Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: bradorable    04/02/2014    5 recensioni
Io ho dei piercing, lui delle camicie a quadri rosa.
Io ho i capelli tinti, lui stupidi cappelli da panda.
Io amo la musica rock, lui, Riker Lynch, è un membro della famiglia "figli dei fiori" Lynch.
Siamo praticamente incompatibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riker Lynch, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh I wish I was a punk rocker with flowers in my hair
In 77 and 69 revolution was in the air




Anche se ho sempre odiato la brezza autunnale, perché, oltre ad essere un segno della fine dell’estate, mi pizzica fastidiosamente le guance fino a farle diventare rosso magenta, ho decisamente bisogno di fumare e niente mi avrebbe impedito di fermarmi cinque minuti prima di entrare in casa.
Prendo il pacchetto di Marlboro dal cappotto e con uno scatto estraggo una sigaretta e la accendo, ricacciando subito dopo una mano in tasca per proteggerla dal freddo.  Perché il clima deve cambiare così velocemente? Perché non può rimanere sempre e solo estate? Ok, in questo momento me la prenderei con qualunque cosa e per qualunque motivo, pure con Madre Natura.

E’ stata una giornata pesantissima: la Fisher ha lanciato frecciatine contro il mio nuovo colore di capelli, che in realtà è stato solo un esperimento di quell’idiota della mia migliore amica Chiara.
Lei ama usarmi come cavia per qualunque cosa riguardi i capelli, e questa volta ha optato per un lilla che a me neanche dispiace.
La cosa divertente è che andiamo a scuola insieme, ma a lei nessuno ha detto niente per il suo nuovo blu elettrico.
Inspiro un’altra boccata, chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi.
Come se non bastasse, l’ora dopo Webster ha riconsegnato i compiti di matematica. Inutile dire che è andata da cani. Odio la matematica, e odio quell’insegnante scadente e pelato che ha fatto della matematica la sua unica ragione di vita. Sono sicura che se potesse se la sposerebbe quella materia di merda, utile solo ai cani come lui.

«Ciao tesoro» la voce di mia madre mi riporta alla realtà e sorrido alla figura esile che mi ritrovo davanti.
«Ciao mamma» sto per abbracciarla, ma lei si ritrae guardandomi contrariata.
«Prima spegnila» mi spiega indicando la mia mano.
Lancio un’occhiata alla mia sigaretta e faccio spallucce.
«Piuttosto non ti abbraccio» rido e lei mi fa la linguaccia.
Adoro mia mamma. Non ha mai preso male i miei capelli, o il mio modo di essere.
Al compleanno mi ha anche regalato il primo e (per ora) unico tatuaggio. L’unica cosa importante per lei è che sia me stessa, e che sia a mio agio.
Le guardo divertita i capelli corti con un ciuffo biondo tra tutti quelli mori. Anche lei è stata vittima della mente malata di Chiara, ma devo ammettere che anche con lei ha fatto un buon lavoro.
E poi non c’è nulla da negare, mia madre è proprio una bella donna.

Mi rimangio tutti questi complimenti in meno di tre secondi quando si scansa di pochi centimetri per fare spazio a quella creatura fastidiosamente colorata, meglio nota come Rydel Lynch, che mi sorride come se degli elastici le tirassero le labbra.
Sgrano gli occhi senza nemmeno provare a fingere un minimo di gentilezza, e tutto quello che riesco a fare è far passare lo sguardo da mia mamma a lei, non capendo che cosa ci faccia lei nel mio giardino.
«Bea, lei è Rydel, sua mamma è Stormie, ti ricordi? Domani cambia scuola insieme ai suoi fratelli e verranno alla tua che è più comoda per loro. Così quando me l’ha detto ho pensato che avreste potuto fare amicizia, non è mera…» non riesce a finire la frase, interrotta dalla mia fulminata, e di fulmini gliene vorrei lanciare davvero.
Se c’è una cosa di cui sono certa in questo momento è che mia mamma deve ricordarsi che ho ancora diciassette anni e quindi non sono ancora legalmente punibile se decidessi di farle del male seduta stante.
Rydel Lynch spezza quel silenzio imbarazzante allargando ancora di più, se questo è possibile, il suo sorriso «Molto piacere!» squilla allungandomi la mano, che io esito a stringere e ricambio solo dopo lo sguardo omicida e di rimprovero di mia madre.
«Credo che non ti farebbe male se diventaste amiche» si intromette mia mamma sorridendo.
Oh sì invece, mi farebbe alquanto male. Ma dallo sguardo che punta insistente su di me capisco a cosa si sta riferendo.
Non ho tanti amici a scuola, e lei lo sa, ma quello che non capisce è che a me va bene così.
C’è Chiara e mi basta lei. Il nostro aspetto non aiuta di certo, ma alla fine è anche questo il bello.
Sento un brivido di freddo e subito lancio un’occhiata al mio ginocchio scoperto dai jeans strappati.
Spengo la sigaretta – nemmeno quella mi hanno fatto godere in pace – e fingo un sorriso cortese.
«Entriamo in casa? Sto congelando» dico.
«Certo, ho fatto una torta al cioccolato ieri, Rydel ne vuoi un po’?» chiede mia madre tutta sorridente mentre apre la porta, e io lascio passare prima la ragazza-bomboniera, così come vogliono le buone maniere.  «Certo molto volentieri!»
La sua voce è ancora più acuta di prima, come può mia madre pensare anche solo lontanamente che potremmo diventare amiche?

Ci sediamo tutte in cucina e una volta ricevuta la sua torta Rydel inizia a farmi l’elenco dei suoi fratelli, con tanto di aneddoto divertente accompagnato ad ogni nome.
Ma quanti sono? I suoi genitori un hobby no eh?
Addento la mia fetta di torta al cioccolato senza ascoltarla, ma lo sguardo di rimprovero di mia madre, il secondo in meno di dieci minuti, mi riscuote dal mio stato di trans e mi riporta sull’attenti.
Decido di accontentare mia madre e darle un chance. Infondo chi sono io per giudicare? Nessuno.
Inizio a giochicchiare con il piercing sul mio labbro inferiore, concentrata, e la guardo per bene per la prima volta: scarponi alti rosa, tutù bianco stile danza classica con sotto pantaloncini di jeans, maglietta rosa fluorescente che se guardassi ancora un po’ mi ritroverei senza vista, i capelli raccolti da un laccio a piume pieno di brillantini, e ovviamente rosa.
Mi viene il capogiro per tutto quel rosa, e tutti quei brillantini, e tutto quel rosa.

E’ impossibile, nemmeno in un mondo parallelo, che io e questa ragazza possiamo diventare amiche.

Ancora mi chiedo cosa ci fa seduta al mio tavolo nella mia cucina.
Guardo mia madre come se fosse un’ancora di salvezza nonostante sia stata lei a portarmi in quella situazione.
«E poi c’è Riker, il più grande, e senza di lui non saprei proprio cosa fare. Pensa che una volta al mio compleanno mi ha portata al concerto dei One Direction, si è divertito un sacco!»
Basta, è troppo, lei e la sua banda di fratelli mi hanno già stancata.
Sembra sia intenzionata ad iniziare a cantare giusto per ricordare il momento, ma riesco a fermarla in tempo, cortesemente, perché giuro che se avesse iniziato a cantare canzoni tipo What Makes You Beautiful o come si chiama, l’avrei buttata fuori di casa.
  
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