LIBERIAMOCI DELL’ANELLO
“La guerra incombe!”
“Ma cosa ne puoi sapere? Non sei
il re di un paese! Non sei proprio nessuno! Sei solo un incrocio tra un Elfo e
un umano e ti trovi qui solo perché hai amicizie con
gli elfi! Io, invece, mi alzo la mattina con l’ansia nel cuore perché il mio
popolo soffre, muore ogni giorno per difendere tutti voi!”
“Boromir stai calmo... siamo qui per decidere cosa
fare... Re Elrond deve decidere!”
“Parli tu? Sei un Ramingo del Nord!”
“Non è un semplice Ramingo! Lui è Aragorn, figlio di Arathorn ed erede al trono di Gondor!”
“Adesso basta! Siamo qui per discutere della minaccia
che incombe sulla Terra di Mezzo! Legolas, Aragorn, Boromir mettetevi
seduti...!”
“Re Elrond cosa proponi?”
“Gandalf... l’anello va distrutto!”
“Bhè allora...”
“Fermo Gimli, figlio di Glôin... l’anello può essere
distrutto soltanto nel baratro infuocato da dove è stato creato... uno di voi
dovrà compiere questa missione!”
“Non si entra con facilità a
Mordor... sarebbe più facile usare l’arma del nemico contro di lui!”
“L’anello risponde solo a Sauron!” disse ancora quel
ragazzo.
“Lotho, nessuno ti ha interpellato!”
“Certo, è vero! Nessuno si sognerebbe di chiedere
consiglio a ragazzino... un ragazzino di 2200 anni! Cosa
ne può capire un ragazzino del mondo? Forse più di quanto tu
pensi, Boromir, figlio di Denethor!”
“Lotho ha ragione! L’anello risponde solo a Sauron!
Per una volta diamogli retta!” disse Legolas.
Lotho abbassò lo sguardo e arrossì.
Era un ragazzino non molto alto e non dimostrava
affatto “l’età” che aveva.
Aveva dei capelli lunghi neri, legati con la classica
pettinatura da Elfo. Due ciocche cadevano leggere sulle spalle e altre due
ciocche erano legate da una treccia dietro, mentre il resto dei capelli rimanevano sciolti.
Gli occhi erano scuri e il suo sguardo, la maggior
parte delle volte, era perso nel vuoto. Aveva le orecchie appuntite, tipico
degli elfi... perché lui er un mezz’elfo.
“Conosco Lotho da molto tempo... vive a Bosco Atro da
quando era un bambino... ha visto tante persone morire per mano degli archetti,
e da quando era bambino ha sempre voluto vendicarsi... questo è il suo
momento... bisogna solo trovare qualcuno che si occupi della missione!”
“Oh... bhè... e penso che sarà un elfo come te ad
occuparsene!” disse Gimli il nano.
Gimli era basso, essendo un nano, era robusto e aveva
una folta barba rossiccia raccolta in due trecce e una coda fermata da strani
anelli.
“Legolas ha ragione!” disse Aragorn.
“Non mi fido degli elfi! Nessuno si fida
degli elfi!” disse Gimli.
“Usiamo l’anello!” disse Boromir.
“Distruggiamolo!” intervenne Legolas.
“Non possiamo usarlo!” disse Gandalf.
“Lo porterò io! Porterò io l’anello a Mordor... ho affrontato già un piccolo viaggio per portarlo qui...
posso affrontarne un altro per condurlo a Mordor dove lo distruggerò!” disse un
Hobbit.
Era molto basso, ma era normale per essere un Hobbit,
aveva i capelli neri e gli occhi scuri. La sua pelle era colorita, e sotto gli
occhi si vedevano, leggere due piccole occhiaie.
“Frodo, non puoi affrontare questo viaggio!” disse
Gandalf.
“E perché no? Cercate qualche volontario, posso farlo io!”
“Ehi piccoletto, non è un gingillo quello che porti!”
disse Boromir.
Boromir era un uomo. Aveva i capelli
castani, medio lunghi, e gli occhi altrettanto castani. Aveva le spalle
molto grosse, e un pò di barba sotto il mento.
“Boromir, lui ha le probabilità di distruggere
l’anello, quanto te! E poi, se ti senti tanto sicuro,
perché non lo porti tu l’anello? Perché l’anello ti corromperebbe
facilmente!” disse Lotho.
“Stupido elfo... anzi mezz’elfo! Sta zitto! Parli come
una femminuccia!”
“Non ti permetto di offendere Lotho! Questo elfo è più
anziano di te... e soprattutto un ragazzo come Lotho non merita di essere
offeso!”.
Lotho abbassò lo sguardo.
“Re Elrond... permettimi di
portare l’anello! C’è un problema... non conosco la
strada per Mordor!”
“Va bene! chi si offre
volontario per accompagnarlo?” disse Re Elrond.
Re Elrond era anche lui un mezzo elfo. Aveva i capelli
neri e gli occhi marroni. Era alto e portava la corona.
“Mi offro io! Frodo, se con la mia vita riuscirò a
salvarti, io lo farò! Hai la mia spada!”
Aragorn era un Ramingo del Nord.
Aveva i capelli neri medio – lunghi e gli occhi verdi – marroni. Aveva
sul viso dei piccoli affanni e uno sguardo che non mostrava niente.
“E hai il mio arco!” disse
Legolas.
Legolas era il principe di Bosco Atro. Era alto e aveva
i capelli lunghi biondi, legati come Lotho. Aveva dei profondi occhi azzurri e
la pelle leggermente pallida.
Lotho arrossì nuovamente.
“E la mia ascia!” disse Gimli.
“Naturalmente, Frodo, io ti seguirò ovunque!” disse
Gandalf.
Gandalf era uno stregone. Aveva una folta barba lunga
grigia e i capelli grigi. Era altro e la pelle decadente. Indossava un vestito
e un cappello grigio e da tutti veniva chiamato
Gandalf il grigio.
“Ehi piccoletto... se il consiglio ha deciso così, non
posso che attenermi!”
“EHI! Padron Frodo non andrà da nessuna parte senza di
me!”
“No, infatti, è quasi impossibile separarvi, anche
quando lui viene convocato a un consiglio segreto e tu
no!”.
“Sam... non devi venire!”
“Eccome se vengo!” disse l’Hobbit.
Sam era un Hobbit. Era il giardiniere di Frodo, nella
Contea. Era basso, paffutello e aveva i capelli non molto corti, castano chiaro
e occhi castani.
“Ehi un momento! Veniamo anche noi! Frodo non andrà
senza di noi!”.
“Peregrino Tuc e Meriadoc Brandibuck!” disse Gandalf.
Peregrino, detto Pipino, era
un Hobbit e aveva i capelli ricci un pò lunghi color castano chiaro e gli occhi
marroni.
Meriadoc, detto Merry, non era tanto
diverso da Pipino. Aveva i capelli leggermente più scuri di Pipino e gli occhi marroni.
“Ci vogliono persone intelligenti per questo genere di
missione, ricerca, cosa!” disse Pipino.
“Ma così ti auto – escludi
Pipino!” disse Merry, e tutti accennarono un buffetto.
“E sia! Nove comp...” stava dicendo Re Elrond,
quando Lotho intervenne.
“Scusate un attimo! Frodo, hai già un arco a
disposizione, e non so quanto ti potrò servire, ma due
archi sono meglio di uno, e... se me lo consentirai e, se Re Elrond me lo
consentirà, vorrei aiutarti anch’io!” disse guardando in basso.
“Va bene! E sia! Dieci
compagni... sarete la Compagnia dell’Anello!”.
“Grandioso! Dov’è che si va?”
disse Pipino, ignaro della situazione e del pericolo che incombeva.
Il consiglio si sciolse e tutti si divisero, aspettando
la mattina... il giorno della partenza.
“Lotho perché hai deciso di partecipare? È rischioso!
Sei solo un ragazzino!” disse Legolas.
“Perché mi tratti come un
ragazzino? Siamo cresciuti insieme... hai solo ottocento anni in più di me, e
soprattutto non sono più un ragazzino!” disse con gli
occhi lucidi.
“Lotho io...”.
Legolas abbracciò Lotho.
Lotho arrossì.
“Lotho per me sei come un fratello non voglio che tu
rischi! Scusa per quello che ti ho detto!” disse
Legolas in elfico.
Lotho abbassò lo sguardo.
Legolas guardò Lotho, poi, cambiando discorso disse:
“A proposito, chi è che ti ha regalato questa incantevole
collanina, tipica degli elfi femmina del nostro Bosco? Su chi
hai fatto colpo?”
“Ehm... su nessuno!” disse sempre con lo sguardo
triste.
Lotho, ad un certo punto, si scusò con Legolas e se ne andò.
Quando Lotho fu sparito, Aragorn si avvicinò a Legolas
e disse: “Sembra strano, ma Lotho sembra nascondere qualcosa... sono stato appena adesso da Arwen...
Lotho ha il suo stesso sguardo!”
“Cosa vuoi dire?”
“Bhè... forse è impaurito!”
“Quel ragazzino porta solo guai! Legolas potevi
evitare di portartelo dietro! Potevi lasciarlo a Bosco Atro!” disse Boromir che
era appena arrivato.
“Boromir smettila! Ci provi gusto a provocarmi? Lotho
è solo un pò impaurito. Appena si troverà un orco davanti... vedrai quanto
vale! Tutti siamo impauriti... la nostra missione non
è facile!”.
La “conversazione” continuava,
mentre in una stanza, Lotho parlava con Frodo.
“Frodo sei stato coraggioso! E anche tu Sam! Non saresti dovuto venire, e invece eccoti
qui! Vorrei avere io la vostra forza!”
“Lotho, perché parli così? Anche tu ti sei offerto
volontario... sei coraggioso e forte quanto noi!” disse
Frodo.
“No! Non sono forte! Adesso vado! Riposate! Domani si parte!” disse uscendo e chiudendo la porta.
«No! Non sono forte! Sono soltanto un codardo! Mi sono
spinto troppo avanti... e in questo momento sono solo! Lui non può aiutarmi!».
Arrivò la mattina e quindi la partenza.
La Compagnia partì e tutti silenziosi si avviarono sulle
pianure.
Ogni tanto Pipino accennava qualche battuta spiritosa,
ma la paura era talmente tanta e l’angoscia cresceva tutti
i giorni.
Dopo circa dieci giorni si fermarono, per una sosta e
decidere quale strada prendere.
“Io direi di prendere il passaggio che va ad Sud... così passeremo dietro Mordor!” disse Gandalf.
“Bhè come strada va bene... risparmieremo molti
giorni!” disse Aragorn.
“Se qualcuno chiedesse la mia
opinione, e noto che nessuno la chiede, direi di passare per Moria... Gandalf!
Mio cugino Balin ci darebbe un
benvenuto regale!” disse Gimli.
“No Gimli! Non prenderei
quella strada, a meno che non fossi costretto!” disse
Gandalf.
Mentre Boromir insegnava a maneggiare la spada a Merry
e Pipino, Aragorn stava seduto vicino a Lotho.
“Hai paura?” disse Aragorn.
“Un pò!” disse Lotho.
Legolas era in piedi su una roccia quando disse: “I
CREBAIN! METTIAMOCI AL RIPARO!”
Tutta la Compagnia si rifugiò tra i cespugli e le
rocce, mimetizzandosi al meglio.
Quando i Crebain furono scomparsi
la Compagnia uscì fuori e Gandalf disse: “La strada che volavamo prendere è
sorvegliata, non ci resta che passare per Caradhras!”.
“Se volete vado in
perlustrazione per vedere com’è la situazione e le nevi!” disse Lotho.
“Grazie Lotho, ma Legolas vai tu! Torna
subito!” disse Gandalf.
“Va bene!”
disse Legolas e guardando con degli occhi dispiaciuti Lotho, se ne andò.
Dopo qualche ora Legolas tornò e confermò una buona
situazione.
“Gandalf perché non hai mandato me?” disse Lotho, al
ritorno di Legolas.
Legolas lo guardò.
“Non era per te! Adesso andiamo...
non possiamo perdere tempo!” disse Gandalf incamminandosi.
Lotho abbassò lo sguardo.
Una volta su Caradhras, la
Compagnia fu avvolta da una piccola bufera.
Frodo, che camminava vicino a
Aragorn, cadde indietro e l’anello cadde dalla catenina di Frodo.
Boromir lo raccolse e lo guardò.
“Boromir! Da l’anello a
Frodo!” disse Aragorn.
Boromir guardò Aragorn, poi Frodo.
“La mia idea era di portarlo a Gondor, ma nessuno mi
ha dato ascolto... e adesso...”.
“Boromir metti giù l’anello, o la mia freccia ti
trapasserà!” disse Lotho con l’arco e una freccia puntata contro Boromir.
“Lotho fermo!” disse Legolas.
“No! Boromir da l’anello a
Frodo!” disse ancora Lotho.
“Ehi! Ma che vuoi?”.
Dall’arco di Lotho partì una freccia che non era
diretta al cuore di Boromir, ma era diretta a graffiare solamente il suo viso.
“Questo è un avvertimento... da l’anello
a Frodo!” disse Lotho con aria di sfida.
Boromir dette l’anello a Frodo e tutti allentarono la
presa dalle proprie armi.
“Piccoletto non azzardarti mai più... te la farò
pagare!”.
La Compagnia continuava per Caradhras,
quando ad un certo cominciò una terribile bufera che faceva sprofondare tutti
nella neve, tranne Legolas e Lotho.
Legolas teneva stretto Lotho, che arrossì, mentre i
due camminavano.
Lotho ad un certo punto disse: “C’è come qualcosa di
strano nell’aria!”.
Legolas si fermò un attimo e disse: “Ha ragione Lotho!
C’è un ampia voce nell’aria!”
“È Saruman!” disse Gandalf.
Tutti si buttarono con le spalle al fianco della
montagna, mentre dalla cima cadevano sassi che precedevano una valanga.
Aragorn disse di andare via, ma Gandalf tentò di
fermare l’incantesimo di Saruman, che però non ebbe successo.
“Frodo, tu sei il portatore, sei tu che devi decidere
quale strada prendere!” disse Gandalf.
“Passiamo per Moria!” disse Gimli.
“Passiamo per Gondor!” disse Boromir.
“Prenderemo la strada per Moria!” disse Frodo.
Gandalf guardò il cielo.
La Compagnia tornò indietro e si diresse verso Moria.