Per sempre
"Il dubbio"

“Perché non vuole aspettarlo?” chiedeva insistentemente la signora Hudson. “Lo ha atteso per due ore e adesso non può aspettare per altri cinque minuti?”
Seduta nell’appartamento di Baker Street, la padrona di casa continuava a parlare, mentre John Watson, freneticamente, camminava avanti e indietro per la stanza, con le braccia rigide lungo i fianchi e i pugni serrati.
La signora Hudson lo guardava, preoccupata “Lei è troppo teso, caro. Si metta seduto.” Il tono della sua voce era apprensivo, quasi materno.
John scosse con forza la testa, continuando a camminare “No, grazie. Sto bene in piedi.”
Lei si portò una mano al viso ed emise un piccolo lamento, scuotendo appena il capo “Lei è proprio un militare!” Sbuffò sonoramente “Lo sa? È quasi più testardo del suo amico.” puntualizzò.
Improvvisamente, John si fermò “Già…quasi” mormorò a capo chino, più a se stesso che alla signora. Poi sollevò risolutamente lo sguardo “Infatti adesso me ne vado.” concluse e si diresse verso la porta.
Lei si alzò di scatto, allarmata “Come sarebbe? Perché se ne vuole andare? Vedrà che a momenti sarà qui.”
“ Me ne vado perché non ha alcun senso che io stia qui. Quello che dovevo dirgli, l’ho già detto.” le rispose con tono fermo.
La signora Hudson sollevò appena le sopracciglia, incredula “Davvero? Allora perché è tornato qui e ha aspettato per tutto questo tempo che rientrasse?”
John aprì la porta ma si fermò poco prima di varcare la soglia “Perché credevo fosse importante.”
Lei si avvicinò e sorrise, posandogli una mano sul braccio “Forse lo era, caro. Forse non eri venuto solamente per chiedergli se sarebbe venuto al tuo matrimonio…”
L’atro si voltò, la guardò negli occhi e vide tanta limpidezza e sincerità. Era come se fra di loro si fosse rotto un muro, un muro che John aveva innalzato ma che la signora Hudson aveva fatto crollare con la sola spontaneità di un gesto e l’affetto di una persona cara. Guardandola, capì che aveva ragione: avrebbe dovuto dire ancora qualcos’altro a Sherlock.
“S-secondo lei,” si schiarì la voce, rendendosi conto che tutta la sua compostezza aveva appena lasciato posto ad un lieve tremolio delle gambe “ dovrei dirgli la verità?”
“Sì caro, assolutamente.” La risposta era chiara, sicura, ed era accompagnata da due occhi che sorridevano.
Tuttavia lui scosse la testa “Ma… non so se capirebbe. In effetti non credo che sia una buona idea…”
La signora Hudson spalancò gli occhi “Certo che è una buona idea! Non si dovrebbe mai dubitare nel dire la verità.” lo ammonì.
“La verità potrebbe non essere accettata,” continuò John, ormai in preda ad un’agitazione sempre crescente “ potrebbe distruggerlo ed io potrei perderlo definitivamente…”
“Questo non succederà.” Quella frase irruppe nel loro dialogo in modo talmente drastico che quasi sobbalzarono; perché a pronunciarla non era stato né John, né la signora Hudson, ma una terza persona.
Entrambi guardarono immediatamente verso la soglia della porta: Sherlock Holmes si trovava appena al di là di essa, di fronte a loro, immobile.
Erano completamente disorientati. Sherlock guardò John dritto negli occhi “Non può succedere.” disse.