento."
Già, il conte Riario, era morto da tempo, ucciso dai suoi nemici in un agguato. Quando avevano saputo della sua dipartita avevano provato tutti una strana malinconia nel ricordare quell'uomo che cercava di espiare le sue colpe, che li aveva aiutati, si chiesero se la sua anima avesse trovato la pace che agognava. 
Il tempo passava e Beatrice migliorava di giorno in giorno, le ferite stavano guarendo senza infezioni.
I bambini si alternavano per aiutarla, per portarle da mangiare e farle compagnia.
"Sono incredibili." disse un giorno Beatrice "Sono così premurosi. Credevo che la morte di Lucrezia avrebbe tolto loro l'allegria e la spensieratezza...invece si sono rivelati più forti di noi."
Zoroastro annuì: "È vero, sono molto affettuosi anche con me e Leonardo. Illuminano l'oscurità più nera."
Leonardo e Zoroastro in quei giorni si alternavano per fare la guardia alla casa, avevano paura che i sicari potessero tornare a finire il loro crudele lavoro.
Ma i cacciatori di taglie non si fecero vivi, Leonardo ipotizzò che stessero aspettando che tornasse la quiete prima di colpire di nuovo.
Alcune settimane più tardi giunse loro una notizia inattesa: le guardie di Ferrara avevano arrestato uno dei due uomini, quello pelato e tarchiato, il biondo invece era morto duellando con i soldati.
"Ci portate una notizia felice." disse Leonardo "Sentite Guardini, potrei parlare con quest'uomo? Può sembrarVi una richiesta insolita ma..."
Il capitano lo interruppe: "Non è per niente insolito, Vi capisco. Venite domattina, Vi farò parlare con lui."
Quando Guardini ebbe lasciato la casa Zoroastro chiese al suo amico cosa avesse in mente: "Che vuoi dirgli? Vuoi chiedergli se è pentito? Vuoi picchiarlo?"
"No, voglio informazioni."
"Informazioni? Su cosa?"
Leonardo guardò il suo amico e rispose: "Su Goffredo. Era un suo mercenario, sicuramente sa dov'è. Voglio trovarlo Zo, voglio sapere dove si trova, e quando lo saprò andrò da lui, e vendicherò Lucrezia. Voglio vederlo morto."
"Leo! Ma sei impazzito!" Zo afferrò l'amico per le spalle "Ti rendi conto...non puoi riuscire in questo intento, Goffredo è pericoloso..."
"Non lo è più, e lo sai. Lo hai detto tu che quando cambia il Papa cambiano anche le persone che lo circondano. Goffredo non è più nessuno adesso, non ha protezione, e sicuramente ha dovuto abbandonare la ricerca. È vulnerabile."
"Non puoi esserne sicuro." gli fece notare Zoroastro.
"Lo scoprirò. Parlerò con il sicario, e poi...vedremo cosa fare." disse Leonardo.


L'uomo che Leonardo si trovava di fronte sembrava un cagnolino impaurito.
I soldato lo avevano picchiato, interrogato per ore per conoscere le sue intenzioni.
Quello che aveva di fronte non era più un pericoloso criminale, ma un timoroso carcerato.
"Io posso aiutarVi Sandro. Vi chiamate Sandro, giusto?" il tarchiato annuì "Cosa avete detto alle guardie?"
"Che cercavamo dei fiorentini sulle cui teste c'era una taglia...ma gli ho detto che ci siamo sbagliato entrambe le volte..."
"Ottima decisione. Ora parlatemi dell'uomo che vi ha ingaggiati." disse Leonardo.
"Si chiama Goffredo Landini. Lui è un prelato molto importante, e ricco, lavorava per il defunto pontefice. Ci ha detto di cercare dei prigionieri, dovevamo trovarli e ucciderli tutti, prima però dovevamo di chiedere di un libro e farcelo consegnare, ci avrebbe dato molti soldi." spiegò Sandro.
"Come ci avete trovati?"
"Ci ha detto lui di venire a Ferrara. Diceva che alcune sue spie avevano scoperto che il conte Riario vi aveva fatto giungere qui. Non so come loro lo abbiano saputo."
"Quindi siete venuti qui, avete trafugato i registri e avete iniziato a cercare." tagliò corto Leonardo.
Sandro annuì: "Sì. Abbiamo indagato...quelli che abbiamo ucciso per primi ci sembravano quelli giusti...uno dei due uomini insegnava arte in una scuola...e una delle donne lavorava in un'erboristeria...insomma, potevate essere voi."
Leonardo sospirò, una terribile coincidenza aveva condannato quegli innocenti.
"Dicevate di potermi aiutare..." azzardò il tarchiato.
"Lo farò, se Voi aiuterete me. Voglio sapere dove si trova Goffredo, di sicuro vi avrà detto come contattarlo una volta finito il lavoro. Datemi ogni informazione che mi può condurre da lui, e io dirò al capitano che siete pentito e avete chiesto il mio perdono, ne terrà conto, Vi sarà risparmiata la ruota." rispose Leonardo.
Sandro si umettò le labbra: "Quando Sisto IV si è ammalato Goffredo si è allontanato da Roma, credo temesse ritorsioni una volta morto il pontefice, da quel che ho capito non era molto apprezzato in Vaticano.
Vive in un monastero, posso spiegarVi come arrivarci, avremmo dovuto portare lì il libro...credo sia una specie di autorità lì dentro, un abate credo. Lo troverete lì."
Leonardo si fece spiegare come arrivare al monastero, poi si alzò e fece per uscire.
"Allora siamo d'accordo. Direte al capitano che sono pentito." disse il tarchiato.
Leonardo si voltò, scosse la testa: "No, non lo farò."
"Bastardo! Avete promesso..."
"Avete ucciso la mia Lucrezia, l'avete gettata nel fuoco senza pietà. Meritate la morte dolorosa che Vi aspetta." gli rispose, e uscì dalla cella.


Era ormai notte, i bambini dormivano pacifici, invece Zoroastro e Beatrice ascoltavano il racconto di Leonardo.
"È un azzardo." commentò Beatrice "No, non posso lasciartelo fare."
"Goffredo è vulnerabile adesso!"
"Non lo sai con certezza!" protestò lei "E comunque il tuo piano potrebbe fallire."
"Non vedo come." rispose Leonardo "Il mio piano consiste nel raggiungere questo monastero tra le montagne, entrare di nascosto da una delle botole che usano per scaricare cibo e liquami, trovare la stanza di Goffredo e ucciderlo. Un piano così ben congegnato non può fallire."
"Non può..." Beatrice si accorse di aver gridato, abbassò la voce per non svegliare i bambini "Non può fallire? Leo, non riesci a vedere le insidie che potresti incontrare? Potrebbero scoprirti, arrestarti, oppure Goffredo potrebbe avere delle guardie del corpo, potrebbe essere più lesto di te e ucciderti."
"Potrebbe, potrebbe...L'ho messo in conto, e starò attento."
Bea sospirò: "Zo, digli qualcosa tu per favore."
Zoroastro guardava per terra, era stato in silenzio per tutta la discussione, alle parole di Beatrice alzò la testa: "Ha ragione, e io andrò con lui."
La donna strabuzzò gli occhi: "No dico, se ammattito pure tu? Dovresti dissuaderlo, non dargli man forte!"
"Quell'uomo merita di morire Bea, deve essere punito per quello che ci ha fatto. Non vuoi che venga fatta giustizia per Lucrezia, per te, per i nostri figli?" le chiese Zo.
"Mi suona più come una vendetta che una giusta punizione." si lasciò sfuggire Beatrice.
"È giustizia Bea. Scusa tanto se non riusciamo a fargli un processo in cui sarà giudicato secondo la legge." sbuffò Leonardo.
Beatrice si morse le labbra "Non fraintendetemi, io voglio vederlo morto quanto voi. Ma uccidere un uomo a sangue freddo non è facile, non è come durante un'aggressione in cui ci si deve difendere. Pensate davvero di essere capaci di estrarre la spada e trafiggerlo senza farvi nessuno scrupolo?"
"Tu lo hai fatto con Riario, lo hai colpito con un candelabro." le fece notare Leonardo.
"E credimi non è stato facile. L'ho fatto per salvare me e Zo, la forza mi è arrivata dal sapere che ci avrebbe fatto del male."
"Allora mettiamola così: chi ti dice che Goffredo non voglia nuocerci ancora?" le chiese Zoroastro.
"Che vuoi dire? Ormai non ha nessun appoggio..."
"Ma è ambizioso e conosce il valore del Libro, potrebbe volerlo per se stesso. E in quel caso non saremo mai al sicuro." disse Zoroastro. 
Beatrice lo guardò, poi annuì: "D'accordo. La mia preoccupazione è che vi capiti qualcosa, quell'uomo rimane pericoloso secondo me. Se volete andare a giustiziarlo dovrete preparare il piano nei minimi dettagli, perché io non voglio perdere anche voi. Chiaro?" 
I due uomini annuirono.
"E voglio che mi promettiate una cosa: se vedete che non ci riuscite, se capite che vi manca la forza necessaria per ucciderlo a sangue freddo voglio che ve ne andiate, subito, prima che possano arrestarvi o chissà cos'altro. Siamo intesi?" disse Beatrice con un tono che non ammetteva obiezioni.
Leonardo le sorrise: "Ti prometto che se qualcosa andrà storto scapperemo via."
Ma in cuor suo Leonardo era sicuri che quando se lo sarebbe trovato davanti non avrebbe avuto esitazioni.


"Sei sicura di potercela fare da sola?" Zoroastro accarezzò il viso di Beatrice.
"Non preoccuparti. Le ferite stanno meglio, e in caso le vicine verrano ad aiutarmi con la spesa e i bambini. Tu piuttosto...stai attento, non fate sciocchezze." lo baciò e abbracciò.
"Faremo attenzione." le promise prima di salire a cavallo.
Bea andò ad abbracciare Leonardo: "Mi raccomando..."
"Lo so lo so. Staremo in guardia, torneremo in meno di un mese vedrai." gli disse lui stringendola.
I due uomini partirono alla volta del monastero.
Il viaggio durò un paio di settimane per colpa del tempo instabile che aveva colpito la zona delle montagne, ma Leonardo e Zoroastro riuscirono ad arrivare.
Il monastero era stato costruito in alto, sulle rocce, a dominare la vallata.
Era bello, imponente, si stagliava contro il cielo grigio con fierezza.
I due erano rimasti lontani, nascosti da un fitto groviglio di cespugli e alberi.
"Eccoci." disse Zoroastro scendendo da cavallo "Che facciamo?" 
"Vado a cercare le botole. Stanotte ci intrufoleremo da lì." rispose Leonardo, e si incamminò nascondendosi bene sotto il mantello.
Non fu difficile trovare la botola: era in alto, in pratica un'apertura nelle mura dell'abbazia da cui venivano gettati gli avanzi dei monaci, sotto di essa Leonardo vide una decina di persone, dei poveretti affamati in cerca di cibo per sopravvivere.
Quando la botola si aprì ci fu la corsa ai bocconi migliori, carne bruciacchiata, verdure quasi appassite, pane vecchio.
La falsa generosità dei monaci, una finta e vergognosa elemosina.
Leonardo e Zoroastro attesero che calasse il buio e che le campane del monastero suonassero la fine dei vespri, a breve tutti monaci sarebbero andati a dormire.
Si arrampicarono sulla parete, non era molto impervia per fortuna, e riuscirono a spostare il coperchio della botola di legno, erano dentro l'abbazia.
Attraversarono il cortile illuminato da torce, arrivarono alla chiesa e si accostarono al muro.
"E adesso? Dove troveremo Goffredo?" chiese Zoroastro.
"Nel dormitorio maggiore, è lì che si trovano gli alloggi dei monaci di grado più elevato. Il mercenario mi ha spiegato dove si trovano le sue stanze." rispose Leonardo.
Conoscendo la pianta generale dei monasteri Leonardo riuscì a trovare il dormitorio.
La porta era chiusa a chiave, ma non fu difficile per Zo scassinarla.
I corridoi erano quasi bui, dalle finestre entrava la flebile luce delle torce nel cortile.
Leonardo fece segno a Zoroastro di proseguire e salire le scale, gli alloggi di Goffredo erano al secondo piano.
Giunsero in un altro corridoio, c'era un'unica porta, erano arrivati.
"E adesso?" bisbigliò Zo.
"Entriamo. È chiusa a chiave, devi scassinarla."
Zo obbedì, e la porta si aprì, cigolava leggermente. La stanza era illuminata, diversi candelabri erano accesi.
I due uomini entrarono nella stanza, avanzarono, sembrava deserta. Era un salottino, arredato con un divano, delle librerie, una scrivania.
Si guardarono attorno per capire come muoversi, poi sentirono una voce provenire dalla camera accanto: "Chi c'è? Fratello Augusto siete Voi?  C'è qualche questione così imminente da dover usare la chiave di riserva che Vi ho affidato per entrare..." 
Goffredo uscì in vestaglia, si bloccò appena vide Leonardo e Zoroastro, li riconobbe nonostante fosse passato tanto tempo.
Impallidì, indietreggiò: "Voi...come avete fatto..."
"I Vostri uomini sono stati scoperti e giustiziati, ci hanno detto dove trovarVi." disse Leonardo.
"Cosa volete da me? Io non ho mai fatto nulla di male...io ero al servizio di Riario e del Papa..." piagnucolò Goffredo.
"Sappiamo la verità, non serve a niente mentire!" gli disse Zoroastro "Voi ci avete dato la caccia per anni! Mi chiedo come ci abbiate trovati dopo tanto tempo." 
Goffredo farfugliò: "Avevo quasi desistito, ma dopo che Riario è morto alcuni suoi uomini mi hanno chiesto denaro in cambio di informazioni su di voi...erano alcuni dei soldati che vi hanno scortati a Ferrara."
"E così avete mandato dei cacciatori di taglie a cercarci. E per colpa Vostra la mia famiglia ha sofferto, mia sorella è stata ferita, la donna che amavo è morta...ora avrete la punizione che Vi spetta!" gli disse infuriato Leonardo.
Leonardo sguainò la spada e si avvicinò a Goffredo che insisteva nel giustificare le sue azioni: "No Vi prego! Mi prostro davanti a voi per il perdono! Sono stato malvagio, ora sono qui in monastero per espiare..." si inginocchiò tremante "Ho smesso la ricerca tempo fa, davvero, quando il pontefice si è ammalato, lo giuro...non so perché i miei sicari abbiano continuato, forse speravano nella ricompensa...Vi prego Da Vinci! Io Vi chiedo perdono!"
"Non ci può essere perdono per ciò che ci avete fatto." disse Leonardo.
Goffredo sembrava pronto a strisciare sul pavimento: "Ma io l'ho fatto per compiacere i miei padroni..."
"Basta mentire! Come potete ancora cercare di giustificarVi? Sapete che Riario ci ha portati in salvo, e ci ha raccontato di come avete manipolato la situazione solo per ottenere potere e denaro!" disse Zoroastro.
Goffredo li guardò entrambi: "È vero...ho tradito Riario per la mia ambizione...ma sono cambiato, la vita monacale mi ha fatto comprendere i miei errori...sto cercando di pulire la mia anima, come ha fatto Girolamo salvandovi, lo giuro!"
Leonardo era davanti a lui, la spada tenuta saldamente nella mano, nella mente aveva ancora l'immagine di Lucrezia morente, le lacrime di Matteo, era pronto a sferrare il colpo. Ma non ci riusciva, qualcosa lo tratteneva. Forse Beatrice aveva ragione, non era facile uccidere un uomo a sangue freddo, d'altronde loro non erano assassini come Goffredo.
"Mi spiace per la Vostra sofferenza, mi dolgo terribilmente, non potrò mai ridarVi ciò che avete perso...permettetemi di espiare facendo del bene e pregando tra queste mura!" continuò Goffredo.
Leonardo si allontanò da lui intimandogli di non muoversi, si avvicinò a Zo: "Non ci riesco." mormorò "Nonostante il suo farfugliare irritante non ci riesco. Tu? Tu te la sentì?" 
Zoroastro sospirò vedendo l'amico in difficoltà: "Non credo...ho ucciso solo per difendermi, ma guardalo! È in ginocchio, senza un'arma..." si interruppe "Hai sentito?"
"Cosa?"
"Un rumore, come un singhiozzo." Zoroastro si avvicinò alla camera da cui era subito Goffredo, sentì di nuovo quel suono, entrò guardingo "C'è qualcuno?"
La stanza era poco illuminata, ma lì, vicino al letto, la vide, piccola, magrolina, nuda e spaventata, una bambina, non aveva nemmeno dieci anni.
Zo inorridì, ricordò ciò che Riario aveva detto di Goffredo, della sua perversione.
La bimba indietreggiò piangendo.
"Non avere paura. Non ti faccio male piccola... Tieni, rimettiti i vestiti." le passò il vestitino sporco che era stato buttato ai piedi del letto "Come ti chiami?"
"Serena..." disse vestendosi "Ora posso tornare a casa? Non le voglio più fare quelle cose.."
Zoroastro le prese la manina: "Tranquilla Serena, puoi andare a casa." insieme uscirono dalla stanza.
Quando Leonardo la vide comprese cosa facesse in camera di Goffredo, e gli venne la nausea.
"Sai come uscire di qui da sola Serena?" chiese Zo.
Serena disse di sì, che era passata per una porticina laterale del monastero, dietro la chiesa.
Zoroastro le sorrise e le disse di andarsene e che non doveva mai più tornare, lei annuì ed uscì dagli appartamenti.
"Siete davvero molto pentito, è evidente la Vostra contrizione." sibilò Zoroastro quando la bambina fu uscita, si avvicinò a Goffredo "Siete un uomo diverso, siete qui in monastero per espiare colpe che non volete ripetere, non è così?" gli disse con amaro sarcasmo.
"Io non ho fatto niente...avete frainteso..." piagnucolò il monaco.
"Niente? Ho visto il terrore negli occhi di quella bambina! Non si può fraintendere quella paura, schifoso bastardo!" Zoroastro era furioso, afferrò Goffredo per il bavero della vestaglia aprendola "Ho appena detto al mio amico che era difficile uccidere a sangue freddo un uomo disarmato...ma invece eccola la Vostra sudicia arma Goffredo, che penzola tra le Vostre gambe!"
Zoroastro trapassò il corpo di Goffredo con la sua spada, Leonardo sobbalzò, rimase di sasso, non se lo aspettava.
Zo lo trafisse due volte, tre volte, poi lasciò cadere il corpo senza vita di Goffredo sul pavimento.
Leonardo guardò il cadavere, gli occhi vitrei e immobili, guardò il suo migliore amico ansimare per la rabbia e la tensione.
"Zo." lo chiamò, ma lui non rispose "Zo...dobbiamo andare adesso..." lo tirò per la giacca, lasciarono gli appartamenti, l'edificio, il monastero.
Raggiunsero i cavalli e montarono in sella, lanciarono i cavalli al galoppo, dovevano allontanarsi velocemente.
Non parlarono per molte ore, solo quando si fermarono a un pozzo per bere Leonardo ebbe il coraggio di proferire parola: "So che era il nostro intento ucciderlo...ma una volta avutolo davanti non trovavo la forza...tu invece l'hai trovata."
Zoroastro bevve, si sedette su una pietra: "Quella bambina mi ha dato la forza. I suoi occhi colmi di dolore gridavano giustizia. Aurora meritava che il mostro che le aveva fatto del male morisse!"
"Aurora? Vuoi dire Serena, si chiamava così."
"Sì, esatto, Serena." si corresse Zoroastro.
E Leonardo capì perché il suo amico lo aveva fatto.
Gli occhi di Serena erano quelli di Aurora, erano quelli di ogni bambina, di ogni figlia.
In quella bambina Zo aveva rivisto la sua piccolina, la sua reazione era stata quella di un padre nauseato e furioso di fronte a un'orribile perversione.
Diede una pacca sulla spalla a Zoroastro: "È finita, abbiamo avuto la nostra vendetta."
"Vendetta? Credevo fossimo qui per fare giustizia." Zo abbozzò un sorriso.
"Amico mio, la linea che separa la giustizia dalla vendetta è molto sottile, e si oltrepassa facilmente." Leonardo sospirò "Ma in tutta onestà, non mi importa come chiameremo ciò che abbiamo fatto qui. Ciò che mi importa è che lo abbiamo fatto, e ora possiamo tornare a casa."





  
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