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Autore: Atomic Chiken    04/02/2014    1 recensioni
Un gatto.
Già, un semplice gatto.
" Non le manca Jeb? ". Aveva messo da parte i ferri per cucire e mi aveva guardata sorridendo
" Jeb non è morto tesoro, è sempre qui, con me ".
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto stava filando liscio fino a quando Jusie non si svegliò urlando. Persi il controllo del volante e di fronte ai miei increduli occhi andammo a finire in una maledetta buca. Il tempo parve fermarsi. Stavo volando dentro la vettura, gli oggetti introno a me erano immobili come statuine, Jusie mi fissava con occhi inorriditi e terrificati. Poi, in un attimo, sentii un suono assordante e caddi violentemente contro il tettuccio. Divenne tutto silenzioso, troppo silenzioso. Dovevo essere diventata sorda. Stavo provando dolori indescrivibili per tutto il corpo, ma più di tutto, avevo paura.
Sto morendo Dio non voglio morire per favore pregherò lo giuro non farmi morire non adess..
Qualcuno mi strattonò per la camicia. Ero incapace di muovermi, ogni muscolo sembrava essersi bloccato. Cercai invano di voltarmi verso Jusie, stesa sul parabrezza come un moscerino.
" Icole..I--ccol..A-iuto.. ".
C'era odore di benzina.
" Jusie..Jus..Ce la faremo, ok? ".
Quanto tempo era passato? Cinque, dieci secondi?
Andiamo
Mi costrinsi a muovere il braccio e portarlo verso la finestra alla mia destra. La spalla venne percorsa da una fitta acuta di dolore. Lasciai ricadere l'arto stringendo i denti.
Ancora una volta
Rialzai il braccio. Sentii l'osso della spalla muoversi in modo anormale
Dai cazzo
Allungai con una lentezza esasperante il braccio e per tutto il tempo l'osso continuò ad andare a destra e sinistra. Per poco non mancai la portiera. Tenendomi stretta ad essa, cominciai ad allungare il resto del corpo. Mi appoggiai alla gamba sinistra, l'unica che doleva di meno. In meno di un minuto portai metà corpo fuori dalla macchina. Sentivo delle voci, lontane. Delle grida. Ombre enormi.
E tanta benzina. Si stava spargendo a vista d'occhio e non avrebbe atteso molto prima di uccidere tutte e due.
Tutte e due.
Solo allora mi ricordai di Jusie. Cazzo.
Era ancora distesa sul parabrezza a guardarmi implorante.
Dove diavolo erano finiti gli inseguitori?
E quanto tempo avevo a disposizione per tornare indietro e trascinare il peso di tutte e due lontano dall'auto?
Cazzo Nicole pensa pensa pensa
Mi voltai verso l'uscita.
Non ne avevo.
Mi dispiace Jus
Lottando contro l'impulso di tornare indietro continuai a trascinarmi fuori.
Jusie stava gemendo dietro di me.
Mi dispiace Jus, mi dispiace un casino te lo giuro
" Nicole...Ti prego.. ".
Mi diedi una spinta con la gamba libera e afferrai il bordo della buca. Ignorando le grida della mia spalla e quelle di Jusie cominciai ad issarmi.
Le voci erano più vicine. Continuando a trascinarmi lontano dalla macchina guardai alle mie spalle. Due figure erano imbambolate a guardare la scena mentre la Playmouth era ancora intenta nella sua corsa.
Più veloce
Il pensiero venne dissolto dall'improvvisa esplosione. Istintivamente portai le mani intorno alla testa e mi accasciai come un musulmano in preghiera. La schiena venne investita da un'ondata di calore insopportabile. Pezzi di motore volarono in aria e venni mancata da uno per pochissimi centimetri. Aspettai un paio di secondi immersa nel silenzio più totale. Intorno a me era tutto immobile.
Ero morta?
Poi, come era arrivato il nulla assoluto, tornarono le voci. Riconobbi distintamente quella di mia madre.
Pensando di aver ucciso anche lei tolsi le mani dagli occhi e mi lasciai abbattere dalla luce accecante. Chiusi le palpebre un paio di volte lasciando che essa affievolisse. Lo spettacolo era devastato. Parte del campo aveva preso fuoco e intorno giacevano i pezzi della macchina, ridotti ad una poltiglia. Dell'auto non era rimasto più niente.
Cercai il corpo di Jusie. Nella buca. In giro. Tra i resti.
Nessuna traccia.
Tentai di rimettermi in piedi aiutandomi con la gamba destra. Una mano strinse il braccio e mi tirò verso l'alto.
" Nicole! ".
Mi lasciai circondare dalle braccia tremanti di mia madre mentre due uomini si avvicinavano a noi.
" Oh Nicole! ".
Già. Ero viva. Nicole. Io.
Provando un gran senso di sollievo lasciai che l'oscurità prendesse il sopravvento.





Mi risvegliai intontita con la testa che scoppiava. Tossicchiai guardandomi intorno. Ero distesa su un letto d'ospedale, accanto al quale c'era una donna vestita di bianco che stava scarabocchiando qualcosa. Mi guardò sorridente
" Cosa è successo? " le chiesi preda di un vuoto di memoria
" Bentornata tra di noi tesoro " disse ignorando la domanda.
Posò il blocco sul tavolino e uscì dalla stanza. Era della grandezza di una normale camera, con le classiche tendine bianche intorno al letto ed il deprimente panorama della finestra. Poco dopo entrò mia madre, seguita da un uomo in divisa ed un altro tizio in camice bianco.
" Come va? " domandò lei sedendosi accanto
" Bene, credo.. ".
Il polziotto rimase vicino alla finestra. Era un tizio esile dai capelli mossi. Portava gli occhiali da sole anche se fuori era calata la sera.
Quello con il camice tolse la flebo dal braccio.
" Allora signorina, come ci sentiamo adesso? Qualche dolore? Nausea? Niente di niente? "
Gli indicai il braccio con la spalla lussata.
" Direi che siamo messi bene, dopo quello che è successo ".
Si voltò verso mia madre
" La terremo in ospedale per ancora una settimana sotto stretto controllo ".
Una settimana?
" No! " urlai all'improvviso. Una miriade di immagini cominciarono a passarmi per la testa. Jusie, Jeb, un'inseguimento d'auto, dei gatti, una donna urlante di dolore, una bambina, un'esplosione..
" Perché no? " sentii domandare il poliziotto.
Perché no?
Perché?  
" Perché..No ".
L'uomo si avvicinò al letto
" Come mai? Devi per caso nascondere le tue traccie lasciate a casa di Anne? ".
Il dottore lo fermò arrabbiato " Niente domande per favore, non è ancora nello stato adatto "
" A fanculo il suo stato! " urlò l'altro improvvisamente.
" Ha ucciso una donna, è un mio dovere farle domande e sbatterla dentro! ".
" Non capiresti, poliziotto di merda ".
Si voltarono tutti a guardarmi increduli
" Ci sono cose che è meglio non sapere mi creda  "
" Cosa diavolo stai balbettando? "
" Morte...Ci sono cose peggiori della morte. Credete che io sia pazza, che non abbia un cervello con cui pensare? Allora dico che avete ragione, tutta la mia piena ragione. Ma sono ammattita perché ho saputo cose che voi non potete neanche immaginare. La morte non è la fine, è solo l'inizio di altra sofferenza. Per questo ho ucciso Anne.. L'ho fatta soffrire, così non dovrà patire una volta arrivata lassù. Non finirà in quel mondo orribile che mi hanno fatto conoscere. No. Non l'avrei mai permesso. Morte. E' tutto ciò che desidero. Una morte lenta e dolorosa ".
Che cosa mi era preso?
Il dottore si avvicinò " Adesso dobbiamo lavorare, per favore, uscite tutti quanti " disse agli altri.
Incapace di reagire, sotto la forza di qualcun altro, mollai un pugno in pieno volto al malcapitato. L'uomo volò all'indietro con un salto impressionante.
Lasciami stare!
Diedi una spinta a mia madre facendola finire contro il muro dall'altra parte. Imperterrita mi alzai dal letto e avanzai con uno scatto verso il poliziotto. Quest'ultimo tirò fuori la pistola e la puntò verso di me. Feci volare via l'arma con un calcio atterrando sull'uomo. Finimmo per rotolare tutti e due a terra. Provai di nuovo una fitta al braccio mentre veniva schiacciato dal peso del mio corpo.
Lasciami stare!
Un assordante allarme rimbombò per tutto l'ospedale. Dopo neanche un paio di secondi scoppiò il putiferio fuori dalla stanza.
" Mamma! " urlai. Era riversa a terra con una piccola pozzetta di sangue che andava allargandosi sotto la nuca.
Senza volerlo corsi alla finestra e la aprii. Era buio ma riuscii a vedere la fine del salto. Un paio di metri.
Qualcosa mi costrinse a buttarmi giù. Sentii qualcuno pronunciare il mio nome e altre grida una sopra l'altra. Atterrai malamente sull'erba. Seppur su un terreno morbido, la mia spalla mi fece gridare come un'ossessa.
Ricominciai la corsa senza un attimo di tregua. Uomini e donne si voltavano al mio passaggio. L'aria fresca della sera mi accompagnava in quell'assurda situazione.
Mi fermai una volta giunta sulla strada. Le automobili frenarono una dopo l'altra intasando il passaggio.
Qualcuno mi chiamò dalla via che avevo appena percorso. Si stavano avvicinando.
Senza aspettare corsi verso una macchina e aprii la portiera. L'uomo all'interno balbettò qualcosa ma prima ancora che potesse finire l'insulto lo buttai fuori. Strinsi il volante tra le mani e rimasi con il piede incerto sull'acceleratore.
Perché lo stavo facendo? Non ero obbligata a farlo.
Jeb poteva andarsene a fanculo.
Staranno di nuovo insieme,  per sempre
Ero arrivata fino a quel punto per cosa, ritrovarmi il mondo contro?
Uccidilo e falli riposare in pace
Uccidere. Uccidere.
Avevo ucciso Anne e lasciato morire Jusie.
Un gatto in più non avrebbe fatto differenza.
Pigiai l'acceleratore degustando il momento.
  
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