Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Shenhazai    05/02/2014    2 recensioni
Non è mai una buona giornata quando piove, ti arriva il caffé freddo in camera e dall'Italia ricevi delle telefonate deprimenti.
E la cosa brutta è che può andare solo peggio.
Rating arancione perché le parolaccie si sprecano...
Genere: Commedia, Generale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cina/Yao Wang, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nyotalia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


China Export




La giornata non era cominciata bene.

Era così freddo che dal cielo non scendeva acqua ma direttamente scaglie di ghiaccio, e il cielo sopra New York era una buia cappa oppressiva.
Uscendo dalla doccia aveva sbattuto sulla mensola dello specchio facendo cadere il flacone del profumo, così che ora il bagno era una camera a gas all'odore di Poison. Il caffè le era arrivato in camera freddo, accompagnato da una risma di giornali nazionali e mondiali strabelli carichi di notizie una più brutta dell'altra. Come ciliegina sulla torta, il cellulare che di solito teneva per le emergenze, quello a cui pochissimi avevano accesso aveva cominciato a squillare. Brutto segno. Bruttissimo segno, quando partiva “la Guerra di Piero” dal suo smartphone, significavano solo guai.

“... pronto? Qui Felicia Vargas” rispose con un sospiro, dopo aver ascoltato tutta la prima strofa della canzone (sperava sempre che nell'attendere magari la notizia sarebbe migliorata, o magari avrebbero smesso di chiamarla. Non era MAI successo.)

“ah, sei tu Lavi. Che succede? Perché mi chiami a quest... non mi dirai che hanno ricominciato a far casino alla camera...”

“Grazie a Dio. Nemmeno i bambini dell'asilo... Si, mi ricordo di quell'inchiesta, veh. Allora, hanno scoperto qualcosa? Novità?”

“... Mi stai prendendo per il culo? Lavinia Vargas, mi stai fottutamente prendendo per il culo?”

“Dai fuoco a tutto quello di cui non abbiamo l'assoluta certezza di provenienza dentro l'armadio. Ora. E il resto disinfettalo... Ossant'Iddio misericordioso... si, stavolta mi sente. Fosse l'ultima cosa che faccio. Ti richiamo più tardi...”


La donna richiuse la telefonata lanciando il telefono sul letto, su cui poi si gettò a sua volta, coprendosi il viso con le mani. Dall'espressione, non si riusciva a capire se fosse più disgustata, sconvolta o semplicemente incazzata. Decise di essere tutte e tre le cose insieme, e con un gesto di stizza tirò un calcio in aria. Purtroppo il sandalo che stava indossando non era ancora stato fissato alla caviglia, e quindi volò in aria centrando con una precisione millimetrica la lampada alogena sopra la sua testa. Per un pelo rotolò via dalla sua posizione per schivare il lampadario che si infranse sul copriletto, alzando una nuvola di gocce di vetro e polvere. Per la legge universale secondo cui se una situazione ha una minuscola possibilità di poter peggiorare peggiorerà sicuramente, la scarpa - 750 euro di scarpa - nella ricaduta si era rovinata graffiandosi la delicatissima pelle di nappa. Probabilmente la sentirono urlare fino al piano terreno dell'albergo.

Proprio una bella giornata di merda.

E non sarebbe migliorata, lo sentiva a pelle.



“Bonjour ma trésor, sbaglio o ci siamo alzate un po' nervosette, oggi?”


Ecco, le serviva solo l'ironia di Francia per completare il tutto. Lo guardò con occhi omicida da sotto il ciuffo di capelli fradicio – per arrivare, l'ombrello le si era rotto a metà strada tra il parcheggio e l'ingresso del palazzo delle Nazioni Unite e boia d'una fottuta vacca avesse trovato qualcuno, anche un semplice fattorino, a cui chiedere un passaggio per ripararsi – prima di superarlo con supponenza. Si avvicinò al bancone della reception chiedendo alle ragazze dietro di questo delle salviette per asciugarsi, e nel frattempo si guardò attorno tra la folla sempre in movimento di semplici impiegati, diplomatici e delle altre nazioni come lei e Francia. Se non altro non era stata l'unica a prendersi una bella dose d'acqua gelata in testa quella mattina per andare a lavoro.

Di colpo si girò e fissò il cugino “Francis, sai se Cina” mormorò a mezza bocca cercando di trattenere un basso ringhio “sia già arrivato per caso, veh? Dovrei parlargli di affari privati...”


"Uhm... te e Cina? Che affari avete?” Domandò curioso l'uomo, salvo poi alzare le mani in segno di resa quando si accorse di come gli occhi ambrati stessero emettendo scintille “non so ma petite, a dire il vero sono arrivato solo poco prima di te. Forse è già nella sala del consiglio...”

Non aveva finito di parlare, che un nutrito gruppetto di persone entrò dalle porte automatiche ridendo e blaterando concitatamente in un inglese storpiato. Il gruppo dei paesi asiatici... Felicia rizzò le orecchie, fissandoli con aperto interesse. Scorse il viso di tutti fino a quando non intercettò quello della sua preda. E con un sorriso da faina cominciò a seguirli verso la loro sala consiliare, seguita a stretto giro dal cugino sempre più incuriosito.

Li raggiunsero che stavano ormai entrando, Cina per ultimo, essendo il più lento nei movimenti. Perfetto. Con un lieve scatto gli fu accanto, bloccandogli la strada con il braccio e un'espressione cordiale quanto quella di un crotalo. Di suo non era molto più altra dell'asiatico, solo cinque centimetri. Ma grazie ai dodici centimetri di tacco, praticamente lo sovrastava di quasi tutta la testa.

“Cina, mio carissimo... svegliato bene oggi?” Lo salutò strascicando ogni sillaba, melliflua.

Il suddetto Cina, avendo accumulato nei millenni un forte istinto di autoconservazione avvertì immediatamente l'aura omicida che proveniva dalla donna, e svicolò dal suo blocco per infilarsi nella porta lasciata aperta da Taiwan sperando così di mettersi in salvo.


“Benissimo, mai svegliato meglio, Aru. Ma siamo in ritardo, entriamo o Germania si arrabbierà...”


Illuso. Ormai la belva aveva fiutato la sua paura, e non si sarebbe lasciata scappare il pasto. Canticchiando la ballata dell'amore cieco o della vanità (ormai s'era svegliata con De André in testa) lo seguì all'interno della sala, ma non si diresse al suo solito posto tra Giappone e Messico, no.

Si mise alle spalle di Cina, posando le mani ai lati delle sue braccia ad appoggiarsi sul bordo della scrivania. Lo sovrastava completamente, gettando su di lui un'ombra talmente nera che pareva fuori da ogni legge della fisica ottica.
“Ne sono lieta” Riprese a parlare, sempre dolce e velenifera “Io invece non ho avuto quello che si definisce... un risveglio piacevole, veh. Sai, mi è arrivata una notizia da casa mia che ti riguarda...” Sorrise, mostrando i denti all'uomo che ormai pur di sfuggirle stava tentando di diventare parte integrante della poltrona, squagliandocisi sopra “Vuoi provare ad indovinare di cosa si tratta?”

Ormai, tutta la sala li stava guardando. Poiché Italia solitamente era tra gli stati che si comportava da pacificatrice tra gli altri stati più belligeranti, era quantomeno insolito vederla emettere così tante onde negative. E tutte rivolte verso Cina, tra l'altro... Inghilterra tentò quello che tutti volevano fare, ma nessuno aveva avuto il coraggio di fare. Si avvicinò alla donna, e posandole una mano sulla spalla ne attirò l'attenzione. Se ne pentì immediatamente.

“Ehi, Felicia... si può sapere che è suc-AHIOAHIOAHIOLAMANOOO!!!!”

Fulminea la donna gli aveva afferrato le dita, stritolandole mentre infilzava le unghie nella carne “Nulla di che, Arthur... io e il signor Cina abbiano una questione personale da risolvere. Sei pregato di rimanerne fuori” Gli sorrise affabile, anche se gli occhi lasciavano chiaramente trasparire che, se si fosse messo in mezzo, ci avrebbe rimesso anche lui. À la guerre come à la guerre, si dice.

Nel frattempo il suddetto signor Cina, abbandonando ogni velleità di orgoglio aveva approfittato della piccola distrazione di Italia per scappare sotto il tavolo, e mettere più metri possibili tra lei e il suo fragile scheletro.

“Aru... come posso sapere le notizie di casa tua? Qualsiasi cosa sia, io sono innocente!”

Bastò risentire la vocetta di Cina, ad Italia, per perdere interesse verso Arthur e ripuntare alla sua preda originaria. Stava scappando? Bene. Meglio, le avrebbe reso la vendetta più succulenta.

Lentamente scostò la sedia dal tavolo, e usandola come una scaletta la usò per arrampicarsi sul piano di legno, calpestando le scartoffie e facendo rotolare via penne e bicchieri. Nessuno nella stanza fiatava, attendendo con trepidazione la sua prossima mossa. Persino Germania, solitamente ligio al dovere di segretario generale e sempre pronto a calmare le acque, si era avvicinato per seguire meglio i risvolti della situazione.


“Vedi, Cina” Mormorò tranquillamente la donna, conscia che nel silenzio creatosi l'avrebbero comunque sentita “In questi anni ho sopportato di tutto col sorriso sulle labbra. TUTTO. I tuoi dannatissimi giocattoli tossici, più nocivi di una bomba al napalm. I miei adorati prodotti agroalimentari taroccati da chiunque anche dentro l'unione europea" Germania distolse lo sguardo, in evidente imbarazzo colpevole "con dei nomi che farebbero ridere se solo non mi venisse da piangere. Le copie delle copie della mia moda e dei miei prodotti di design.” Italia riprese fiato, gli occhi appena iniettati di sangue a fissare un punto poco sopra la capoccia di Cina “Ma stavolta... a tutto c'è un limite. Già sto con l'acqua alla gola con la mia economia, e l'unica cosa che mi salva è l'altissima qualità delle mie materie prime e della lavorazione.


...E TE, BRUTTO BASTARDO DI UN CINESE VENDI A CASA MIA IL CACHEMIRE FATTO CON MERDOSA PLASTICA E PELI DI TOPO SPACCIANDOLO PER PRODOTTO ITALIANO???”


Il silenzio divenne opprimente. Aveva davvero detto quello che avevano sentito? Spagna, di colpo turbato, controllò l'etichetta del cardigan che indossava sotto la giacca.


“...è caldo, comodo ed economico... aru” Provò a difendersi il cinese, facendosi via via sempre più piccolo. Fu la classica goccia che fece traboccare la diga, non il vaso.


“MA IO TI AMMAZZO TI SCUOIO E TI FACCIO DIVENTARE UN PAIO DI SCARPE, FIGLIO DI PUTTANA MUSOGIALLO TAROCCO COME LE TUE BORSE!!!”


Dovettero mettercisi America e Germania assieme a tener ferma la donna, prima che si lanciasse dal tavolo per avventarsi sulla nazione asiatica e mettere in pratica le sue minacce. Tra l'altro, da come si stavano riempendo di lividi, graffi e contusioni i due via via che il tempo passava, nessuno mise in dubbio che potesse farlo davvero. Ovviamente Inghilterra si guardò bene dall'avvicinarsi di nuovo alla donna, preferendo piuttosto nascondersi con incredibile savoir – fare dietro Russia. Che ci pensassero le nazioni più grosse di lui a bloccarla, anche perché sebbene il suo orgoglio non gli permettesse nemmeno di pensarci era straconvinto che Felicia, al momento, avrebbe potuto alzarlo con una mano sola e usarlo come arma impropria contundente da quanto era incazzata.

Francia, alla classica bevuta di gruppo della sera stessa, sostenne che alla cugina erano venute anche le pupille lanceolate e i denti appuntiti come ai serpenti, ma nessuno gli credette.

Finalmente – dopo parecchi minuti in cui la faccia e le braccia di Ludwig e Alfred erano diventate delle maschere di sangue, Felicia si calmò. Più che altro, non aveva più fiato per trascinarsi dietro i due mentre inseguiva Cina per praticamente tutto il palazzo delle Nazioni. Quando la situazione sembrò a tutti più calma, un usciere si avvicinò timidamente, con in mano una busta sigillata dello stato italiano, sul cui bordo superiore svettava il simbolo delle fiamme gialle.

“Ehm... Signora? Signora Italia? È appena arrivata una notizia per lei...” e tremante come una foglia, offrì il plico alla donna prima di scappare con tutta la dignità che la palese fuga poteva lasciargli. Felicia, una volta che le altre due nazioni la lasciarono – ma rimanevano sempre lì attorno, per placcarla al minimo accenno di mossa contro il cinese - ruppe il sigillo di colla e aperta la lettera, cominciò a leggerla velocemente, le pupille che si restringevano sempre di più ad ogni foglio che si rigirava tra le dita tremanti. Alla fine un sorriso isterico da paresi si formò sul volto che cominciava a dar segni di vari tic e disturbi psichici. Rialzò lo sguardo dalle carte, fissando il vuoto. E prima che chiunque riuscisse a fare qualcosa per fermarla, emise un rantolo incomprensibile e cadde all'indietro lunga sul pavimento di marmo.

Liechtenstein emise un pigolio spaventato coprendosi le labbra, mentre Germania, America e Svizzera lì accanto si adoperarono subito per far riprendere la poveraccia svenuta. Belgio si fece portare da un dipendente un bicchiere d'acqua zuccherata, mentre un sempre tranquillo Grecia a fatica riuscì a strappar via i fogli dalle mani artigliate in una morsa ferrea di Felicia, strappandone i bordi da quanto era tenace la presa.

“Uhm... sembrerebbe una velina da parte di un comandante della sua guardia di Finanza. C'è scritto...” L'uomo scorse velocemente le righe, aggrottando la fronte, poi continuò “che al porto di Taranto hanno bloccato l'arrivo di quaranta container da Hong Kong pieni di borse di pelle contraffatta, detergenti industriali e alimentari stipati assieme e di prodotti elettronici difettosi provenienti dalla Cina ma con marchio europeo... Hanno già allertato gli agenti della NAS per scoprire su che mercato dovessero essere smistati e se alcuni container siano già stati inviati di contrabbando, ma i responsabili cinesi si nascondono meglio di un sasso nero su una spiaggia di sassi neri e le richiedono i permessi per avviare un'indagine a tappeto su tutto il territorio. Ecco perché è svenuta... è solo svenuta, si? non è morta?”

Di colpo, tutti gli sguardi passarono dalla preoccupazione per Italia, alla completa riprovazione per Cina. Tutti, persino Hong Kong – che ne era spudoratamente complice – lo stavano fissando male.

“Ehi, devo pur fare soldi in qualche modo, aru! La mia è una economia in perenne crescita e ho sempre più figli da sfamare... E poi la sua moda è tanto bellina ed elegante. Mi viene spontaneo “ispirarmi” a lei...” Di nuovo tentò di difendersi il cinese, non convincendo nessuno. Rimase comunque a distanza di sicurezza, sia mai che la donna si rialzasse tipo zombie per mangiargli il cervello.

Italia non si rialzò. Riprese i sensi, ma ancora sentiva le orecchie fischiarle dolorosamente e la testa farle un male cane. Si guardò attorno da distesa, ed emise un risolino rauco

“ah...ahahah... che cosa strana, ho appena sognato che Cina mandava altra della sua immondizia a casa mia...” Dagli sguardi impietositi che ricevette indietro, capì che non era stato un sogno.


“Ah... Oddio misericordioso... sto per morire, veh. È la volta buona che schiatto, lo sento...” Si lamentò Italia portandosi lentamente una mano sugli occhi. Allungò l'altra, arpionando un braccio a caso di quelli che le stavano attorno “ah... Svizzera. Prendi le mie ultime volontà... alla mia morte voglio essere seppellita ESATTAMENTE sopra il cadavere di Cina. Perché se oggi muoio io, quel bastardo deve farmi da apripista per l'inferno...”

La nazione elvetica annuì tranquillo, come se le avesse chiesto di portarle fuori il cane mentre era in vacanza. Anzi, aggiunse con tono serio

“vuoi che sia inumato come te o ti sta bene che venga cremato come suo costume tradizionale?”


“... solo se verrà cremato da vivo.” rispose Italia, dopo averci pensato un po'.




--------------------------------------------------------------------


Angolo del perché e del percome (che nessuno ha richiesto!)


Bé... che dire. Quando l'altro ieri ho letto la notizia del cachemire taroccato proveniente dalla Cina per il circuito dei negozi cinesi in Italia... bé, non ci ho visto più. Mi è venuta spontanissima (che non si dice, ma io lo dico lo stesso) sta vaccata. Perché sant'Iddio, mi ci potevate mettere dentro  la lana normale, l'acrilico, la viscosa, pure il pile a tirarla proprio in maniera tremenda, e farla passare per cachemire, che tanto con quel che lo fate pagare non ci crede nessuno che sia vero cachemire. Ma I PELI DI TOPO NO! Echeccazzo D :(

I personaggi non sono miei (se lo fossero, sarebbero più fiQui ù.u) tranne Felicia, che all'Italia di Hetalia non c'assomiglia manco a vederli al buio, in lontananza e col vento contrario.

Bacioni!

Monia

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Shenhazai