Before you begin… No, non sono roba mia.
Non è mai successa una cosa del genere ne’ mi diverto a spacciar per vere le mie
povere elucubrazioni mentali.
…E,
dico, davvero pensate che se ci guadagnassi qualcosa starei qua?
.
Time is running
out
.
Sedersi di
fronte ad una tastiera, di qualsiasi tipo essa sia, crea confusione in mente.
Se sei di fronte ad un computer non sai come gestire lo spazio bianco di fronte
a te, come se, qualora non ti affrettassi a riempirlo di scrittine e commenti
stupidi per fare prove di font e colori, le icone potessero prendere vita e
iniziare a picchiarti, insultarti, prenderti a sputi o – orrore! – compatirti
per la tua inettitudine di base.
Sedersi di
fronte ad un pianoforte poi è ancora più inquietante.
Tutti quei
tasti, che in quel preciso istante di smarrimento ti sembrano quasi infiniti, ti
ricordano un sorriso sdentato e minaccioso.
Allora
cerchi accordi conosciuti, per rifugiarti in un mondo che conosci bene e dentro
il quale ti sai muovere perfettamente. Inizi a suonare canzoni tristi, allegre,
brani vecchi come il mondo o usciti da pochi giorni. Suoni senza alcuna
partitura, semplicemente perché ti piace sentire le note che accarezzano il tuo
orecchio ancora, adesso come quando ti eri seduto la prima volta su quello
sgabello, incapace di capire la differenza tra un do maggiore ed un re diesis.
E ti senti
stranamente a casa, in quel frastuono composto da valzer, marcette e strani
risultati di fusioni tra canzoni pop e musica classica. Hai come il timore di
aver mischiato l’incipit de “Le nozze di Figaro” con “No one” di Alica Keys, e
senti quasi distintamente Mozart che ti manda maledizioni in tedesco.
Ma
stranamente fai a non preoccupartene.
Ti piace,
quel frastuono.
Ti fa
sentire a casa.
Quando poi
dovresti comporre qualcosa, il baccano aumenta esponenzialmente.
Perché
allora nemmeno ti sforzi a cercare nella memoria qualche brano da suonicchiare.
No. Ti limiti a sbattere molto violentemente le mani sulla tastiera, godendoti
le migliaia di note sgraziate che scaturiscono da un simile atto di deliberata
follia.
E di norma
un simile attentato alle coronarie lo attui in piena notte.
Senza
silenziatore ne’ le cuffie.
No.
Il
pianoforte a coda piazzato gloriosamente nel salotto, aperto per far tremare
ogni parente nel giro di un isolato di distanza.
E ti ami,
in quei momenti.
Perché non
dovresti, poi?
.
- BELLS! –
Sobbalzi,
e ghigni, le dita ancora appiccicate ai tasti che vibrano, quasi divertiti
anche loro della malefatta appena compiuta. Incassi la testa nelle spalle,
incapace di voltare la testolina verso il demonio che ha appena fatto irruzione
in sala, sbattendo i piedi nudi sulle mattonelle gelide come se dovesse
camminare sulla tua carcassa morente ad ogni passo.
- Mh-hm? –
Chiedi con
un’aria angelica che – Dio – ti fa sentire uno schifo nei tuoi confronti di
titaniche dimensioni. Sei un bastardo, a volte.
E lo sai
solo tu.
Di norma
passi per un povero mentecatto incapace di discernere il buono dal cattivo.
-
MALEDETTO RITARDATO! TI PAION COSE DA FARSI NEL CUORE DELLA NOTTE?! –
Decidi di
voltarti, osservando con sguardo vacuo l’uomo di fronte a te.
- Che
genere di cose? –
La corda
può ancora essere tirata.
- QUESTE!
–
Sbraita,
indicando con la mano aperta e con una mossa isterica il pianoforte e – lo
cogli nell’aria – “il cretino che ci sta seduto di fronte”.
- Ma
queste cosa? –
Ma sì, in
ultima analisi la già citata corda può decisamente sopportare altri giri di
vite.
- QUESTE…
FOLLIE! TI PARE NORMALE STUPRARE UNO STRUMENTO COME UN PIANOFORTE ALLE QUATTRO
DEL MATTINO?! –
-
Stuprare? –
Sbatte le
ciglia con fare da principessina spaesata, confusa e terrorizzata dallo
stregone cattivo che le sta urlando addosso da diversi minuti.
Lo
stregone capisce. Ti capisce.
Lo sa fare
fin troppo bene.
Si limita
a sospirare.
- …Ok, so
che per te questo potrebbe essere l’incipit di uno dei tuoi raccapriccianti
pezzi. Sono io che ho standard troppo alti in campo musicale, sai, follie come
l’armonia ed un susseguirsi logico e coerente di note. E’ chiederti troppo, lo
so. Ma, per favore, potresti evitarmi
simili colpi a tradimento mentre dormo? Potresti magari rinviare a domani la
composizione del coronamento di una vita dedita all’omicidio della melodia e
andare a dormire? –
Apri bocca
per rispondere.
…No, non è
vero. Apri bocca solo per far credere al tuo interlocutore che vorresti
rispondere, così da dargli modo di infilare la stoccata decisiva.
- …O,
quantomeno, dedicarti ad attività silenziose? Non chiedo tanto. Leggiti un
libro, fatti un solitario a carte, cucinati qualcosa o impiccati. Fa’ quel che
ti pare, ma lasciami dormire. –
Ti volta
le spalle, abbandonandoti in una pozza di dolore, orgoglio ferito ed
incredibile nervoso.
Lo
vorresti strangolare, ma sai che dopo un po’ ne sentiresti la mancanza.
Vorresti
potergli spaccare il nasino a capocciate, ma sai che ti dispiacerebbe sentire i
suoi uggiolii di dolore e raccapriccio nell’osservare il suo bel visino
sfigurato da tanta violenza.
Allora
scuoti la testa, accarezzi i tasti del tuo strumento e ti dirigi a letto anche
tu, con una vaghissima idea che ti frulla per la testa.
- Bells. –
Ti chiama
lui con la voce già leggermente impastata dal sonno.
- Lo sai
che non ti castro solo perché dopo non avrei veramente più alcun motivo per
sopportarti? –
- Mh-hm. –
Sorridi,
nel buio. E senti anche il suo sorriso.
Siete
dipendenti l’uno dall’altro, e lo sai.
E
nonostante tutto, pur sapendolo, o forse proprio perché lo sai, sei euforico.
- Brian? –
- Mh? –
- Mi
porterai alla tomba tu, lo sai? –
-
…Chiariamo il concetto. Se continui con queste alzate d’ingegno mi ci spingerai
tu per primo. Ed allora io ti porterò con me, sì. Su questo puoi giurarci. –
Non
rispondi. Ti limiti ad abbracciarlo da sopra le coperte, perché ti piace
sentire il suo corpo tiepido reso soffice dal piumone.
E ti
limiti a nascondere il viso nell’incavo del suo collo, sospirando.
- Dormi,
dai. Tutto ‘sto tempo impiegato a maledirmi non lo recuperi, domani mattina. –
.
.
.
…Oddio.
L’ho fatto davvero? Ho davvero insozzato il bandom con i miei lavori?
Oddio.
XD
*corre
a nascondersi*
Non
odiatemi, donneh, è solo che amo quei due. <3 Brian è tato ed è anche sesso
che cammina, quando bisbiglia in francese ed ansima sul microfono (oh, Nancy
boy!) <33 e Matt è tatissimo <3 e io lo amo per questo <3
.
Questa
fic ha qualche dedica in più del solito:
1-
A Will, perché mi pungola quando ne ho bisogno e mi sorregge quando sono troppo
stanca (emotivamente e fisicamente parlando);
2-
Ancora a Will, perché senza i suoi ciddì non avrei trovato qualcosa che mi
spingesse ad aprire Word con un po’ più di convinzione del solito;
3-
Al mio programmino di Word, perché effettivamente il panico da pagina bianca me
lo faccio passare imbrattando il foglio con scritte colorate e criptiche tipo “fuffah!”
o “uiiih! o/”;
4-
A Giuliah, perché ha betato il betabile e mi ha dato una gonfiatina all’ego,
che era in via di sgonfiaggio <3;
5-
A me, perché qualsiasi cosa mi bloccasse sembra che stia passando. O che,
almeno, sia riuscita a prenderlo a calci per questa serata;
6-
Ai signori Molko e Bellamy, perché li amo;
E
infine a chiunque legga e voglia farmi sapere cosa ne pensa.
.
Commenti
sempre graditi, of course.
.
Devotamente
Vostra,
Christine
Black