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Autore: Ambros    01/02/2014    7 recensioni
[Au! Klaine]
-“Vuoi uscire con me?”
Kurt si irrigidì, prima di voltarsi lentamente “Come, scusa?” gli chiese, gelido.
“Vuoi uscire con me?” ripeté Blaine, impassibile.
Kurt rimase per un attimo a bocca aperta, prima di ricomporsi “No.”
[...]
“Kurt” lo richiamò Blaine; lui si limitò a fermarsi, proprio sulla porta, senza girarsi “Non credere che io mi arrenda così facilmente.” Lo avvertì, con un’occhiata furba.
Un minuscolo sorriso si disegnò – forse – sulle labbra di Kurt, che uscì senza aggiungere altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Five times Kurt says "No" and one he says "Yes" - kind of.




“L’ordinazione per il tre!”
“Al quattro vogliono il cheesecake.”
“Mirtilli o cioccolata?”
“Mirtilli.”
“Niente da fare, solo alla cioccolata.”
“Dio, e ora chi li sente …”
“Aragosta per il sette!”
“Fettuccine per il nove!”
“Dove diavolo è finito il vino bianco?”
Kurt si asciugò velocemente la fronte sotto al cappello bianco, per poi pulirsi le mani sul grembiule con fare metodico, inspirando a pieni polmoni il profumo speziato della cucina.
“Chef! Chef! Kurt!”
Il ragazzo si voltò con aria seccata “Che c’è?!” chiese, vagamente isterico – come sempre, d’altra parte, il Venerdì sera. Il ristorante si riempiva come non mai, e doveva lavorare come un pazzo perché, a quanto pareva, tutti avevano assolutamente bisogno di lui per essere sicuri che i loro piatti fossero perfetti.
James gli indicò l’entrata della cucina con un veloce gesto del capo, prima di tornare ad affettare i pomodori; Kurt puntò lo sguardo in quella direzione, e vide un ragazzo che sembrava piuttosto confuso.
Sbuffò, prima di avvicinarglisi con passo deciso “Credo che tu ti sia perso.” Gli disse, lapidario “Questa è la cucina. La sala è di là.”
Si girò immediatamente senza aspettare la risposta, pronto a tornare alla propria aragosta, quando una voce lo bloccò sul posto “Veramente, credo di essere nel posto giusto. Sono il nuovo cuoco.”
Kurt si girò di nuovo, stavolta lentamente, e lanciò un’occhiata sommaria e indagatrice al nuovo arrivato; il ragazzo doveva avere la sua età, indossava dei jeans piuttosto stretti e un semplice maglione scuro, che metteva curiosamente in risalto i suoi occhi dorati, circondati da dei disordinati ricci scuri.
“Ah.” Si limitò a commentare, scoccandogli un’altra occhiata complessiva “Bene” disse poi, allontanandosi “Sei arrivato giusto in tempo. Stasera c’è il pienone. Mettiti il grembiule e mettiti al lavoro; James ha bisogno di una mano a tagliare le verdure.”
Non colse l’occhiata scettica del ragazzo perché tornò immediatamente ai fornelli, con aria ancora vagamente isterica.
“Non devi prendertela” disse un cameriere dai capelli rossi al nuovo arrivato, con un sorriso comprensivo “Da quando l’ha lasciato il ragazzo è sempre un po’ nervoso. Io sono Dean, comunque!” gli tese una mano con fare cordiale, e il ragazzo la afferrò immediatamente “Blaine” rispose, prima di lanciare un’occhiata veloce a Kurt, chino su una padella sfrigolante “Ragazzo?” chiese, aggrottando le sopracciglia.
“Sì” rispose Dean, improvvisamente sospettoso “Spero che per te non sia un problema.” Più che sperarlo, gli stava consigliando caldamente di non farsene un problema.
“Oh, no. Affatto.” Si affrettò a specificare Blaine “Sono gay anch’io” aggiunse, per giustificare l’enfasi.
“Oh” Dean gli sorrise molto più cordialmente “Se sei una persona decente facci un pensierino! Kurt si merita davvero un bravo ragazzo, dopo l’ultimo stronzo.”
Blaine inarcò le sopracciglia, sorpreso a quell’ultimo appellativo “Quel bastardo l’ha tradito” borbottò Dean, prima di lanciare un’occhiata alla sala “Senti, ora devo andare. Tanto ci vediamo tra poco.”
“Sicuro” rispose Blaine, con un sorriso; quando Dean si fu allontanato, si voltò istintivamente verso Kurt, accarezzandolo per un attimo con lo sguardo.
Ci avrebbe decisamente fatto un pensierino.


*

“Vuoi uscire con me?”
Kurt si irrigidì, prima di voltarsi lentamente “Come, scusa?” gli chiese, gelido.
“Vuoi  uscire con me?” ripeté Blaine, impassibile.
Kurt rimase per un attimo a bocca aperta, prima di ricomporsi “No.” Rispose velocemente, girandosi di nuovo verso l’attaccapanni per non incrociare quegli occhi dorati.
“Perché no?”
Kurt si trattenne a stento dallo sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Quando mai qualcuno chiede perché no?
“No non ti basta come risposta?” chiese, con una punta di acidità di troppo.
“Be’, no.” Rispose Blaine con semplicità “Insomma, ormai lavoro qui da due settimane. Quindi, so cucinare. Sono anche infinitamente simpatico. Moderatamente intelligente. Inconsapevolmente bello.”
“Incredibilmente modesto …” mormorò Kurt, voltandosi con un sospiro.
“ … Un ottimo partito, insomma.” Concluse Blaine, fingendo di non sentirlo. “Perché non dovresti uscire con me?”
Kurt aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse un attimo dopo perché, in effetti, non aveva una risposta valida. “Non sarebbe professionale” disse alla fine, anche se quella scusa suonava patetica persino alle sue orecchie.
E infatti, Blaine aggrottò le sopracciglia con aria scettica “Non sarebbe professionale?” ripeté, con uno sbuffo “Ti autorizzo a non darmi nessuna promozione. O mi licenzierò in tronco, se ti farà stare meglio.”
Kurt arrossì inspiegabilmente “Non essere sciocco” borbottò, imbarazzato.
“Allora non esserlo nemmeno tu” rilanciò Blaine, sorridendo trionfante.
“Io non – non credo che – no.”
“’Io non’, ‘non credo che’ o ‘no’?” chiese Blaine, visibilmente divertito.
“No e basta.” Rispose Kurt, stizzito, aggirandolo per lasciare la cucina ormai deserta.
“Solo un appuntamento!” esclamò Blaine, dietro di lui.
Kurt si voltò, mordendosi il labbro; avrebbe anche potuto provare … No. No, non poteva. Faceva ancora un po’ troppo male.
Scosse il capo in segno di diniego, evitando di incrociare gli occhi dell’altro; quando si voltò si diede quasi alla fuga.
“Kurt” lo richiamò Blaine; lui si limitò a fermarsi, proprio sulla porta, senza girarsi “Non credere che io mi arrenda così facilmente.” Lo avvertì, con un’occhiata furba.
Un minuscolo sorriso si disegnò – forse – sulle labbra di Kurt, che uscì senza aggiungere altro.

*


“Ho capito. Sei un tipo romantico. Mi dispiace, avrei dovuto chiedertelo in maniera più carina.” Blaine si schiarì la voce, assumendo un’aria formale; Kurt era letteralmente congelato di fronte a lui, nel bel mezzo della cucina affollata da cuochi e camerieri che fissavano proprio loro.
“Kurt Hummel. Meraviglioso cuoco. Bellissimo ragazzo. Sono sicuro fantastico baciatore.” Kurt arrossì fino all’inverosimile; in quel momento, persino la triglia sul vassoio tra le sue mani sarebbe stata più reattiva di lui “Mi concedi l’onore di un appuntamento?” Blaine gli tese un’elegante confezione di cioccolatini con un’occhiata irresistibile da sotto le lunghe ciglia.
Tutta la cucina si congelò.
Dopo pochi secondi – che parvero ore – Kurt si limitò ad inarcare un sopracciglio con freddezza “Cioccolatini?” chiese, sforzandosi per non sorridere “Seriamente?”
Blaine non parve minimamente toccato dalla cosa “Cioccolatini” confermò con semplicità.
“No, niente da fare” Kurt scosse la testa “I cioccolatini non funzionano.” Lo superò senza aggiungere altro, un sorriso vago sulle labbra.
Blaine non si scompose, si limitò a seguirlo con lo sguardo, intrigato.
Incrociò gli occhi verdi di Dean, che gli mostrò i due pollici alzati con un enorme sorriso; Jane e Mary gli si avvicinarono, altrettanto entusiaste “Continua così, novellino” gli scompigliarono affettuosamente i capelli, prima di prendergli i cioccolatini dalle mani con aria non troppo furtiva.

*

“Va bene, stavolta ho fatto le cose per bene.”
Kurt si voltò sbuffando, l’attenzione di tutta la cucina già concentrata su di loro, ma non poté fare a meno di spalancare gli occhi quando si trovò davanti tre fiori colorati.
“La camelia bianca vuol dire ‘sei adorabile’” spiegò Blaine, senza lasciargli il tempo di parlare “Il giacinto blu significa ‘costanza’. Direi che mi si addice” gli sfuggì un piccolo sorriso “E il tulipano giallo – questo è sdolcinato, ma continuo a pensare che tu sia un tipo romantico, quindi in realtà è perfetto – vuol dire ‘c’è il sole nel tuo sorriso’.”
Kurt allungò lentamente una mano e Blaine gli tese il piccolo mazzo con un sorriso; vi affondò il naso, socchiudendo gli occhi per il profumo delicato.
“Allora, esci con me?”
Kurt gli scoccò un’occhiata gelida “Credi davvero che un mazzo di fiori possa farmi cambiare idea?” chiese, inarcando un sopracciglio.
“Veramente sì” sorrise Blaine, serafico.
“E invece no.” Assicurò Kurt, aggirandolo col mento sollevato. Si fermò solo per sussurrargli “Ma non smettere con i fiori.”
Blaine sorrise; Jane e Mary esultarono in silenzio.

*

Quando Kurt entrò nella cucina, la mattina successiva, per poco non gli cadde la tracolla di mano; spalancò gli occhi, basito.
Ogni singola superficie piana – fornelli compresi – era coperta da sottili vasi di vetro, ognuno dei quali conteneva una rigogliosa rosa rossa.
Girò su se stesso per qualche secondo, e pensò irrazionalmente che non poteva essere tutto per lui. Non aveva alcun senso.
Si avvicinò ad uno dei vasi e prese delicatamente tra le dita un cartoncino rosso.

Vado bene così?
Blaine.
P.S. Vuoi uscire con me?


Alzò gli occhi al cielo, sbuffando divertito. Quel ragazzo sembrava inarrestabile.
Si guardò di nuovo attorno, stringendosi un attimo il bigliettino al petto mordicchiandosi il labbro. Forse … Ma poi abbassò lo sguardo, tormentandosi le mani. Sarebbe stato solo un altro disastro.
Frugò nella tracolla finché non trovò una penna.

Mi dispiace, Blaine, ma qui c’è gente che lavora. Sono troppo stanco. Non sprecare il tuo tempo.

*


“Kurt, fidati, devi venire fuori.”
“Sei fuori di testa, James? Non lo vedi che questo basilico non è quello giusto? Come diavolo faccio adesso?!”
“No, Kurt, lascia stare il basilico e vieni fuori! Fidati!”
“Giuro su Dio, James, qui fuori ci deve essere come minimo Lady Gaga.”
Kurt lo seguì, seccato, passando dalla porta della cucina per finire sul retro del ristorante, in una stradina un po’ dimessa e nascosta. Arrivato fuori, provò l’intenso desiderio di tornare dentro di corsa e, possibilmente, rinchiudersi nella cella frigorifera.
“Non osare scappare” lo ammonì Blaine, aggiustando la chitarra sopra il proprio ginocchio “Non hanno funzionato i fiori, questo funzionerà per forza.” Gli disse con determinazione, guardandolo negli occhi.
Kurt era gelato sul posto, ed era piuttosto sicuro che non si sarebbe potuto muovere nemmeno se si fosse messo a pregare in aramaico.
Blaine iniziò a pizzicare le corde della chitarra con dolcezza, e dopo qualche secondo iniziò a cantare. E, maledizione, sapeva anche cantare dannatamente bene.

You think I’m pretty,
Without any make-up on,
You think I’m funny,
When I tell the punch-line wrong.


Kurt inspirò a fondo, cercando di calmare I battiti del proprio cuore, perché non poteva semplicemente lasciarsi scombussolare così. Non poteva.
Insomma, non era più un ragazzino. Non aveva più bisogno di quelle cose. No?
Non riuscì a convincersene del tutto, mentre Blaine continuava a cantare scrutandolo con attenzione.
No, no, non poteva. Sarebbe stato un disastro. Non poteva.
Chiuse gli occhi, cercando di spezzare quell’incantesimo.

Let you put your hands on me
In my skin tight jeans
Be your teenage dream tonight!


Blaine concluse con un sorriso soddisfatto, guardandolo pieno di aspettativa.
“Allora” disse dopo qualche secondo, cercando di riprendere fiato “Puoi uscire con me, adesso?” chiese, passandosi una mano tra i ricci disordinati.
Kurt si tormentò le dita, mordicchiandosi il labbro, e stava per dire che sì, certo, per la miseria, ma qualcosa non glielo permise “Non posso” sussurrò soltanto “M-Mi dispiace.”
Si girò e ritornò in cucina quasi di corsa, lasciando un Blaine confuso e risoluto in mezzo alla stradina con un mezzo sorriso ancora sulle labbra.


*

Blaine gli si parò davanti, e per poco Kurt non urlò; era convinto che in cucina non fosse rimasto nessuno.
“Ma sei pazzo?! Mi hai fatto quasi venire un infarto!”
Blaine gli lanciò un’occhiata accusatoria “Te lo meriti” lo rimbrottò “Sono giorni che mi eviti.”
Kurt arrossì, perché, in effetti, non aveva poi tutti i torti.
Ad essere esatti, era da quando Blaine gli aveva cantato “Teenage Dream” che Kurt l’aveva evitato. E lavoravano nella stessa cucina, quindi non era una cosa tanto semplice.
“Sì, be’ … Sono stato impegnato” borbottò, cercando di scansarlo.
Blaine non glielo permise “Balle” sbuffò “Mi eviti perché comincio a farti paura. Perché vorresti uscire con me ma non te lo permetti, e hai paura che alla fine riuscirei a convincerti.”
Kurt lo guardò con tanto d’occhi, e le parole gli morirono in gola. Non aveva tutti i torti. Di nuovo.
“E io lo capisco” continuò Blaine, serio come non mai “Davvero. Lo so che fa paura riprovarci. Lo so, è successo anche a me. Però …” esitò un attimo, guardando di lato “Vorrei davvero provarci con te. E non ti prometto che non ti farò del male, perché sono superstizioso. Ma mi impegnerò. Lo giuro. Lasciami solo provare.”
Kurt aprì la bocca per parlare – anche se non aveva assolutamente idea di cosa avrebbe potuto dirgli – ma Blaine gli mise un indice sulle labbra, interrompendolo “No, non mi dire niente. Domani è il giorno di chiusura del ristorante, no?” Kurt annuì in silenzio “Bene” continuò Blaine “Allora io sarò qui. Cucinerò io. Se vorrai provarci … Ci sarò. Se no la smetto. Promesso.”
Allontanò l’indice dalle sue labbra, e Kurt dovette deglutire prima di mormorare un flebile “Va bene.”


*

Kurt lo osservò dalla vetrina trasparente, mordendosi le labbra.
Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa? Insomma, poteva davvero fidarsi di Blaine? Era un rischio. Un azzardo. Uno sforzo inutile. No?
Non ne valeva la pena. Giusto?
Maledizione.
Non poteva semplicemente entrare e mettersi nelle mani di qualcuno così.
Ma poi vide Blaine lanciare un’occhiata nervosa all’orologio, passarsi le mani tra i capelli, aggiustarsi il maglione rosso e raddrizzare le posate già perfettamente allineate. E c’era una rosa rossa sul tavolo che aveva apparecchiato con una cura evidente.
E Kurt si ritrovò con un sorriso un po’ ebete sul volto.
Entrò senza doverci pensare un attimo di più.
Al diavolo il rischio e l’azzardo.


*****


Note:
Capitemi. Sono malaticcia. Sono a casa. Che altro dovrei fare? ç_ç
Fate sapere a questo povero relitto - che un tempo aveva una (scarsa) vita sociale - cosa ne pensate? :D
Un bacione a tutti!

 
  
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