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Autore: ale93    02/02/2014    4 recensioni
Haruka sa molte cose di Makoto.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: alekso93 (sul lj) o ale93
Titolo: Waves
Genere: fluff, introspettivo
Personaggi: (Free! Iwatobi Swim Club) Makoto Tachibana, Haruka Nanase
Avvertimenti: post-ultimo episodio



[There's something in the water.
I do not feel safe.
There was a time I’d dip my feet
and it would roll off my skin.
Now every time I get close to the edge
I’m scared of falling in]*

Haruka sa molte cose di Makoto. Sa che non può essere lasciato solo in una stanza con un coltello perché si ritroverebbe dopo poco con tutt'e dieci le dita affettate, che di notte dalle sue labbra leggermente aperte vien fuori un sibilo lieve e continuo, sa che ad un certo punto della crescita ha cominciato a vergognarsi del suo corpo, così diverso da quello degli altri bambini. Non accettava facilmente l'idea di restare a petto nudo in piscina e così, finite le vasche d'allenamento, correva ad infilarsi una t-shirt. Sa che adora i ghiaccioli da sempre, nonostante non riesca a fare a meno d'impiastricciarsi le mani e che tende a non guardare in viso la gente quando indossa i suoi occhiali da riposo, per via dell'imbarazzo che prova. Ci sono mille pezzi dello stesso puzzle che Haruka ha messo minuziosamente da parte e li conosce talmente bene, ad uno ad uno, che ogni giorno, durante le ultime tre bracciate che compie, non può fare a meno di pensare: tra un paio di metri sono al bordo, finisco il giro e Makoto è già lì ad aspettare per tirarmi fuori dalla vasca. E' piacevole saper prevedere quello che Makoto farà.

Ed è per questo che adesso, mentre passeggiano per il quartiere assieme a tutti gli altri, sa -anche se non lo sta guardando- che Makoto sta ridacchiando a causa di Nagisa che gira come una trottola tra le bancarelle. Quando si decide a dargli un' occhiata veloce, lo vede con il viso al cielo, gli occhi socchiusi e probabilmente un pensiero un po' pesante dietro quel solido sorriso gentile. Makoto nota che lo sta guardando e si volta verso di lui, con un'espressione un po' divertita.
"Cosa?", gli chiede, piegando la testa curiosamente. Haruka scrolla le spalle e torna a guardare davanti a lui, verso Rin che getta indietro la testa e ride scompostamente mentre Rei lo guarda di traverso.
"E' felice, Haru. Grazie a te."
"Lo so"
Annuisce appena alle parole di Makoto. Felice... anche lui potrebbe esserlo, perché finalmente ha capito cos'è che per tutto quel tempo l'ha bloccato, ha capito perché né lui né Rin siano riusciti ad andare avanti fino al momento in cui si sono ritrovati. E' stato difficile ammettere di essere legato a qualcuno, è stato complesso dirsi che sì anche lui, Haruka Nanase, ha bisogno dei suoi amici e che, andandosene dalla sua vita, Rin l'aveva ferito.
"Adesso anche tu sei più sereno", continua Makoto ed è un tono così strano quello che usa che Haru deve voltarsi a guardarlo in viso.
Gli occhi si allargano appena, stupiti di non aver riconosciuto per la prima volta in tanti anni una nota assurda in quella voce che lo accompagna da tempo. Avverte una sensazione strana in fondo allo stomaco, ma decide di zittirla; Makoto sta sorridendo come sempre.
Eppure Haruka non è convinto di essere del tutto "sereno".

*

Non è qualcosa che ha fatto di proposito, pensa Haruka, in realtà non è nemmeno qualcosa che ha fatto coscientemente. Accettare che Rin rientrasse a far parte della quotidianità è qualcosa che è accaduto e basta. Makoto ne era stato sinceramente felice all'inizio, ma con il tempo il suo sguardo s'era adombrato e la sua voce era diventata solo un po' più cupa, più o meno tutti avevano notato qualcosa, ma nessuno si era fatto troppe domande. Tranne lui.
Si stanno dirigendo verso casa, quando Haruka si rende conto che Makoto non sorride più da un pezzo: è accigliato, si guarda la punta delle scarpe e caccia le mani sempre più in fondo nelle tasche dei jeans.
C'è qualcosa che lo disturba in questo Makoto impacciato e a disagio. Non è da lui essere così taciturno e, per quanto Haruka apprezzi il silenzio, la voce di Makoto non gli è mai dispiaciuta.
Camminano fianco a fianco come sempre e così, quasi senza rendersene conto, Haruka gli dà una piccola spallata, niente che possa fargli male davvero -e come potrebbe?
Makoto si volta a guardarlo con gli occhi ancora persi in una strana oscurità, si sforza di sorridere, ma per un attimo Haruka rivede il bambino di una decina di anni prima, spaventato e sperduto; fa per afferrargli la mano, istintivamente, ma poi rinuncia. Un malessere diffuso nel petto lo convince a guardare di nuovo in lontananza, verso l'oceano.
"Siamo arrivati, Haru...", gli sente dire piano, gli angoli della sua bocca un po' tirati verso l'alto.
"Buonanotte, Makoto."
Risponde con voce piatta, pur lanciandogli più di qualche occhiata, Haruka, ma il coraggio di dirgli sono qui, non me ne vado non lo trova da nessuna parte.

*

La sua bracciata da dorsista è sempre la stessa: veloce, potente, sposta quanta più acqua possibile. Makoto non boccheggia mai, quando nuota, guarda tutto ciò che gli sta intorno, lasciando scivolare lo sguardo su questa o quella cosa per sentirsi più sicuro. Eppure oggi le sue spalle, a contatto con l'acqua, sono tese. Ha già superato il segnale dei tre metri* ma non l'ha visto, Haruka se n'è accorto. In un paio di bracciate è già troppo vicino al bordo e picchia la testa.
Strano.
"Mako-chan, ti sei fatto tanto male?", chiede immediatamente Nagisa, cercando di trattenere una risata divertita e porgendogli un asciugamano. Makoto si tira fuori dalla vasca in un gesto rapido.
"Non preoccuparti, Nagisa. Mi sono distratto, che stupido", risponde con uno dei suoi sorrisi più imbarazzati, massaggiandosi un po' la testa.

"Haru. Haru, ma mi stai ascoltando?", gli sta dicendo Rin con un'espressione talmente infastidita che Haruka quasi si stupisce che non gli mostri i denti.
"No, Rin. Non nuoto a farfalla con te. Io nuoto solo stile libero."
"Che cavolo, non ricominciare. Ho solo detto che potresti almeno provare. O hai paura di farti battere?"
Il ghigno di Rin, i suoi denti affilati e gli occhi ridotti a due fessure di furbizia lo infastidiscono alquanto. Deve liberarsene. "No. Facciamo questa stupida gara, ok."
Si avvicinano ai blocchi di partenza e Haru ha ancora lo sguardo fisso su Makoto, non ha smesso di guardarlo con la fronte corrucciata neppure per un secondo e Rin se n'è accorto. Sbuffa spazientito, prima di dirgli: "Sì, sì. Guarda che non scappa. Adesso sbrigati."
Rin fa scattare la molla degli occhialini dietro la nuca e si piega in avanti; con le dita sfiora il blocco di cemento, segno che sta dandosi lo slancio per il tuffo. Haruka porta indietro un piede, per darsi la spinta, ma sente due occhi piantati in mezzo alla schiena e non ha bisogno di voltarsi: sono quelli di Makoto.
Guarda Rin attraverso le lenti degli occhialini e qualcosa si muove un po' in fondo alla pancia.
"Rin. Sfidiamoci in uno stile che non avvantaggi nessuno dei due. Nuotiamo a dorso."
Rin s'irrigidisce sul blocco, ma lungi da lui rifiutare un guanto di sfida, specie se è Haru a lanciarlo, visto che accade così raramente.
Haruka si volta appena, per gettarsi in vasca e lancia un'occhiata a Makoto; lo sta fissando in un modo così strano che per un attimo sembra dovrà spiegargli il perché di tutto questo. Poi il viso di Mako si scioglie in una risata leggerissima; ha capito.
Non ti sto mettendo da parte, Makoto.


*

Sta giocando con lo stecco di legno da cui ha succhiato via da tempo tutto il ghiacciolo che ha diviso con Makoto qualche ora prima e se ne sta seduto su un gradino della scalinata che separa la propria casa da quella del suo amico.
Non sa perché è lì, ma aveva bisogno di uscire di nuovo: ancora si chiede come Makoto possa sentirsi così tagliato fuori e perché si stia rintanando in quei silenzi inquieti; di cosa dubita? Lui e Rin sono cose così diverse.
Per un attimo Haruka si chiede fino a che punto si spinga quella diversità. Immediatamente si risponde che conosce Makoto da quando portava il pannolino, che ci è sempre stato e con lui non ha mai avuto bisogno di soffrire per capire che la sua presenza gli fa bene.
Guarda un attimo la strada che porta all'ingresso di casa Tachibana, s'immagina Ren e Ran abbarbicati a Makoto che prova a fare una dormita, ma alla fine se li stringe addosso e bacia la testa ad entrambi.
Haruka sente qualcosa di strano alla bocca; le labbra pizzicano e tirano un po'. Sta sorridendo, crede, e forse... forse si tratta anche di questo? Makoto lo fa sorridere.

*

"Haru? Haru, ci sei?"
In due minuti, Makoto è sul ciglio della stanza con un sorriso allegro. Haruka abbandona la nuca contro le piastrelle e muove un po' le gambe nell'acqua calda della vasca da bagno. Continua a fissarsi con insistenza le mani un po' arrossate.
Credeva che il problema fossero i dubbi del suo migliore amico su Rin e così ha cercato il modo più semplice per provare a levargli quella stupida inquietudine di dosso, come da bambini, quando gli prendeva la mano se aveva paura e Makoto si aggrappava a lui. Credeva che bastasse ad entrambi per sentirsi meglio, ma la matassa d'incertezze dentro di lui è cresciuta e Haruka ha capito che no, questi dubbi, questo vuoto che ogni tanto sente spalancarsi nel petto, non sono nati con il ritorno di Rin o con lo strano comportamento di Makoto.
E' qualcosa di più profondo e radicato, un'onda che sbatte sempre contro lo stesso scoglio.

"Haru è tardi. Tra poco dobbiamo andare in piscina", continua lui con un'espressione lievemente addolcita. Si avvicina alla vasca, s'inginocchia per trovarsi all'altezza del suo sguardo e aggrotta le sopracciglia. "Ma stai bene? E' tutto ok?"
Haruka annuisce una sola volta e quando Makoto si rimette in piedi per porgergli la mano come al solito, l'afferra con forza e non la lascia neppure quando si è ormai tirato su, uscendo dalla vasca.
Haruka si aggrappa a quella mano come se avesse paura di perdersela, come se le cose, senza quelle dita tra le sue, non fossero affatto semplici.
Makoto cerca di sorridere ancora, guardando il solito costume che indossa anche mentre fa il bagno, ma alla fine, con gli occhi di Haruka -che dall'azzurro stanno sfumando in un blu intenso- fermi nei suoi, si lascia sfuggire un respiro profondo un po' strozzato. Posa la fronte su quella del suo migliore amico, con espressione sfinita, stringendo più forte la sua mano.
"Haru..."
La sua voce trema e Haruka pensa solo che vorrebbe sentirlo ancora parlare in quel modo così strano, vorrebbe che continuasse a dirlo: Haru, Haru, Haru. 
C'è un calore così forte e assurdo nel suo petto e sente il viso bollente come se avesse la febbre, mentre Makoto gli accarezza inavvertitamente il dorso della mano.
Per la prima volta Haruka si arrende: da quanto tempo sa che Makoto è qualcosa di diverso da tutto, da quanto tempo ha capito che Makoto non se ne andrà mai via da lui?
E ogni cosa, finalmente, gli appare limpida come se la guardasse più da vicino: i gesti piccoli e misurati di Makoto, i suoi sorrisi più grandi, quelli destinati a tutti, e poi quelli quasi invisibili, fatti a mezza bocca, che solo lui poteva vedere, la sua presenza sottile, come una risacca che a poco a poco mangia un centimetro in più di banchina, silenziosa ma continua. E' una sensazione che lo tiene al caldo da sempre, ora lo sa.
Comprende di aver ceduto davvero quando il suo sguardo scivola su quella bocca che respira un po' affannosamente a pochi centimetri dalla sua.
"Makoto."
Non sa neanche se l'ha chiamato sul serio, ma lui sussulta e lo guarda in fondo agli occhi.
E in un attimo diventa tutto vero, le mani di Makoto sui suoi fianchi, il suo respiro sulla guancia, la sua lingua sulle labbra e un fracasso nel petto che quasi crede possa essere sentito a chilometri di distanza. E' vero, sta succedendo.

Quando si allontanano, gli occhi di Makoto sono sconfinati come l'oceano, ma quasi all'istante si colorano d'angoscia.
"Haru, io... va bene? Tutto questo va bene?"
Senza incrociare il suo sguardo, Haruka posa la testa sulla sua spalla e respira più forte, respira meglio. Sente il viso di Makoto aprirsi in un sorriso e non ha bisogno di vederlo per sapere che è un sorriso di quelli che conosce bene, uno vero. Makoto ha capito.
Sei importante, Makoto.
[I knew that tomorrow
would be different]*



 

Note: La canzone è "The water" degli Hurts.
In una piscina da 25, o meglio le vasche d'allenamento in cui sono stata io per tanti anni, la bandierina di segnalazione è solitamente posta a 3 metri dal bordo.
Non so se sono andata OOC, in tal caso fatemelo sapere!
Alla prossima!
   
 
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