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Autore: Kindom    02/02/2014    1 recensioni
Aveva i capelli scuri lunghi e mossi, occhi celesti e naso piccolo ricoperto da poche lentiggini. Era una ragazza paffutella e tutte le sue caratteristiche non centravano nulla tra loro ma, nell’insieme, era bellissima. O almeno questo fu quello a cui Dean riuscì a pensare…
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Note dell'autrice:
Ciao! *w*
Eccomi qui con la mia seconda storia, sempre su Supernatural e sempre incentrata su Dean ahah
Prevedo sarà molto più lunga della prima ma non l'ho ancora finita perciò credo che qualche volta vi toccherà attendere un po' x°D muovero il fondoschiena, tranquilli. v.v
A differenza di Carry On in questa storia ho inserito un nuovo personaggio, mi piace molto il suo carattere perchè mi rispecchio molto in lei e spero piacerà anche a voi :3 Di seguito il primo capitolo che insieme al secondo fungono un po' da prologo, ci si legge giù :3



I.
Con fiotti di sangue che fuoriuscivano a intervalli di pochi secondi e così vicino al cuore, quella era, sicuramente, la più brutta ferita che Sam si ritrovò ad affrontare. Suo fratello era steso tra l’erba, ormai macchiata di sangue, e gli stringeva convulsamente la mano fino a fargli male.
“Stai calmo! Adesso… adesso…”
Sam non sapeva cosa dirgli! Neanche lui era calmo, come poteva esserlo? Dean, il suo Dean, il fratello che l’aveva sempre protetto, il fratello che aveva dato la vita per lui e continuava ad offrirla pur di salvarlo, gli era disteso davanti con un buco nel petto e continuava ad agitarsi e ad urlare improperi a Dio e a quel demone bastardo che aveva, per l’ennesima volta, tentato di ucciderli. Erano nel giardino del motel dove avevano deciso di stare quella notte ed erano appena usciti dall’auto quando era comparso all’improvviso, di fronte a loro, con una pistola in mano e aveva subito sparato. Se il fratello non l’avesse spinto, Sam sarebbe al suo posto in quel momento e in quella sera non avrebbe dovuto sopportare la vista di Dean in quelle condizioni.

Un “Merda!” urlato più forte degli atri dal maggiore scosse il minore che comunque non sapeva cosa fare: non poteva spostarlo perché perdeva troppo sangue, ma non potevano neanche restare lì, sarebbe morto dissanguato! Guardò la ferita alla luce del lampione: c’era un buco tra le costole dalla parte sinistra, il proiettile era ancora dentro ma non si vedeva, voleva dire che era in profondità e questo non era un buon segno. Sam, finalmente, prese una decisione, si alzò dal fianco di suo fratello e corse in camera. Qui prese le loro cose, fortunatamente ancora non disfatte, e mise tutto in macchina. Poi tornò da Dean con il lenzuolo di uno dei letti dell’albergo, si inginocchiò e guardò ancora la ferita. L’unica loro speranza era l’ospedale, Castiel era morto, Bobby anche, erano soli. Da soli a combattere contro creature inumane e malvagie, da soli ma pur sempre insieme, erano una persona sola ormai e Sam non poteva rischiare di perdere ancora una volta Dean, non l’avrebbe sopportato. Il minore piantò i propri occhi in quelli pieni di lacrime del fratello e dichiarò risoluto: “Adesso tu alzi il culo da qui e sali in macchina con me! Non ti lascerò morire qui, a costo di farmi prendere dalla polizia ti porto in ospedale!” mentre parlava strappò una striscia di lenzuolo e, aperto il giaccone di Dean, adagiò la stoffa sulla ferita cercando di bloccare l’emorragia. Durante l’operazione le imprecazione del maggiore si trasformarono in gemiti a stento soffocati. “Dean! Ehi, Dean! Mi hai sentito? Dobbiamo andare in ospedale, adesso devi tenere premuto qui, sul lenzuolo, e io ti sollevo, ok?”
Sembrava che Dean non prestasse attenzione a Sam ma alla fine annui, così il minore prese le chiavi dal giaccone di pelle del fratello e le mise nella sua tasca, poi si assicurò che quest’ultimo tenesse fermo il tessuto e gli prese il braccio destro tra le mani.
“Ok, Dean, al tre! Uno, due…tre!”
Con un movimento fluido Sam si passò il braccio destro di Dean sulle spalle e sostenne tutto il suo peso cingendogli la vita con il braccio libero. Mentre veniva sollevato Dean gemette e strinse i denti per non urlare come una ragazzina, quella maledetta pallottola non poteva scegliersi posto peggiore! Quasi trascinandolo, Sam portò suo fratello alla macchina e lo adagiò con cautela sul sedile del passeggero, più largo e comodo, poi corse al suo posto, chiuse la portiera e mise in moto, tutto in meno di cinque secondi.

L’auto prese il volo sull’asfalto mentre Sam continuava a tenere sveglio il fratello, non doveva dormire, avrebbe rischiato di non farcela. Arrivarono all’ospedale in dieci minuti e Sam cominciò a urlare verso le porte a vetri per attirare l’attenzione fino a che, allarmati, due infermieri uscirono e quando compresero uno tornò dentro mentre l’altro si avvicinò a Dean. Era un ragazza minuta che aveva qualcosa di famigliare ma Sam non prestò attenzione a quella sensazione, non gli fregava nulla che non fosse Dean in quel momento. Lei comunque sembrava sapesse fare il suo lavoro: si dimostrò calma e attenta. Aprì la giacca di Dean e scostò il lenzuolo, ormai del tutto inzuppato di sangue, esaminò la ferita. Sam, che riusciva a guardarle il viso, si accorse della sua espressione, non era un’espressione rassicurante. La ragazza tastò il polso a Dean, poi si alzò e si precipitò dentro raccomandando a Sam di tenerlo sveglio.
Ancora seduto in macchina Dean respirava a fatica ed era più pallido di prima, il minore si accovacciò davanti a lui e gli prese il viso tra le mani:
“Dean, siamo arrivati in ospedale! Mi hai sentito? Adesso arrivano i dottori, ok? Vedrai che ti rimetterai e potremo andare a dare la caccia a quel bastardo!”
Sulle labbra di Dean si disegnò un smorfia che doveva essere un sorriso e Sam, fiducioso, capì che lo ascoltava e che non vedeva l’ora di prendere a calci in culo quel demone. Pochi secondi dopo ritornarono gli infermieri con una barella e Sam li aiutò a stenderci Il maggiore, non senza provocare altre sue imprecazioni. Portato dentro la ragazza, ostinata, non permise a Sam di seguirli perciò quest’ultimo dovette rassegnarsi e sedersi su una delle sedie ad aspettare.

Passarono pochi minuti in cui Sam rimase come inebetito, seduto sullo scomodo sedile a fissare il muro che aveva di fronte. Quando si riscosse si passò una mano sul viso e si rese conto che era un po’ appiccicosa, perciò la guardò e la vide sporca del sangue di Dean, sporca da quando l’aveva aiutato a fermare l’emorragia. Pensare che quel sangue era di suo fratello e che rischiava di non rivederlo più in piedi gli fece salire un nodo alla gola che non accennava a scendere, perciò si alzò e si diresse in bagno dove lavò affondo mani e faccia fino a far sparire ogni residuo rosso scuro. L’unica cosa che poteva fare in quel momento era aspettare, e, anche se non si capacitava di dover restare con le mani in mano, Sam aspettò.

Note a fine corsa: ed ecco il primo capitolo.. si, finisce in modo un po' pessimo, pubblicherò il secondo presto, avendolo già scritto :3
a presto pipol :* (lo spero ahahah)
  
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