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Autore: mastersilver88    12/06/2008    0 recensioni
Accademia di belle arti: una ragazza del primo anno desidera il suo primo bacio, ma sarà come nei suoi sogni?..I personaggi e i luoghi sono inventati, riferimenti a persone e luoghi esistenti sono puramente casuali. E' La mia prima storia romantica,una sfida con me stessa. Spero vi piaccia, commentate pure!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo bacio "..Un'altra mattina, un nuovo giorno.
Alzarsi da soli, con un triste e squallido cellulare al posto della sveglia è il segnale che qualcosa non va. Cosa c'è di più salutare di una sveglia, che con la sua melodia riempie il momento di rottura dal sonno al mattino? Forse solo un sonno nel posto giusto, con la persona giusta nel momento migliore in cui poteva succedere.
Ma i sogni sono tutto ciò che è più lontano da quello che ci aspettiamo dalla vita. A volte, per scherzo del destino, si avverano. Ma non bisogna gioire di questo, lo scherzo ci farà versare, prima o poi, lacrime amare.
E' come la pittura, qualcosa che sfugge alla comprensione dell'uomo, ma che è regolato da leggi precise. Sentimenti ed espressioni si fondono a dare coscienza al proprio io, quando siamo noi stessi a coprirlo di fronte alle urgenze dell'ordine costituito. Un'esplosione di vita, dove amore e morte danzano insieme, a dare senso ad ogni esistenza umana."

Iris chiuse il libro, finendo la performance nell'aula di pittura. Nessuno l'aveva ascoltata mentre leggeva un brano di sua composizione, tutti così intenti ad avere il loro 18 all'esame presentando dei lavori fatti "perché bisogna farli", ma come sempre solo due erano le eccezioni.
Elia non le aveva staccato gli occhi di dosso. Adorava gli scritti della sua compagna di corso, e il modo con cui li leggeva : ogni parola vibrava nell'aria, e la colorava di sensazioni diverse, toccando ogni volta emozioni diverse. Gli dispiaceva che nessun altro capisse o apprezzasse gli sforzi dell'amica, ma sapeva che il loro era un menefreghismo dettato dalla fretta.
Il professore guardava Iris, delusa dai suoi compagni, gli dispiacque che nessuno avesse apprezzato l'interpretazione dell'allieva, e una parte di sé sperava che questo la avvicinasse al corso che lui deteneva. Ogni volta che vedeva un suo lavoro, ripeteva fino all'infinito quante potenzialità avrebbe potuto far emergere da quel fiore acerbo.
Questo ad Iris dava fastidio: lei accettava, e con molta gioia, che i lavori andassero bene, ma la scelta doveva essere solamente sua. Non era il tipo da abbattersi in caso di sconfitte, ma questa volta il boccone le era sembrato più amaro del solito.
Forse è per questo motivo che per tutto il giorno non fece altro che dipingere lo stesso punto della tela. I suoi pensieri vagavano delusi alla ricerca di una risposta che le risollevasse il morale, ma tutto sembrava inutile. Nemmeno Sabrina, la sua migliore amica, era riuscita a strapparle un sorriso. Preoccupata, la ragazza cercò di convincere Elia a starle accanto, e il ragazzo accettò volentieri.
Da molto tempo era innamorato della sua compagna di corso, ma per ora tra i due c'era solo un po' di dialogo, e questa gli sembrava l'occasione giusta per far luce sui suoi sentimenti ed eventualmente dichiararsi a lei.
Dovette ammettere di non averla mai vista così demoralizzata, e privata della sua vivacità sembrava un'altra ragazza. Elia cercò di tirarla fuori dalla sua apatia offrendole un tè alle macchinette.
- No,grazie. Non mi sento di bere nulla..-
- Dai, vedrai che la prossima volta andrà meglio..-
Iris lo fulminò con lo sguardo. Non si era mai sentita così incompresa, e quello era il tipo di frase che non sopportava di sentirsi dire.
- Quante volte l'hai già detto? Finora ad ogni lezione, e certamente dire così anche solo una volta alla settimana non è una cosa incoraggiante!!-
Il ragazzo si sentì uno stupido. Non era un buon modo per iniziare una discussione, ma di sicuro lei non lo stava trattando bene.
- Scusa, volevo solo tirarti su di morale.-
- Non lo dubito, ma non sono dell'umore giusto. Mi sembra di perdere tempo e non concludere mai nulla. Non so che fare.-
Una voce dietro loro si aggiunse al discorso.
- Se vuole le posso consigliare di continuare il dipinto.-
Era il professore Neri, stava facendo un giro d'ispezione tra i ragazzi. I suoi occhi mettevano a disagio Iris, sembrava leggerle nella testa ogni volta che voleva.
- Il risultato non è male, è sentito, ma anche forzato. Forse oggi non è la giornata più adatta per dipingere, o sbaglio?-
La ragazza non riuscì a sostenere il suo sguardo, come sempre. Il prof aveva sempre il sorriso e la frase giusta per ogni occasione, con cui avrebbe sollevato il morale a chiunque,.
Poche volte gli studenti si rendevano conto dell'età del loro mentore, i suoi 50 anni a volte sembravano 40, altre ancora 100. Durante i consigli accademici si sentiva un vegliardo, per l'amore con cui difendeva la "sua" accademia, e chissà quando ci avrebbe rinunciato. Ma in mezzo agli allievi diventava senza età, giovane e affascinante quanto maturo e carismatico.
Iris lo invidiava.
Invidiava la sua sicurezza, la decisione che metteva in ogni cosa, anche la spregiudicatezza di molte sue azioni.
Lei era indecisa, a volte fragile, detestava il suo aspetto e desiderava ricevere il suo primo bacio da Elia.
In fondo quel ragazzo le era sempre piaciuto, fin da quando frequentavano l'Istituto d'Arte.
Peccato che negli ultimi tempi lui fosse cambiato: si era intimidito, faceva sempre più fatica a legare con i compagni di corso, e l'accondiscendenza che lo accompagnava risultava ad Iris insopportabile.
Quando si svegliò dai suoi pensieri, si accorse che in aula erano rimasti solo loro due. Gli altri erano usciti per pranzare.
Prese dalla sua borsa un panino, ed iniziò ad addentarlo.
Elia prese fiato, e,rosso in volto, le parlò.
- Tu mi piaci.-
Il boccone le rimase in gola per la sorpresa.
Lo guardò, dubbiosa, e ammirando il panino gli rispose: -Perché? Cosa ci trovi in me?-
Il ragazzo incassò male la domanda.
- Che dici? Mi piaci perché..sei simpatica, scrivi testi stupendi, sei brava in ogni cosa che fai. Sei la ragazza più bella che io conosca.-
Questa frase la fece arrossire. Lasciò la scusa del panino, e volle vedere Elia.
Davanti a lei stava un ragazzo dolce, affettuoso, carino. Ma non era ciò che voleva.
- Elia, tu mi piacevi...-
Silenzio nell'aula. Il ragazzo aveva appena smesso di respirare.
- E mi piaci tuttora, ma ora è diverso.-
- Non ti capisco. Mi stai dicendo di si o di no?-
- Non lo so, non so cosa dire..-
Era in crisi, non sapeva che fare. Non era forse quello che aveva sempre sognato? Tante volte si era immaginata Elia che le si dichiarava, con il suo più bel sorriso e gli occhi felici, ma ora nulla di tutto questo le stava accadendo. Elia sembrava un pulcino spaurito, e lei non era da meno.
- Io non credo che debba essere così!!!-
Il ragazzo le si avvicinò, e con dolcezza le prese le mani.
- Non so cosa tu stia dicendo, ma ti prego, vuoi essere la mia ragazza?-
Due lacrime scesero sul volto della ragazza.
- ..No, non sono sicura..-
Elia la strinse a sé. Non era mai stato così vicino a una ragazza, era emozionato, e le lacrime rendevano Iris più bella ai suoi occhi.
- Posso darti un bacio?-
Lei lo cacciò lontano. Forse non aveva sentito quello che lei aveva detto.
- No, non voglio. Non credo che sia ciò di cui ho bisogno.-
Deluso, il ragazzo prese le sue cose, e le mise rumorosamente nella borsa.
Prima di uscire si voltò verso la compagna di classe: - Posso sapere il motivo del tuo no?-
- Desideravo l'Elia di una volta, ma quell'Elia non esiste più.-
Lui uscì dalla porta, e lei rimase sola.
Le lacrime sfocavano tutta l'aula. Si sentiva circondata dall'acqua e dal freddo. Davanti aveva ancora la tela, sporcata solo nell'angolo in basso.
Prese il pennello, ed iniziò a dipingere.
Ogni gesto era una domanda a cui il colore rispondeva. Non c'erano dubbi, ma solo fatti. Non c'erano lacrime, ma convinzione. Le ultime che versò si mischiarono con i colori, a tingere un momento da lasciarsi alle spalle.
Finita la tela, si sentì un po' meglio.
Sentì la porta aprirsi alle spalle, vide il professore entrare, il quale fu sorpreso di vederla ancora lì.
- Non va alla lezione pomeridiana, dai suoi compagni?-
Mosse solo la testa, in un cenno di diniego. Si sentiva gli occhi rossi e gonfi, e non aveva voglia di parlare.
Neri le fece un cenno, e lei lo seguì verso la sua scrivania, in compagnia della tela.
Ancora prima di sedersi gliela porse. Voleva che fosse il dipinto a parlare al suo posto.
- E' ancora fresco...- socchiuse gli occhi, pensieroso,-..cosa l'ha ispirata, se posso saperlo?-
Iris parlò, la voce quasi normale:- Una delusione.-
- Ah, capisco.-, laconico e preciso nella risposta. - E questo la disturba?-
- Ma certo che si!!! A lei non darebbe fastidio se la persona di cui era innamorato si dichiarasse quando non si prova più nulla per essa?-
Si bloccò tardi, imbarazzata tentò di giustificarsi - Scusi, non volevo, è che sono successe un po' di cose..-
- Credo quindi che saprebbe spiegare perché il suo amico Milani Elia si sia avventato contro una panca e la porta del bagno, o sbaglio?-.
Iris impallidì, non fece in tempo a dire - E' colpa mia..-, che altre lacrime si fecero strada.
Il professore le porse un fazzoletto di carta, immediatamente immolato e consumato.
- Non mi interessa sapere cosa è successo, ma piuttosto le vorrei parlare della sua performance di stamattina.-
Di male in peggio. Ora aveva un altro motivo per essere arrabbiata con sé stessa.
- Lo so, é stata una cosa orribile. Credo che questa sia stata l'ultima performance dell'anno.-
Neri la guardò dispiaciuto. Iris si sentì in colpa, non voleva deludere anche lui.
- Se vuole posso farne altre..o concludere adesso. Anzi, se vuole le dedico il mio ultimo pezzo.-
Era curioso, lo vedeva. Quando gli si accendevano gli occhi azzurri, era segno che il suo interesse veniva stuzzicato.
- Se vuole, io ho tutto il tempo che desidera.-
Lei sorrise, e si mise in piedi appoggiata alla scrivania.
" La dolce pioggia scende sulla terra, ogni goccia è una nota che rischiara le nubi. Nel camposanto la pioggia canta la canzone dell'eterno ritorno, pur sapendo che nessuno più l'ascolterà.
In un angolo coperto, dove il salice piange nel fiume, un uomo e una donna aspettano il sereno.  Accanto alle memorie di chi non tornerà, respirano le loro presenze, felici della fresca solitudine. Per la prima volta lui la vede per come è, madre donna e fiamma.."
, il professore si alzò dalla sedia, e si avvicinò ad Iris. Mentre lei narra, la osserva mentre tinge di sé lo spazio, lo plasma
"..e lei capisce com'è veramente lui, padre uomo e vita. Il silenzio fa spazio a una nuova canzone, d'amore e scoperta. Abbraccio d'amore tra i muti osservatori, la pioggia li rivela, sveste da ogni falsità o inganno, e attrae l'impensabile, rendendo realtà il sogno.."
, le si avvicinò, e la strinse a sé. Sembrava di essere immersi in un sogno, dove le differenze tra loro si annullarono,
".., cacciando il dio ragione. Che cosa importa chi siamo, se ci impedisce di essere noi stessi? La pioggia ci ha unito, legando ogni nostro respiro, ogni nostra apparenza, rendendoci l'una dell'altro, ignorando, forse, che ciò che abbiamo vissuto non era ciò che desideravamo.".
Le sue mani sfiorarono il volto della ragazza. Studiarono gli zigomi, la dolcezza delle guance, la bellezza del naso, la pienezza delle labbra. Incantato dalle parole che pronunciava, osservò affascinato la danza della sua bocca, sinuosa e ancora candida.
Il silenzio di Iris lo spinse a stringerla ancora a sé, fino a unirli, sentendo i loro respiri, i battiti dei due cuori, e con una dolce lentezza, la baciò.
Ancora più lentamente lui si allontanò, di poco, da lei.
Le sue labbra, dischiuse, lo invitarono, si sentì come avesse la febbre, il suo corpo bruciava e chiedeva ancora di stare unito a lei. Iris lo invitò, sarebbe bastata una sola parola e lui sarebbe venuto, ma si accontentò di baciarlo a sua volta.
L'incantesimo tra loro finì. La freddezza della realtà li richiamò alle loro rispettive parti, ma prima di separarsi, fuori dall'aula, si confrontarono.
- Spero di non averla forzata..o di averla offesa. Il brano era, devo ammetterlo, coinvolgente.-
Sul volto di Neri un lieve rossore accompagnò il brillare dei suoi occhi. Per la prima volta era lui che non riusciva a guardare negli occhi lei.
- Professore, non si preoccupi, non ho motivo alcuno per denunciarla. Anzi..- gli si avvicinò, tanto da poter sentire ancora il suo profumo, che le piacque tantissimo-..la devo ringraziare.-
Imbarazzato, si scostò di poco da lei :- Di cosa? Io non ho fatto nulla di speciale..anzi, sono stato un irresponsabile. Le chiedo scusa, Iris.-
Si esibì in un lieve inchino , e attese la risposta dell'allieva.
- Questo era il mio primo bacio. La ringrazio di averlo reso indimenticabile.-
Il sorriso della ragazza lo rasserenò, anche se per poco.
- E a sua moglie che dirà?-
Neri alzò le spalle, - Non deve per forza venire a sapere di questo incidente..- la guardò, e vedendola rabbuiarsi, si costrinse ad accompagnarla fino a casa.
- Se fosse stato un incidente non ti avrei baciato così. Lo sai, che sono in una brutta situazione? A 50 anni, con moglie e un figlio dovrei pensare ad altro. Ho sbagliato, ma non mi pento di ciò che ho fatto.-
A lei non importava se fosse stato un caso o no, per così poco non si sarebbe fatta troppi problemi: Elia era ormai il passato, e ora Iris desiderava mettersi in gioco. Lo stesso fece Neri, che decise di appoggiare Iris nelle sue performance, cercando di far fiorire il più possibile la sua dolce allieva.
  
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