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Autore: willbefearless    05/02/2014    0 recensioni
"Una stella cadente! - esclamò Ronnie all'improvviso, alzandosi. - esprimi un desiderio." ordinò poi, perentoria. Matthew scosse la testa, ridendo, ma non si mosse.
"Io non credo ai desideri." disse impassibile. Ed era vero, lui non credeva ai desideri, alle stelle cadenti, non credeva all'amore duraturo nè alle speranze o ai castelli in aria. Non credeva in nulla se non negli occhi di quella ragazza, quando si legavano ai suoi. Ronnie era una tigre con gli occhi da bambina, troppo ingenui per una ragazza che faceva parte di un mondo così spietato e difficile. Era una ragazza cresciuta troppo in fretta, era bella, intelligente. Avrebbe voluto dirle quello che pensava, avrebbe voluto dirle tutto. Ma invece non lo fece. Lasciò che il muro si rialzasse tra di loro, escludendola, ferendola come sempre aveva fatto. E come avrebbe dovuto continuare a fare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


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Cause baby you're a firework,
Come on, show 'em what you're worth
Make 'em go "Oh, oh, oh"
As you shoot across the sky
 

“Non ci siamo, non ci siamo!” sbuffò Minna, seccata. Ronnie ruotò elegantemente gli occhi al cielo, annoiata, mentre l’amica si guardava allo specchio con aria contrariata.
“Questo vestito è osceno! – stava strepitando, isterica. – insomma, guardalo! Il colore è troppo smorto, è cucito male, non cade bene e mi sembra che non mi slanci. Mi fa sembrare una salsiccia!” si sfilò decisa il vestito nero, di un importante stilista francese, per provarne uno bianco più delicato, a righe azzurre, da passeggio. Lo abbinò ad una cintura di un blu leggermente più scuro, e osservò allo specchio l’effetto finale, con occhio critico.
“Direi che è adatto, non trovi?” disse compiaciuta, girandosi per potersi osservare da più angolature. Ronnie annuì, non particolarmente interessata, continuando a sfogliare ‘Vogue’. In copertina c’era lei – ormai era quasi un’abitudine – con indosso un Valentino assolutamente perfetto, di un bianco luminoso, che faceva risplendere il suo incarnato pallido. Si alzò dal morbido puffo nel quale era sprofondata solo quando l’amica si rivestì, uscendo con passo deciso dal negozio e fermandosi ad aspettare sul marciapiede.
Mentre Minna pagava, sfilò dall’elegante borsa Gucci un pacchetto di Pall Mall, un accendino, e si accese con aria svogliata una sigaretta. Non posò il pacchetto: era sicura che Minna avrebbe voluto usufruirne, una volta fuori di lì.
“Mai viste delle commesse tanto incompetenti, hanno avuto un problema con la carta di credito, volevano requisirla, hanno dovuto telefonare alla banca… ma si è mai visto? Io, che ho problemi con la carta di credito? Ma non sanno chi sono io? – sbuffò la rossa non appena uscì, sommersa dai pacchetti. – te ne rubo una, tesoro.” Aggiunse poi, alludendo al pacchetto. Come previsto. Ronnie offrì il pacchetto all’amica senza una parola, continuando ad aspirare quell’aria nociva che, da qualche anno a quella parte, sembrava essere la sua unica via di fuga dal nervosismo.
“A che ora si sarebbe dovuto far trovare qui James, di preciso?” domandò dopo qualche minuto di silenzio, lasciando cadere la cicca ormai finita e spegnendola sotto la punta dello stivale. Minna si morse le labbra, come sempre quando cercava di ricordarsi qualcosa.
“Mezzogiorno, se non erro. - rispose un po’ insicura, controllando poi l’orologio. – praticamente fra tre, due, uno..” un’elegante limousine nera comparve dall’angolo, puntuale come un orologio svizzero. Ronnie sorrise divertita, avvicinandosi, e notando delle figure muoversi all’interno dell’autovettura. Si scambiò un’occhiata perplessa con la rossa, mentre aspettava che James aprisse la portiera per permettere loro di entrare. Ronnie, anche se non lo avrebbe mai ammesso, adorava la vita caotica che sembrava essere destinata a vivere; adorava girare in limousine, andare alle feste, essere continuamente al centro dell’attenzione. Sorrise tra sé mentre si sedeva su uno dei morbidi sedili di pelle, prima di essere assalita da un paio di braccia esili.
“Ronnie Lapinski! Oddio, tesoro, ancora non ci credo! Sei fa-vo-lo-sa!” squittì una vocetta nasale contro le sue orecchie, ed un paio di labbra palesemente rifatte le lasciarono due baci finti sulle guance. Ronnie si sforzò di mostrarsi entusiasta, e di ricambiare il saluto con altrettanto finto affetto. Monique Collet era la più affascinante, manipolatrice (e rifatta) modella francese che Ronnie avesse mai avuto il dolore di conoscere. Con i lunghi capelli neri, la carnagione bronzea e i verdissimi occhi da gatta, Monique aveva ottenuto un successo spropositato alla velocità della luce. Anche Minna la salutò, ma senza preoccuparsi di nascondere il suo astio. Dopotutto, era risaputo che si odiavano da quando avevano circa dieci anni.
“Monique, tesoro! – squittì falsa, con un sorriso acido – come ti trovo bene! A quale chirurgo devo fare i complimenti, questa volta?” chiese poi, fingendo un sincero interesse, alludendo alle labbra a canotto dell’altra ragazza. Monique le lanciò un’occhiata indignata, esalò il proprio disappunto con un grugnito poco signorile, e non rispose nulla. Ronnie fu trattenuta dallo scoppiare in una sincera risata solo dalla presenza di un quarto individuo che non le sembrava di conoscere.
“Matthew Hunt.” chiarì lui, stringendo la mano alle ragazze. Monique sembrò rianimarsi: scambiò un sorriso d’intesa con il ragazzo, e gli stampò un umido bacio sulla guancia.
“Il mio Matty! – ridacchiò, ostentando una certa soddisfazione – finto fidanzato del mese.”
Ronnie e Minna si scambiarono un’occhiata perplessa, la rossa si concesse un piccolo sospiro esasperato, che non sfuggì alla francese.
“Finto fidanzato?” domandò Ronnie, fingendo un interesse inesistente solo per salvare la situazione. Monique sembrò felice di dedicarle tutta la sua attenzione, annuendo vigorosamente. Il ragazzo, accanto a lei, sembrava palesemente a disagio.
“Sì, Ronnie cara. Matty è il figlio di un caro amico di famiglia, ed erediterà una delle più importanti aziende di comunicazione, in Francia. La mia manager ha pensato che potesse essere adatto, per dare alla stampa qualcosa di cui parlare, sai.” Si strinse di più al ragazzo, sorridendo, come in estasi. Ronnie annuì, più per educazione che per altro, poco prima che la limousine si fermasse. Passarono pochi attimi di silenzio, poi James venne ad aprire la portiera. La prima cosa che gli occhi azzurri della ragazza videro fu la luce abbagliante dei flash. Un po’ felice e un po’ annoiata, si preparò ad entrare in scena.



{Spazio autrice
Buongiorno a tutti. C'è da dire, come prima cosa, che io non sono Alice, ma utilizzo il suo account poiché non ne ho uno mio. Non so, sinceramente, se qualcuno mai leggerà la mia storia. Se così fosse, lo apprezzerei molto. Cosa dire di questa nuova original? Beh, prima di tutto, non lasciarsi ingannare dal prologo. Sono la prima a trovare che sia terribilmente banale e grezzo, ma credetemi, dei capitoli a seguire sono piuttosto soddisfatta (il che, detto da una autocritica come me, è davvero molto). In questo capitolo vengono già presentati alcuni dei personaggi più importanti: Ronnie, Minna, Monique, Matthew.
Ronnie ha diciannove anni, è un po' viziata, piuttosto intelligente e abbastanza critica, riflessiva, è una persona che crede ai sogni ed al loro potere. Minna è la sua più cara amica d'infanzia: rossa, formosa e bella, è una specie di fuoco d'artificio che illumina e colora tutto quello che le sta intorno. Esuberante, un po' irascibile ma molto leale, Minna si trova perfettamente a suo agio nel mondo dell'altamoda. Monique, al contrario, è una persona assolutamente viscida e arrivista, che farebbe di tutto per un grammo di successo in più. Matthew infine è una persona piuttosto particolare e difficile da definire, non vorrei spingermi troppo e dare qualche spoiler, quindi vi dirò solo questo. Spero di aver reso bene i personaggi dal punto di vista caratteriale, poi si conosceranno meglio andando avanti con la storia.
Per qualsiasi cosa, chiedetemi pure. Spero che vogliate lasciarmi una recensione, dirmi cosa ne pensate.
Baci, Silvia.
  
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