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Autore: M4RT1    03/02/2014    2 recensioni
Finnick e Johanna, due Vincitori e due amici. Caratteri così diversi, eppure così uniti. Cinque Drabble per parlare di loro.
Dalla prima Drabble: «“Il bellissimo Odair non vuole farsi vedere?” domandasti, acida.
“Il bellissimo Odair vuole solo andare a dormire” rispose lui, tranquillo. »
Sulle note di “Everytime” dei Simple Plan.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Ho provato un centinaio di volte a scrivere di loro, forse anche di più ù.ù Anche solo per questo Contest credo di aver scritto quattro o cinque volte, ma ho sempre cancellato tutto perché non riuscivo a trovare un modo er parlare del loro rapporto. E questo è quello che ne uscito – non mi soddisfa del tutto ma non penso faccia totalmente schifo xD
Per quanto riguarda la collocazione nel tempo: la prima e la seconda Drabble sono pre-“Hunger Games”, da collocarsi tra la Settantaduesima e la Settantatreesima Edizione; la terza Drabble è ambientata dopo “Hunger Games” e prima di “Catching Fire”, mentre la quarta riguarda il periodo che Johanna ha passato al Distretto Tredici mentre Finnick era a Capitol City; la quinta è post-Mockingjay ç_ç
Spero vi piaccia ^^

 
 
 
It was 3 a.m.
When you woke me up
And we jumped in the car and drove as far as we could go
Just to get away
 

Capitol City era ancora illuminata, nonostante fossero quasi le tre del mattino.

Gruppi di persone di ogni età – e di ogni colore – affollavano le strade più vicine al Centro d’Addestramento, cercando di carpire informazioni sui Tributi, cercando di trovare dei Mentori da importunare con mille richieste.

Tu scrutavi tutti da lontano, nascosta dietro un pomposo cartellone pubblicitario rosa confetto. Era il tuo primo anno da Mentore e non avevi alcuna intenzione di darti in pasto alle belve, non dopo aver già vinto gli Hunger Games.

Finnick Odair era accanto a te, anche se non lo vedesti subito. Lo notasti quando mosse un piede con impazienza, l’espressione stanca ma decisa a non farsi notare.

Sbadigliò e, voltandosi, ti vide.

“Il bellissimo Odair non vuole farsi vedere?” domandasti, acida.

“Il bellissimo Odair vuole solo andare a dormire” rispose lui, tranquillo.
[138 parole]
 

~
 
We talked about our lives
Until the sun came out
And now I’m thinking about
How I wish I could go back
 

Diventaste amici due anni più tardi, dopo una quantità incalcolabile di battibecchi e risse che finivano con Haymitch e Mags che vi trascinavano via, contrariati e urlanti.

Imparaste a conoscervi durante le lunghe nottate sul tetto del Centro d’Addestramento, quello in cui vi rifugiavate entrambi. Spesso lui se ne stava in silenzio, per conto suo, giocherellando con una collana con una pietrina bucata come pendente.

Tu ti limitavi a fissare il panorama, le gambe penzoloni e la caduta trattenuta dal Campo di Forza.

Qualche volta, senza nemmeno chiedervelo, ordinavate del cibo per entrambi e portavate su un paio di coperte.

Qualche altra volta, poi, ti parlava, raccontandoti delle donne che era costretto a frequentare e dell’unica con cui avrebbe voluto farlo per davvero.

Tu ascoltavi, lo facevi bene. Ma non parlavi di te, mai. Forse avresti dovuto farlo, ti saresti liberata.

Ma ti piaceva guardarlo giocare con la collana.
[149 parole]
 
Just for one more day
One more day with you

 
~
 
[…]
Ever since you walked away
It left my life in disarray
All I want is one more day
It’s all I need

 
Quando scopriste dei Ribelli, del Distretto Tredici, lui fu subito in prima linea.

E allora non foste più soltanto amici, ma alleati. Perché condividevate la stessa voglia di vincere, lo stesso segreto. Condividevate qualcosa nel profondo.

Condividevate un passato fatto di morte, di mani sporche di sangue, le vostre, di visi tagliati e ginocchia livide e mani con i calli per un lavoro troppo pesante per
una tredicenne o un ragazzino di undici anni.

Il vostro non è mai stato un legame convenzionale, uno di quelli in cui gli amici escono insieme o fanno lunghe chiacchierate al telefono.

Il vostro era un legame fatto di gesti, di occhiate, di zollette di zucchero e minacce di morte. Di telefonate nel cuore della notte, telefonate brevi in cui lui ti parlava sottovoce raccontandoti dell’ultima crisi di Annie, oppure tu avevi voglia di salutarlo e lo facevi, spontaneamente. Un legame saldo, solido, l’unico nella vostra vita. Tu eri la sua spalla, l’unica che potesse permettersi, lui era il tuo tutto, l’unico a capirti davvero.

Quando partì, diretto a Capitol City, qualcosa di te andò via con lui.
[184 parole]
 
 
It’s one more day with you

 
~ 
We spent all our money
On stupid things
But if I look back now
I’d probably give it all away
 

E aspettasti. E aspettando, ricordasti.

E ti venne in mente quel giorno in cui, passeggiando per Capitol City, vedeste quel negozio di caramelle. Non avevate mai mangiato una caramella in vita vostra, così subito entraste.

Eravate Vincitori, avevate un sacco di soldi inutili, soldi con cui avreste potuto comprare qualsiasi cosa. Ma li spendeste in caramelle, quel giorno. Palline glassate, dischi tondi e colorati, piccoli animali gommosi al sapore di frutta.

Per la prima volta vi sentiste quasi bene.

Stringendo il grosso sacchetto di carta arancione, raggomitolati su di una panchina verde pastello, ti raccontò la storia della sua collana, di come l’aveva avuta. Ti disse dei suoi Giochi, di come si sentisse solo, di quando raccolse quel sasso e di come fosse diventato il suo portafortuna.

Un laccetto con un sasso aveva portato fortuna al più giovane Vincitore di sempre. Un laccetto lo riportava a casa quando, dopo una giornata fatta di contratti con gli sponsor, aveva solo voglia di pensare al mare, al cielo azzurro, al nevischio che si formava fuori casa sua.

Gli domandasti se avrebbe potuto raccogliere un sasso anche per te, al Distretto Quattro.

Ti promise che te l’avrebbe regalato, un giorno.

Ora lo stringi tra le dita.

[203 parole]

 
Just for one more day
One more day with you
 
~
 
Now I’m sitting here
Like we used to do
I think about my life
And now there’s nothing I won’t do

 
La panchina verde pastello è ancora lì, al suo posto.

È buffo come non sia stata distrutta nelle esplosioni, ma miracolosamente è ancora intatta.

Sei seduta lì, acciambellata con un sacchetto arancione sulle ginocchia, e cerchi di passare inosservata tra la folla di giornalisti che premono per sapere i dettagli di quell’ultima Edizione dei Giochi. Stringi la collana tra le mani, la pietra ormai bollente.

Non piangi – sei sempre Johanna Mason, dopotutto – ma senti che potresti farlo.

Perché lui non tornerà più a prenderti in giro, a cercare di coglierti di sorpresa, a spaventarti e offrirti quelle stupide zollette di zucchero.
 

Finnick Odair ha vissuto tanto con te, siete cresciuti insieme, come fratelli. Quei fratelli che un po’ si odiano, che non si sopportano, ma che non potrebbero ma vivere l’uno senza l’altra.

Avete imparato a fare affidamento su voi due e nient’altro, perché eravate quelli forti, quelli forti per gli altri, i Vincitori. Solo voi vi capivate davvero.

“Finn è stato molto di più che un Vincitore e un ribelle. Lui è stato coraggioso, leale. Per me è stato più che un collega, un compagno. È stato un amico, uno vero, è stato un fratello” hai sussurrato al suo funerale, l’immagine del suo sorriso che ti impediva di piangere.

Cento visi ti guardavano, i volti rigati dalle lacrime, eppure sentisti che – a parte Annie – nessuno ti capiva davvero, perché nessuno aveva conosciuto il Finnick che era stato tuo amico. Quello sotto i vestiti firmati, il sorriso smagliante, gli occhi brillanti e le zollette bianche. Quello sotto i muscoli e il tridente e fuori dalle telecamere, lontano, ragazzo indifeso sul tetto di un palazzo.

E stringesti la collana tra le tue mani.

[282 parole]

 
Just for one more day
One more day with you
  
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