Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: GiulyHermi96    05/02/2014    2 recensioni
E se Elsa, troppo spaventata di peggiorare le cose e troppo triste e disperata, non avesse abbracciato Anna una volta congelata? L'atto di vero amore non sarebbe stato compiuto.
Cosa sarebbe successo? Anna sarebbe comunque stata scongelata prima o poi?
E il regno? Elsa come avrebbe reagito?
E cosa sarebbe successo, allora a Kristoff, Hans, Sven o Olaf?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Warm ice

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Elsa guardò fuori dalla finestra della sua camera.

Non usciva da giorni ormai.

Non che prima dell’avventura tra i ghiacci tendesse a uscire o esplorare molto il regno, ma dopo ciò che era successo sperava che avrebbe riaperto e riallacciato i suoi contatti col mondo.
Non era accaduto.
Almeno, sarebbe accaduto, se solo sua sorella…
Sua sorella…

Con gli occhi di nuovo umidi, si vestì.
Dopo aver fatto arrestare e riportare a casa il principe Hans delle isole del sud, lei era tornata regina e le cose si erano più o meno riassestate.
Tranne il gelo. Quello era rimasto.
Non sapeva come fare.
Ora tutti sapevano del suo dono e lei si era detta disponibile ad aiutare il più possibile la gente per quel tempo così meschino.
Non poteva far altro se non ospitarli o dare al popolo della legna in più e degli abiti più pesanti.
Kristoff aveva accettato di stare al castello per un po’ e ogni sera, dopo il lavoro sui monti tornava e rimaneva con Sven o Olaf.
Avevano parlato di rado.
Elsa aveva pensato che farlo restare l’avrebbe aiutata a colmare quel vuoto che aveva lasciato Anna…
Pensava… sperava, che Kristoff le potesse raccontare qualcosa di quella dolce diciottenne che aveva tentato di riportarla a casa e che ci aveva semplicemente rimesso. Come sempre, d’altronde.
Per colpa sua, sua sorella era rimasta congelata.
Per colpa sua il sorriso solare di Anna non era più all’interno del palazzo e non riscaldava più né quelle fredde mura né il suo cuore.
Kristoff le era riuscito a dire poco.
Anche lui aveva conosciuto Anna per poco.
Sì, anche lui, perché lei le era stata accanto solo come bambina, poi l’aveva lasciata e lei era dovuta crescere da sola.
Incastrando i propri capelli nella solita rigida crocchia, Elsa si infilò i guanti e uscì dalla sua camera in silenzio.
Nulla era cambiato. Lasciare andare tutto e non trattenere più i propri poteri non era servito.
Aveva solo danneggiato l’unica persona che l’amasse con tutta sé stessa.
Ricordava ancora il suono del ghiaccio che si espandeva sulla pelle di sua sorella qualche giorno prima, che le circondava la pelle calda e la trasformava in una rigida statua.
Sospirando, scese per le scale.

Non sapeva come, ma era riuscita a convincere tutti di non essere un enorme pericolo.
Per la verità, non era stata lei, era stato Kristoff che, chissà perché, aveva detto al regno che lei non fosse pericolosa.
Lui, con una tristezza infinita negli occhi, le aveva detto di aver ripetuto solo ciò che Anna gli aveva riferito più e più volte.

Arrivata all’ingresso del castello, Elsa vide proprio il taglia-ghiaccio.
Sorpresa di vederlo a quell’ora del mattino nel palazzo, lo raggiunse con calma: “Buongiorno. Cosa fate qui?” chiese con gentilezza.
“Volevo andare sulle montagne, vostra maestà, ma mi sono fermato nel cortile e ho perso tempo… oramai arriverei troppo tardi sui monti, e sarebbe inutile.” Disse guardando per terra.
Elsa sapeva perché si fosse fermato nel cortile.
Quando Anna era rimasta pietrificata dal ghiaccio, Elsa aveva pianto amare lacrime per lei ai suoi piedi, ma questo non l’aveva fatta sciogliere e, per paura di farle ancora più male, la regina non l’aveva toccata.

Per suo ordine, perciò, l’avevano fatta spostare nel cortile del palazzo, dove ora torreggiava su un piedistallo, come la più bella delle statue.

“Vuoi tornarci insieme a me?” chiese Elsa scordandosi per un momento del protocollo e dell’etichetta.
Kristoff non le era piaciuto a primo impatto.
Quasi rozzo nelle maniere le era sembrato brutale… poi l’aveva protetta ed aiutata in quei pochi giorni e aveva riscoperto in lui l’affetto di un fratello maggiore, figura che non aveva mai avuto accanto, ma che forse l’avrebbe aiutata come quella paterna quando era bambina.

Anche Elsa, a Kristoff, non era piaciuta subito.
Certo il suo lavoro col ghiaccio era sublime e quel ricordo lo aveva aiutato a superare il risentimento che avesse verso di lei per aver congelato Anna.
In fondo, era sicuro che Elsa non avesse voluto appositamente fare del male alla sorella.
In alcuni momenti gli risultava difficile ricordarlo, ma in altri trovava in lei ciò di più simile alla dolce e buffa Anna; per quanto Elsa, però, fosse decisamente meno divertente e estroversa.
Certo, c’era qualcosa in lei che ricordava la ragazza con le trecce aranciate: gli occhi erano dello stesso colore e la frangia sul viso era molto simile.
Kristoff si consolava con questo e stava vicino a quella ragazza che, sapeva, si sentisse esattamente come lui, al momento.
Annuendo, perciò, iniziò a dirigersi nuovamente verso il cortile accompagnato, questa volta, dalla regina.

Entrambi con la testa bassa, si diressero verso il centro, dove sapevano, si ergesse quella statua di ghiaccio umana.

Avvicinandosi ogni momento di più, Kristoff si ritrovò a pensare a quanto bello sarebbe stato se la statua fosse stata una semplice imitazione della sua Anna e la suddetta, fosse zompettata fuori da una porta o da dietro una fontana ridendo e urlando di averli presi in giro proprio bene.
Tirando su col naso, il ragazzo incrociò le braccia e si sedette sui gradini della base della statua, senza guardarla e senza rendersi conto che, di fianco a lui, fosse seduto anche Olaf.

“Kristoff, credi che Anna ci senta?” chiese ingenuamente il pupazzo di neve.
Lui sbuffò e non rispose.
Quel pupazzo gli ricordava l’ingenuità di Anna, così insopportabilmente dolce e estenuante, e solo la vista di quell’essere creato ad immagine e somiglianza dell’ignoranza bambinesca delle due principesse, lo distruggeva in quei giorni.
Se solo avesse corso più velocemente, se solo avesse fatto in tempo.
Avrebbe salvato Anna e avrebbe anche fermato Hans in tempo… quel farabutto.

Elsa, intanto, a differenza di Kristoff, guardava la statua della sorella rapita e disperata.
Avendolo fatto per tutta la vita, era molto abile a nascondere la disperazione, che, in quell’istante, le attanagliava il cuore.

Stringendo anch’essa le proprie braccia, abbassò il viso per non versare lacrime che, con quel tempo, si sarebbero ghiacciate all’istante.

Sven, che era rimasto lì fuori in attesa di Kristoff, li raggiunse e la regina guardò tutte quelle creature attorno alla statua della sorella.

Era colpa sua.
Kristoff non glielo aveva detto, ma lo pensava, lo aveva capito. Negli anni aveva imparato a comprendere i pensieri delle persone e sapeva che lui, inconsciamente le desse la colpa.
Come biasimarlo, d’altronde: lei aveva colpito per due volte la sorella e l’aveva fatta diventare una statua di ghiaccio… separandola da tutti quelli che amava e che l’amavano.
Guardò di nuovo Kristoff, Sven e Olaf.

Era troppo tardi e non l’avrebbe più potuta salvare.

“Sai… da bambina Anna era un diavoletto.” Cominciò a dire Elsa dopo molti minuti di silenzio rivolgendosi a Kristoff ignorando nuovamente l’etichetta.

Lui alzò gli occhi e lei li vide umidi, perciò alzò nuovamente lo sguardo verso la statua della sorella.

“Non faceva altro che muoversi. Si muoveva sempre. Spesso si svegliava la notte e mi chiedeva di giocare con la neve… così, di punto in bianco. Si svegliava, attraversava la stanza e svegliava anche me, perché non riusciva a stare ferma. Doveva sempre fare qualcosa.” Disse sorridendo.
“Non aveva ancora abbastanza capelli da poterli legare in trecce simmetriche, che già rimbalzava da tutte le parti. Ha cominciato a parlare prestissimo.” Disse guardandosi le mani coperte dai guanti: “Credo non avesse ancora un anno che cominciò a parlare e… potrei sbagliarmi, ma credo che una delle sue prime parole fu il mio nome.” Disse Elsa sorprendendo sé stessa di ricordarsi di quel particolare.

“Ora che ci penso, fu proprio così. Assurdo che lo ricordi ora.”

Una folata di vento fece volare il mantello della regina e spettinò i capelli di Kristoff e il pelo di Sven.
“Comunque, quando mi chiamai fuori dalla sua vita, parecchi anni fa, non la persi di vista un momento. Ricordo che si sentiva sola… spesso avrei voluto raggiungerla ma l’idea di farle del male mi provocava così tanto dolore che…” non completò la frase.
Con un sospiro continuò sotto lo sguardo attento di Kristoff: “Parlava ai quadri, alle bambole. Faceva conoscenza con le armature e girava in bicicletta per i corridoi.” Disse Elsa sorridendo.
Kristoff scoppiò a ridere, di una risata quasi spensierata che fece sorridere la regina: “Anna è sempre stata così. Non scherzavo quando dicevo che si muovesse sempre…”

Kristoff sorrise e riuscì finalmente a guardare a sua volta la statua: “Quando ci hai mandato contro quel mostro gigantesco…”
“Marshmallow…” disse Elsa.

Kristoff inarcò le sopracciglia: “Che strano nome per un coso gigante, comunque… quando ce l’hai mandato contro ci ha buttati fuori di peso, Anna si è arrabbiata così tanto, che gli ha tirato una palla di neve.” Disse lui scuotendo la testa.
Elsa rise: “Ah sì?”

Kristoff annuì: “Oh sì, e il giga-mellow o come si chiama si è così adirato, che ci ha rincorso per miglia…” disse scuotendo la testa.

“Mi dispiace…” disse lei fissandosi di nuovo le mani.
Kristoff si spostò il cappello sugli occhi: “Non importa… è bello sapere qualcosa in più su di lei… non sapevo molto per la verità. Camminando mi ha detto tante cose, ma siamo stati vicini per poco più di un giorno in realtà, quindi…” disse rattristandosi nuovamente.

“Anna era gentile.” Disse Olaf dopo un po’ guardando i due: “E divertente, ma non sapeva davvero nulla dell’amore.” Disse alzando le spalle… o almeno così sembrò.
“Ah sì, eh? E tu cosa le hai detto?” chiese Kristoff scettico sorridendo.
Olaf girò la testa: “Bè, ciò che pensavo: che l’amore è mettere il bene di un altro prima del proprio… come hai fatto tu quando l’hai lasciata al castello pur essendone innamorato, o come ha fatto Elsa quando ha cercato di fuggire dopo essere stata imprigionata per lasciare il regno e Anna in salvo… o come ha fatto lei per prima quando invece di essere raggiunta in tempo da te si è frapposta tra Elsa e Hans per salvarla…”

Sia Kristoff, sia Elsa che Sven – per quanto potesse capire di tutto quel discorso – fissarono il pupazzo di neve con gli occhi spalancati.
Il fatto che una creatura nata da poco e con così poca esperienza del mondo ne capisse così tanto d’amore e lo rendesse così semplice era un mistero per loro.

“Hai… hai ragione Olaf… l’amore è proprio così.” Disse Kristoff senza più il minimo accenno di scetticismo nella propria voce.
“Mi manca.” Disse poco dopo la regina sedendosi a sua volta su alcuni scalini.
L’atteggiamento non era tra i più regali, ma l’abitudine a trattenere tutto era scoppiata poco tempo prima, perciò le risultava difficile ogni tanto, mantenerla per un lungo periodo di tempo.
“Mi manca da morire… ho passato… anzi, ho sprecato quindici anni della mia vita a rimanere lontana da lei per proteggerla, ed è comunque finita congelata. La mia peggior paura si è avverata e ora vorrei solo aver avuto più senno e aver passato il tempo che avevo con lei.” Disse la ragazza mortificata.

“Spesso le nostre peggiori paure si avverano.” Disse criptico Kristoff: “Da bambino mi avevano detto di stare attento ai troll, che mi avrebbero rapito… e li incontrai tutti in una volta.” Disse ridendo: “Diventarono anche la mia famiglia però…” disse accarezzando il muso di Sven.

Elsa sospirò.
“Bé…” disse Kristoff dopo un po’: “credo sia ora di entrare. Sta arrivando gente.” Disse indicando attorno le porte del castello.
Elsa si voltò e vide alcuni camerieri uscire per togliere la neve dal sentiero del cortile, perciò si alzò a sua volta.

Sven si avvicinò alla statua, ma Kristoff lo fermò in fretta: “Sven, non ci provare nemmeno! Ti si attacca sempre la lingua, se lecchi il ghiaccio. Inoltre questa è Anna, non è un pezzo di ghiaccio qualunque!” intimò per l’ennesima volta alla renna, che fece qualche verso disperato, ma poi si lasciò trascinare dal padrone.

Elsa rimase qualche momento sugli scalini del piedistallo a fissare la sorella mentre Kristoff portava Sven nella stalla e Olaf andava con loro.

La sua sorellina.
Era bella anche ghiacciata, con quelle trecce lunghe e regolari, e il vestito che le lasciava scoperti i piedi e le caviglie.
Era diventata grande sotto i suoi occhi e non l’aveva accompagnata nei momenti più difficili che avevano attraversato la sua vita. Non le aveva rivelato nulla dei suoi poteri.
Per un motivo giusto, certo, ma sbagliato nell’insieme.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e rimanere sempre con lei, vederla correre per i corridoi, parlare e prendere il the con Giovanna D’arco, o stringere la mano alle armature che c’erano per le scalinate del palazzo.

Le lacrime pungevano gli occhi di Elsa.
Si era ripromessa di non farsi vedere piangere da nessuno, ma era più forte di lei.
Sua sorella non c’era più.

D’un tratto le parole del principe Hans le risuonarono nella testa: tua sorella è morta per colpa tua!
Parole crudeli, ma vere.
Era colpa sua. Tutto quello che stava succedendo era colpa sua… e Anna ne aveva pagato le conseguenze con la cosa più cara che possedesse: la vita.

Disperata, mentre Kristoff stava ancora tentando di trascinare Sven, che si liberò dalla presa e tornò indietro alla statua inseguito dai due, Elsa salì gli ultimi tre scalini e abbracciò la sorella.
“Oh, Anna! Mi dispiace tanto!” esclamò tenendola stretta.

E fu un attimo.

D’un tratto ciò che era rigido e duro sotto le sue braccia iniziò a scaldarsi e a muoversi impercettibilmente, come se, d’un tratto, il ghiaccio fosse diventato caldo e morbido.

Un respiro breve e affannato raggiunse le orecchie della regina, che alzò la testa e notò, prima di rendersi conto della situazione, colori.
Tanti colori, l’arancio dei capelli, il fucsia del mantello, il nero e il blu dell’abito… l’azzurro degli occhi, identico al suo.
Tutto vibrava, vibrava di un calore forte e non era più di gelido e rigido ghiaccio.

Scioccata, senza parole, la regina si alzò in piedi e fissò gli occhi felici e sorridenti, ma soprattutto vivi della sorella: “Anna!” esclamò in concomitanza a Kristoff che aveva raggiunto la renna in giubilo.

“Oh, Elsa” esclamò la ragazza abbracciando la sorella maggiore.
“Sei viva! Oh, Anna, sei viva!” esclamò la ragazza senza lasciarla più e facendola ridere.

“Solo un atto di vero amore scioglierà un cuore di ghiaccio!” ricordò Olaf saltellando.

Elsa si voltò e vide la felicità e l’amore negli occhi dei presenti.
Vide l’incredulità di Kristoff, la gioia di Sven e Olaf e la vita di sua sorella.

“L’amore scioglierà…” sussurrò e sorrise: “L’amore…” ripeté guardando la sorellina.
Tutto si sarebbe sistemato. Avrebbe sistemato tutto. Tutto per sua sorella.

 



Angolino Autrice:
Waaaaaaaaaaahhhh! Insomma! Ero venuta su EFP apposta mesi e mesi fa e non c'era ancora il fandom di Frozen, arrivo ora e ci sono già più di 80 storie senza che io lo sappia????
Ok, sono calma, sono calma...
No sul serio, io AMO ALLA FOLLIA questo film. Sapevo mi sarebbe piaciuto fin da quando ho saputo che sarebbe uscito (ovvero ormai quasi tre anni fa, quando Anna sembrava una Rapunzel con i capelli corti, Kristoff aveva il naso più grosso di quello che gli hanno fatto alla fine e Elsa era la regina cattiva coi capelli neri e la pelle blu)
Il fatto che Anna sia anche il nome di mia sorella poco più piccola di me e che io mi ritrovi molto nel comportamento di Elsa è irrilevante.
Comunque, anche se non sembra, il mio personaggio preferito in quel film è proprio la piccola Anna che sto scoprendo piaccia a pochi o.O Io la amo XD
Detto questo ho visto che nella sezione "Frozen il regno di ghiaccio" ci sono tantissime fan fiction Jelsa (bravi, procreate e continiuate, prima o poi passerò *^*) perciò mi sono detta: che bello, ora ne scrivo una anche io! Solo che non avevo buone idee, quindi me ne sono venuta fuori con una domanda... e se Elsa non avesse abbracciato Anna? Non nell'immediato... cosa sarebbe successo? E bé... ho pensato che la statua sarebbe finita nel castello ovviamente e, da cosa nasce cosa... ne è venuto fuori questo obrobrio... va bé... spero vi sia piaciuto almeno un po'... ditemi cosa ne pensate :)
GiulyHermi96
   
 
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