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Autore: Lost_Mind93    01/02/2014    2 recensioni
Stiles, Allison e Scott sono stati costretti a sacrificarsi per scoprire l'ubicazione del Nemeton e salvare i loro genitori. Ognuno di loro sta affrontando le conseguenze di quell'azione sulla propria pelle ma Stiles, in particolar modo, è tormentato dalle allucinazioni e dagli incubi.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Derek Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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LATTE E CEREALI

Il gelo era sceso in città
Chi l’avrebbe mai detto: persino in California può cadere la neve.
Di ritorno dal supermercato Stiles si ritrovò a contemplare il cielo grigio.
Aveva appena raggiunto la macchina, le buste della spesa tra le mani, bianchi sbuffi di vapore uscivano dalle sue labbra mentre si frugava tra le tasche in cerca delle chiavi.
A essere sinceri non si trattava di neve vera e propria: era più un miscuglio di neve e pioggia, di quelli che precedono un diluvio epico o una nevicata seria.
Suo padre aveva l’ennesimo doppio turno da smaltire e lui, come sempre, si era ritrovato da solo. A volte era così difficile non detestare quel lavoro.
 
Dopo gli ultimi avvenimenti era stato difficile tornare alla normalità: la scuola era diventata un misero palliativo, una distrazione, la speranza di qualche ora di pace.
Gli incubi che lo terrorizzavano notte dopo notte erano un tormento ma dopo più di due giorni, passati senza chiudere occhio, era difficile sperare di poter restare svegli ancora per molto.
A conti fatti, il solo mettersi al volante era un azzardo. Stava volontariamente mettendo a repentaglio la sua vita e quella degli altri per vedere quanto ancora il suo corpo avrebbe retto prima di cedere all’oblio… Eppure, la speranza che una buona tazza di caffè bollente potesse illudere il suo cervello ancora per qualche ora, era talmente forte da convincerlo che quella fosse la scelta più logica oltre che la sola cosa cui potesse aggrapparsi in quel momento.
Raggiunse casa sua con i nervi ridotti a un fascio.
Il richiamo delle coperte calde, al piano di sopra, era quasi insopportabile.
Si fiondò in cucina, accese la radio e impostò la frequenza sulla stazione locale; sperò in qualcosa di energico, che lo riattivasse in qualche modo, ma non trovò altro che quella dannata canzone di Frozen sparata a tutto volume.
- Ci mancava soltanto “Let it go”… - sbuffò e, dopo aver sistemato il resto della spesa nel frigorifero, mise in forno un po’ di pizza surgelata - Quanto può durare una canzone della Disney?! O mio Dio… Ti prego, dacci un taglio! - per sua fortuna in quel momento la canzone fu sostituita da un pezzo del tutto sconosciuto - Grazie! -
- Adesso parli con gli elettrodomestici? -
Stiles si ritrovò completamente paralizzato… Conosceva il proprietario di quella voce ma non era assolutamente possibile.
- Mi stai ignorando. -
Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie ripetendosi come un mantra che non era reale, che lui non fosse lì, che se ne fosse andato… Forse per non tornare mai più.
Una nenia inquietante che, soltanto un anno prima, lo avrebbe fatto sentire ancora più pazzo di quanto già non credesse di essere ultimamente.
Scosse la testa, sistemò il tagliere davanti a sé e afferrò la mozzarella abbandonata a qualche centimetro di distanza dalle sue mani: aprì la confezione e, una volta recuperato il coltello, iniziò a tagliare dei cubetti. Li avrebbe aggiunti alla sua pizza tra qualche minuto.
- Il gioco del silenzio non ti si addice. -
Una risata amara gli sfuggì dalle labbra - Ma per favore… -.
- Hai detto qualcosa? -
- Chiudi il becco! - il coltello si piantò proprio al centro della mozzarella e rimase incastrato nel tagliere; scosse la testa con maggiore energia, non era la prima volta che gli capitava un’allucinazione del genere, probabilmente si era davvero addormentato e quello si sarebbe rivelato l’ennesimo incubo - Non voglio sentirti parlare, né tanto meno voglio risponderti quindi fammi il favore di sparire e lasciami in pace! - strinse i pungi cercando di riacquistare la calma perché l’ultima cosa di cui aveva bisogno, soprattutto nei suoi sogni, era perdere la calma.
- Si può sapere che diavolo ti prende?! -
- Che cosa prende a me Derek?! - estrasse il coltello dal tagliere e si voltò - Tu sparisci dalla circolazione, senza dire niente a nessuno e ricompari nella mia cucina, dal nulla, come un fantasma! E pretendi anche che ti tratti con i guanti? Trovami una buona ragione per la quale non dovrei piantarti questo coltello nel torace e buttarti fuori da casa mia! -
- Sei nervoso. -
- Complimenti per l’acume Derek! Cristo santo, riusciamo a litigare persino quando non sei in città, è patetico… Adesso parlo pure con le allucinazioni. Mi faranno internare! -
- Allucinazioni? -
- Tu non sai niente! Tu non c’eri quando è iniziato tutto questo casino! Tutta colpa di quella psicopatica… Mi sono letteralmente ucciso, quasi due volte!, per salvare mio padre e i genitori di Allison e Scott ma tu eri troppo preoccupato dalla tua ragazza non morta per pensare a noi! Dovevi scappare, vero? - dopo l’ennesimo sbuffo esasperato, a Stiles scappò una risata piena di rabbia e stanchezza - Proprio non ce la facevi a restare… A chiedere cosa fosse successo mentre tu giocavi ad acchiapparella con gli Alfa perché tanto c’è sempre qualcun altro pronto a risolvere i casini che ti lasci alle spalle, chi se ne frega delle conseguenze! -
- Se ti degnassi di spiegarmi cos’è successo potrei… -
- Potresti cosa?! Cosa Derek… Che cosa potresti fare di utile tu, che nemmeno sei in città! Sto letteralmente impazzendo e non c’è niente che tu possa fare per convincermi del contrario. Sto soltanto aspettando di vedere Erica sbucare dal frigorifero prima di tentare di spararmi un colpo in testa e svegliarmi da questo incubo! - si passò una mano sugli occhi, sfinito, per la mancanza di sonno e lo scoppio improvviso di rabbia.
- Stiles… Metti giù quel coltello. -
- Altrimenti? -
- Smettila con queste idiozie, finirai per farti del male! - il tono del finto Derek era preoccupato, esattamente com’era successo con Lydia, nell’ultimo sogno… Gli aveva detto di “non aprire la porta” ma non l’aveva ascoltata e si era ritrovato in un sogno ancora più terrificante di quello iniziale.
La sua vita stava diventando uno spin-off di Inception.
Chissà, magari sarebbe rimasto bloccato nel sogno, esattamente come Di Caprio e non si sarebbe svegliato mai del tutto.
Scoppiò a ridere: il solo fatto che riuscisse a pensare quelle cose dimostrava che fosse sveglio ma non che Derek fosse lì.
- Come faccio a sapere che sei tu? Come faccio a sapere che non sei un’allucinazione? -
- Se solo tu mi facessi… - ma non appena “Derek” mosse un paio di passi in sua direzione, sulla difensiva, Stiles alzò il coltello - Ok, sta diventando ridicolo, metti giù quell’affare prima che mi arrabbi sul serio. -
- Allora è vero. - notando l’espressione confusa sul suo volto, Stiles sorrise prima di spiegare il suo punto di vista - Tu non sei reale. Il vero Derek non ci avrebbe pensato un secondo a lanciarmi contro il muro più vicino. -
- Sto cercando di essere gentile! -
A quel punto Stiles rise davvero. Una risata amara. E triste.
- Questa poi! -; a quel punto si ritrovò premuto contro il bancone, una mano di Derek stretta intorno al suo polso, l’altra intorno alla lama del coltello mentre il sangue colava in un lento rivolo lungo il suo braccio - Smettila! Ti farai del male così! -
Gli occhi del mannaro, stranamente illuminati da un cerchio azzurro e non rosso come ricordava, erano puntati su di lui - Hai due scelte: lasciare questo dannato coltello in modo definitivo o restare a guardare e vedere quanto ci impiega la mia mano a rigenerarsi. -
Stiles esitò per qualche istante: l’idea di mollare la presa non lo confortava per niente ma la presa di Derek sembrava reale. Forse non era tutto frutto della sua immaginazione.
Con un sospiro rassegnato abbandonò la presa e si rilassò, soltanto per un secondo, prima di riportare il proprio sguardo su Derek - Sei tornato… Non hai detto niente. -
- Avevo da fare. - il mannaro aprì l’acqua del rubinetto e si sciacquò la ferita.
Dopo qualche secondo, al suo fianco, ricomparve Stiles con bende, cotone e del disinfettante - Bastava un sms. Credevo che il tuo odio per la tecnologia fosse scomparso con il ritorno della sorella teenager… Dov’è Cora? -
Un’espressione impassibile si materializzò sul volto di Derek - Non qui. -
Stiles alzò gli occhi al cielo, gli afferrò la mano e cominciò tamponare il taglio con il cotone dopo una rapida occhiata alla ferita - Sei uno scemo… Non avresti dovuto. -
- Sarei dovuto restare a guardare? -
Il moro scrollò le spalle prima di chiedergli se avesse intenzione di restare.
- Non lo so. -
- Ecco, questa sì che è una risposta da “Derek”… - ridacchiò tra sé e sé - Sono sempre più propenso a credere che tu sia frutto della mia immaginazione. Ti va di vedere un film? -
- È casa tua. -
- Sei stranamente accondiscendente. - il forno suonò, la pizza era pronta, Stiles la buttò in un piatto e se ne andò sul divano seguito da Derek - Vuoi? -
Mangiarono pizza e facendo zapping trovarono “Il Discorso del Re”, cominciato da appena dieci minuti…
Stiles non aveva ben chiaro quando si fosse addormentato, ma la mattina dopo, quando aprì gli occhi, si ritrovò solo sul divano e non ne restò per niente sorpreso.
Sentì dei rumori provenire dalla cucina, forse suo padre aveva finito il turno, si stiracchiò per bene e si alzò.
- Non hai idea di cosa mi sono… - d’un tratto Stiles si ritrovò senza parole.
Al bancone della cucina c’erano suo padre e Derek, faccia a faccia, entrambi con una tazza di caffè tra le mani.
Dopo qualche secondo passato a pensare, tra sé e sé, se valesse la pena di porre quella domanda Stiles disse - Lo vedi anche tu, vero? -
- Derek Hale? Certo che sì. - lo sceriffo non sembrò per nulla sorpreso di sentire quella domanda, le ultime settimane non erano state facili per nessuno, soprattutto per suo figlio - Di questo parleremo più tardi... Per ora c'è del latte caldo che ti aspetta. I tuoi cereali sono vicino al frigorifero. -
Stiles sgranò gli occhi, ancora incredulo per ciò che stava succedendo. Forse non era tutto un frutto della sua immaginazione... Del resto, le sue allucinazioni, non erano mai piacevoli.
Recuperò l'occorrente per la colazione e prese posto accanto a Derek. Decise di fare la prova del nove.
Ancora incerto sul da farsi, di punto in bianco, strinse una mano intorno a quella del mannaro.
Scoppiò a ridere notando gli sguardi che Derek e suo padre gli rivolsero; dopo quello strano gesto, le loro espressioni, erano semplicemente "troppo" da sopportare senza cedere alla felicità.
Quella mattina così sorprendente e carica di speranze, tuttavia, nascondeva ben più di una nuvola oscura all'orizzonte.
Le tenebre erano ancora lì, nella sua mente, pronte a colpirlo al minimo tentennamento.
   
 
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