PARTE I
Capitolo 1
Capitolo 1
Stavo camminando lungo la strada principale che costeggiava le grandi colline.
Nell’aria, c’era un vento leggero che profumava di erba e di campi coltivati; da quello, potei intendere che l’impiego principale di questi “Hobbit” fosse l’agricoltura.
Non c’era infatti, quel caratteristico odore pungente di ferro e di fuoco, che alimentava le fornaci delle fucine in cui ero cresciuta; l’aria sembrava incredibilmente… aria.
Su ogni versante delle colline, poi, si aprivano delle piccole porte perfettamente rotonde, ciascuna preceduta da un giardino ben curato;
per il momento però, nessuna di esse risultava essere quella da me cercata.
Mentre proseguivo e osservavo l’ennesimo uscio, vidi alla finestra della stessa casa, una figura che mi osservava; ma questa, non appena mi fermai per guardare meglio, sparì, quasi non ci fosse mai stata.
Sorrisi divertita; di sicuro gli Hobbit non erano un popolo temerario, curioso sì, ma non temerario.
Finalmente, alla casa successiva, vidi ciò che stavo cercando; su di una porta verde smeraldo, notai incisa una runa che risplendeva leggermente alla luce della luna.
Incamminandomi verso di essa, sorrisi, pregustando già la scena che si sarebbe svolta di lì a poco.
Aprii il cancelletto in legno, che delimitava un piccolo giardino arredato da una panca, e mi avvicinai alla porta; stavo giusto per bussare, quando questa si aprì da sola, spalancandosi su un lungo corridoio, caldamente illuminato dalla luce di alcune candele.
Il viso che mi accolse era molto anziano; di una grande saggezza e dolcezza assieme.
Gandalf, chinatosi in modo da non battere la testa contro il basso soffitto dell’abitazione, mi sorrise a metà tra il divertito e l’esasperato.
- Entra mia cara, gli altri sono tutti di là intenti a discutere - esordì invitandomi - perdonami se abbiamo già iniziato, ma in tutta onestà non ti aspettavamo.- aggiunse subito dopo, spostandosi in modo che potessi entrare.
Io varcai l’uscio, sorridendo divertita, e sfilandomi i morbidi guanti di pelle dalle mani.
- Lo so bene che non ero attesa Mithrandir* – commentai, seguendolo lungo il corridoio, mentre dall’ultima stanza in fondo, si sentiva un gran vociare.
Lo stregone mi rivolse un'occhiata curiosa da sopra la spalla, inarcando le folte sopracciglia; occhiata, alla quale io risposi con uno smagliante e innocente sorriso.
Vidi Gandalf scuotere divertito la testa, prima di fermarsi sull'uscio di una lunga camera.
- Amici miei, scusate l’attesa, ma è arrivato un ospite inatteso... - disse, precedendomi e occultandomi dietro di lui con la sua alta figura.
- Gandalf, giorni celesti!! Ancora!? Non bastavano tredici nani??- esclamò una voce esasperata.
Mentre la risata profonda dello stregone riempiva l’aria, io entrai in quella che scoprii essere una perfetta e accogliente cucina.
- Mi dispiace mastro Hobbit per la mia intrusione; spero di non disturbare troppo - dicendo questo, avanzai, abbassando il cappuccio del mantello color pervinca che avevo addosso, e fissando il padrone di casa e tutta la schiera di nani seduti attorno alla tavola.
Come previsto, le reazioni non si fecero attendere, e prima che l’Hobbit potesse aprire bocca, ben tre persone diverse, nello stesso identico momento, esclamarono (sebbene con tono diverso) la stessa frase.
- Harerin! Che diamine ci fai qui??-
Ad avermi posto la domanda, furono rispettivamente:
Thorin Scudodiquercia, il quale, aveva un’espressione così furente, da farmi momentaneamente pentire di essere lì in quel preciso istante;
Fili, nipote di Thorin, visibilmente scioccato; e Kíli, suo fratello di cinque anni più giovane, che non si capiva bene se fosse felice, o arrabbiato quanto lo zio.
- Vi ho raggiunti mi sembra ovvio!- risposi con noncuranza - Balin ti prego, aiuta Bofur, pare che stia soffocando- aggiunsi subito dopo.
Il nano in questione, difatti, stava tossendo convulsamente, dopo che il fumo gli era andato di traverso alla mia apparizione.
- Harerin non cambiare discorso! Cosa ci fai tu qui?-
Tornai a guardare Thorin.
- Mi avete lasciata a casa da sola!!- esclamai piccata.
- Ti ho lasciata alle cure di Dís!- replicò lui.
- Ve ne siete andati senza neppure avvertirmi!-
- Perché dovevi restare sui monti Azzurri, e se ci avessi visti non lo avresti mai fatto!- esclamò furente Thorin, battendo il pugno sul tavolo; il boccale di birra che stava bevendo, cadde sul fianco, spargendo il suo liquido su tutta la superficie di noce. Sentii il padrone di casa emettere un basso lamento.
- Ma a quanto pare non è servito - aggiunse poi, con disappunto, il nano.
- Non è giusto e tu lo sai bene! Per quale motivo mi avete voluto escludere?- chiesi ai presenti con sguardo accusatorio.
- Perché è pericoloso-
Mi voltai verso il giovane principe castano che aveva parlato, e scossi la testa.
- Per fortuna… pensavo mi dicessi che ero troppo giovane Kee - dissi fissando esasperata lui e suo fratello; il quale sembrava essere d’accordo con il minore – per quale motivo allora, mi hai addestrata alle armi, se poi quando ho l’occasione di mettere in pratica ciò che ho imparato, mi lasci in disparte?- mi rivolsi nuovamente a Thorin, con le mani sui fianchi.
Lui chiuse gli occhi, passando su di essi l’indice e il pollice con fare stanco.
- Thorin ormai la ragazza è qui; inutile cacciarla, sarebbe capace di venirci dietro fino nelle Terre Selvagge.- disse Dwalin, nascondendo una nota divertita al suo amico.
Ne seguì un momento di silenzio, mentre tutti aspettavamo che Thorin si pronunciasse.
- E sia!- assentì alla fine, rassegnato e con un sospiro - Gandalf prosegui per piacere.- tornò a rivolgersi infine allo stregone.
Io feci un sorriso fugace e ringrazia l’Hobbit, che nel frattempo, era andato a recuperare un’ulteriore sedia, per farmi accomodare vicino a Bofur.
- La ringrazio signor…- esordii, rendendomi conto solo in quel momento, di non sapere il nome di chi mi stava ospitando.
- Baggins! Bilbo Baggins milady- mi venne lui in soccorso, facendo un leggero inchino e nello stesso tempo, gettando un’ennesima occhiata disperata alla sua cucina invasa.
- Bilbo, Hererin figlia di Harael al tuo servizio - mi presentai.
- Già, lo immaginavo...- disse sconsolato; dopodiché si voltò, porgendo a Gandalf una lampada schermata di rosso.
Lo stregone intanto, aveva tirato fuori una grossa pergamena, la quale, una volta aperta, si rivelò essere una mappa.
- Questa – disse indicandola – fu fatta da Thror, tuo nonno Thorin – spiegò, mentre i nani si protendevano per vedere meglio.
- Non mi sembra che ci sarà di molto aiuto- commentò il re osservandola scettico – Mi ricordo perfettamente la posizione della montagna e di ciò che ci sta attorno; così come la strada per arrivarci - aggiunse.
- Anche il drago segnato in rosso… ho come la sensazione, che riusciremmo a trovarlo anche da soli- ridacchiò Fili, il quale, ricevette un’occhiata non proprio amichevole da parte di Gandalf.
- Mithrandir cos’è quella runa vicino al fianco orientale della montagna?- domandai io, indicando il punto sulla carta con il dito indice.
- Oh siano ringraziati i Valar! Una giovane con spirito di osservazione!- esclamò lo stregone portando le braccia in alto.
- Ehi!- protestarono Kíli e Fili.
- Quella runa, assieme a quelle scritte a lato della mappa, indica un’entrata segreta; un passaggio che conduce alle sale inferiori- spiegò soddisfatto Gandalf.
- Ma sarà rimasta segreta?- domandò Balin – il drago potrebbe averla scoperta- fece notare.
Sorrisi al nano e al suo acume, Balin, invero, mi era molto caro.
Come Thorin era stato mio mentore nel combattimento, così Balin lo era stato nella cultura dei libri e della storia antica.
Persa nei miei ricordi, intanto, non mi ero accorta che Gandalf aveva ripreso a parlare.
- È troppo piccola – stava dicendo – inoltre, da quanto dice la mappa stessa, è stata sigillata in modo da apparire in tutto e per tutto parte del fianco della montagna; com’è di uso nella tradizione nanica- spiegò.
- Gandalf da ciò che stai dicendo, c’è una buona possibilità di riuscire ad entrare senza essere visti dal drago; dico bene?- chiese Kíli con gli occhi che brillavano all'idea.
- Sì, direi di sì- assentì il mago, bevendo un sorso di vino scuro dal suo bicchiere.
- E allora cosa stiamo aspettando??- esclamò Kili, battendo una manata sul tavolo.
- Calmati figliolo; anche trovassimo la porta, come facciamo ad entrarvi?- domandò Dwalin.
A quella obiezione, lo sguardo entusiasta di Kíli si affievolì.
- Giusta osservazione, e a proposito di modi per entrare, ho da darti questa Thorin -
Detto questo, lo stregone porse al nano una grande chiave di metallo brunito; vidi Thorin prenderla con grande sorpresa.
- Dove l’hai presa?- chiese, puntando il suo sguardo azzurro dalla chiave a Gandalf.
- Me la diede tuo padre, assieme alla mappa, l’ultima volta che lo vidi… Gli fu data da tuo nonno Thror, prima che morisse a Moria. Tuo padre, da ciò che ho capito, in seguito se ne andò a tentare la sorte con la mappa; ed ebbe un gran numero di avventure del tipo più spiacevole, ma non arrivò mai vicino alla Montagna- rispose il mago con tristezza.
- Dove lo hai visto?- esclamò allora Thorin, che da molto tempo aveva perso le tracce del padre.
- Beh... Come fosse arrivato lì non lo so, ma lo trovai prigioniero del Negromante. Cercai di salvarlo, ma era troppo tardi. Inebetito e brancolante, si era ormai dimenticato quasi di tutto, tranne che della mappa e della chiave – spiegò il grigio.
Vidi Thorin rimirare, con un velo di tristezza negli occhi, la chiave.
- Custodiscila con cura.- lo ammonì allora Gandalf.
Thorin annuì, facendola poi scomparire all’interno della sua veste.
- Emh Gandalf.. capisco il piano per entrare ad Erebor ma… per quale motivo avresti scelto il Signor Baggins?-
Gli sguardi di tutti, si spostarono da Bofur, che aveva posto la questione, a Bilbo, che a disagio, fece qualche passo indietro, per poi riscuotersi d’un colpo e fissare sbalordito Gandalf.
Spazio Autrice:
Per prima cosa, ringrazio chi è arrivato fin qui, perchè vuol dire che il prologo ha svolto alla perfezione la sua funzione!
La storia vera e propria è cominciata, il capitolo è breve, lo so, ma ho dovuto spezzarlo in due altrimenti sarebbe risultato eccessivo.
La mia intenzione, sarà quella di seguire il filone della trama cinematografica, accompagnandola e modificandola con parti tratte dal libro di Tolkien e ovviamente, parti aggiunte da me.
Spero con tutto il cuore che Harerin vi piaccia, si è creata nella mia mente a poco a poco, e spero di renderla al meglio; ma come si dice "ogni guaglione è bello a mamma sua", per cui potrò saperlo solo tramite voi.
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta