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Autore: Harleen    12/06/2008    5 recensioni
Momenti di ordinaria follia.
Solo la stesura di una canzone, nella follia di una notte.
Genere: Generale, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Time is running out

Before you begin… No, non sono roba mia. Non è mai successa una cosa del genere ne’ mi diverto a spacciar per vere le mie povere elucubrazioni mentali.

…E, dico, davvero pensate che se ci guadagnassi qualcosa starei qua?

.

Time is running out

.

Sedersi di fronte ad una tastiera, di qualsiasi tipo essa sia, crea confusione in mente. Se sei di fronte ad un computer non sai come gestire lo spazio bianco di fronte a te, come se, qualora non ti affrettassi a riempirlo di scrittine e commenti stupidi per fare prove di font e colori, le icone potessero prendere vita e iniziare a picchiarti, insultarti, prenderti a sputi o – orrore! – compatirti per la tua inettitudine di base.

Sedersi di fronte ad un pianoforte poi è ancora più inquietante.

Tutti quei tasti, che in quel preciso istante di smarrimento ti sembrano quasi infiniti, ti ricordano un sorriso sdentato e minaccioso.

Allora cerchi accordi conosciuti, per rifugiarti in un mondo che conosci bene e dentro il quale ti sai muovere perfettamente. Inizi a suonare canzoni tristi, allegre, brani vecchi come il mondo o usciti da pochi giorni. Suoni senza alcuna partitura, semplicemente perché ti piace sentire le note che accarezzano il tuo orecchio ancora, adesso come quando ti eri seduto la prima volta su quello sgabello, incapace di capire la differenza tra un do maggiore ed un re diesis.

E ti senti stranamente a casa, in quel frastuono composto da valzer, marcette e strani risultati di fusioni tra canzoni pop e musica classica. Hai come il timore di aver mischiato l’incipit de “Le nozze di Figaro” con “No one” di Alica Keys, e senti quasi distintamente Mozart che ti manda maledizioni in tedesco.

Ma stranamente fai a non preoccupartene.

Ti piace, quel frastuono.

Ti fa sentire a casa.

Quando poi dovresti comporre qualcosa, il baccano aumenta esponenzialmente.

Perché allora nemmeno ti sforzi a cercare nella memoria qualche brano da suonicchiare. No. Ti limiti a sbattere molto violentemente le mani sulla tastiera, godendoti le migliaia di note sgraziate che scaturiscono da un simile atto di deliberata follia.

E di norma un simile attentato alle coronarie lo attui in piena notte.

Senza silenziatore ne’ le cuffie.

No.

Il pianoforte a coda piazzato gloriosamente nel salotto, aperto per far tremare ogni parente nel giro di un isolato di distanza.

E ti ami, in quei momenti.

Perché non dovresti, poi?

.

- BELLS! –

Sobbalzi, e ghigni, le dita ancora appiccicate ai tasti che vibrano, quasi divertiti anche loro della malefatta appena compiuta. Incassi la testa nelle spalle, incapace di voltare la testolina verso il demonio che ha appena fatto irruzione in sala, sbattendo i piedi nudi sulle mattonelle gelide come se dovesse camminare sulla tua carcassa morente ad ogni passo.

- Mh-hm? –

Chiedi con un’aria angelica che – Dio – ti fa sentire uno schifo nei tuoi confronti di titaniche dimensioni. Sei un bastardo, a volte.

E lo sai solo tu.

Di norma passi per un povero mentecatto incapace di discernere il buono dal cattivo.

- MALEDETTO RITARDATO! TI PAION COSE DA FARSI NEL CUORE DELLA NOTTE?! –

Decidi di voltarti, osservando con sguardo vacuo l’uomo di fronte a te.

- Che genere di cose? –

La corda può ancora essere tirata.

- QUESTE! –

Sbraita, indicando con la mano aperta e con una mossa isterica il pianoforte e – lo cogli nell’aria – “il cretino che ci sta seduto di fronte”.

- Ma queste cosa? –

Ma sì, in ultima analisi la già citata corda può decisamente sopportare altri giri di vite.

- QUESTE… FOLLIE! TI PARE NORMALE STUPRARE UNO STRUMENTO COME UN PIANOFORTE ALLE QUATTRO DEL MATTINO?! –

- Stuprare? –

Sbatte le ciglia con fare da principessina spaesata, confusa e terrorizzata dallo stregone cattivo che le sta urlando addosso da diversi minuti.

Lo stregone capisce. Ti capisce.

Lo sa fare fin troppo bene.

Si limita a sospirare.

- …Ok, so che per te questo potrebbe essere l’incipit di uno dei tuoi raccapriccianti pezzi. Sono io che ho standard troppo alti in campo musicale, sai, follie come l’armonia ed un susseguirsi logico e coerente di note. E’ chiederti troppo, lo so. Ma, per favore, potresti evitarmi simili colpi a tradimento mentre dormo? Potresti magari rinviare a domani la composizione del coronamento di una vita dedita all’omicidio della melodia e andare a dormire? –

Apri bocca per rispondere.

…No, non è vero. Apri bocca solo per far credere al tuo interlocutore che vorresti rispondere, così da dargli modo di infilare la stoccata decisiva.

- …O, quantomeno, dedicarti ad attività silenziose? Non chiedo tanto. Leggiti un libro, fatti un solitario a carte, cucinati qualcosa o impiccati. Fa’ quel che ti pare, ma lasciami dormire. –

Ti volta le spalle, abbandonandoti in una pozza di dolore, orgoglio ferito ed incredibile nervoso.

Lo vorresti strangolare, ma sai che dopo un po’ ne sentiresti la mancanza.

Vorresti potergli spaccare il nasino a capocciate, ma sai che ti dispiacerebbe sentire i suoi uggiolii di dolore e raccapriccio nell’osservare il suo bel visino sfigurato da tanta violenza.

Allora scuoti la testa, accarezzi i tasti del tuo strumento e ti dirigi a letto anche tu, con una vaghissima idea che ti frulla per la testa.

- Bells. –

Ti chiama lui con la voce già leggermente impastata dal sonno.

- Lo sai che non ti castro solo perché dopo non avrei veramente più alcun motivo per sopportarti? –

- Mh-hm. –

Sorridi, nel buio. E senti anche il suo sorriso.

Siete dipendenti l’uno dall’altro, e lo sai.

E nonostante tutto, pur sapendolo, o forse proprio perché lo sai, sei euforico.

- Brian? –

- Mh? –

- Mi porterai alla tomba tu, lo sai? –

- …Chiariamo il concetto. Se continui con queste alzate d’ingegno mi ci spingerai tu per primo. Ed allora io ti porterò con me, sì. Su questo puoi giurarci. –

Non rispondi. Ti limiti ad abbracciarlo da sopra le coperte, perché ti piace sentire il suo corpo tiepido reso soffice dal piumone.

E ti limiti a nascondere il viso nell’incavo del suo collo, sospirando.

- Dormi, dai. Tutto ‘sto tempo impiegato a maledirmi non lo recuperi, domani mattina. –

.

.

.

…Oddio. L’ho fatto davvero? Ho davvero insozzato il bandom con i miei lavori?

Oddio. XD

*corre a nascondersi*

Non odiatemi, donneh, è solo che amo quei due. <3 Brian è tato ed è anche sesso che cammina, quando bisbiglia in francese ed ansima sul microfono (oh, Nancy boy!) <33 e Matt è tatissimo <3 e io lo amo per questo <3

.

Questa fic ha qualche dedica in più del solito:

1- A Will, perché mi pungola quando ne ho bisogno e mi sorregge quando sono troppo stanca (emotivamente e fisicamente parlando);

2- Ancora a Will, perché senza i suoi ciddì non avrei trovato qualcosa che mi spingesse ad aprire Word con un po’ più di convinzione del solito;

3- Al mio programmino di Word, perché effettivamente il panico da pagina bianca me lo faccio passare imbrattando il foglio con scritte colorate e criptiche tipo “fuffah!” o “uiiih! o/”;

4- A Giuliah, perché ha betato il betabile e mi ha dato una gonfiatina all’ego, che era in via di sgonfiaggio <3;

5- A me, perché qualsiasi cosa mi bloccasse sembra che stia passando. O che, almeno, sia riuscita a prenderlo a calci per questa serata;

6- Ai signori Molko e Bellamy, perché li amo;

E infine a chiunque legga e voglia farmi sapere cosa ne pensa.

.

Commenti sempre graditi, of course.

.

Devotamente Vostra,

Christine Black

   
 
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