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Autore: Letz    03/02/2014    1 recensioni
"L’idea era venuta ad Enjolras. Per la prima volta il ragazzo si era letteralmente innamorato di qualcosa che non fosse la Francia e voleva rendere partecipi di questo sentimento tutti i suoi amici. Lei era rossa, con dei bottoni dorati. Non una giacca, si diceva Enjolras, ma LA giacca per eccellenza."
Enjolras obbliga gli Amis a comprarsi delle giacche coordinate. non immagina di certo che per colpa di questa giacca rossa le relazioni all'interno del gruppo cambieranno per sempre e l'amore arriverà a bussare anche alla sua porta.
e/R, Courfeyrac/Jehan, amicizia R/Jehan
AU, ambientazione moderna. Personaggi OOC (spero non eccessivamente)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tutta colpa della giacca rossa

 
L’idea era venuta ad Enjolras. Per la prima volta il ragazzo si era letteralmente innamorato di qualcosa che non fosse la Francia e voleva rendere partecipi di questo sentimento tutti i suoi amici. Lei era rossa, con dei bottoni dorati. Non una giacca, si diceva Enjolras, ma LA giacca per eccellenza.
Quando si presentò al Musain con il suo nuovo acquisto nessuno poteva credere che un’idea così bislacca fosse potuta venire ad una persona equilibrata come Enjorlas. Giacche coordinate per tutti. L’eloquenza del capo non si discuteva e, uno a uno, furono costretti a capitolare davanti alla sua logica stringente, anche se per la maggior parte gli Amis volevano solo evitare infinite discussioni. L’unico che si oppose con una certa insistenza fu Courfeyrac, l’elegantone del gruppo.
“Enj, ti prego, è una cosa così anni ’50. Giacche coordinate. Mi vergogno al pensiero di andare in giro conciato così, nemmeno fossimo i Tbirds. Certo, io potrei fare Denny Zuco dato che come lui sono un figo da paura e che come lui ballo in modo divino”.
“E che come lui non esiti a farti qualsiasi cosa respiri”, lo interruppe dal suo angolo Grantaire tra le risate generali. Courfeyrac si finse mortalmente offeso ma, come tutti gli altri, acconsentì all’acquisto della giacca, che però insistette nel definire “un crimine della moda”.
Tre giorni dopo l’unico che non si era ancora comprato la giacca era Grantaire. Enjorlas non se ne stupì per nulla. Pareva che il ragazzo fosse venuto al mondo al solo scopo di irritarlo e di fargli perdere la pazienza. Decise di affrontare la cosa di petto.
“Grantaire, come mai non hai ancora comprato la giacca?”
“Cielo, quante storie per un pezzo di stoffa. E poi credevo vivessimo ancora in una libera democrazia”, rispose acido Grantaire calcando volutamente sulla parola democrazia, “non mi pare di averti nominato mio stilista personale. E poi credevo che più di tutti tu avesti voluto rispettare la mia libertà intellettuale”.
Enjolras non ci vide più. “Comprati quella dannata giacca se vuoi far di nuovo vedere il tuo brutto muso qui al Musain”.
Sul gruppo di amici calò il gelo. Tutti notarono lo sguardo ferito di Grantaire che però, come suo solito, si trincerò dietro un sorriso cinico.
“Oh mio venerabile Apollo, i tuoi ordini saranno prontamente eseguiti, fossero anche quelli di lustrarti le scarpe. Solo, per un momento, permetti a questo misero mortale di avanzare un’obiezione. Come si suppone che io possa permettermi una giacca firmata che costa almeno 400 euro?”.
Enjorlas arrossì immediatamente: aveva del tutto ignorato il fatto che Grantaire, studente fuori sede e senza neppure uno straccio di lavoro, non avrebbe mai trovato i soldi per quella giacca. Tentò di rimediare in qualche modo, offrendosi di fargli un prestito ma l’altro lo interruppe.
“E no, Enj, non voglio la tua carità. Purtroppo non sono come te, un ricco figlio unico che deve solo schioccare le dita per avere ciò che vuole. Ma ho comunque la mia dignità, che tu ci creda o no”.
“Ora Taire stai esagerando”, lo ammonì Courfeyrac.
“E non sono nemmeno come te, caro Courf, sempre pieno di belle amiche pronte a comprarmi quello che voglio”, rispose Grantaire pieno di veleno.
Courfeyrac, che viveva una vita sentimentale piuttosto movimentata, non se la sentì di rispondere. D’altronde il moro aveva ragione: quante volte aveva accettato regalini più o meno costosi dalla ragazza di turno? Se solo fosse stato una donna il nome di “prostituta d’alto bordo” gli si sarebbe appiccicato addosso a puntino. Questo era uno di quei momenti in cui Courf avrebbe tanto voluto dimenticarsi di avere una coscienza, oltre a desiderare disperatamente di seppellirsi sotto tre metri di terra.
Questo scambio di battute aveva provocato in Enjolras un repentino cambio di stato d’animo: dalla vergogna iniziale ora provava solo rabbia nei confronti di quella testa vuota.
“Vedo che però i soldi per bere non ti mancano. O forse tu non credi in un uso saggio del proprio denaro. Dato che non credi in nulla, ritengo questo fatto piuttosto probabile”.
“E qui ti sbagli caro il mio Apollo. Io credo in un sacco di cose”.
“Ad esempio?”.
“Credo che questa giacca rossa che vuoi che io compri su di me farebbe un effetto terribile. Non si intonerebbe assolutamente con i miei occhi”, rispose il moro ridacchiando e cercando di smorzare la tensione da lui stesso creata.
Ma Enjolras non ne voleva sapere di smorzare la tensione. Voleva a tutti i costi arrivare allo scontro, nemmeno lui sapeva perché. Forse non voleva semplicemente più vedere quel sorrisetto sulle labbra di Grantaire.
“Per una volta comportati come una persona seria Grantaire! Non ne posso più delle tue battutacce e delle tue continue ubriacature. Riesci solo a farmi imbestialire e se non ci fossi la mia vita migliorerebbe enormemente”.
Lo sguardo triste del moro lo fece immediatamente pentire delle parole appena pronunciate. Ma perché con lui doveva sempre finire così? Non si poteva avere una discussione equilibrata e matura? Lentamente Grantaire si avvicino al biondo e sfiorando delicatamente i bottoni dorati della giacca disse con una voce calda e bassa:
“Sai cosa credo Apollo? Che con questa giacca sei splendido. Goditela mio bel marmo. Addio”.
E se ne andò sbattendo la porta.
 
~
 
Il gelo che era sceso sulla sala si riempì immediatamente di voci che parlavano contemporaneamente accavallandosi. Enjolras era sconvolto: perché Grantaire gli era parso così ammiccante? Come se…ci stesse provando con lui? No, lo escludeva. Era di certo un parto della sua fantasia. Lui e Granataire. Grantaire e lui. Ammetteva che se avessero avuto figli insieme avrebbero avuto occhi splendidi e…ma che andava a pensare? Figli? Doveva essere proprio rimbecillito per associare le parole “occhi splendidi” a quell’ubriacone di Grantaire. Certo, erano anni che aveva capito quanto poco gli interessassero le ragazze. Da loro non poteva avere che conversazioni noiose su vestiti e gossip, altro che le impegnate discussioni politiche che aveva con i suoi amici. Che erano tutti uomini. Seppure non gli interessassero le donne, Enjolras non si era mai chiesto se gli interessassero gli uomini. I sentimenti confondevano e impacciavano, e lui proprio non aveva tempo per certe cose: doveva tenere comizi, organizzare manifestazioni, volantinare. E poi le sue esperienze sessuali si limitavano a quella sera in cui tutti, tranne  lui si intende, erano piuttosto ubriachi e Courfeyrac aveva sbiascicato qualcosa come “sei il mio migliore amico”, prima di stampagli uno schioccante bacio sulle labbra. La sua faccia doveva essere stata memorabile dato che ogni tanto Marius ritirava fuori l’argomento solo per vedere Enjolras diventare paonazzo e improvvisamente afono.
Perso in questa meditazione il ragazzo non si accorse che Jehan lo aveva affiancato e lo guardava con un espressione indecifrabile.
“Enj, dovresti smettere di essere così duro con lui. Ci prova. Si sforza e tu nemmeno lo vedi. Si è perfino trovato un lavoretto per pagarsi la giacca. So che ora inizierai a blaterare qualcosa come “oh cielo, bastava dirlo! Perché mai essere così infantili e bla bla bla”, disse Jehan imitando perfettamente l’amico.
Vinto suo malgrado dalla dolcezza e dal buonumore del poeta Enjorlas non potè trattenere un sorriso. “Mi conosci troppo bene. Ma ribadisco, perché prendersela in questo modo? In fondo è solo una giacca”.
“Sei tu che hai reso questa maledetta giacca il pomo della discordia Enj. Hai messo le cose in un modo tale che sembrava fosse uno di quei siparietti delle elementari: comprati la giacca o non ti parlo più.” Il biondo, mortificato, non sapeva cosa rispondere né come difendersi. Ma Jehan non intendeva concedergli alcun diritto di replica. “Non capisci che sta facendo tutto questo essere parte del gruppo, per sentirsi finalmente accettato? Apri gli occhi Enjolras: Grantaire non se ne andrà mai via da qui. Nonostante tu continui a trattarlo come un cane”. E pronunciate queste parole Jehan se ne andò lasciando il biondo a dir poco imbarazzato. 




Questo è il mio primo tentativo con una e/R ed è anche la prima storia che pubblico su questo sito (nonostante sia dal 2007 che leggo le vostre meravigliose storie). Abbiate pietà e datemi tanti tanti consigli.
  
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