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Autore: myki    11/06/2008    6 recensioni
Inghilterra, primi anni del 1800.
CAPITOLO 5: LA STANZA
"La biblioteca della sua casa non era grande come quella dei Felton. Era piccola, intima, e nascondeva i tesori che suo padre aveva raccolto in lunghi anni di viaggi, quelli che lo avevano tenuto lontano dalla famiglia. In fondo, in un angolo, seminascosta da uno scaffale, nasceva da terra una piccola scala a chiocciola di legno scuro, che attorcigliandosi su se stessa portava ad una stanza segreta nascosta sopra la casa.
Il loro nascondiglio.
Per un accordo di cui non ricordava più le condizioni, si erano ripromessi di non svelarne l’esistenza a nessuno, neanche a Sarah.
Ed era su quella scala che si erano baciati."

STORIA IN REVISIONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                   Passion and Patience

                                        PASSIONE E PAZIENZA

 

 

 

 

1. IL RITORNO

 

Si dice che non si può evitare di riamare chi ti ama.

E questo accade perché è inevitabile provare un qualsiasi tipo di sentimento per una persona che ti considera tanto importante. Il problema che affiora non è quello se ciò sia vero, ma se quello che nasce sia vero amore, incondizionato come sempre deve essere, o soltanto un riflesso del sentimento di qualcun altro, che nasce per compassione, per pietà, o forse solo per una voglia di partecipazione nella vita dell’altro, o nella vita in genere, perché, ritornando a ciò che spesso si dice, se non si è amato non si è veramente vissuto. Questi sono luoghi comuni, come ce ne sono tanti, come ce ne sono nei paesi… come ce ne sono a Withby. Uno di quei luoghi dove il verde ti inonda gli occhi, dove non vedi altro che quel colore, e per quanto ti sforzi è impossibile vedere in modo nitido le altre cose che da esso si discostano. In cima a una ripida salita, vicino al cimitero di Saint Mary, si affacciava una casetta dal tetto basso, le tegole dritte, scure, cotte dal troppo sole. Una forte porta di legno scuro velava agli occhi del popolo la vita della famiglia Hampton. Era una casa vivace, dove c’era sempre movimento, e ogni giornata trascorreva serena, in attesa di qualche grande avvenimento. E quel giorno tutto era in fermento, e niente era più al suo posto. Tutte le cameriere erano state messe sull’attenti, e perfino il signor Hampton si stava dando da fare in casa, cercando però più di controllare la moglie che di lavorare veramente.

 

“Oh mio dio.. quando arriverà secondo te? Non riesco a immaginarmelo! Sarà diventato così alto, e bello..”

 

“Calmati, Caty.. e non parlare del Signor Wade in quel modo..”

 

“Oh Sarah! È un nostro amico..”

 

“Era nostro amico fino a 7 anni fa.. ma è cambiata ogni cosa, e lui ha una certa posizione sociale adesso”

 

“Ti prego, non dire più queste cose! Se anche è cambiato qualcosa basterà poco per tornare ad essere le sue preferite..”

 

“Catherine!”

Le interruppe la signora Hampton “Adesso stai esagerando.. non siete più delle bambine, e lui non è il solito vicino di casa.. non devi dire queste cose in giro o potrebbero immaginare chissà quale interesse..”

 

“Ma mamma.. sei stata tu che hai detto che sarebbe stata un’ottima opportunità di matrimonio.. e Sarah ha l’età giusta, ed è abbastanza carina per piacergli!”

 

 

Le parole si spensero dietro la porta che Sarah si chiuse alla spalle. Nell’altra stanza, china sullo scrittoio, la secondogenita delle sorelle Hampton stava cercando di non sentire, di chiudere il mondo fuori dai suoi pensieri, perché aveva troppa paura per mostrare agli altri tutto quello che si stava scatenando dentro di lei.

 

“Come stai Emily?”

 

“Bene.. è una splendida giornata.. penso che me ne andrò a fare una passeggiata in città”

 

“Ma non puoi! Stasera arriva Andrew..”

 

“Mi pareva che avessi appena corretto Caty e l’avessi convinta a chiamarlo come si dovrebbe..”

 

“Non fare la guastafeste.. io e te avevamo un rapporto speciale con lui, e posso permettermi di chiamarlo per nome finché siamo sole!”

 

“Fa come vuoi..”

“Come mai sei così scontrosa oggi? Non sarà per il suo ritorno..”

 

“No..cosa c’entra.. è che.. ho dormito poco stanotte.. e comunque una passeggiata mi farà sicuramente bene..si”

 

Lentamente si alzò ed afferrò il fichu che aveva abbandonato sul mobile.

 

“Vuoi che ti accompagni?”

“No, non ce n’è bisogno, grazie!”

 

Velocizzando i suoi movimenti si affrettò verso l’uscita, e Sarah la vide sparire dietro la porta con una strana espressione. Il carattere volubile della sorella era difficile da comprendere, e troppe volte ne aveva avuto una prova per potersi spaventare ancora.

 

 

 

Era pomeriggio inoltrato e l’aria fresca muoveva le cime degli alberi. Le foglie ondeggiavano al vento frusciando incessantemente e producevano un sottofondo musicale che la cullava durante il cammino. Le strade erano ancora affollate di gente, era estate inoltrata e tutti si attardavano all’aperto. Fanciulle vestite di sgargianti colori, con gonne lisce o plissettate, ondeggianti per le strade. Uomini vestiti non troppo elegantemente, come era solito nelle afose giornate d’agosto, che le sorreggevano per un braccio, o camminavano al loro fianco, aprendosi in larghi sorrisi, accompagnandoli con ampi gesti delle braccia. Sola, Emily attraversava la città affollata di chiacchiere e rumori, contenta di essere fuggita alle domande della sorella e dal silenzio dei suoi pensieri. Da quando era arrivata la lettera di Andrew non aveva fatto altro che pensare a lui, a quando, sette anni prima, se ne era andato ad abitare a casa dello zio, poco dopo la morte dei suoi genitori. Gli zii lo avevano cresciuto come il figlio che non avevano avuto, gli avevano dato un’educazione, e lo avevano presentato al mondo come il loro erede. Insomma, pur mantenendo il suo cognome, Andrew Wade era diventato il futuro possessore di grandi ricchezze, un partito che nessuna fanciulla si sarebbe fatto scappare. E lui, dopo molto tempo, decideva di tornare in quel paese dove aveva trascorso i prima vent’anni della sua vita, forse senza pensare che questo avrebbe significato rivedere lei.

 

“Non solo me..” ricordò a sé stessa.

 

Ma era più forte di lei: nonostante quello che diceva, aveva sempre creduto di avere un rapporto speciale con Andrew, e quando lui se ne era andato aveva perduto una parte di sé.. aveva perso la sua sicurezza, le sue certezze. Era divenuta dubbiosa, incerta, e tante volte l’avevano rimproverata per il suo oscillare da un’idea all’altra, senza mai scegliere, senza mai sbilanciarsi più del necessario. Perché anche se non se ne era mai resa conto, lui era sempre stato la sua certezza.

Cercò di riportare alla memoria il suo viso, ma più ci provava e più si sentiva confusa. Non aveva mai dimenticato niente di lui, né del tempo passato insieme, ma a poco a poco il suo volto era andato sfumando, lasciando il posto ad uno più ideale, a quello che avrebbe dovuto avere una volta divenuto un uomo. Probabilmente la sua vera paura era proprio questa, scoprire che il ragazzo che aveva aspettato ogni giorno e sognato ogni notte per sette anni fosse soltanto un’immagine perfetta creata da lei, e che aveva poco a che fare con l’originale. Perché -cercò di ripetersi mentre svoltava l’angolo- lui non era più quello di una volta. Troppo coinvolta dai suoi pensieri non si accorse delle due donne che le vennero incontro. La prima la salutò con una mano guantata, scuotendo il lungo abito giallo, mentre la seconda le corse incontro allegramente, senza preoccuparsi di ciò che l’altra le urlava dietro. Nonostante fosse una donna amante di regole ed etichette, Mrs Felton era una donna intelligente, e, anche a causa della sua immensa biblioteca, era la zia preferita di Emily.

 

“Come stai cara?”

 

“Molto bene grazie.. e voi?”

 

“Oh! Sono un po’ stanca.. questa pazzerella mi fa correre dalla mattina alla sera! Per fortuna gli altri due sono entrambi maschi..”

 

“Mamma!”

 

“Su, cara, devi ammettere che Richard non mi ha mai fatto camminare così tanto, e neanche James”

 

Emily si voltò verso la cugina, trattenendo un sorriso. Adorava Amy. Aveva la stessa età di sua sorella Catherine, ma era meno interessata alla bella vita, e non aveva come scopo quello di fare un buon matrimonio. Era una ragazza semplice, che aveva in comune con lei la passione della lettura e che proprio per questo tante volte fuggiva dai suoi fratelli per passare del tempo con lei e Sarah.

 

“Hai già visto Andrew?”

Le sussurrò Amy all’orecchio.

 

“No.. e non mi interessa neanche vederlo”

 

“Contenta te.. allora non ti dirò quello che mi ha detto..”

 

“..lui? Cioè.. l’hai già incontrato?”

 

“Si.. poche ore fa, era appena arrivato e ha visto me e la mamma per la strada.. è stato così gentile! Non mi aveva riconosciuta, d’altra parte avevo solo undici anni quando se ne è andato.. ma sai che era molto amico di mio fratello e mi ha invitata ad andare a pranzo da lui, domani, insieme a Richard naturalmente, e anche alla mamma se potrà venire”

 

“Non ti ha chiesto niente di me .. e di Sarah..?”

 

“Oh bè.. mi ha chiesto se stavate tutti bene, e se pensavo fosse una cosa sconveniente che si presentasse da voi stasera”

 

“Stasera?!”

Emily aveva sperato che perlomeno sarebbero passati un paio di giorni prima che lui avesse trovato il tempo libero di far visita  a qualcuno.

 

“Si.. e io gli ho detto che sareste stati così contenti di vederlo da non far caso all’ora..”

“E quindi verrà stasera?!!!”

 

“Non lo so..”

“Ehi, voi due.. di cosa state parlando?”

 

“Di niente mamma! Stavo descrivendo a Emily il nuovo vestito che mi hai comprato”

 

“Una vera delizia non è vero? Ma su, Amy, dobbiamo andare.. Emily! dì a mia sorella che deve venire a trovarmi un giorno di questi.. è troppo tempo che non facciamo qualche pettegolezzo sulla gente di Withby..”

 

 

 

Ma Emily non stava più ascoltando. Il suo cervello lavorava veloce, alla ricerca di una scusa per non farsi trovare a casa quella sera. Era più che decisa ad evitarlo, e anche se non avrebbe potuto farlo per sempre, sperava che sarebbe riuscita a farlo per quel tanto che le sarebbe servito a calmare il suo cuore. Non lo aveva ancora visto, e già lui era tornato ad occupare gli istanti della sua vita. Completamente rapita dai suoi pensieri si era allontanata dalla città, dirigendosi automaticamente verso casa. Non ricordava neanche di aver salutato la zia ed Amy, ma sapeva che non se la sarebbero presa in ogni caso. Imboccò uno dei sentieri del bosco, quello che portava dietro la vecchia casa degli Wade. George e Caroline Wade erano stati per lei come dei secondi genitori. Le volevano bene, e la trattavano come una di famiglia… ma ovviamente la consideravano come tale, data l’idea che sua madre aveva dato loro: quella di unire le due famiglie facendo sposare Andrew con Sarah. Non sapeva perché, ma l’idea non le era mai andata giù. E fortunatamente era stata la stessa cosa anche per Sarah. Davanti ai suoi occhi apparve d’un tratto l’immensa casa bianca, e subito una sensazione familiare le attanagliò lo stomaco. Strinse le braccia al petto, sentendo sotto le mani i brividi della pelle, lasciata scoperta dalle maniche del vestito che arrivavano solo fino ai gomiti. Rimase lì per molto tempo. La nebbia fasciava il bosco, una strana brezza aleggiava sui verdi campi, trasportando, ampliandoli, i rumori che provenivano da sotto il fogliame, opera di animali dormiglioni svegliatisi sul far della sera. Il sole tramontava calando lento, come se non volesse andarsene e lasciare il posto alla sorella luna. Per quanto il paesaggio fosse bello però, la mente di Emily non si era ancora allontanata da quel primo pensiero che la tormentava e consumava dall’interno. Improvvisamente, tutti i motivi per cui se ne stava fuori, tutte le ragioni che aveva accampato per evitarlo suonarono vuote e senza senso. Probabilmente le avrebbe fatto bene rivederlo.. magari era diventato egoista e presuntuoso, come quelli del suo rango. Magari possedeva uno strano accento cittadino, di cui si sarebbe servito per impressionarla, sarebbe stato galante ma noioso, arrogante come pochi altri che aveva conosciuto. E lei l’avrebbe dimenticato, cancellato dalla sua memoria come se non vi avesse dimorato neanche per mezzo secondo. Presa la sua decisione, riprese la marcia verso casa, velocizzando il passo ogni volta che qualche dubbio tornava ad insinuarsi tra le pieghe della mente. Quando vide da lontano la casa si mise a correre, gettandosi a perdifiato giù dalla collina. Affannata, spinse la porta, per trovare tutti riuniti in sala da pranzo.

 

“Sono tornata!”

 

“Emily! Ma dove sei stata tutto questo tempo?”

“Io.. scusate, non mi ero resa conto.. ora, vado subito a cambiarmi”

 

“Non ce n’è bisogno cara. Il signor Wade è appena andato via..”

 

“E’ stato qui?”

 

Il mondo le crollò addosso. Era venuto e se ne era andato.

 

“Vieni Emily, andiamocene di sopra”

 

Trascinata dalla sorella salì le scale, e non si accorse di essersi seduta fin quando non le venne voglia di alzarsi. Una volta in piedi misurò la stanza a lunghi passi, continuando a rimuginare sui suoi pensieri nonostante Sarah continuasse un discorso del quale, pur con la voglia di farlo, non afferrò neanche una parola.

 

 

 

 

 

 

  
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