Plumbeo.

Incontri.

Corro, corro senza meta, ma corro.
Non posso vagare all’infinito però, decido di infilarmi nel bosco, non voglio essere trovata.
Piccole righe di sangue colano dalle mie guance, saranno stati i rami degli alberi in cui mi sono impigliata, credo.
Ansimo.
Mi fermo per riprendere fiato.
Lascio cadere la borsa.
-“Hey ,stai bene?”
Credevo di essere sola, mi sbagliavo.
Mi giro di scatto.  
-“Sì, sto bene.”
-“Ma.. sei la ragazza che ho quasi scaraventato per terra sul bus, prima. Come ti senti?”
Si ricorda di me, sul serio?
-“Davvero, sto bene.”
-”A dire il vero, mi sembri sconvolta e stai sanguinando.”
-“Non dovresti essere a scuola?”
-“Non mi andava molto.”
 Mi porge una mano.
 La afferro e mi rialzo.
Senza preavviso, tira fuori un fazzoletto di tessuto, lo adagia sulle mie guance e fa sparire il sangue.
Rimango interdetta per una ventina di secondi, poi mi sorride.
Ed io ricambio.
Poi mi ricordo di essere ancora orribile e quindi mi sistemo i capelli, cerco di ripulire il jeans alla meglio e tolgo alcune foglie secche dal maglione grigio che porto, grigio come i suoi occhi.
Dio quanto sono belli.
-“Cos’é successo?”
-“Sto bene.”
-“Questo l’hai già detto.”
Sorride, poi prende una sigaretta e la accende.
-“Non dovresti fumare, fa male, lo sai?”
-“E’ per questo motivo, che non te ne ho offerta una”
Sorride di nuovo.
Ho mai detto che anche il suo sorriso é bellissimo?
-“Oh che gentile, ma dovresti smettere, non credi?”
-“Come ti chiami?”
Oh, okay, potrei morire da un momento all’altro.
-“Julia e tu?”
-“Alan.”
Mi tende una mano, ed io ricambio il gesto, stringendogliela.
Quanto avrei voluto aggrapparmi a quel braccio e stringere il suo corpo caldo al mio.
-“Hai un bel sorriso Julia, lo sai?”
Ho lo stomaco in subbuglio, mi sento fragile.
 Oh no, io non sono fragile e non ho paura…credo.
Mi limito ad arrossire.
-“Quanti anni hai?”
-“Diciassette” sussurro, ma lui ha sentito, ne sono certa.
-“Sono un anno più grande di te. Come mai non sei entrata?”
-“Non mi sento molto bene..”
-“Allora mi hai mentito prima..lo sapevo.”
Sorride.
Il suo sorriso é devastante, é bellissimo.
Abbasso lo sguardo sulle foglie che sono cadute, dopo qualche secondo, sento cadere piccole gocce d’acqua.
-“Piove.”
Sussurra, sembra quasi stia parlando da solo.
Raccolgo la mia borsa.
-“Vai?”
-“Meglio che torni.”
-“Aspettami, ti accompagno.”
Prima di raggiungermi, fissa i suoi occhi al cielo, come d’abitudine.
Mi perdo nel suo sguardo ancora una volta, plumbeo come l’enorme distesa che ci sovrasta.