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Autore: besideboo    01/02/2014    1 recensioni
Finale alternativo di Mockingjay - Il canto della rivolta.
Tutto inizia dalla domanda di Peeta -Tu mi ami. Vero o falso?-
DAL TESTO:
"-Resta con me
-Sempre
E tu saresti anche rimasto. Ma io ho rovinato tutto"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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can you take me far away?


-Tu mi ami. Vero o falso?-
Il mio sguardo si alza lentamente verso le iridi azzurre di Peeta.
Siamo stesi sul letto, come ogni giorno, come ogni notte, nell’invano tentativo di far sparire i nostri incubi. Incubi che da allora non avevano mai cessato di esistere, così stare insieme era l’unico modo per attenuare il dolore.
Molte volte mi sono trovata a pensare che quelle braccia strette attorno al mio corpo erano l’unica cosa che mi impediva di scappare.
Questa volta però non sarei andata nei boschi, mio unico punto di riferimento.
No, sarei andata oltre.
Oltre il mio corpo.
Oltre il mio cuore.
Oltre la mia anima.
Quelle braccia erano l’unica alternativa.
Eppure non potevo permettere di farlo soffrire, perché ero certa che un giorno non sarei più riuscita a sopportare tutto. Avevo paura che un giorno lui si potesse svegliare senza di me. E sapevo che l’avrei ucciso, non fisicamente, ma di una morte molto più dolorosa e mille volte peggiore che era quella mentale. Sapevo che l’avrei ucciso perché come lui era l’unica cosa rimasta per me, io lo ero per lui. O magari lo ero sempre stata, ma ora non aveva più importanza.
-Nessuno ha bisogno di me.
-Io si. Io ho bisogno di te.

Ma non potevo ucciderlo rispondendogli “vero”.
Ci tenevo troppo a lui e nella mia vita ero già stata abbastanza egoista.
-Peeta, io…- inizio –Non credo di… di essere pronta ad… amare qualcuno.-
Sembra la cosa migliore da dire in questo momento.
Ma il suo sguardo dice tutto il contrario. Lentamente si scioglie dall’abbraccio, mi posa un lieve bacio sulla fronte e si alza. Non posso fare a meno di restare lì immobile a fissarlo. Tutto in lui mi ricorda casa. Si rimette la giacca e si avvicina alla porta.
-Fammi sapere quando sarai pronta.-
Sapevo di averlo fatto soffrire.
Cerca di mantenere uno sguardo impassibile, ma nel profondo è come se gridasse silenziosamente.  Lo stesso grido silenzioso di quando vivi un incubo.
-Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te.
“Scusa” cerco di dirgli, ma dalla mia bocca esce solo un suono strozzato. Lui si gira ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Stupida.
E’ l’unica definizione che posso dare alla mia risposta.
Non sensata, non intelligente, ma stupida.
Mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra per guardare fuori, dove la figura scura di Peeta, messa a confronto con il bianco della neve posata sulla strada, cammina diretta verso casa sua. Sola.
‘E’ l’ultima volta che soffri, promesso.’ Penso.
Questa sembra più una promessa a me che a lui.
Ripensando a tutto quello che abbiamo passato insieme, non sembra così facile lasciarlo andare via, quasi impossibile…
‘No Katniss, non sei più una persona egoista. Lo stai facendo per lui’ continuo a ripetermi, ma non riesco a convincere nemmeno me stessa.
Una lacrima silenziosa scende lungo la mia guancia sino ad arrivare alle mie labbra facendomene assaporare il salato, labbra ancora socchiuse per lo spettro di un scusa mai detto.
Mi alzo e faccio l’unica cosa logica da fare in quel momento. Scappare. Non definitivamente, ma i boschi per questa volta possono bastare.
Scendo in cucina, indosso gli stivali ed esco fuori. Una folata d’aria gelida mi ricorda che siamo in inverno ed io indosso solo un giubbino praticamente inutile, ma non mi interessa più di tanto. Che il gelo entri pure, non ho più nulla da perdere.
Per arrivare ai boschi è inevitabile passare davanti a casa di Peeta.
Appena arrivo alla sua finestra mi fermo, assaporando la vista di quell’ambiente così simile a casa mia, ma così diverso. Da quando Prim non c’è più e mamma si è trasferita, quella casa non brilla più del calore di una volta. E’ praticamente inutilizzata, visto che passo le giornate impegnata a ricostruire la mia vecchia casa al Giacimento. Mentre quella di Peeta è un autentico spettacolo: quando non ha nulla da fare (quasi sempre, come me) gli piace decorare una parete esterna, ha deciso di farla diventare un angolo di prato ricoperto da piccoli fiori, cinque petali ciascuno e foglie di un verde scuro brillante. Lui non lo aveva mai ammesso, ma io avevo capito da tempo che erano primule, come quelle che tempo fa ha piantato vicino casa mia. Sullo sfondo un piccolo lago e il cielo privo di nuvole, cielo che qui, nel distretto 12, è raro vedere.
In quel momento non lo vedo e mi dico che è meglio così.
Passo l’intera giornata appostata su un albero, senza riuscire a cacciare un gran chè, magari perché non ci ho nemmeno provato.
E’ sera tardi, ma non saprei dire l’orario.
Non voglio tornare a casa. Non voglio fare niente. Voglio semplicemente poter restare qui per sempre, e magari chissà, riuscire anche a dormire.
-Resti con me?
-Sempre.

E tu saresti anche rimasto. Ma io ho rovinato tutto.
La mia vista sta sfocando e prima di addormentarmi riesco a sentire un ‘grazie’ lievemente sussurrato dalle mie labbra, ma gridato dal mio cuore.
 
Ogni giorno che passa rimpiango sempre quella mattina, la mia ultima possibilità di restare con lui e avere un futuro.
Il ragazzo del pane si era definitivamente allontanato da me.
Non abbiamo più parlato da quel giorno e io mi sono trasferita al Giacimento, non avrei sopportato rivederlo. O meglio, rivederlo era l’unica cosa che volevo, ma non sarei mai riuscita a rivedere i suoi occhi pieni di odio nei miei confronti. No, non l’avrei mai sopportato.
 
Sono passati anni, forse secoli.
Ogni volta che mi capita di vederlo è in compagnia di Delly Cartwright e ogni giorno ammetto sempre più che forse lo amavo davvero.
Però continuo a ripetermi che lei sarebbe stata l’unica persona che avrebbe potuto renderlo felice, l’unica che gli è sempre stata accanto e che non avrebbe mai potuto tradirlo.
Stupida.
Dopo tutto il tempo passato continuo a ripeterlo.
Ogni giorno però il mio umore cambia.
Dei giorni sono felice per lui, altri avrei voluto prendere a pugni qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, partendo da me.
Ma oggi è diverso. Magari questo potrebbe essere il giorno che cambierà tutto, in me c’è solo una voglia matta di tornare al villaggio dei vincitori, alla quale non oso oppormi.
Ovviamente ho paura, ma decido di camminare fino a quando non arrivo davanti casa di Peeta. E ora cosa avrei fatto? Chiedergli scusa è l’unica opzione possibile.
Ma per lui avrà ancora importanza? Chissà quanti anni saranno passati.
So che come per me, anche i suoi incubi non sono finiti, ma probabilmente ora lui ha qualcun altro da abbracciare.
La mia mano va automaticamente al campanello di casa e in quel breve istante in cui aspetto che venga ad aprire mi ritrovo a rimuginare sul passato.
Quante cose non gli ho ancora confessato, come per esempio il fatto che la risposta alla sua domanda è sempre stata ‘vero’. Lo avevo amato da sempre, ma ero stata l’ultima a capirlo. Per un istante mi passano per la mente tutte le persone che erano a darmi forza in quei giorni. Boggs, Cinna, Rue, Finnick e Prim. Era grazie a loro che non avevo ancora mollato. Per dimostrare che non erano morti invano, chissà se anche loro l’avevano capito.
Ma ora è troppo tardi.
Troppo tardi per rimpiangere qualcosa che ormai ho perso.
Troppo tardi per rimediare.
Troppo tardi per far si che lui riprenda ad amarmi.
La figura di Peeta apre la porta e si sporge in avanti.
Lo guardo attentamente, non è cambiato niente in lui, forse solo le occhiaie sono diventate più visibili, o forse lui più pallido. Non riesco a sorridere, il pensiero che è proprio tutto questo che mi sto perdendo è costantemente nella mia testa.
Aspetto che decida lui cosa fare. Chiudermi la porta in faccia? E’ l’unica reazione che mi aspetto da lui.
-Katniss…- dice facendo un passo verso di me. Il suo sguardo è quello di una persona che ha davanti a se tutto ciò che ha sempre voluto, ma che ora non poteva più avere.
Il desiderio è forte. Così forte che mi spinge ad avvicinarmi a lui e abbracciarlo affondando la testa nella sua spalla. Lui non ci pensa nemmeno un secondo che subito mi stringe a sé come se sarei potuta scappare e lasciarlo lì per sempre.
Proprio come avevo paura di fare.
Proprio come avevo fatto.
Restiamo abbracciati in silenzio per qualche secondo per qualche minuto, ma non riesco più a fare a meno di lui.
Una forza improvvisa, o il ricordo di tutte le persone che ho perso mi rende determinata.
Alzo la testa e poso delicatamente le mie labbra sulle sue assaporandone tutto il calore.
Ah, come mi era mancato.
Lui sembra sorpreso, resta immobile ma non si ritrae.
-Scusa.- gli sussurro –Scusa perché sono scappata, non volevo che soffrissi a causa mia perché non me lo sarei mai potuta perdonare, ma sono egoista e non riesco a farne a meno. Non riesco a fare a meno di te.-
Peeta mi guarda e mi sorride, quanto mi era mancato quel sorriso, così tanto da farmi scendere una lacrima e far uscire dalla mia bocca un piccolo singhiozzo ce lo fa rattristire.
‘Brava Katniss, continua a farlo soffrire’
Non gli do il tempo di aprire bocca che già riprendo a parlare.
-Per quanto avessi paura di perderti, non avevo capito che tu ci saresti sempre stato, per davvero, ma adesso è troppo tardi e lo so.-
-Ma.. Avevi detto che non eri pronta ad amare nessuno.- dice lui.
Troppo tardi.
-Ma ero pronta ad amare te.-
 
Era davvero troppo tardi.
Mi sento una stupida perché in fondo ci avevo sperato e ora era tutto finito. Io e Peeta siamo tornati ‘amici’ –se così si possono definire due persone che sanno di volersi ma che non si possono avere- ma nulla di più.
Lui non poteva permettersi di abbandonare la sua famiglia. E i miei incubi ora erano di meno, forse perché ero quasi in pace con me stessa, ma molte volte mi ritrovavo a immaginare una realtà alternativa.
Io e Peeta insieme. Felici. Una famiglia. I nostri figli giocano in un prato, dove i giochi non sono pericolosi. Giochi da bambini innocenti, giochi che non ti portano via tutto, giochi che non ti cambiano la vita. Mi preoccupa ancora un possibile futuro ma continuo a ripetermi che esistono giochi molto peggiori a cui giocare.

Angolo autrice
Ciao a tutti.
Premetto che questa è la mia prima one-shot e anche la mia primissima fan fiction su Hunger Games. Spero che vi sia davvero piaciuta, anche perché è da tempo che meditavo di scriverla, ma non ho mai trovato il tempo.
Grazie a tutti per averla letta e non preoccupatevi, se la Collins avesse deciso di scrivere un finale così e di far si che Katniss si fosse solo immaginata tutto riguardo alla sua famiglia, sarei morta anche io nei miei feels.
Ci vediamo nella mia prossima ff :)

 
  
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