Di amore un re redento regnò vestito d'argento
Egli luceva per incanto, in lui v'era sangue di Santo
Sul petto una luce intensa, dono della luna incensa
Il re d'argento non impugnava forza né violenza
egli usava della voce il tono e della luna avea il dono
il suo regno non ebbe pari, ben oltre terre e mari
prospero, rigoglioso, ogni confine ben difeso
Anni e secoli trascorsero in pace
lo spirito del re era conscio e tenace
Un giorno il re, sorpreso, notò un fiore
giunto col fiume, nutrito dal sole
verde intenso era il bagliore
fiero lo stelo, sano il colore
nei suoi petali l'afrore di more
stretto che ebbe quel fiore al petto
il re conobbe gioia e ne amò ogni aspetto
Ove Soave veemenza vera e inestinguibile parve
torve riserve crebbero al pari di larve
gioia giacque e magia tacque
speranza spense e disinteresse vinse
insorse e stravolse pria che seme attecchisse
Tristo e mesto il re stolto Stolse tosto
Corse a perdifiato e mai si volse
Finché anfratto scorse, che su di una vetta alta e fredda raggiunse
Col viso riverso pensoso e teso, del passo pativa il peso
se solo fosse stato un re dorato
il fiore sarebbe rinato e per lui vissuto
Così esausto, guasto e pesto pianse casto
Pianse lacrime dense finché, spossato, il meritato sonno avvinse.