Right in front of you
Proprio davanti a te
Dov’è
l’amore, quello vero, quando noi cadiamo? Non dovrebbe rialzarci in piedi? Una
domanda a cui tutti noi vorremmo apporre una risposta, anzi, vorremmo che
qualcun altro lo facesse per noi. Non sappiamo che è nostro compito cercarlo, e
non sappiamo nemmeno che esso, meraviglia!, è sempre stato davanti a noi.
Dedicato
alle Disneyane, specialmente ad Aqua, che credo ne
abbia bisogno.
Buona
lettura!
Kelsie entrò nel giardino degli Evans, poi si diresse a
passo sicuro verso una bella dependance dalle mura bianche, attorniata da
candide peonie. Sembrava proprio una casetta incantata, pensò con un sorriso.
La voce della madre la obbligò a voltarsi verso l’imponente cancello, metri
addietro.
-Tesoro, passo a prenderti verso le sette, d’accordo?
Divertiti con Sharpay!
-D’accordo, ciao!- si girò sbuffando. Divertirsi con
Sharpay? Se quella era una casetta incantata, lei non era affatto la
principessa buona e bella, ma un potente dragone dalla fiamma facile.
Eppure, per la signora Nelson, le cose non stavano così. Far
giocare insieme le due bambine le pareva un’ottima idea. Illusa.
Di colpo, la voce squillante della signorina Evans le
accoltellò le orecchie, mentre la chiamava sgarbatamente:
-KELSIEEEEEEEE!! Dai, non posso stare ad aspettarti tutto il
giorno! Muoviti!!
-Sì,
come no. Arrivo.- borbottò l’altra, affrettandosi verso la compagna di giochi.
Le sarebbe toccato un’altra volta il ruolo del bambolotto che s’innamora della
tenera bambola di porcellana, e che le ubbidisce sempre. Cos’altro poteva fare,
chiunque, con Sharpay Evans?
Kelsie Nelson, timida sedicenne, aprì
la porta facendo scattare le chiavi ed entrò nella dependance degli Evans con
un sorriso, ricordando quell’infanzia in cui nessuno conosceva bene la sua
migliore amica, Pay, nemmeno lei stessa. Ma finalmente avevano legato, e da
quel momento era molto raro che non passassero una sera o un pomeriggio
insieme, a chiacchierare, cantare, ridere, piangere. Per questo possedeva
persino le chiavi della dependance, dove Sharpay si dedicava al canto e
ospitava lei e le altre. Certo, a volte Pay si concedeva del tempo con Zeke, il
suo ragazzo, ma questo Kelsie lo capiva benissimo.
Peccato che lei non avesse quella
fortuna.
La relazione con Jason Cross, giocatore
dei Wildcats, si era conclusa prima di iniziare: certo, durante quella festa
dopo la vittoria ai Play Off si erano divertiti, avevano ballato, avevano fatto
un canestro insieme … molto romantico,
come no!, pensò la ragazza con una smorfia di disappunto.
Lei si era presa una cotta. Immensa.
Abnorme. Camminava a due metri da terra solo se lui le sorrideva, lo pedinava,
diceva alle amiche di amarlo … si era completamente persa in quel nuovo
sentimento. Non dava più importanza a qualunque cosa, perché qualunque cosa non era Jason. E cosa
c’era di più importante, rispetto a quegli occhi dolci, a quel viso ammaliante,
a quella voce calda?
Sospirò sedendosi su una poltroncina,
mentre aspettava la sua Pay. Era andata a trovare Zeke, che si era fratturato
una caviglia giocando a basket.
Basket. Jason.
Cavolo!
Beh, insomma, ma qual era stato il
problema?
Straordinario, il problema aveva anche
un nome. Femminile. Meredith. La bionda, formosa, bellissima, altissima
Meredith. Come resisterle?, sembravano dire gli occhi avidi che Jason avrebbe
dovuto destinare solo e soltanto a Kelsie. Così, quando i due erano stati
trovati a baciarsi prima delle lezioni, il primo giorno di scuola dopo quella
magica estate, lo scalpore era stato grande, ma non la sorpresa, da parte della
brunetta.
Appoggiò una cartellina piena di
spartiti e un quaderno di appunti sul tavolo di vetro, alzandosi.
Non sapeva che qualcuno era nella
cucina, lì dietro, a sgranocchiare ciliegie.
Con un sorriso triste, raggiunse il
pianoforte, si sedette e rifletté.
Una nuova canzone … com’erano le parole della Darbus? Iniziate con le strofe, e poi completate il
tutto con un ritornello. Dovete sentire le parole dentro di voi. Lasciate che
ogni parola sia l’istante successivo al battito del vostro cuore. Che ogni
parola, dunque, dipenda dal cuore.
Prima
che se ne accorgesse, stava pigiando i tasti del pianoforte bianco e a coda che
aveva sempre invidiato a Pay, sussurrando a mezza voce le parole che pulsavano
da tempo nelle sue vene.
Life. It can twist your heart
Put you in the dark
I was cold and lonely
La
vita. Era un po’ presto per porsi la domanda: Che cosa ho fatto della mia vita
negli ultimi sedici anni?, eppure essa sorgeva spontanea. La verità era che si
era solo attorcigliata in mille pasticci, e ancor peggio, nel vuoto della
solitudine. Anche ora, che aveva scoperto le sue magiche compagne, sentiva che
le mancava qualcosa. Qualcuno. Entrambi.
Doubt. It can close you in
Builds the walls within
I let fear control me
I let go
Didn’t know
Where the answer would be
E anche il dubbio. Come si
poteva pensare che la timida e tranquilla Kelsie sapesse capire, scegliere,
riflettere senza lasciarsi andare ad una marea di scrupoli, dubbi, incertezze?
Lei ci conviveva da sempre, con quelli.
Perché ormai, per quanto
avesse praticamente scordato Cross e la sua faccia da babbeo, lasciandolo alle
sue opere di esplorazione della bocca di Meredith, ciò che più la stringeva in
una morsa era quella schifosissima paura. Che succedesse di nuovo. Di aprirsi.
Di lasciarsi andare. Di provare amore.
Chi meritava tutti quei
suoi rischi?
Una risposta che non aveva
nome, né soluzione, né parole.
Si fermò un secondo,
ansante. Si stava esponendo troppo. Era solo una canzone, cavolo! Una canzone,
niente di più.
-Solo una canzone.
Chiuse gli occhi, e d’un
tratto una voce le gelò il sangue.
-Solo una canzone? Pensavo valesse di più per te, la tua musica.
Si girò di scatto, e trovò
Ryan Evans appoggiato al muro.
-Ehi!- tentò di essere
naturale. Quei due erano buoni amici, no? Amici.
Ma lui pareva serissimo.
Prima che Ryan aprisse
bocca, Kelsie ripensò in breve a quanto stava accadendo tra loro. Che lui fosse
molto bello e affascinante nessuno lo metteva in dubbio, e nemmeno riguardo la
sua dolcezza e simpatia aveva dubbi (almeno su quello …). Così, quando aveva
iniziato a parlare troppo spesso di lui, Taylor le aveva fatto notare:
-Non è che hai una bella e profonda cotta?
Oh, no. Non doveva
assolutamente andare così. Non poteva permettere che si sporgesse ancora così
tanto.
-Guarda che nemmeno tu gli sei indifferente,
sai?
Certo. Dicevano così anche
di Jason, e com’era andata a finire?
Finalmente parlò.
-Allora? La tua musica
conta così poco? Le canzoni sono solo
canzoni?
Pareva arrabbiato, quasi
deluso. Kelsie si stupì di quella reazione.
-Non ti pare eccessivo
reagire così?- chiese squadrandolo da dietro gli occhiali.
-No. A me
invece pare strano che tu dica questo delle tue canzoni.
Cadde il silenzio, morbido
e pesante al contempo.
Alla fine lui accennò a un sorriso.
-Posso sentire il resto
almeno?
Lei arrossì, abbassando lo
sguardo.
-Ti prego.
Due parole, anche piuttosto
corte, che però produssero un effetto inaspettato su di lei. Sentì un brivido
scorrerle per la schiena, forse per quel tono talmente suadente con cui Ryan le
aveva pronunciate.
Ed ecco che di nuovo non si
sentiva padrona di se stessa; le sue mani scivolavano sul pianoforte, la sua
bocca si apriva senza che lei potesse bloccarla.
Un burattino nelle sue
mani.
Faith
It can lift you up
And if got enough
To reach a new beginning
Poteva
riporre quelle sue piccole speranze in lui? Il fratello di Pay? O ancora
meglio, Ryan?!
La
speranza ormai era tutto ciò che le rimaneva. Se avesse di nuovo sbagliato, tutte
le sue difese sarebbero cadute per sempre.
Per
questo cantava quei versi.
Certo,
essa è la molla per un nuovo inizio. Ma se la molla in questione è troppo
fragile. Se la logica che tutto può rompersi è permanentemente dentro di noi,
allora come si fa?
-Suona
ancora il ritmo, per favore!- gridò Ryan, agitato. Faceva così solo quand’era
ispirato.
Love
Can withstand a storm
In the final hour
We’ll find the joy in living
Don’t let go
‘cause that I know
Pretty soon you will
see
Il trasporto con cui le aveva cantato
l’ultima strofa era incredibile. Come se il messaggio non fosse per un pubblico
immaginario. Ma solo per lei.
Kelsie arrossì ancora, mentre rimaneva
catturata dagli occhi azzurri che la fissavano.
Che si avvicinavano.
Che si abbassavano.
Che si chiudevano.
Gli occhi di Kelsie li imitarono. E un
dolcissimo bacio divenne protagonista del momento.
-È ancora solo una canzone?- mormorò
sorridendo Ryan, mentre riaprivano le palpebre.
-No.-
rispose in fretta la ragazza, senza sapere cos’altro dire; voleva solo tornare
da quelle labbra.
You are my tomorrow, there’s a safety in your arms.
Where you’ll go, I’ll follow. ‘Cause you’re the world where I belong.
Ormai Kelsie aveva trovato un motive
valido per fidarsi di lui; mano per mano, potevano costruire qualcosa, un
domani, e poi il giorno dopo ancora, e quello seguente …
Poteva salvarsi dalla solitudine.
Poteva seguire Ryan, e ancor più
importante il suo cuore.
Finalmente sentiva di appartenere ad un
mondo solo loro.
La segreteria telefonica nella
dependance si attivò: c’era un nuovo messaggio, poiché lo squillo
dell’apparecchio era stato sovrastato dalla musica.
-Tesoro sono Pay! Zeke
non vuole proprio lasciarmi tornare! Amore fermo! Senti, oggi pomeriggio
rimango qui in ospedale. Facciamo un altro pomeriggio? Chiudi bene la porta, ci
vediamo a scuola! Bacio tesoro!
I due scoppiarono a ridere. In quel
momento nessuno voleva la cara Sharpay tra i piedi.
Si baciarono ancora, poi tornarono al
lavoro.
C’era un ritornello da scrivere.
Right
in front of you
Right
in front of me
We
were looking
but
somehow, some way we couldn't see
That
the love was always there
It's
been around us everywhere
I had
to fall to finally see
That
you were right in front of me.
-Kels …
io aspettavo solo te.
-Tu eri proprio davanti a me …
-Già.
-E io non vedevo nulla.
-Non importa.
-Sì invece! Tu mi hai aspettato, e io
fuggivo da te e da me stessa.
-Ma l’amore è sempre stato qui, Kels. IO sono sempre stato qui.
Proprio davanti a me.
Spero che la ff sia piaciuta a
tutti voi, cari lettori di EFP.
La canzone, se volete ascoltarla, è Right in front of you
di Celine Dion.
L’amore, invece … cercatelo voi. Come spero avrete
afferrato, non è poi così lontano.
Con affetto, Vivy93.