Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Rusty    03/02/2014    4 recensioni
La piccola Elsa è attanagliata dai sensi di colpa. Aveva quasi ucciso la sua sorellina e chissà quali disastri avrebbe fatto se sarebbe rimasta. L'unica soluzione è scappare. Ma tra la bufera di neve, fa un incontro inaspettato con uno strano ragazzo dagli occhi di ghiaccio...
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anna stava ancora dormendo dopo il brutto colpo ricevuto. Questa volta l’aveva fatto proprio grossa, suo sorella sarebbe morta se i suoi genitori non fossero arrivati in tempo portandola dai troll. Elsa sospirò, appannando il vetro della finestra con il suo fiato. Fuori la neve aveva cominciato a scendere soffice leggera e quando il sole sarebbe stato alto nel cielo, tutto il paesaggio ormai sarebbe stato gia tinto di bianco. La bambina aveva lo sguardo fisso sui fiocchi di neve, ma senza realmente guardarli. La sua mente era altrove.
Il troll gli aveva detto che i suoi poteri sarebbero solo cresciuti e se non imparava a controllarli avrebbe fatto soltanto danni...
E se invece non avrebbe mai imparato a farlo? Se gia cosi aveva rischiato di uccidere la sua amata sorellina, non voleva immaginare la catastrofe che avrebbe potuto combinare una volta che i suoi poteri sarebbero aumentati...
Cosa fare?
Non avrebbe rischiato un’altra volta di far del male a qualcuno...
Intanto la neve fuori aumentava, e il vento cominciava a vorticare sempre piu forte trasformando la dolce nevicata in bufera, quasi a rispecchiare l’anima tormentata di Elsa in quel momento.
C’era solo una soluzione...
Fuori nella tormenta, sulle montagne, lontano da tutti e da tutti, la bambina non avrebbe avuto la possibilità di fare male a nessuno. Davanti, le si prospettava una vita solitaria, ma l’avrebbe abbracciata con favore se significava proteggere le persone amate e Arendell stessa.
La decisione era presa.
Si vesti di corsa, se doveva attuare il suo piano doveva farlo quella sera stessa che tutti erano distratti , occupati a curare la sua sorellina e non si sarebbero accorti della sua scomparsa, o quanto meno non subito.  Silenziosa come un topolino, percorse i lunghi corridoi del ccastello e discese le scale fino ad arrivare alla porta di ingresso. Bastò un pizzico di magia per far si che le porte di aprissero silenzione. Si voltò un ultima volta, osservando l’ampio salone e cercando di imprimersi nella memoria quel luogo che tanto aveva amato, e dopo aver sussurrato un addio si chiuse la porta alle spalle.
Fuori la bufera infuriava, ma la piccola Elsa non sentiva freddo, non poteva nel suo elemento. Riuscì a percorrere le vie addormentate della città arrivando alle mura, e facendo attenzione a non essere vista dalle guardie, si allontanò nella notte.
Ormai non sapeva da quanto camminava, i piedi le affondavano nella neve e non vedeva piu neanche Arendell  per colpa della tormenta.
Sicura ormai di essere abbastanza lontana, si concedette una pausa, si sedette e tirò un respiro di sollievo.
Finalmente non sarebbe stata piu un peso per nessuno.
Ma quando si guardò attorno, vedendo la desolazione a cui sarebbe stata destinata, le si chiuse la gola, e il sospiro di sollievo si tramutò in singhiozzi e le lacrime cominciarono a scendere copiose dai suoi occhi.
Era li che piangeva disperata, ma la sua voce venica inghiottita dal vento che infuriava tutto attorno a lei.
Cosa avrebbe fatto ora?
Doveva calmarsi, pensare con lucidità, tutte quelle lacrime non avrebbero portato a nulla. E quando finalmente il respiro le tornò regolare, si accorse con sorpresa che il vento non urlava piu e aveva smesso di nevicare.
Alzò lo sguardo, e si guardò attorno e proprio davanti a lei a pochi metri, se ne stava un ragazzo alto, dai capelli bianchi e gli occhi color del cielo.
Si alzò in piedi, la mamma le aveva insegnato che una principessa non doveva piangere davanti a nessuno e dal momento che era anche una bambina educata, fece una piccola riverenza per salutare il ragazzo. Ma lui non si mosse di un millimetro.
- Ciao – mormorò allora Elsa.
- Parli con me? – disse allora lui sorpreso mentre si guardava attorno come per cercare altre persone.
- Certo, ci sei solo tu qui – rispose la bambina.
- Riesci a vedermi? – disse allora lui, visibilmente sorpreso. E un sorriso gli affiorò sulle labbra.
- Ovvio che ti vedo – replicò Elsa che cominciava a dubitare seriamente se il ragazzo stesse bene, magari il freddo gli aveva congelato la testa. Seriamente preoccupata allora si avvicino di piu per controllare che fosse davvero tutto intero ma appena fu a pochi centimetri da lui, questo fece qualche passo indietro librandosi in volo e guardandola incuriosita, si mise ad aleggiare attorno a lei.
Fu Elsa stavolta a rimanere sorpresa ma dopo un po si riscosse cercando di appigliarsi al buon senso.
- Mamma dice che non è educato guardare dall’alto in basso le persone – lo ammonì la bambina.
Il ragazzo allora rise, e quella risata sebrò ad Elsa come il tintinnio di tanti campanellini.
- Sei una fata delle nevi?- chiese allora lei.
- No – rispose lui visibilmente divertito scendendo finalmente a terra, e inginocchiandosi per mettersi alla stessa altezza della bambina – io sono Jack Frost.
-Oh...- fu Elsa a fissarlo questa volta, dimenticandosi di quanto fosse da maleducati una cosa del genere – cos’è un Jack Frost?- chiese allora perplessa.
Il ragazzo rise ancora riempiendo l’aria del suono di campanelli.
- Jack Frost è il mio nome –
Adesso si che ha senso, penso Elsa sorridendo ora a sua volta – Io sono Elsa, principessa di Arendell – si presentò la bambina con una riverenza.
Jack allora inclinò leggermente in avanti il capo – il piacere è tutto mio principessa- ma nonostante il suo tono ossequioso , il sorriso non lasciò mai la sua bocca.
Fu allora che Elsa si accorse che Jack aveva con se un lungo bastone di legno – Non sai camminare? – chiese allora indicandolo.
- Certo che si – e per provarlo si mise in piedi, facendo qualche passo attorno alla bambina – il bastone non mi serve per camminare – e detto questo lo fece roteare una volta sopra la sua testa provocando una nevicata leggera su Elsa che guardò lo spettacolo impressionata.
- Sbaglio o riesci a farlo anche tu piccolina? – disse Jack in tono di sfida.
Elsa allora replicò la sua magia con un leggero movimento delle mani.
- Sei quasi brava quanto me – rispose Jack ridendo.
- Sta a vedere!- esclamò la bambina punta sul vivo e concentrandosi, fece esplodere sulle loro teste una pioggia di piccoli cristalli di ghiaccio colorati, sembrava che l’arcobaleno si fosse fatto pioggia scendendo sulla terra.
- Sembra che io e te ci divertiremo un sacco bambina! – disse allora Jack incantato dallo spettacolo che Elsa aveva appena prodotto.
- Anche tu sei scappato di casa?- fece allora Elsa guardandolo serio.
 - È quello che hai fatto tu?-
- Si....- rispose lei desolata.
- Perchè? – chiese allora lui, con tono curioso.
- Perché sono pericolosa – rispose allora Elsa rattristendosi di nuovo al pensiero di quello che aveva fatto la notte precedente.
- Chi lo dice?- chiese allora Jack di colpo serio.
Elsa lo guardò, ormai sicura che il ragazzo fosse pazzo – il buonsenso – rispose allora.
- Ma il buonsenso non è divertente, e i bambini dovrebbero solo pensare a divertirsi.
- Non le principesse – rispose allora Elsa desolata.
Jack allora si abbassò di nuovo sedendosi sui talloni e guardando Elsa negli occhi, stavolta serio – Tu non sei pericolosa-
- Ma la mia sorellina...
- Hai mai pensato che i tuoi poteri potrebbero fare del bene?-
Stavolta Elsa rimase zitta e non rispose. In effetti non aveva mai preso in considerazione una cosa del genere...
- Mamma e papà ti vogliono bene?- chiede allora Jack.
Elsa si limitò ad annuire.
- secondo te le persone cattive, possono essere amate?-
Elsa allora pensò alle streghe cattive che ostacolavano le principesse nelle favole che le raccontava mamma, e anche ai lupi cattivi, e ai mostri....no, le cose cattive non potevano essere amate. Dunque fece cenno di no con la testa.
- Quindi se tu sei amata, sei cattiva?-
Di nuovo la bambina fece cenno di no, la logica del ragazzo era inattacabile.
- Quindi se non sei cattiva, come fai a essere pericolosa? Sono le persone malvagie che sono inaffidabili, che cercano sempre di fare del male, se tu sei buona, potrai solo fare del bene-
- Ma la mia sorellina? Se è come dici tu allora non le avrei fatto del male – fece lei ancora incerta.
- Vi stavate divertendo, stavi usando i tuoi poteri in bene, quello che è successo è stato solo un incidente –
Elsa per un attimo si chiese come facesse a sapere cosa era accaduto, ma sorvolò su quella domanda, non era importante. La cosa che le premeva di più era non essere cattiva.
Jack allora le si fece ancora piu vicino, la prese per mano – Non puoi scappare cosi, devi almeno provarci, se qualcosa andrà storto, prometto che ti aiuterò, ma devi provarci.
Elsa lo guardava fisso, quegli occhi di ghiaccio la ipnotizzavano e anche se era uno sconosciuto sentiva di potersi fidare di lui. Non sapeva bene spiegare perché ma si sentiva vicino a quello strano ragazzo, era come se la capisse fino in fondo, era come se fossero uguali.
Fu allora che sentì i raggi del sole scaldarle una guancia, Elsa si girò e vide che ormai era l’alba, presto si sarebbero accorti della sua assenza, e si sentì triste, preoccupata...
Guardò un altra volta Jack che stavolta le sorrideva rassicurante – Prometti di tornare se ho bisogno di aiuto? –
Il ragazzo fece cenno di si con la testa,si inchinò e le diede un bacio sul dorso della mano a mò di saluto e fece roteare il bastone provocando una tormenta di neve tutta attorno a lora. La neve prese a vorticare sempre piu forte e la bambina chiuse gli occhi sperando che finisse al piu presto e quando li riaprì si ritrovò in camera sua, sul letto e proprio in quel momento udì qualcuno bussare alla porta e subito dopo entrarono sua madre e sua padre sorridendo.
- Anna sta bene ora – disse il padre sorridendole e poi avvicinando a darle una carezza sui capelli.
- Va tutto bene bambina mia –
Lì tra le braccia dei suoi genitori, tra le mura calde della sua casa, Elsa si convinse che Jack Frost era stato solo un sogno, che non era mai scappata dal castello e che era solo frutto della sua fervida immaginazione.
D’altronde, come poteva esistere qualcuno che avesse una risata così bella? E crescendo smise anche di pensarci. Tuttavia, in inverno, alle volte sentiva uno strano suono nell’aria, come mille campanelli tintinnanti, ma non riuscì mai a capirne l’origine.
Era Jack Frost, che nonostante fosse stato dimenticato, lui continuava a vegliare su quella bambina cosi solitaria, cercando qualche volta di farsi vedere ma non riuscendoci mai. Come aveva fatto a vederlo quella notte? Ma era sicuro che un giorno, i loro destini si sarebbero incrociati un’altra volta.
 
 
  
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