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Autore: Shirokuro    03/02/2014    2 recensioni
{ blumiere/farfalà | one-shot di 1530 parole circa | missing moments | introspettivo | dedicated to macchan }
Quel pomeriggio era stato un errore. Non si sarebbe dovuta arrendere alle dolci suppliche del Lord. Si era rovinata da sola. Magari, si sarebbe davvero accontentata di vivere nello stesso Mondo, ma allora era stato inutile provare a convincersene, solo pensieri senza senso.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Conte Cenere/Blumière
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E ciao gente. *coro di "ma chi cacchio sei?"* Giustamente. Non sono solita pubblicare su questo fandom, anche se ci ho già provato del tempo fa. Assicuro che in questi giorni ho la testa piena tra compiti, scuola e le mie cavolate il tempo comincia a non farsi più gestire bene e per sbollirmi scrivo, ma tanto eh. Come prima cosa, direi che è giusto dire di cosa parla questa fan fiction.
Amo Super Paper Mario. Non è più il platform in cui devi sconfiggere Bowser e fine, salvata la Principessa. Questo è un vero e proprio GdR, con alla base una meravigliosa storia d'amore. Una tragica e meravigliosa storia d'amore. Ecco, di questo parla questa one-shot. Dei dubbi di Farfalà. Per la precisione, stiamo parlando di quel lasso di tempo che va da poco prima a poco dopo il terzo dialogo del gioco tra i due. Il finale fa abbasanza schifo, ma spero che con il dialogo alla fine sia riuscita ad attenuare quel sensore. Il titolo viene dalla canzone della mia Laura, ovvero “Il mio sbaglio più grande” che diventa un'icona della one-shot. Ah! Non è betata, sinceramente dovrei concentrarmi su un altro scritto e mi vergogno a mostrarne un altro alla mia beta e quindi bho
Io adoro questa storia. Non mi capacito ancora che esista qualcosa del genere. Sono la perfezione e li amo ; v ; Mi spiace di aver trovato solo una storia su loro due, ma deduco sia normale dato che questo fandom dovrebbe incentrarsi su personaggi più popolari. E io che amo i secondi piani eccomi a piangere arcobaleni su un Pixl ed un... Tenebro? Abbhò, insomma, lui.
La dedico alla mia sorellina, Macchan, perché ci sta e lei è stata la mia compagna di fangirling per questi amoriniH. C'ho sputato sangue, quindi leggila ♥tvb marta. E visto che questo spazio l'ho usato abbastanza, vi mollo e vi voglio bene se leggerete questa cosa. Buona lettura.
 
Lo sbaglio più grande
   Fece scorrere le dita delicate sui dorsoli dei libri dalla rilegatura pesante, volumi letti e riletti ormai tante volte. Raccolse lentamente il sesto volume di Regno dei Funghi ed altri mondi paralleli, aprendo ad una testa a caso, fece scivolare gli occhi sulle righe d'inchiostro, ripetendole annoiata a memoria senza bisogno di leggere altro che le prime parole come fossero un qualche tipo di ingranaggio necessario all'avvio.
   Ripose il robusto saggio nello spazio vuoto lasciato in precedenza, ridonando la compostezza all'intero scaffale. Facendo qualche passo addietro, potè mirare l'intera libreria in legno di mogano. Con un sospiro, distolse lo sguardo dalla grande raccolta di saggi, atlanti e chissà quanti altri testi a sfondo educativo od argomentativo. Si diresse verso il giaciglio nel quale era solita riposare, silenziosa.
   Con lo stesso medesimo atteggiamento, portò la mano sul proprio sedere, per poter scorrere la veste ed agevolare l'atto di sedersi sul letto. Cominciò a tormentarsi le mani, impaziente per qualcosa che non aspettava nemmeno; sperava di vedere Blumiere arrivare come sempre, nonostante non accadesse sin dal loro primo casuale incontro. 
   Il Lord arrivò in quella valle come fosse stato catapultato nella sua vita. Come se gli Antichi, assieme a chi li superava nel Cielo e nel Mondodisu – quella curiosa zona di cui aveva letto tempo prima – si fossero messi d'accordo per un loro scambio fugace di sguardi. Non sapeva mai come ritenere quell'eventualità, se fortuita o disgraziata. Alzò lo sguardo, trascinando col singolo volto l'intero busto supino sul giaciglio.
   Portò il braccio alla fronte, senza rovinare quell'atmosfera tesa come una corda di violino, ottenendo – anzi – l'effetto contrario, aumentando la pressione che sentiva. Il respiro regolare sembrava spezzato ed indomabile. L'aria opprimente non riusciva ad alleviare la situazione in alcun modo.
   La madre di Farfalà ovviamente non se ne era accorta, era troppo cieca per curarsi anche dei mali della figlia. Troppo impegnata per pulire quei dannati occhialetti e trovare nelle iridi incorniciate da capelli color neve un velo di tristezza. 
   Purtroppo Blumiere, il suo Blumiere, si era trasformato in una macchia da ripulire. Suo padre era stato troppo serio per nascondere una qualche bugia, uno scherzo magari. Ma quella non era una burla. Era stata una vera e propria minaccia; quegli occhi rossi, tipici della Tribù dell'Oscurità, che la penetravano e le infondevano timore. Un timore che andava crescendo ascoltando terribili parole, che venivano udite da orecchie attonite.
   Istintivamente, Farfalà, portò le mani nella zona dei lobi, impedendo anche a semplici ricordi di impossessarsi di lei. Quelle frasi, ascoltate nella penombra di una stanza all'alba, portavano solo dolore. Eppure amava troppo Blumiere.
   Sì, lo amava troppo per sentirsi ripetere tante di quelle volte che una semplice umana non poteva assolutamente stare affianco di un Lord, un futuro Conte delle Tenebre. Per il suo amore, non poteva sentirsi offendere a quel modo. Era un'offesa per ambedue gli amanti. Eppure, in un attimo di risolutezza tutto questo pareva avere un senso, invece il padre dell'amato aveva ragione.
   La soffice veste candida, segui il movimento della giovane che si alzò. Un'alzarsi che pareva meccanico, eppure la Lady sapeva che così non era. Era stata la naturalezza fatta persona, in quel momento era la situazione gravemente pesante a farla parere tanto incerta ad eventuali occhi esterni.
   Con assoluta certezza, pensò che era meglio sbollirsi uscendo da quella casa. Casa di umani. Ricordi che si affollavano, stando in quel locale od l'intero edificio. Non poteva restare lì un altro secondo. Senza proferir parola, avvisare, uscì. Necessitava di aria pulita, aria leggera.

   Non sopportava il Parco, lo odiava. Senza farsi troppi problemi, si permise di pensarlo. Tra i singhiozzi, non fece altro che ripeterselo. In quella valle, le memorie che volevano essere fievoli diventavano solo più indelebili. Però doveva sfogarsi, altrimenti sarebbe potuta esplodere.
   Come immaginare, però, che qualcun altro si sarebbe degnato di andar lì. All'udire la voce doppia che poteva definirsi anche metallica – dovuta all'essere fatto di pura Tenebra – di Blumiere, Farfalà allontanò la mano destra dal viso in lacrime, per poter spiare con la coda dell'occhio quella macabra figura ed accettarsi della temuta identità.
   «Farfalà?»
   Non chiamarmi, fu il primo pensiero di lei. Non poteva sentirsi chiamare dal Lord. Avrebbe ceduto, lo sapeva; come avrebbe potuto, dopotutto, ignorare colui che più che amare, desiderava notte e giorno? Doveva allontanarsi, resistere richiedeva solo questo.
   Iniziò a marciare con ritmo incalzante, evitando di ascoltarlo. Le sue suppliche e dolci parole. Già, le sue. Era capitato tante volte di chiedergli di parlarle, di sussurrargliele, quelle amate frasi, semplici e condite con tanto caramello. A renderla felice era la certezza che quei discorsi appartenessero solo a lei. Eppure in quel momento, quelle convinzioni le parevano così sbagliate, semplicemente errate, frutto di volgare desiderio d'affetto. 
   Immersa in quei pensieri, non si accorse di come lo stesso Lord si era materializzato dinnanzi a lei. Con la mano inguantata prese ermeticamente il suo esile braccio pallido. Quel dannato contatto fisico, per alcuni probabilmente stupido, le fece versare ancora più lacrime. Quale errore aveva commesso, dirigendosi verso il Parco.
   «Farfalà, perché? Perché mi eviti?» Insistette Blumiere.
   Perché ti amo, sciocco!, avrebbe voluto gridargli, Non voglio essere allontanata in un'altra dimensione! Come potrei più vederti... dopo che...; anche il semplice pensare faceva male. Cercare in fretta scuse non era il suo forte, nemmeno mentre il dolore di intensificava indomabile.
   «Lasciami!» Gridò, senza curarsi più dei propri singhiozzi. Aveva provato a limitarli, per non farsi scoprire da Blumiere. Lui di tristezza si cibava, era un essere dell'Oscurità, in fondo. Gli risultava difficile capire che qualcuno piangeva, aveva bisogno di più sintomi. Sintomi che la ragazza non era in grado di nascondere in quel frangente. Fissò ancora la giovane, dopo lo strattone che l'aveva liberata dalla morsa possessiva.
   Gli ci volle un po', per ingranare i fatti e crearsi delle supposizioni verosimili. Lasciò che Farfalà ricambiasse lo sguardo, permettendogli di studiarla. Come si sentivano entrambi, era ed è tutt'ora difficile dirlo. Alla fine di quella attesa diffamante, il Lord si risvegliò e con lui, l'acume che lo caratterizzava.
   «Eh? Stai piangendo!»
   Ma davvero?!
   «Perché? Farfalà, devi dirmi cos'è successo!» Qui invece, la graziosa signorincella non seppe cosa fare. Gli erano state date esemplari lezioni, incubi che ancora la tormentavano dalla visita del Conte; se gli avesse confidato le sue paure, sarebbe peggiorata tutta la situazione. Egoismo o meno, non voleva assolutamente che intuisse un alcunchè: «Non è niente... Non temere... Dimenticatene...»
   Nonostante le capacità di oratrice, nate dalla lettura di grandi scritti letterali di tutti i Mondi – addirittura quelli del Regno d'Eztate, ritenuti i più complessi per il gergo ed alcune caratteristiche linguistiche da imparare a memoria per comprendere lo scritto o crearne uno –, non fu in grado di proferir altro.
   «Oh no... Farfalà, c'è mio padre dietro tutto questo?» Continuò senza arrendersi. Aveva addirittura fatto centro!
   «Io...» cercò di trovare una scusa, ma decise di spiegargli tutto con le stesse parole del genitore di Blumiere. Doleva riportarle alla bocca e pronunciarle lei stessa, ma doveva: «Sono solo una ragazza normale. Non importa quanto ti ami, dobbiamo separarci».
   «Farfalà... io...»
   «Blumiere, questo è un addio. Non c'è altra scelta. Questo è il nostro destino» lo interruppe. Fece per andarsene, ma di nuovo una presa la bloccò. Questa volta più delicata, la avvolgeva l'energia di cui il corpo incorporeo dell'amato era fatto. Così familiare... così dannatamente piacevole... tragicamente sbagliato.
   «Non ho finito» sussurrò. La fanciulla sapeva come sarebbe finita. Nuovamente si scrollò Blumiere di dosso, come fatto in precedenza, ma questa volta si rincontrò faccia a faccia coi ricordi. Di nuovo le lacrime la presero.
   Il Lord le si avvicinò piano, raggiungendo l'altezza di chi si ritrovava inginocchiato a chiedere perdono, come Farfalà. Chiedeva di perdonarlo di ogni cosa, di averlo amato prima di tutto.
   «Non dire sciocchezze!» La rimproverò. L'albina alzò lo sguardo – offuscato dal liquido salato – verso Blumiere che ora si era leggermente innalzato. La guardava con compassione e quel briciolo di severità che non faceva male.
   «Ascoltami, io ti amo, ti amo come nulla al mondo. Ogni cosa che fai, che dici, tutto quello che sei e che pensi di essere, tutto questo, io lo amo» iniziò dolcemente. Oh, come poteva odiare qualcuno che le diceva tutte quelle belle parole. Come poteva voler allontanare qualcuno di simile? Questa volta fu lei a stringerselo. Possessiva.

   Quel pomeriggio era stato un errore. Non si sarebbe dovuta arrendere alle dolci suppliche del Lord. Si era rovinata da sola. Magari, si sarebbe davvero accontentata di vivere nello stesso Mondo, ma allora era stato inutile provare a convincersene, solo pensieri senza senso.
   Un amore maledetto. Ecco cos'era il loro sentimento. Una maledizione, una storia scritta da un scrittore sadico, che si leccava le labbra nel disegnare quel quadro su un foglio, utilizzando parole altosonanti, che di alto non avevano altro. Ancora una volta, il giaciglio le era stato di utile conforto e consigliere amico.
   Aveva fatto un errore? Allora doveva raccoglierne i frutti. Avrebbe amato Blumiere. Avrebbe lottato per lui. Per lui e la loro relazione.  Ora sapeva che quei libri, disposti in ordine alfabetico, sarebbero stati testimoni della decisione presa. 
 
«Senti, Farfalà»
«Sì, Blumiere?»
«Perché non proferisci più la parola? Sei stranamente silenziosa»
«Perché a me basta averti accanto. In questa notte, le parole non servono più»
«Hai ragione, amor mio»
«Blumiere...»
«Sì?»
«Perché noi dobbiamo essere i nuovi Romeo e Giulietta?»
«Per vivere la più bella delle storie d'amore»
   
 
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