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Autore: Ginny_Anastasia    02/02/2014    3 recensioni
Mi raggomitolai sulla panchina,senza realmente capire cosa stessi facendo. Chiusi gli occhi e cercai di respirare normalmente, inutile.
Strinsi i denti e mi accorsi di tremare convulsivamente.
-Serve aiuto?- Chiese una voce.
Riaprii gli occhi senza però riuscire a vedere realmente.
-Stai bene?- ripeté la voce.
Scossi la testa e richiusi gli occhi.
-Che succede?- Un’altra voce questa volta più lontana,poi mi sentii sollevare.
Riaprii gli occhi e quello che vidi fu una maglietta nera.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutte! Forse alcune di voi mi conoscono già come “scrittrice” di Questione di punti di vista, per coloro che non mi conoscono sono Ginny_Anastasia, appassionata di Harry Potter , ma follemente innamorata dei Tokio Hotel dal 2007.

Finalmente ho deciso di pubblicare qualcosa su di loro, sperando di non “ammazzarli” a causa delle mie descrizioni e dei caratteri che gli ho attribuito.

Purtroppo i personaggi non mi appartengono, perciò la storia narrata ha solo il fine di divertire. Per quanto riguarda il personaggio originale (Sofia Genovese), mi appartiene e mi piacerebbe che rimanesse così.

Voglio ringraziare ancora Aliens , che ha realizzato questo splendido banner, ha davvero talento.

PS: Non ho dei giorni fissi per l’aggiornamento,anche perché questo è un periodo di cambiamento nella mia vita.. quindi non rispetterei i patti (come è accaduto con l’altra storia che spero di aggiornare entro la fine della settimana!).

 

Grazie ancora per l’attenzione, spero di non avervi annoiato, ecco a voi la storia.. Ah un’ultima cosa! Le recensioni sono ben accette sempre e comunque!

Ora buona lettura!

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Un sogno per rinascere

 

 

 

 

I’m standing in the pain
that’s smothering me.
It’s more becoming
My own brother.

   Attention (Tokio Hotel)

 

 

Una volta scesa velocemente dall’aereo raggiunsi velocemente il check-out con la mia borsa da viaggio beige.

Incominciai a tirar fuori i documenti e la mia carta d’identità, quando il cellulare prese a squillare, il mio cuore perse un battito e lo estrassi velocemente dalle tasche dei jeans.

Lessi il display: Susan Smith  

Presi un gran respiro facendo appello a tutte le mie conoscenze di inglese ..

-Pronto?-

-Parlo con Sofia Genovese? Sono Hilary Smith-

-Ciao Hilary- Salutai mettendomi in coda per prendere la valigia –Sei già qui in aeroporto?-

Sentì la donna sospirare .

-Hilary?-

-Ascolta Sofia.. a mia madre è stato diagnosticato un tumore.. ho cercato di chiamarti, ma non rispondevi..-

-Ero in volo-Sussurrai con il cuore a mille.

-Sì ecco, non posso ospitarti per adesso .. sai essendo figlia unica devo fare avanti e indietro dall’ospedale.. controllare mia madre e come va la terapia-

-Certo lo capisco- Soffiai al cellulare

-Mi dispiace cara.. non sai quanto, se vuoi chiedo a qualcuno se può ospitarti per un po’, fino a quando mia madre non starà meglio..o..-

-Tranquilla Hilary, troverò una sistemazione, tu pensa alla tua famiglia e a tua madre- Tentai di sorridere, ma la testa incominciava a pulsarmi.

“Non adesso” Pensai.

-Va bene.. allora chiama quando sarai sistemata- Disse la donna sospirando

-Certamente.. Grazie lo stesso Hilary, ora tocca a me al check-out- Spiegai –Ci sentiamo-

-Sì, cara, ciao!-

-Ciao- Chiusi  la comunicazione e presi un bel respiro.. dovevo restare calma.

Mi avvicinai al controllore che mi sorrideva –E’ sua la valigia?-

-Sì- Risposi porgendole i documenti.

La donna li controllò velocemente prima di ristituirmeli –Buona permanenza a Los Angeles- Cinguettò

-Grazie- Risposi con un filo di voce e presi il bagaglio.

Incominciai a camminare seguendo i segnali che indicavano l’uscita dell’aeroporto, cercando intanto di non far caso alla miriade di gente.

“E ora che faccio..?” Pensai guardando i voli successivi  sul tabellone automatico“Non posso tornare a casa..”

La mia gola si stava facendo a via a via più secca “Non adesso..Ti prego”.

Affrettai il passo non vedendo l’uscita da nessuno parte .

Cercai di sorridere, ma probabilmente risultò come una brutta smorfia.

“Sta calma, troverai una sistemazione..”

Mi guardai in torno cercando di leggere le indicazioni, ma il mio inglese stava venendo a meno, scossi la testa “Provo a chiedere”.

Mi voltai verso un uomo cercando di fermarlo, ma questi neanche mi notò.

Incominciai a respirare affannosamente e il cuore a battere freneticamente.

“Ok.. calma, calma..” Pensai socchiudendo gli occhi.

“Devo trovare un distributore d’acqua..” Pensai questa volta, scossi la testa  “Magari sedermi..”

Una folla sempre più grande mi circondò cercando di raggiungere il check-in.

Sentii il sangue pulsarmi nelle orecchie “Vi prego”.

Fu un attimo.

Lasciai  la valigia e la borsa a terra e mi misi a correre verso la zona meno affollata , raggiunsi una panchina e mi presi la testa tra le mani incominciando a tremare.

“Forza, forza!” Mi ripetevo cercando di calmarmi, ma era sempre peggio, ero paralizzata, non ricordavo nemmeno più il mio nome .

Mi raggomitolai sulla panchina,senza realmente capire cosa stessi facendo. Chiusi gli occhi e cercai di respirare normalmente, inutile.

Strinsi i denti e mi accorsi di tremare convulsivamente.

-Serve aiuto?- Chiese una voce.

Riaprii gli occhi senza però riuscire a vedere realmente.

-Stai bene?- ripeté la voce.

Scossi la testa e richiusi gli occhi.                  

-Che succede?- Un’altra voce questa volta più lontana,poi mi sentii sollevare.

Riaprii gli occhi e quello che vidi fu una maglietta nera.

   
 
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