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Autore: 4R3S_perpispia    02/02/2014    2 recensioni
- Lo so. Ti credo. - dissi infine. Dovevo credergli. Era il mio migliore amico, il mio ragazzo, non potevo lasciare che la nostra storia finisse così. - Lo so che siete solo amici. Dovrei essere io a scusarmi. - dissi poi, ingoiando un rospo. Non era mia abitudine chiedere scusa, ma mi sembrava d'obbligo in quel momento.
All'improvviso due braccia forti mi avvolsero.
- Cosa fai? - chiesi stupita e confusa.
- Ti riscaldo. - aveva esclamato, un sorriso ebete stampato sul volto.
- Ma se fanno 30 gradi all'ombra. Siamo ad Agosto, Chris.
- Mh... - aveva mugugnato stringendomi più forte. - Sai che sei carina quando sei gelosa? - borbottò sorridendo.
Sentii il sangue fluirmi alle guance e mi sgridai mentalmente per la mia debolezza.
Restammo così per dei minuti. Minuti che io passai a non morire per combustione spontanea.
- Chris... - lo chiamai. In risposta lui mugugnò. - Potresti lasciarmi? Fa veramente caldo. - chiesi infine.
- Solo 5 secondi. - borbottò infine stringendomi a me. Mi circondò con le gambe e appoggiò la guancia sulla mia spalla.
Ero così imbarazzata che non riuscivo a muovere un muscolo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore: 4R3S_perpispia
Titolo storia: Ti riscaldo.
Rating: Verde
Pairing: Clarisse/Chris
Genere: Romantico - Fluff
Note Autore: Diana di legge all'inglese: Daiana.
 
Ti riscaldo.


Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. 
Una vocina continuava a ripetermi che mi sbagliavo. Avevo visto male. E che mentivo.
La scacciai. 
Come avevo potuto veder male? Lui era . Che la abbracciava, come se si conoscessero da anni. Cosa che forse era vera. 
Strinsi i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. Stavo camminando veloce, troppo veloce. Diretta chissà dove, forse nella foresta. 
Davanti agli occhi ancora mi appariva l'immagine di loro due abbracciati. Delle lingue di fuoco premevano dietro le mie pupille.  
Ma io non volevo piangere. Non dovevo piangere. 
Tirai un calcio alla prima cosa che trovai. Un masso. 
Mi faceva male il dito del piede, ma la rabbia era ancora più forte. In realtà, più che arrabbiata ero delusa. Forse da me stessa, perché non gli avevo fatto capire quanto lo volessi accanto a me, oppure delusa da lui, che mi aveva abbandonata subito. 
Infilai una mano in tasca e tirai fuori il piccolo pacchetto. Lo osservai con rabbia e avrei tanto voluto dare fuoco alla carta rossa per potermi abbuffare di cioccolatini. Ma mi limitai semplicemente a scagliarla lontana.  
Rimbalzò un paio di volte, poi il rumore scomparve. 
Avevo ancora gli occhi in fiamme e i pugni stretti. Avevo la gola secca e digrignavo i denti, nel tentativo di scacciare la rabbia. Inutile.  
Provai a fermarmi. Battei il piede furiosamente per terra e incrociai le braccia al petto, come se aspettassi qualcosa. Come se mi aspettassi che lui arrivasse in quel preciso istante. 
Non successe niente. Si sentì solo un fruscio in lontananza. 
Mi voltai e mi addentrai sempre di più nella foresta che pullulava di mostri.  
Non so cosa avessi in quel momento. Non pensavo. 
Qualcuno mi bloccò il polso. Con uno strattone cercai di liberarmi. 
- Ferma. - esordì una voce familiare alle mie spalle, stringendo la presa sul polso. 
- Lasciami. 
- No. Ferma. - disse di nuovo la voce. 
Mi voltai e lo guardai in faccia con l'espressione più arrabbiata che avevo. 
- Lasciami andare. Adesso. - ringhiai a denti stretti. Non sembrava affatto colpito o impaurito, ma fece ciò che dissi. 
Provai a fare qualche altro passo. 
- Ferma, Clarisse! - esclamò dopo, bloccandomi di nuovo. Gli lanciai un occhiataccia e lo strattonai via. 
- Lasciami in pace. - ringhiai, ignorandolo. 
- Ma qual'è il tuo problema? Si può sapere? - esclamò spazientito alzando le mani al cielo. 
- Niente. Lasciami semplicemente in pace. - risposi dura. 
- No che non ti lascio in pace. Sei la mia ragazza, diavolo. - esclamò di nuovo, aggrottando le sopracciglia. 
Ero sicuramente arrossita. Raramente diceva che ero la sua ragazza. 
Nessuno dei due parlò. Lui mi squadrava, in cerca di una spiegazione. Aspettando la mia risposta. Io cercavo di cacciare via il rossore sulle mie guance. 
- Allora, me lo vuoi dire cos'hai? - ruppe il silenzio. La sua voce un po' più morbida di prima. 
- Niente. Vattene dalla tua amichetta. - esclamai voltandomi. 
Non volevo guardarlo in faccia. Non dovevo guardarlo in faccia. Convinta che se lo avessi fatto mi sarei rammollita e non sarei riuscita ad arrabbiarmi con lui. 
- Amichetta? Diana è solo un amica. - disse lui avvicinandosi di un passo. 
- Sì, certo. - borbottai spostando lo sguardo sul terreno. 
- Davvero. Clarisse, lei è solo un amica. - ripetè.
- Non mentire! - esclamai. - Vi ho visti, sai? Eravate attaccati come due cozze. Ci mancava solo la musichetta e un bacio, poi sareste stati perfetti. - sbottai sentendo una mano stringermi lo stomaco. 
- Ma cosa stai dicendo Clarisse! - disse alzando la voce. - Diana era triste e aveva bisogno di conforto. Solo questo: una spalla su cui piangere. 
- Sì, come se non conoscessi le figlie di Afrodite. - mi voltai verso di lui guardandolo con occhi di fuoco. - Loro non vogliono che tu le consoli. Vogliono te! - dissi mentre l'ansia opprimente si faceva largo in me. 
E se mi avesse lasciato per un'altra? E' un bel ragazzo, potrebbero volerlo in tante.
E se se ne fosse andato via da me?
Improvvisamente mi pentii di averlo attaccato in quel modo.
- Non dire idiozie. - borbottò e lo vidi arrossire. 
Ero sicura che qualcosa dentro di me si era rotto. Come era possibile. Era arrossito quando gli avevo detto che loro volevano lui. Era troppo. 
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo. Poi mi sembrò di sentirlo ridere. 
- Aspetta. Non dirmi che tu sei gelosa di Diana. - disse divertito. Dalla sua voce percepivo che si tratteneva dal ridere. 
- Lo trovi così divertente? - chiesi arrabbiata, voltandomi verso di lui. 
- No. Scusa. - disse cercando di controllarsi. - Ma è davvero così... strano. - borbottò sorridendo divertito. 
- Cosa ci trovi di strano, eh? - sbottai.
Sembrò tornare di nuovo serio. 
- Niente. - disse infine. 
Mi voltai di spalle, di nuovo verso l'interno della foresta. 
- E ora, con permesso... - borbottai continuando a camminare. 
Sentivo distintamente i suoi passi dietro di me, che mi seguiva. Non sembrava arrancare o stufato. Camminava tre metri dietro la mia schiena, come se facesse una passeggiata. 
Mi voltai e lo osservai. - La smetti di seguirmi? - sbottai. 
- Non ti sto seguendo. - disse con la sua solita faccia da schiaffi. 
Mi voltai di nuovo e presi a correre. 
Dietro di me non sentivo più i suoi passi. Non sentivo più niente, se non il rumore sempre più forte dei mostri nella foresta. 
Mi sedetti ai piedi di un albero, portai le ginocchia al petto e ci appoggiai sopra la fronte. 
Non avevo la forza di piangere. E mi sembrava anche futile come cosa. 
- Ora me lo spieghi perché continui a scappare? - la sua voce mi prese di soppiatto. 
Sobbalzai e lo vidi sedersi vicino a me. 
- Niente. - ripetei per poi riportare la fronte sulle ginocchia. - Vattene. - dissi con la voce ovattata. 
Non si mosse di un millimetro. 
Passammo dei minuti in silenzio. Forse erano ore. Potevano essere anche giorni. E la mia rabbia sbolliva lentamente mentre il rimorso si faceva largo nel mio petto. 
- Scusa. - disse all'improvviso. 
Spostai appena lo sguardo. Stava osservando l'erba davanti a lui, sforzandosi di non guardarmi negli occhi. 
- Lo so. Non sono un bravo fidanzato e ti capisco se tu sei arrabbiata con me, sai. - disse dopo giocando col la stoffa dei suoi bermuda. - Ma te lo assicuro. Io e Diana siamo solo amici. Niente di più. 
Non sapevo cosa rispondere. Perché una parte di me sapeva che lui stava dicendo la verità e che erano solo amici, ma una vocina continuava a ripetermi di non fidarmi. 
- Lo so. Ti credo. - dissi infine. Dovevo credergli. Era il mio migliore amico, il mio ragazzo, non potevo lasciare che la nostra storia finisse così. - Lo so che siete solo amici. Dovrei essere io a scusarmi. - dissi poi, ingoiando un rospo. Non era mia abitudine chiedere scusa, ma mi sembrava d'obbligo in quel momento. 
All'improvviso due braccia forti mi avvolsero. 
- Cosa fai? - chiesi stupita e confusa. 
- Ti riscaldo. - aveva esclamato, un sorriso ebete stampato sul volto. 
- Ma se fanno 30 gradi all'ombra. Siamo ad Agosto, Chris. 
- Mh... - aveva mugugnato stringendomi più forte. - Sai che sei carina quando sei gelosa? - borbottò sorridendo. 
Sentii il sangue fluirmi alle guance e mi sgridai mentalmente per la mia debolezza. 
Restammo così per dei minuti. Minuti che io passai a non morire per combustione spontanea. 
- Chris... - lo chiamai. In risposta lui mugugnò. - Potresti lasciarmi? Fa veramente caldo. - chiesi infine. 
- Solo 5 secondi. - borbottò infine stringendomi a me. Mi circondò con le gambe e appoggiò la guancia sulla mia spalla. 
Ero così imbarazzata che non riuscivo a muovere un muscolo. 

Quando finalmente mi aveva lasciata andare mi aveva osservato in viso, cercando qualcosa che io non riuscivo a trovare. Poi aveva soffiato dal naso, trattenendo una risata. 
- Perché ridi? - chiesi accigliata. 
- Niente niente. - borbottò sistemandosi sul prato. - Sei carina quando sei imbronciata. - aveva borbottato dopo, spostando lo sguardo sul prato. Sorrideva imbarazzato. 
Arrossii, sperando che non riuscisse a vederlo. Era il secondo complimento che mi faceva in meno di dieci minuti.
Poi avevo sentito la sua mano sulla mia mascella. Mi aveva alzato appena il viso e i miei occhi avevano incontrato i suoi. Sentivo le sue labbra sulle mie. Morbide e calde, dolci. Il suo respiro sapeva di liquirizia ed era caldo ma piacevole.
Non so quanti minuti rimanemmo così, ma non mi sarei voluta staccare, mai.
Si allontanò di pochi centimetri e mi sorrise.
Gli feci un debole sorriso imbarazzato e abbassai lo sguardo. Quel sorriso idiota non se ne voleva proprio andare via dalla mia faccia.
- Ti avevo fatto dei cioccolatini per oggi. - la mia voce ridotta a un sussurro.
- Davvero? - chiese. Nella voce percepivo una punta di sorpresa. Annuii e lui rimase un attimo immerso in un silenzio teso. - Non importa. - aveva concluso.
Alzai lo sguardo e aggrottai le sopracciglia, poggiando i palmi delle mani sull'erba e avvicinandomi appena a lui.
- Ma ci avevo messo così tanto... - indugiai sulla parola e sentii le mie guance riscaldarsi appena. - ...impegno. - sussurrai. - E amore. - dissi a voce ancora più bassa, sperando in fondo che lui non la sentisse.
Lo guardai in faccia e vidi le sue guance tingersi di rosso. 
Si avvicinò di nuovo a me e sfiorò le mie labbra con le sue.
- Non importa. Finché ci sei te con me, va tutto bene. Non mi interessano i cioccolatini. - disse stringendomi in un abbraccio. E dalla sua bocca mi sembrò che uscisse una frase che suonava tanto come "tu sei già dolce". Me lo ero sicuramente immaginata.
Rimanemmo abbracciati per dei minuti. Non avevo nemmeno caldo a furia dei suoi abbracci.
- Buon San Valentino. - sussurrò lui contro il mio orecchio e il suo respiro mi accarezzò la pelle.
- Buon San Valentino, Chris. - dissi cercando di scacciare ancora quel sorriso idiota che non se ne voleva proprio andare.
  
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