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Autore: moni93    02/02/2014    5 recensioni
“Lacie, a te piace la neve?”
Da una semplice domanda come questa nasce un momento di riflessione, in cui i due protagonisti, Jack e Lacie, trovano conforto e paure sul loro passato e futuro. Intanto la neve, insensibile, continua a cadere, rivestendo il paesaggio di una candida coltre, che pare soltanto accentuare l’oscurità delle loro anime.
ATTENZIONE: Spoiler per chi non segue il manga online!
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Vessalius, Lacie Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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IL RUMORE DELLA NEVE
 
Dedico questa fic ad Artemisia_Amore e a thyandra,
che con le loro bellissime recensioni mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere su Pandora Hearts, e a Stratovella, che ama la neve.
 
Tu che allarghi le braccia
Vuoi sentirla cadere
Io ti guardo negli occhi
E vedo lontano
Il tempo che ho perso
 
“Lacie, a te piace la neve?”
La domanda giunse inattesa e la colse impreparata.
Un silenzio opprimente, dai risvolti quasi sacri, avvolgeva la dimensione in cui due figure incappucciate si muovevano, con lenta cadenza da spettri. Parevano due raminghi, esseri senza una casa né una meta adatte ad accoglierli. Camminavano l’uno vicino all’altra, due fanciulli divenuti ormai adulti, appartenenti a casate ducali differenti, ma eredi secondari, di poco valore, accettati dalla famiglia per mera utilità, non certo per affetto. La loro cadenza, simile ad una litania, ricordava una macchia scomposta d’inchiostro, fastidiosamente colata dalla piuma che lo scrittore reggeva trepidante tra le mani, e che si espandeva, dispettosa, lungo l’immacolata superficie cartacea.
Sussultò una delle scure presenze, come fosse stata assalita d’improvviso dall’inverno che, fino a quel momento, l’aveva solo carezzata e pizzicata lungo la pelle. L’altro osservò la compagna con i suoi superficiali occhi verdi che, tuttavia, celavano un universo dalle increspature irregolari e folli, che solo a loro, ai due eccentrici nomadi, era dato conoscerne il significato.
Lacie osservò il cielo, corrucciata, mentre una ciocca dei lunghi capelli corvini, sfuggita alla calda protezione del cappuccio, le ornava il petto, simile ad un sinuoso serpente, bagnato e fastidioso a contatto col pesante tessuto. Jack si fermò, prima ancora della fanciulla, per permettere a quest’ultima di riflettere. Sapeva che ella non rispondeva mai con leggerezza, soppesava sempre con cura le parole da pronunciare, come fossero note appartenenti ad una precisa melodia. Tuttavia, a quanto pareva, nessuno prima di allora le aveva mai posto un simile interrogativo, lo si capiva chiaramente dal suo sguardo assente che contemplava l’alta volta celeste.
Si conoscevano da poco, i due, o per meglio dire il tempo loro concesso insieme era stato odiosamente breve. Eppure, ora che il biondo reietto dei Vessalius aveva ritrovato la sua compagna, la fiamma della sua vita, era conscio di una cosa. Lacie non era sua “amica”. Non andava bene, non era adatto come termine. Nemmeno “amante”, d’altronde, poteva essere appropriato. L’attrazione che premeva irrefrenabile nel suo giovane petto andava ben oltre il mero desiderio carnale. Quel genere di esperienza, Jack aveva avuto modo di assaporarla fin troppe volte e con esseri assurdamente rivoltanti.
No, non avrebbe mai potuto far questo alla sua Lacie, la sua speranza. Lei era una parte integrante del Vessalius, era il suo nuovo cuore, l’organo che gli era stato brutalmente asportato dalla madre e dai suoi simili con lacerante precisione chirurgica. Ma ora stava bene, lo sarebbe stato sempre, fin quando la Baskerville sarebbe stata al suo fianco.
In tutto quel tempo, infinito per i pensieri, ma celere nella realtà, lei era rimasta lì, immobile, in contemplazione del cielo. Quell’insensibile volta plumbea, così simile ad una cupola di una soffocante serra, non faceva altro che punire il mondo ed i suoi abitanti con irritanti e pungenti spilli di ghiaccio e vento. La ragazza, però, pareva non curarsene. Sembrava unicamente interessata alle soffici e leggere piume, che le bagnavano gli abiti, le mani, le ciglia. Allungò un braccio e porse il proprio, candido palmo, alla triste altra metà della terra.
Era bella Lacie, questo pensava Jack, di una bellezza trascendentale, che andava oltre l’ammirazione che gli occhi potevano provare. Era un fascino che poteva essere contemplato unicamente dall’anima. Il suo abito preferito, quello scarlatto che richiamava il sangue dei suoi serafici occhi demoniaci, era appena intravedibile da sotto la pesante mantella scura che l’avvolgeva come una fatale morsa. Non era il mantello dei Baskerville, dello stesso colore dei rossi dei della morte, quello lei non lo indossava mai. Diceva che non era “roba per lei”, che non ne era ancora degna.
Fu a quel punto, quando rimembrò tutto ciò, che il Vessalius, strofinandosi nel proprio mantello beige in cerca di calore, ruppe nuovamente il silenzio di quella natura in letargo e, ai suoi occhi, morta.
“Tu sei come la neve, per me.”
Non poté evitare di osservarlo incredula, Lacie, ma subito il biondo continuò.
“Sì, sei come la neve... perchè tu arrivi sempre con essa, come se fossi la sua signora o sua amica. Anche la prima volta che ci siamo visti nevicava, ricordi?” domandò con un triste sorriso il giovane.
La Baskerville avvertì in un istante tutto il peso che lui si era portato dentro, nel corso di quei lunghi anni. Sia prima che si incontrassero, in quel sudicio vicolo di periferia, sia dopo, quando si erano improvvisamente separati... forse, pensò per un flebile attimo la fanciulla, era stata come una luce nelle tenebre dell’infausta vita del Vessalius. Ma subito cacciò tale pensiero. Era impossibile che lei, una bambina della sventura, potesse rappresentare una cosa tanto sacra e pura per un’altra persona.
“E anche quando te ne vai.” riuscì a concludere a fatica Jack, perso in un lontano ricordo “Lei ti saluta.”
Smise di guardarlo, Lacie, e si fissò attonita la mano. La neve si era già sciolta innumerevoli volte e, per ogni nuovo fiocco, non rimaneva che una lacrima gelida a testimonianza della sua breve esistenza.
“Io... non sopporto la neve.” ammise, con la sua voce bassa, eppure femminile, che la caratterizzava.
I rubini infernali incastonati nel suo volto rimasero ammaliati dal paesaggio, incapaci di separarsi da quella landa desolata, così simile a come si sentiva dentro la ragazza.
“È troppo chiara, troppo abbagliante e...” sussultò, come scossa da un singulto di bambina “Mi fa avvertire il peso dei miei doveri. Mi fa sentire sporca.”
Poteva piangere a quel punto, Lacie.
Poteva liberare se stessa parlando con il Vessalius, urlare, anche, chi mai l’avrebbe potuta udire? La neve le avrebbe fatto da scudo contro il mondo che tanto amava.
Invece, sorrise.
“Jack non si merita questo.” pensò con malinconica fermezza la fanciulla “Non sarà mai mio, eppure lo porterò ugualmente dentro di me. Ma lui, lui non mi avrà mai, non glielo permetterò. Perchè se gli concedessi il mio cuore, la mia anima, lo ferirei soltanto... lo farei soffrire, fino a condurlo alla pazzia. Non è dato ai morti di avere affetti, è questa l’unica verità che devo tenere a mente. Ma questo, lui, non dovrà mai saperlo.”
Si chinò a terra, la Baskerville, e senza permettere al giovane di replicare, lo colpì con una palla di bianca complicità.
“Non farmi mai più domande tanto sceme, Jack. O sarò costretta a punirti. Inoltre.” e, a quel punto, fu costretta a voltarsi, per non permettere all’altro di notare come il suo sguardo, da risoluto, si era fatto imbarazzato “Non parlare più come se dovessi andarmene da un momento all’altro. Noi saremo sempre insieme, capito?”
Confuso, ma lentamente pervaso da un sincero sorriso, il biondo annuì. La sua fonte di speranza gli aveva nuovamente mostrato quanto fossero simili, eppure diversi. Anche la Baskerville si sentiva fuori posto, una reietta in un mondo di pazzi che volevano solo governarla per i loro sporchi interessi e divertimenti, proprio come lui. Lei, però, non lo era, questa era una delle poche certezze che aveva Jack. Lacie era la più pura di tutte.
“Scusami, Lacie.” bofonchiò, togliendosi la neve dalla faccia, per poi colpire a tradimento la ragazza che, infuriata, prese ad inseguirlo per la vallata, cadendo in quel manto candido ogni tre passi.
Non si sarebbero mai lasciati loro due, ne era sicuro il Vessalius.
Non avrebbe permesso all’arcigno Sole di uccidere la sua signora della neve. Mai. Sarebbe per sempre stato la nube che offuscava l’astro celeste, avrebbe imposto con la sua volontà l’eterno inverno e, entrambi, avrebbero riso cullati dal calore della presenza l’uno dell’altra.
“Il mondo è proprio un luogo crudele, folle e bellissimo.” pensò Jack, mentre aiutava Lacie ad alzarsi.
 
Parlami davvero
Dentro questo gelo
Sentimi davvero
Che spegniamo il buio
 
Io ti guardo negli occhi
Hai le ciglia bagnate
E prometti di tutto
 
E nevica ancora da togliere il fiato
 
(“La neve se ne frega” Ligabue)
 
FINE
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
Ciao a tutti, quanto tempo che non scrivo in questo fandom! =D
Mi era mancato, davvero! Dunque, l’ispirazione mi ha colta mentre me ne stavo per i fatti miei ad ascoltare la musica. Il bello, però, è che non era la canzone che ho usato in questa fic, no, no, non c’entrava proprio nulla! xD Però, non so perchè, mi sono messa a pensare a Jack e Lacie (capita, sono una tipa strana che fantastica spesso sui suoi personaggi preferiti) e mi si è parata davanti agli occhi una distesa innevata e Lacie che confidava a Jack che odiava la neve, perchè la faceva sentire sporca. Il resto, potete ben immaginarlo: mi sono seduta, ho buttato giù una bozza, ho cercato una canzone adatta (e il mio Liga non mi ha tradita!) e poi ho sistemato il tutto.
Questo è il risultato, spero vi sia piaciuto! ^_^
La fic è dedicata a due ragazze (anzi, tre, dato che Artemisia e Amore sono due persone diverse) che con le loro recensioni mi hanno fatto tornare in questo fandom. Vi ringrazio ancora tanto, davvero, siete state troppo buone!
E poi c’è la Strato. Beh, lei è la mia amica, la mia speciale amica di penna, alla quale non potevo non dedicare una fic nella quale Pandora Hearts e la neve si fondevano insieme. Mi auguro che questa storia ti abbia fatto avvertire dei piacevoli brividi invernali, cara! ;)
Bene, non mi rimane che salutarvi e ricordarvi che mi piacerebbe sapere che ne pensate, quindi, se avete commenti (positivi e negativi vanno bene uguale! ;)) non esitate a scrivermi.
Un grazie a tutti per l’attenzione e a presto!
 
Moni =)
   
 
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