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Autore: Mrs Maddox    01/02/2014    2 recensioni
-" William,c-che cosa sei...tu?"- balbettai, con la poca voce che mi restava.
Lui chiuse un attimo gli occhi,con aria disperata, e appena li riaprì mi disse quello che non mi sarei mai aspettata di sentire. Furono le ultime parole che percepii, prima di sentire le mie gambe cedere, cadere a terra e sprofondare nel sonno.
-"Io sono uno Shadowhunter, un cacciatore di demoni"-
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Storia ambientata nel XXI° secolo nonostante alcuni personaggi, che fanno parte di Shadowhunters- Origini, siano nel XIV° secolo. Inoltre i personaggi sono gli stessi ma la storia è completamente diversa: infatti nessuno degli avvenimenti di cui si parla nei libri di shadowhunters è già accaduto. Ci tengo a precisare che ho citato anche alcuni personaggi di TMI. Nonostante questi siano vissuti nel presente, nella mia storia fanno parte del passato. L'opposto avviene con quelli di Shadowhunters_le origini, che,invece, si ritrovano nell'epoca moderna.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHARLOTTE’S POV
Lasciai il salone cercando di sembrare meno tesa possibile, nonostante fossi abbastanza confusa e anche un po’ in ansia. Come capo dell’istituto dovevo sempre mostrarmi calma e sicura anche in situazioni del genere. Però, le rivelazioni di quel pomeriggio mi avevano davvero spiazzata. Era davvero Benjamin Green l’artefice di tutto? Possibile che avessi avuto sotto il naso il possibile colpevole durante tutto il pranzo senza avere alcun sospetto? Alison mi era sembrata abbastanza convinta che non poteva essere stato nessun altro ma non avevamo alcuna prova. Certo, l’aveva importunata in quel modo ma forse era soltanto una questione tra adolescenti. Molti giovani shadowhunters, licantropi ed altri spesso frequentano anche licei umani e persone della loro età, sempre però nascondendo ogni traccia del mondo invisibile sul proprio corpo. Quindi era ancora tutto da vedere.  Sarei andata subito nel mio ufficio e comunicato le recenti scoperte all’Enclave. Stavo per superare l’ultimo corridoio che mi separava dallo studio quando sentii dei ticchettii che provenivano da una delle stanze. La porta era semichiusa ma si intravedeva dal piccolo spiraglio una figura snella e in abito da cameriera. Sarah, non c’era alcun dubbio. L’avevo assunta da poco tempo ma non avevo fatto nessuna fatica nel riconoscerla. Era una bella e giovane ragazza, certo,  e mi aveva fatto un ottima impressione quando si era presentata di sua spontanea volontà quella mattina all’istituto chiedendo di essere assunta come cameriera. Aveva l’aspetto di una sedicenne, nonostante poi mi disse di avere appena compiuto  diciotto anni. Capelli biondo cenere le incorniciavano il viso rotondo, solcato da due leggere fossette ai lati della bocca. Aveva gli occhi blu ma di un colore molto opaco, quasi di ghiaccio, diversissimi da quelli di Will che invece erano dell’esatta tonalità del mare. Strano aver pensato a Will. Loro due avevano subito fatto conoscenza quella mattina stessa,  quando Emily era rimasta per un po’nella sua nuova camera. Da quel poco tempo che avevo trascorso in sua compagnia avevo capito  che aveva una personalità aperta e socievole.
Era una semplice mondana, ma con il dono della vista, e inoltre sapeva sbrigarsela bene nelle faccende domestiche quindi decisi di darle il lavoro. Ormai all’istituto mancavano persino i domestici. Erano rimasti solo Bridget, la cuoca, e Thomas, il cocchiere della carrozza, insieme a tre o quattro cameriere, anche loro con la Vista.  Ed erano pochi, considerando che c’erano almeno duecento stanze da pulire e risistemare ogni giorno. Sarah, però, aveva qualcosa di diverso da loro.
Aveva l’aria di chi custodiva uno strano segreto.  Ma chissà, mi sarei potuta sbagliare, la conoscevo appena. Nel frattempo i suoi tacchetti continuavano a battere sul parquet avanti e indietro per la stanza. Le ante delle finestre erano chiuse dal momento che quella era una delle stanze inutilizzate dell’edificio. Infatti era quasi totalmente risucchiata dall’oscurità, tranne per una luce fioca rilasciata da una lampada accesa sul comodino. Era al telefono ma fino a quel momento era stata in silenzio, probabilmente ad ascoltare attentamente colui o colei  che parlava dall’altro capo del ricevitore. Era vietato ai dipendenti utilizzare apparecchi elettronici durante l’ orario di lavoro.
Stavo per entrare per avvertirla ma all’improvviso parlò. Era più che altro un sussurro ma riuscii a sentirlo ugualmente.

-Capisco, allora quando vogliamo incontrarci?-
-Stasera?Sicuro?Qualcuno potrebbe vederci!-
-si si-
-allora mezzanotte-
-okay, ci vediamo dopo.-
 Sapevo che origliare non era un bel gesto, ma la curiosità ebbe la meglio di me e non riuscivo a evitarlo.
-… si, mi manchi tanto. A dopo- e chiuse la conversazione.
 Aveva un tono tanto stucchevole che non impiegai molto a capire la situazione. Un incontro con il fidanzato, senza dubbio. Mi addolcii. Ero sempre stata una persona romantica e non volevo rovinare quella bella giornata a Sarah con la mia ramanzina sui telefoni e sul lavoro. Così lasciai perdere.  Non era fra le mie priorità occuparmi delle questioni amorose delle cameriere o di chiunque altro. Andai quasi in punta di piedi verso il mio studio, non facendomi sentire,  decisa a dimenticare quello che era appena accaduto. Dopotutto avevo cose più importanti a cui pensare rispetto alla  storia di due adolescenti. Mi chiusi lì, presi carta e penna per scrivere una lettera all’Enclave(che purtroppo non si era modernizzato come tutto il resto del mondo) e non ci pensai più.


“Caro console Starkweather e signori dell’ Enclave, mi trovo qui a scrivere questa missiva per comunicarvi alcuni recenti avvenimenti che mi hanno impensierito molto. Primo fra tutti Benjamin Green. E’ il figlio dei Green, una normale famiglia di nascosti che si è trasferita a Londra poco tempo fa. Stamattina li ho invitati a unirsi a pranzo insieme a noi e loro hanno accettato volentieri. Mi sono sembrate per tutto il tempo delle brave persone ma poi Alison, l’amica di Emily nonché giovane shadowhunter inesperta, mi ha rivelato che questo ragazzo non aveva avuto un buon comportamento nei suoi confronti. Per dirla breve: la minacciava con lo sguardo e la infastidiva. Sarò felice di raccontarvi nei dettagli tutto quello che ho scoperto sul suo conto. Vorrei organizzare una riunione dell’intero Enclave per discutere della questione. Fatemi gentilmente sapere ora e luogo in una vostra lettera.”
                                                                                                                           Cordiali saluti,
                                                                                                                                   Charlotte Branwell
 



EMILY’S POV
Fissavo il soffitto color crema della mia stanza con Alison stesa accanto a me. Solo un’ora prima avevamo avuto una delle rivelazioni più scioccanti della mia vita. In breve, io avevo appena saputo di essere una shadowhunter, come anche Alison, e le nostre madri in realtà non lo erano ma erano state solamente incaricate di badare a noi e di farci fare amicizia dalle nostre vere madri, due famose Shadowhunters. Non era una cosa da poco. Nel giro di qualche minuto la mia vita era stata letteralmente scombussolata. Dopo che venimmo a sapere la verità, io e Alison abbiamo avuto due reazioni diverse: io, calma, ma bianca in volto, prossima ad uno svenimento, e la mia migliore amica, in preda a un pianto incontrollato ma muto. Will e Jem avevano cercato di tranquillizzarci. Will mi abbracciò forte. Era un abbraccio da cui trasparivano affetto e comprensione. Restammo così per un po’, fino a quando le parole rassicuranti di quel ragazzo dagli occhi blu mi fecero tornare un po’ di colore sulle guance. Poi mi portò nella mia stanza, volendo lasciarmi del tempo per riflettere, come gli avevo chiesto espressamente io nonostante lui non volesse lasciarmi sola. Invece Jem portò Alison nella sua camera, ma lei sgattaiolò fuori da lì e venne a rifugiarsi da me. E così eravamo lì in camera mia, insieme, strette l’una all’altra raccontandoci i nostri sentimenti, gli stati d’animo, i pensieri e tutto il resto.
Era da tanto che non avevamo momenti come quelli. Ultimamente parlavamo solo di ragazzi e feste, mai di altro, e questo mi mancava.
-Avresti mai creduto possibile una cosa del genere?-mi chiese, ancora con i residui delle lacrime di poco prima.-Insomma … tutto questo è assurdo. La storia delle nostre madri, di quella specie di “adozione”, non posso crederci. Non riesco a crederci.-
-Si,  neanche io.  Nel giro di poche ore abbiamo scoperto che la nostra vita fino ad ora è stata soltanto una menzogna. Adesso però mi sono chiare molte cose. Qualche volta da piccola mi è capitato di sentire parlare mia madre e la tua riguardo a fatti molto strani che a quell’età non sapevo spiegarmi e quindi lasciavo perdere. “Quando glielo diremo?”-“Non è il momento”-“Hanno il diritto di sapere la verità”- Quelle strane conversazioni tra le nostre madri  terminavano puntualmente quando noi entravamo nella loro stessa stanza. Non ci ho mai prestato attenzione perché li ho sempre considerati come i soliti “discordi tra mamme”, invece adesso ripensandoci tutto è collegato.  -

Avevo parlato con voce sicura e ferma ma dentro invece mi sentivo fragile  come una foglia secca che può essere spazzata via in ogni momento dal suo albero per colpa del vento. Ad un tratto il mio solido muro di determinazione si frantumò in tante piccole schegge affilate. Ero frustrata e in un certo senso arrabbiata. Si può mai lasciare la propria figlia in mano a degli sconosciuti?  Una goccia fredda e salata mi attraversò il viso arrivando fino all’incavo del collo. Ne seguirono molte altre.
Stavo piangendo.

Alison se ne accorse e mi consolò con frasi come “va tutto bene” “non preoccuparti”. Ma non andava e non sarebbe andato tutto bene. E questo lo sapeva anche lei. Fino a quel momento non mi era mai capitato di piangere quando c’era qualcun altro insieme a me. Neanche con Alison.
Le uniche volte che piangevo mi rintanavo nella mia camera sotto il piumone ad ascoltare musica.  Brani lenti, molte volte le canzoni di Adele. Dopo un po’ però mi calmavo e uscivo di nuovo col sorriso sulle labbra. Nessuno si sarebbe mai potuto accorgere che io ero quella stessa ragazza che fino a poco prima si era rifugiata nel letto con la sola compagnia di un paio di cuffiette.  Mi ero sempre mostrata sicura e determinata, capace di affrontare ogni ostacolo. Non ero mai crollata come in quel momento, e questo era frustrante. Avrei dovuto affrontare la situazione da adulta, dicendo a me stessa frasi come “Su dai Emily, cosa potrà mai essere? Sei forte, lo sei sempre stata, ce la farai anche stavolta” ma quelle parole erano nascoste in fondo al profondo abisso scuro che erano i miei pensieri.  
Quella volta non potevo fare nulla, il passato non poteva essere cambiato. Dovevo rassegnarmi alla dura realtà: ero una shadowhunter, figlia di una di loro, ed ero profondamente legata in un modo o nell’altro a quel mondo a me del tutto sconosciuto.
 
 



WILL’S POV
Olly si ritrovò da sola, in mezzo a quel tumulto …” – “ in mezzo a.”
-“basta, ci rinuncio”- dissi a me stesso.

Stavo leggendo un libro ma ripetevo  quello stesso rigo da più di dieci minuti  e non riuscivo ad andare avanti  perché la mia mente era altrove. Era da Emily. Quella povera ragazza aveva da poco scoperto la verità sul suo vero passato e tutto in meno di un’ora.  Sicuramente non avrei potuto capire come dovesse sentirsi quindi non ero la persona più adatta che potesse confortarla. Il massimo che feci fu abbracciarla. Sentivo il dolce profumo di vaniglia che esalavano i suoi capelli, la tensione che si rifiutava di far uscire, le mani tremanti avvolte dietro la mia schiena. L’avevo stretta in un abbraccio sincero, che esprimeva tutto il mio dispiacere, ma quello non bastava. Alla fine mi convinse a lasciarla da sola. Disse che voleva tempo per pensare, voleva stare da sola e così la lasciai in pace. Poi andai nella biblioteca, il posto dove forse mi trovavo meglio. Eravamo solo io e i libri. Libri gialli, biografici, storici, thriller, narrativa o i miei preferiti: libri di poesia. Peccato che era da un po’ che non leggevo poesie.
Tennyson mi mancava, ma mi ricordava troppo Tessa. Tessa, quella ragazza che conobbi per poco ma a cui mi affezionai subito. Ma lei non era più lì.

-“E’ permesso?”-
-“C’è da chiederlo?”- Il solito Jem, sempre educato e formale nonostante ci conoscessimo da più di cinque anni. Anche lui era ancora abbastanza sconvolto, glielo si leggeva in faccia. Mentre io calmavo Emily, lui aveva accompagnato Alison.
-“Brutta storia eh?”-
-“A che ti riferisci?”-
-“A tutto questo. I loro genitori, quel Green o come si chiama … Che casino”-
-“Già, spero che le ragazze si riprendano, deve essere stato un duro colpo”-
-“Si sono sicuro che si riprenderanno. Ci vuole coraggio a essere ancora qui dopo aver saputo e affrontato tutto ciò. Poi Alison si riprenderà in fretta, so che lo farà. Era a pezzi, ho provato a consolarla ma non ho risolto molto. E’ meravigliosa, non merita tutto questo … ”-
-“Oh oh c’è qualcuno che si è innamorato”- dissi io in tono scherzoso. Era sempre bello prendere in giro Jem, soprattutto perché lui poi sapeva sempre come controbattere.
-“Non sono l’unico mi pare”- Mi canzonò a sua volta.
-“Cosa ti fa pensare che io sia innamorato di Emily?”-
-“Beh forse il fatto che gli giri intorno di continuo? La porti in giro? La abbracci e le rivolgi sempre dei sorrisi che solo un ragazzo innamorato può fare? Devo continuare?”-
Risi.
-No basta così … Forse, ma molto forse, potresti avere un po’ ragione”- ammisi, abbassando il tono nel pronunciare quell’ultima frase. –“E’ così bella, intelligente, simpatica e riesce a farmi ridere e .. ”-
-“Ah ah! Will Herondale è innamorato! E anche tanto, a giudicare di come fa il sentimentale”-
-“dai ahaha adesso finiscila Jem. Piuttosto andiamo a vedere se Emily e Alison si sono riprese”. Detto ciò mi alzai dalla poltrona dietro la scrivania e mi avviai insieme al mio parabatai verso la porta.


Quella, però, cominciò ad aprirsi e pian piano rivelò la forma di due ragazze. Emily ed Alison, stranamente molto più tranquille di prima.
-Che ci fate qui voi due?- disse Jem, prima che io potessi aprire bocca.
-Noi … ecco …  ci stavamo facendo un giro, tutto qui-
-Ah, quindi tutto risolto riguardo alla questione di prima? Insomma, so che siete in una situazione difficile e …”-
-“Si,Will, stiamo molto meglio”- replicò Emily. Emily. Adoravo tutto di lei, a partire dal suo nome. Tre sillabe semplici ma perfette. E il suo sorriso, che le faceva splendere il viso lasciando due piccole fossette ai lati della bocca, era qualcosa di speciale. Tuttavia quella volta il suo sorriso non era lo stesso. Lasciava trasparire  tristezza. Quel “stiamo molto meglio” non era davvero sincero, glielo si leggeva in faccia. Così decisi di fare ciò che potevo, anche se non granché.
-Vi va di fare un giro per la città, giusto per distrarvi un po’? Adesso abbiamo tutti un po’ di tempo libero. Ma non ci allontaneremo troppo, i demoni potrebbero essere ovunque e non dimentichiamoci che voi siete in pericolo-
-certo- risposero all’unisono. Sembrava che quella notizia le avesse rallegrate almeno un po’.
 





EMILY’S POV
-vi va di fare un giro..- dopo quelle poche parole il mio stomaco fece una capriola. Adorabile, semplicemente adorabile. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Io che pensavo una cosa simile di un ragazzo? Il mio stomaco che ormai era un continuo svolazzare di piccole farfalle ogni volta che guardavo o parlavo con Will?. Che strana, stranissima sensazione. L’unica volta che avevo provato interesse per un ragazzo fu in terza media. Lui era un po’ imbranato, un genio della matematica e della fisica, ma fu comunque la mia prima cotta. Sarà che i suoi capelli corvini e i suoi occhi blu fossero così simili a quelli di Will?. Quella volta però non mi ero propriamente innamorata, lo sentivo. Era un semplice interesse. Questa volta però era diverso, mi dava una sensazione mai provata prima. Una sensazione bellissima.
Nel frattempo eravamo usciti dall’istituto, che fortunatamente si trovava quasi al centro di Londra. Jem e Alison si erano allontanati, eravamo rimasti solo io e Lui.
-dove ti piacerebbe andare, Em?-
-Em?-
-Si, Em, è il tuo nuovo soprannome-
-E chi lo dice?- risi.
-Io-
-E tu chi saresti per deciderlo?-
-William Herondale, chi altro?-
-ahahah allora okay Will, vada per Em. E’ carino, mi piace. Comunque non so dove vorrei andare, scegli tu il posto-
-allora ti porto a vedere il mio museo preferito, ti va?-
-certo! Adoro i musei-
-perfetto allora, andiamo-
Lungo tutto il tragitto per arrivare a destinazione, parlammo del più e del meno: sulle nuove scoperte riguardo alla mia famiglia, al mio rapporto con Alison, a qualche dubbio comunque sull’interessamento,secondo noi reciproco, tra lei e Jem  e infine sul nostro primo incontro. Erano solo le sei del pomeriggio ma io avevo incontrato quel meraviglioso ragazzo solo poco più di 24 ore prima. In quel poco tempo erano successe molte cose, forse troppe da digerire in un colpo solo. Nonostante tutte le rivelazioni sconvolgenti e tristi che avevo avuto, Will mi aveva fatto tornare ancora una volta il sorriso sulle labbra.
Attraversammo lunghe strade trafficate, edifici imponenti e ampi giardini fioriti. Tulipani, margherite, Gigli, e rose ovunque. L’aria nonostante fosse impregnata di smog dava l’impressione di una grande città, il tempo era abbastanza mite, spirava solo un leggerissimo vento che però ogni volta che arrivava a Will gli scompigliava quel suo ciuffo corvino. Così bello. 
Ormai si era fatta sera, avevamo trascorso all’incirca qualche ora ma il tempo sembrava esser volato. Il chiarore della luna illuminava la metropoli e le avrebbe donato un tocco romantico se solo non ci fossero state quelle grandi insegne pubblicitarie a rovinare tutto. Come ultima tappa andammo sul Tower bridge. Paesaggio perfetto, atmosfera perfetta, ragazzo perfetto. Lo attraversammo a piedi fino a metà poi ci fermammo a osservare il panorama. Una lunga scia blu si estendeva sotto di noi.
-bello vero?- disse Will, apparso dietro le mie spalle all’improvviso.  Allacciò le braccia attorno a me e mi mise la testa sulla spalla .Sussultai.
-ehi mi hai spaventato-
-lo sapevo che ti saresti incantata, la vista da qui è meravigliosa. Mi fa venire in mente tanti bei ricordi … -
-del tipo? Dai racconta, sono curiosa-
-Io e Jem venivamo qui spesso quando eravamo più piccoli. Ricordo che questo era uno dei nostri posti preferiti. Quando non dovevamo allenarci, combattere demonio o ascoltare le ramanzine di Charlotte, venivamo qui. Fa strano pensare che sono già passati cinque anni dall’ultima volta.
 

Un pomeriggio d’estate ma l’aria non era caldissima, anzi, quasi fresca . Facemmo una scommessa. Avrebbe vinto chi avrebbe affrontato e superato una sua paura. Jem mi aveva da poco rivelato di essere terrorizzato dalle altezze. Io, invece, avevo paura dell’acqua. Sapevo nuotare ma l’acqua mi aveva sempre fatto l’impressione di un buco nero che avrebbe potuto risucchiarmi da un momento all’altro. Mentre Jem in questo era insuperabile. Venne a me l’idea geniale del Tower Bridge per far superare la paura al mio parabatai. Se fosse salito lì e si fosse arrampicato sull’alta ringhiera, avrebbe vinto. Jem, se pur controvoglia, accettò. Dopotutto non poteva fare altro, dal momento che se non l’avesse fatto sapeva bene che gliel’avrei rinfacciato per sempre.

-Will, devo proprio farlo?-  era spaventato, lo si capiva dal suo tono di voce tanto incrinato.
-Si, dai sali-
Ero sempre più convinto che non ce l’avrebbe fatta, che avrei vinto io,come sempre.
Non fu così. Jem prese un respito profondo e iniziò ad arrampicarsi. Nonostante dovette salire solo pochi metri i suoi palmi erano già sudati, la fronte imperlata di sudore. Ma ce la fece.
-Bravo Jem sono fiero di te!-
-Devo dire che non era poi così difficile- Rise- Adesso tocca a te però-
-che vuoi dire?-
-Sali qui su anche tu-
-Ah okay, non vedo nessun probl…-
-poi ci butteremo insieme-
-COSA? Sei completamente uscito di senno?-
-nono caro mio ahahha dai sali-
-non ci penso nemmeno-
-ha ha! Non ti rimane altra scelta che accettare la sconfitta allora.-
Aveva quel ghigno di superiorità stampato in faccia che mi innervosiva. Il fatto che sapesse quanto odiassi perdere una scommessa era ancora peggio.
Sospirai a lungo prima di prendere una decisione. Lo faccio. Dopotutto sono o no Will Herondale, prossimo migliore shadowhunter di tutti i tempi?
Mi arrampicai, lasciando che tutto il mio buonsenso sparisse trascinato via dalla voglia di vincere. Avrei vinto. Dovevo vincere.
-Pronto?- disse Jem. Non era un tipo competitivo ma sicuramente non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di perdere contro di me. Era bravo nel nuoto e non avrebbe avuto nessun problema. Però il ponte era alto, quindi anche lui avrebbe dimostrato grande coraggio nel voler arrivare al limite e sconfiggere una volta per tutte quella sua paura.
-si- risposi incerto.
Ci alzammo sulla ringhiera e ci appoggiammo ai pilastri alti che collegavano tutto il Tower Bridge.
-al mio tre. Uno, Due..-
-Tre-
Will mi prese per il polso e ci catapultammo insieme verso il fiume. L’aria ci  batteva forte sul corpo, scompigliando i vestiti che si sarebbero asciugati subito, essendo estate.
-… Ricordo che tenni gli occhi chiusi per tutto il tempo. Alla fine entrammo in acqua con un tonfo. Fu piacevole e rimanemmo lì per un po’. Forse mi ero persino abituato a stare in acqua. Non mi sembrava più solo un lungo fiume cupo e opprimente ma al contrario.. mi sentivo libero. Fu una delle esperienze più belle della mia vita-
 






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Ciao a tuttiiii, ecco questo quinto capitolo di cui personalmente vado molto fiera. In particolare ho adorato io stessa il momento romantico di Will e Emily sul Tower Bridge,  vi anticipo che succederà qualcosa di moooolto interessante nel prossimo capitolo. Nel frattempo Alison e Jem si sono allontanati, racconterò nel sesto anche un po’ del loro giro. Poooooi rivelazione su Sarah, chi sarà il tipo misterioso con cui parlava al telefono?. Non vi anticipo più nulla, spero solo che vi piaccia questo capitolo almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo. Alla prossima:)
  
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