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Autore: Lelusc    06/02/2014    4 recensioni
Lorenzo è un ragazzo molto dolce che mette al primo posto i sentimenti delle altre persone e poi i suoi,ma non sempre,qualcosa l'ha cambiato e ha deciso di continuare a vivere impartendosi una regola ben precisa. Riuscirà a seguire la scelta che ha fatto fino alla fine? O qualcosa che ritornerà all'orizzonte gli creerà qualche problema? A CHIUNQUE APRA QUESTA PAGINA,SO CHE V'impressionerà,MA SONO QUASI TUTTI DIALOGHI,QUINDI VI PREGO,DATECI ALMENO UN OCCHIATA,GRAZIE. Lelusc.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Sbrigati figliolo, siamo in ritardo al ricevimento in nostro onore” dice mio padre aprendosi da solo la portiera e uscendo in gran fretta. Lo seguo a ruota con dietro mio fratello, che al contrario di mio padre è estremamente calmo e quasi indifferente come lo sono io, nonostante capisca l’importanza della situazione.

Quando mio padre ha ricevuto l’invito a questo ricevimento organizzato in suo onore, è stato felicissimo ed io orgoglioso di lui, dopo tanti anni di duro lavoro finalmente hanno riconosciuto la sua capacità eccelsa nell’editoria e ora è diventato importante e famoso .
Io e mio fratello come suoi figli e suoi dipendenti,siamo stati invitati a festeggiarlo,sarebbe voluta venire anche mia sorella,ma non le è stato possibile ritornare in America in tempo,quindi è rimasta in Francia alle prese con un suo libro da finire, quindi solo metà della famiglia Morris sarà presente per festeggiare.

Entriamo nell’hotel che ormai tutti noi conosciamo come le nostre tasche, e corriamo verso la stanza riservata per il ricevimento. Mio padre ha così tanta fretta che sembra volare invece di camminare a passo svelto lungo il corridoio. Lo seguo con la stessa andatura fino a che davanti a me non vedo l’imponente doppia porta di legno che ci separa dalla sala, sicuramente piena di persone. Faccio un grande respiro e mi sistemo la cravatta, sono pronto, abbasso la timidezza! Mi dico proprio quando mio padre spalanca la porta.

Mi guardo intorno e quasi svengo, non so perchè sono finito davanti a mio padre invece che dietro di lui o almeno al suo fianco. Ho voglia di guardarlo, ma non posso e non devo voltarmi, altrimenti la gente potrebbe credere che sono ancora un bambino piccolo che chiede l’autorizzazione di suo padre per qualsiasi cosa e per essere chiari ho smesso di chiedere già dall’età di dieci anni. Quindi, decido di fare l’uomo quale sono e di guardare in volto ogni persona con un sorriso gioviale, a schiena dritta e testa alta e lo vedo.

La mia maledizione in terra, il passato che volevo buttarmi alle spalle, la mia persecuzione, è lì,infondo alla sala con un calice di vino in mano, con i suoi capelli corvini mossi poggiati sulle spalle e i suoi occhi penetranti blu oltremare che mi fissano e quel sorrisetto sulle labbra che vorrei tanto cancellargli e che non  promette niente di buono. Vorrei tanto allentarmi la cravatta per far andar via il noto che all’improvviso mi si è creato alla gola e che non mi permette di respirare bene, ma non posso e cerco di distogliere lo sguardo da lui e ci riesco.

Sempre con un sorriso che non so proprio come ho fatto a mantenere, guardo ogni persona negli occhi, molti di loro lì conosco di vista, altri invece li ho conosciuti alle riunioni con mio padre e mi sono stati presentati, quindi è il momento dei saluti, ma dopo che le persone in sala abbiano tolto gli occhi da mio padre.

Tutti lo fissano perché manda soggezione, è un uomo alto e composto, sempre elegante con ogni cosa che indossa ed emette un’aura intimidatoria, specialmente ora che si sente integrato e uguale agli altri. Sorrido e mi volto e noto mio fratello Fabian circondato da ragazze, beh, anche per me che sono un ragazzo è difficile non ammettere che sia bellissimo e poi è più grande di me di ben tre anni,anche se certe volte è un tantino arrogante,ma nessuno è perfetto.

Mio padre va a salutare i colleghi e a conoscere nuove persone, estremamente professionale e ossequioso, l’unico rimasto da solo sono io, devo affrettarmi a fare qualcosa,anche perché  sarebbe offensivo se non salutassi nessuno dei noti esponenti dell’editoria che ci sono in giro e potrei fare anche nuove conoscenze, basta solo che non rimanga da solo troppo a lungo o in posti isolati,sarebbe un gran brutto problema.

Mi avvicino ad un collega di mio padre impegnato a cercare qualcosa di suo gradimento fra i manicaretti del buffet.

“Giacomo, non mi aspettavo di trovarti qui, ho saputo da mio padre che Elena non sta bene”.

Si volta e mi fa un sorriso.“Oh, Lorenzo figliolo, è un piacere rivederti”dice porgendomi la mano, che stringo.

“è vero, la mia cara Elena è a letto con la febbre alta, quindi la mia Rosa è rimasta a casa con lei e sono venuto da solo”.

“capisco e come sta adesso?”

“Ho chiamato poco fa, sta bene, grazie, è una bambina molto forte”Annuisco e sorrido.

“ne sono sicuro, portale i miei saluti”

“senz’altro, tuo padre?”

“Sta facendo il giro dei saluti”

“capisco, il vecchio Georg avvolte è talmente professionale da sembrare soffocante”.

“Lo credo anch’io, ma ora sarà meglio che vada, ho visto una persona che devo assolutamente salutare”dico allontanandomi.

“Signor Reins”

“Oh, guarda chi c’è, il piccolo Georg, è un piacere vederti”dice il signor Reins con la sua solita aria di sufficienza mettendosi bene gli occhiali con l’indice e
so perfettamente che non pensa quello che ha detto.

“Anche per me signore, come procede il suo nuovo libro se posso sapere?”

“Oh, benissimo, grazie dell’interessamento, e il suo lavoro?”

“devo controllare ancora alcune cose e…”

“Lorenzo!”

“Sì, padre!Con permesso”dico allontanandomi e all’improvviso mi ritrovo un pesante braccio sulle spalle che riconosco come quello di mio padre per via del
pungente e forte profumo d’acqua di colonia che normalmente usa.

“Figliolo,di cosa stavate parlando?”Mi chiede mio padre a bassa voce,così che solo io possa sentirlo.

“di lavoro, padre”

“spero non nello specifico”

“no, in grandi linee, il suo libro sta andando bene, a quanto dice”.

“Mh, non è vero, so che la sua casa editoriale sta andando in rovina ma credo che la farà rinasce in meno di due giorni, quell’uomo è senza scrupoli, per questo figliolo evita di parlare con lui e piuttosto vieni con me, ti devo presentare delle persone”dice conducendomi verso un tavolo.

 Un uomo che indossa un completo antracite e una cravatta bordoux e una signora che sembra una matrona in abito da sera blu notte con accanto una delicata e gracile moretta, si voltano verso di noi e non mi sfugge l’intento di mio padre, tanto che lo guardo in volto.

Sorride vittorioso. Assolutamente no!Penso e nel poco tragitto che mi manca per arrivare a loro, decido se comportarmi odiosamente o gentilmente come mio solito.

“Igor, Marina, lui è mio figlio Lorenzo”.

“e lei la nostra bambina, Beatrice”dice la signora dando una leggera spinta alla schiena della figlia per farle fare un passo avanti senza farla volare,credevo
fosse impossibile per una donna talmente grande. Ah, devo smetterla di pensare male delle persone ei criticarle, nessuno è perfetto, nemmeno io lo sono, quindi…mi rimprovero da solo.

“è un piacere conoscervi”dico in tono gentile, sorridendo, infondo non vedo perché devo fare l’antipatico solo perché mio padre vuole organizzare un matrimonio combinato, anche se stiamo nel ventunesimo secolo, basta che dica di no con diplomazia e garbo e tutto andrà per il meglio, infondo chi vuole sposarsi in questo modo!

“Che bello, quindi diventerai il marito di mia figlia”dice la donna prendendomi le mani fra le sue.

“Aspetti signora Marina, non credo sia giusto pensare a tutto questo, non si fanno più i matrimoni combinati nel ventunesimo secolo e comunque non dovreste decidere voi genitori per noi, siamo noi a decidere se sposarsi o no e soprattutto, penso ci debba essere amore per sposarsi”.

“Che ragazzo diretto “dice compiaciuto il signor Igor scompigliandomi i capelli con una delle sue grandi mani.

“è vero caro, ma la mia Beatrice ha già acconsentito”dice Marina.

Guardo Beatrice, sorpreso e lei di tutta risposta abbassa lo sguardo a terra imbarazzata e si stringe timidamente nelle spalle, tenendosi nervosamente le mani.
Questo complica le cose, come posso dire di no senza farle del male? Mi chiedo guardandola.

“Mi dispiace, ma non posso accettare questo matrimonio e non per via di vostra figlia che è deliziosa e nemmeno per voi, ma non credo in un matrimonio senza amore, io non sono innamorato di vostra figlia, non la conosco nemmeno, quindi scusate, ma non accetto, con permesso”dico voltandomi e dirigendomi verso la portafinestra leggermente socchiusa e mentre percorro a passo deciso la poca strada che mi separa dal balcone, prendo al volo un calice dal vassoio di un cameriere ed esco fuori.

Mi appoggio al parapetto di marmo bianco e guardo in lontananza. La città di notte è bellissima con tutte quelle luci brillanti di vario colore, è tutto così magico, ma in questo momento non è che m’interessi gran che. Sono stanco e annoiato, voglio tornare a casa e lavorare, immergermi fino al collo nel lavoro e diventare qualcuno come mio padre, senza dover pensare a matrimoni o altro, penso prendendo un sorso di vino dal calice, mentre la brezza della sera mi scompiglia gentilmente i capelli.

“Vedo che non sei cambiato per niente in tutti questi anni, anzi, la tua ipocrisia è aumentata”dice una voce alle mie spalle. Cavolo, come ho fatto a dimenticarmi di lui?

“Anche tu non sei cambiato affatto Rayan,sei sempre fastidioso e indesiderato”dico in tono indifferente,guardandolo con la coda dell’occhio.

È lì, ha fatto qualche passo per distanziarsi dalla doppia portafinestra e mi guarda dalla sua altezza pari alla mia.  È alto e slanciato e tiene i suoi bellissimi occhi blu oltremare puntati addosso a me mentre ha sulle labbra il suo solito sorrisetto strafottente che fa contrasto con il suo delicato viso, anche il completo grigio chiaro che indossa gli sta benissimo. Mi cruccio e distolgo lo sguardo da tanta bellezza e mascolinità messi insieme, è incredibile, è troppo bello, sembra una bambola di porcellana in tutto e per tutto, ma c’è qualcosa che mi sfugge e fa capire che è un ragazzo, penso a disagio.

“Ah, noto che ti faccio sempre lo stesso effetto anche in distanza di anni” dice compiaciuto.

“tzs, sparisci”

“che cattivo e pure ci conosciamo da molto”dice.

“Già e vorrei non averti mai conosciuto”dico scrutando in lontananza, vorrei tanto ignorarlo, ma non mi è mai stato possibile, non ci riesco, non ci sono mai riuscito e facendo così lo faccio solo divertire, quanto mi odio a volte!

All’improvviso una folata di vento m’investe e mi pare sia molto più fredda di prima, non posso rimanere così tanto fuori,soprattutto se il ricevimento è per la nostra famiglia,penso voltandomi deciso a ritornare in sala,ma mi trovo davanti  il volto di Rayan.

“Che diavolo…!”Esclamo facendo d’istinto un passo in dietro e guardandolo seccato.

“spostati, devo andare in sala”gli ordino

“No, non credo proprio”dice venendomi più vicino e di conseguenza indietreggio ancora finendo con le spalle al muro, brutta cosa, davvero brutta, mi dico agitato ma cercando di non perdere la mia solita compostezza di cui vado più che fiero.

“ lasciami passare”gli ordino ancora.

“perché? Ricordo che ti piaceva avermi vicino”

“non è vero, tu mi eri sempre appiccicato, eri un supplizio, depravato di un francese”.

“Oh, che paroloni”dice divertito, anche per questo non riesco quasi mai a vincere contro di lui, non si arrabbia quasi mai quando gli rispondo a tono e
questo mi esaspera.

Mi’intrappola fra le sue braccia posando le mani sul muro e mi guarda. È troppo vicino, penso cominciando ad andare nel panico, non so se abbassare lo sguardo e quindi ammettere la mia sconfitta e fargli capire che sono come sempre sottomesso a lui o guardarlo dritto negli occhi in segno di sfida, ma qualunque sia la scelta, comunque la si veda sono entrambe un errore,e anche se so come andrà a finire rimango a guardarlo in volto infastidito.

“Oh, hai deciso di sfidarmi, bene”dice

“certo che sì, mi sei del tutto indifferente, sono diverso dal ragazzo di prima, papà mi ha trovato anche la mia futura moglie”.

Mi guarda sorpreso e nei suoi occhi leggo timore e preoccupazione.

“Di cosa ti preoccupi, stupido, non sono più il tuo giocattolino e questi non sono affari tuoi, lei è anche carina, chissà se…”ma mi chiude la bocca con un bacio forte pieno di pressione, quasi cattivo, come se volesse punirmi per le mie parole ma che poi diventa estremamente dolce, come se avesse deciso di perdonarmi.

Accidenti, mi fa ritornare in mente tutti i ricordi che volevo solo cancellare e sensazioni che volevo non provare mai più per un ragazzo e soprattutto per lui.

Lo spingo via con tale forza che fa alcuni passi indietro cerando di recuperare l’equilibrio mentre lo guardo furente per tutti i ricordi che ho recuperato e che mi fanno male e per le sensazioni che molti anni fa avrei fatto qualsiasi cosa per riprovare.

 “Oh, il signorino Lorenzo così tanto educato che si comporta così,attento che qualcuno potrebbe vederti e rovineresti al tua immagine.

Alzo un sopracciglio, cos’è? Mi vuoi intimorire?

“no, dico solo che devi stare attento a quello che fai, altrimenti potresti rimanere scottato dalle tue azioni”.

“mi stai minacciando?”Chiedo seccato.

“no, è un consiglio, non mi piace quando mi metti le mani addosso, o almeno non in questo modo”.

“Lurido pervertito”dico con astio quasi sputando le parole.

Mi passo il dorso della mano sulle labbra per togliere il suo tocco ancora presente e a schiena dritta e testa alta, gli passo accanto diretto alla sala dove si sta svolgendo il ricevimento

“ehi!”Dice afferrandomi per un braccio e sbattendomi contro il muro per poi bloccarmi contro il suo corpo.

“chi ti ha detto che puoi andare via?”

“Nessuno, io faccio quello che mi pare e tu mi stai dando fastidio, non centri niente con me, non hai mai contato niente, quindi lasciami stare e sparisci dalla mia vita per sempre” dico gelido guardandolo negli occhi per niente intimorito, come se in quel momento tutti i ricordi e le sensazioni le avessi rilegate in un angolo tenendole a bada.

“E ora spostati”dico dandogli una spallata per passare e mi dirigo calmo verso la portafinestra. 

“Prima eri più gentile, perché ti comporti così?”Mi chiede.

Mi blocco.“Io sono sempre gentile, sei tu che fai uscire il mio lato negativo, è colpa tua e non venirmi più davanti agli occhi”dico serio continuando a camminare.

Sottomesso? Io sottomesso?! ma neanche per sogno! Penso varcando la soglia per rientrare in sala, un posto più caldo e pieno di persone.

“Non è possibile… Lorenzo!”Esclama qualcuno e un treno in corsa mi viene addosso facendomi indietreggiare per l’impatto.
Rimango imbambolato dove mi trovo, allibito e confuso,chi è il tir in corsa che si è schiantato addosso a me? Mi chiedo e quando il ragazzo si stacca da me, lo riconosco.

 “Rob!che ci fai qui?!chiedo a dir poco sconcertato.

“è da tanto che no ci si vede, eh?”dice sorridendomi allegro come al solito.

“sì, è vero, ma che cosa ci fai qui?”

“sono con mio padre”

“ma tuo padre non è un editore”

“no, ma è uno scrittore, vedi da giovane ha scritto qualche racconto, ma lo aveva messo da parte, non voleva pubblicarlo era solo un hobby, ma ne ho
trovati alcuni e li ho mandati a fa vedere ad un editore ed è stato un gran successo”dice alzando il pollice e facendo il suo solito contagioso sorriso sbarazzino.

“beh, sono felice che abbia avuto successo, quindi ti hanno invitato?”Mi si avvicina.

“veramente l’invito l’ha avuto solo papà, io mi sono infiltrato”mi sussurra all’orecchio. Scoppio a ridere.

“ho capito, allora divertiti”dico dandogli amichevolmente una pacca sulla spalla.

“Ok”dice facendomi l’occhiolino e si dirige verso il buffet.

Mentre io di nuovo di buon umore sorrido.

“Scusalo, mio figlio non sa proprio comportarsi in certi posti”dice una voce virile, difficile da dimenticare.

Mi volto. “Signor Oliver!”dico andandogli incontro sorridente e porgendogli la mano.

“Ma andiamo ragazzo, ancora così ossequioso! Ormai sei di famiglia”dice abbracciandomi.

“come sta?”

“Quante volte devo dirtelo? Dammi del tu testone, comunque bene, sono felice di essere stato invitato a questa festa in onore di tuo padre”

“non immaginavo neanche lontanamente che oggi tu potessi essere presente, non ti ho visto”

“siamo arrivati ora, abbiamo fatto un forte ritardo”.

“Capisco”.

“Sì, ma ora credo che andrò a rimproverare mio figlio, sta facendo il maialino al buffet”dice allontanandosi.

“non sanno proprio come comportarsi”penso scuotendo il capo, divertito.

“Amici tuoi?”Chiede all’improvviso una voce, rieccolo. Noto che tutte le persone hanno smesso di guardarmi e sono ritornate a fare gli affari propri, così mi
volto verso Rayan.

“sì”dico conciso. Mi pare infastidito, perché?Mi chiedo mio malgrado.

“Ehi! Lorenzo. Pasticcino”dice Rob infilandomelo in bocca”.

“Rob, che fai”dico con difficoltà poiché ho la bocca occupata da quel dannato pasticcino. Me lo tolgo di bocca e lo guardo.

“non ti piace?”Mi chiede.

“sono allergico alle fragole".

“Hai ragione scusa, allora prendi questo” dice togliendomi dalle mani quello alla crema di fragole e infilandomi in bocca quello al cioccolato, per poi
mangiare lui quello alla crema di fragole.

Mastica il boccone, Ingoia e poi ci guarda.

“Oh, scusate, stavate parlando, comunque io sono Robin, un amico di Lorenzo”dice porgendo la mano a Rayan.

“Rayan”dice solo, facendogli un sorriso che più finto non si può.

Lo guardo irritato e sospiro. “Sai Lorenzo, credo che papà voglia cambiare editore e far si che ad occuparsi del suo libro sia tuo padre,non lo trovi
fantastico, così mio padre aiuterà anche tuo con il lavoro,che ne pensi?”

“Che è un’ottima idea, così ci aiutiamo a vicenda”Annuisce sicuro. “lo penso anch’io, ma ora devo proprio andare”dice allontanandosi dopo un cenno del
capo a mo di saluto.

“senti un po’, ma dove l’hai conosciuto quel ragazzo?”

“Perché questa domanda? Non sono tenuto a risponderti, fatti gli affari tuoi”.

Mi guarda impassibile.” È solo che sia lui che suo padre non sanno comportarsi”

“lo so, questo è un problema,ma Robin non è stupido, imparerà molto in fretta a comportarsi e suo padre lo fa apposta a fare così,è completamente diverso
a  casa sua e con gli altri,guarda”dico indicandolo con un cenno del capo.

“Si comporta benissimo con gli altri e il suo modo di far è contagioso e molto carismatico, farà strada,te lo dico io”

“M’irrita la confidenza che hai con quel ragazzo”mi dice all’improvviso Rayan e noto che si è avvicinato e ha abbassato la voce, sicuramente per non farsi
sentire dalle altre persone presenti in sala.

“Non m’interessa, è un mio amico, è stato il destino a farmelo incontrare dopo che una certa persona è scomparsa nel nulla”dico con risentimento e vado
via, il solo stargli vicino m’infastidisce.

Ah, ma sono un idiota, ora avrà capito tutto! Sono un deficiente! Dico accostandomi a mio padre intento a parlare con un suo collega.

La festa finisce così, senza più avvicinamenti da parte di Rayan alla mia persona e ho saputo da mio padre che ha accettato di occuparsi del libro di Oliver,il padre di Robin,così è tutto a posto,tranne io che mi sento stanchissimo e accaldato.
In macchina, mentre ci dirigiamo verso il nostro appartamento, faccio fatica a non addormentarmi, tanto che papà, vedendomi così sbattuto in un angolo della macchina, tutto raggomitolato, si preoccupa.

“figliolo, che hai?”

“niente papà, sono stanco, una bella dormita e mi riprenderò”dico tranquillo, “comunque mi ha fatto piacere rivedere Oliver e Robin”continuo a dire.

“sì, non sapevo che Oliver avesse un tale talento per la scrittura”.

“sì, ma cosa ancora più strana e che non ho visto il signor Roux fra gli invitati, veramente molto strano è un magnate nell’editoria”.

Papà si volta e mi guarda sorpreso. “Ma come, non lo sai?”Mi chiede. “che?”

“è morto”

Mi crolla il mondo addosso. “Come è morto?!”Esclamo andando quasi nel panico.

“Sì, è morto, aveva un problema cardiaco e non lo sapeva nessuno, poi ha avuto un attacco molto forte che l’ha ucciso”.

Non sarà…?Mi chiedo.

“E quando è successo?”Chiedo avvicinandomi così tanto a mio padre da invadere  il suo spazio personale e costringerlo così ad allontanasi a dir poco stranito dal mio atteggiamento.

“é successo tre anni fa”

Ritorno al mio posto privo di forze e del tutto sconvolto dalla notizia e con un forte e improvviso mal di testa e tanto freddo, ma che diavolo succede!Una volta a casa mi dirigo in camera mia al piano di sopra senza dire una parola, metto il pigiama e m’infilo a letto tranquillo e nel silenzio mi ritorna in mente tutto quello che è successo durante il giorno, anche l’ultima notizia che ho ricevuto e per qualche minuto i ricordi mi tormentano, faccio appena in tempo a pensare “povero Rayan”che mi addormento.

 La mattina seguente appena mi sveglio, cerco di alzarmi dal letto ma mi ci lascio ricadere, non riesco neanche a muovermi, sono debole e ho ancora quel fastidioso e odioso mal di testa oltre al ricordo indelebile della conversazione che ho avuto con mio padre ieri in macchina, accidenti! Mi alzo e barcollo, così afferro la spalliera del letto per reggermi e non cadere a terra. Questo non mi piace, devo avere la febbre penso raggiungendo l’armadio e prendendo con difficoltà un paio di Jeans e una maglietta bianca. L’indosso e aggrappandomi ai mobili esco dalla camera.

Percorro il corto e stretto corridoio aiutandomi a camminare reggendomi al muro e per scendere le scale mi aggrappo al corrimano, quando sento un rumore di carte.

“Papà, non credo stare bene, mi dai una mano”dico alzando la testa e noto mio padre seduto a tavola con Rayan accomodato dall’atra parte con alcuni

fogli in mano e mi guarda sorpreso, ma lo sono più io.

“Bene, che bello farmi vedere così”penso.

“Che hai?”mi chiede mio padre avvicinandosi e toccandomi la fronte.

“Siediti”dice subito dopo posandomi un braccio sulle spalle e conducendomi verso il tavolo. Una volta seduto mi mette davanti un croissant  e so benissimo
chi li ha portati,guardo davanti a me Rayan che mi fissa e sospiro dando un morso al cornetto nonostante non abbia per niente fame, poi mio padre mi posa davanti la medicina.

Che schifo penso alzandogli occhi al cielo e bevendola tutta d’un fiato ignorando il sapore.

“comunque papà, che è successo?”

“beh, Rayan mi ha offerto un lavoro e mi sta mostrando tutti i documenti, li stavo controllando, ma sono occupato”.

“Ah, sì, il libro di Oliver”dico puntellando il gomito sul tavolo e reggendomi il capo ancora martoriato dal mal di testa.

“sì, infatti pensavo di far svolgere questo lavoro a te”.

“Non ne sono capace e poi ora ho un cerchio alla testa davvero mostruoso”dico interrompendolo e toccandomi le tempie.

“Certo hai la febbre”dice mio padre “comunque non credo che tu non ne sia capace”.

“Comunque lasciami dare un’occhiata ”dico, mi passa un foglio e mi metto a leggere più volte ciò che vi è scritto.

“no, infatti credo possa riuscirci”dico poco dopo posando i fogli e alzandomi da tavola.

“siedi che cadi”mi dice mio padre.

“veramente volevo andare a letto”

“ti accompagno”dice papà

“no resta qui,non lasciare Rayan da solo”dico andando verso le scale.

 “Lavorerò dalla camera mia, se non ci sono problemi vorrei iniziare domani,oggi proprio non me la sento”dico anche se so che non è affatto professionale e guardo Rayan.

“per me va bene, il giorno della consegna in tipografia è ancora molto distante ”.

“Bene”dico salendo le scale.

Tutto il resto della giornata la trascorro a letto e mio padre di tanto in tanto viene a immergere un asciugamanino in acqua e me lo mette sulla fronte. Lancio un’occhiata all’orologio, sono le sette, fra poco devo cenare, ma non ho fame, quindi credo proprio che dormirò, penso, quando all’improvviso si apre la porta ed entra papà.

“come stai?”

“Mh”dico solo.

“Sai, quei documenti che ha portato Rayan sono fatti ad opera d’arte, sono sorpreso che  riesca a mandare avanti da solo tutto quello che ha costruito suo padre”mi dice cambiandomi ancora l’asciugamanino.
Non rispondo, so bene che Rayan è una persona da ammirare, anche se nel suo carattere ha dei lati perversi davvero accentuati. Possibile che sia per la morte del padre che non si è fatto più vedere per ben cinque anni dopo che…

“adesso riposa, domani avrai da fare e la stanchezza non ti gioverà, vedi di non strafare”.

Ritorno al presente, papà mi ha spezzato il filo del pensiero, comunque annuisco e mi rimetto a dormire.

Quando riapro gli occhi, sono le nove di mattina. Mi faccio leva sul letto con le braccia e noto che posso rialzarmi e ho meno caldo, ma toccandomi la fronte, scopro che ho ancora la febbre, anche se più bassa e ho ancora il mal di testa anche se lieve.
All’improvviso bussano alla porta.

“sì,avanti”

“Lorenzo”

“Rob!”Esclamo sorpreso.

“Sono venuto con mio padre per il libro e ho saputo che hai la febbre, come stai ora?”

“molto meglio,ieri non riuscivo neanche a camminare”dico mettendomi a sedere sul letto e lui si siede vicino a me”

“perché hai ancora il capotto?”Chiedo.

“Ah, non ho pensato a togliermelo”dice guardandomi con i suoi occhi verdi pieni di divertimento per poi alzarsi e toglierlo insieme alla sciarpa, deve fare molto freddo fuori, penso.

“Non ti sei neanche pettinato sta mattina”dico con un sorriso, indicando i suoi capelli color rame del tutto spettinati”.

Si passa una mano sul capo per sistemarli e mi sembra in imbarazzato. “Insomma, smettila, altrimenti ti dico che aspetto hai e non credo ti piacerebbe”mi dice divertito.

“Ok”dico alzando le mani in segno di resa. Quanto mi era mancato questo continuo giocare con Robin, da quando non ci siamo più visti per via del lavoro del padre che preoccupa anche lui in prima persona, mi sono annoiato, anche se ogni tanto ci scappava una telefonata.

“Va bene, allora io vado da mio padre, non si sa mai, forse ha bisogno di me, tu però torna a riposare, così domani sarai del tutto guarito” mi dice spingendomi per le spalle in modo che mi sdrai sul letto per poi rimboccarmi le coperte.

“E non ti azzardare ad alzarti”dice serio, muovendo il dito.

Sorrido “Va bene mamma, però mi annoio”.

“Porta pazienza, ci vediamo dopo”dice prendendo la giacca e uscendo dalla camera, così mi ritrovo di nuovo da solo e immerso nel silenzio più assoluto,
che noia!

 Il tempo passa e dei documenti del lavoro che dovrei fare con Rayan, ho solo letto tre pagine, ogni volta che mi metto attentamente a leggere mi addormento, uffa così finirò il lavoro fra qualche anno,anzi,ora che ci penso è strano che Rayan non si sia fatto ancora vedere e che Robin non sia più ritornato,penso guardano la porta.
Ah, rimettiamoci a lavorare che è meglio, penso voltandomi e all’improvviso il mio sguardo si posa su qualcosa di colorato che non è mio, mi alzo per andare a prendere qualsiasi cosa sia e noto che è la sciarpa di Robin. Come ha fatto a dimenticarsela? Guardo l’ora sulla sveglia, sono le quattro del pomeriggio, riesco a stare in piedi, a camminare, non mi sento stanco e la sola cosa che ho è il mal di testa, ma non è un problema, così decido di portargliela.

Indosso una comoda tuta verde scuro e le scarpe da ginnastica, mi pettino alla svelta i capelli davanti allo specchio, ignorando il mio viso troppo pallido e segnato dalla stanchezza e dalla malattia, ma ora mi sento molto meglio,potrei anche uscire e fare jogging.

Mi lavo il viso e sono pronto. Scendo di sotto e guardo in ogni stanza. A quanto pare mio padre non è in casa, sarà andato a lavoro, si sta trasformando in uno stacanovista, accidenti a lui! Penso uscendo. Mi copro subito la testa con il cappuccio della felpa e m’infilo le mani nelle tasche, non è stata una buona idea uscire senza giacca, beh, tanto devo solo prendere un autobus che mi porta direttamente a casa di Robin, penso incamminandomi.

Trenta minuti dopo sto ancora aspettando l’autobus, appoggiato ad un palo, ci mette davvero troppo ad arrivare e comincio ad avere davvero freddo,penso stringendomi nelle spalle. Ed ecco che arriva, era ora! Salgo e vado ad uno degli ultimi posti ancora liberi e mi siedo,sono solo cinque fermate,non ci vorrà molto. Una volta sceso m’incammino verso il palazzo giallo chiaro e cerco sul citofono famiglia “Cooper”ma noto che il portone è aperto, così entro e prendo l’ascensore fino all’ottavo paino. Di certo non si più dire che l’appartamento di Robin non stia in alto.

Finalmente sono arrivato, giro l’angolo di un corridoio e ritorno subito indietro. Sulla soglia della porta c’è Robin e sta parlando con un ragazzo. Un suo collega? O un amico? Comunque perché diavolo mi sono nascosto, devo solo ridargli la sciarpa, mi dico guardano il sacchettino che ho con me. Sto per andare incontro a Robin e il suo amico, quando li vedo baciarsi. Mi blocco e li guardo, non ho la più pallida idea dell’espressione che ho in volto, ma di certo mi ha sorpreso e tanto. Li guardo ancora incerto su cosa fare, quando si dirigono verso di me, ma per fortuna pare non mi abbiano ancora visto.

Mi nascondo per le scale e guardo Robin dare un altro bacio di saluto al ragazzo belloccio che entra in ascensore e risalgo per trovarmi proprio davanti Robin, del tutto senza parole. Guardo l’ascensore e poi lui.

“posso spiegare”dice subito.

“non mi devi spiegare niente, è palese, sei…”

“ssss”dice tappandomi la bocca con una mano, ma non appena si accorge di quello che ha fatto mi lascia timoroso.

“scusa”

“e di cosa, calmati”gli dico per niente sconvolto come crede io sia, certo mi sono sorpreso, ma beh, anch’io ne so qualcosa di questi rapporti.

“Vieni con me”mi dice incamminandosi verso il suo appartamento e una volta entrati si chiude la porta alle spalle e ci si appoggia guardandomi.

“non ti turba quello che hai scoperto?”

“no, perché dovrebbe”

Fa qualche passo verso di me “non ti fa schifo?”

“no, l’amore non fa mai schifo”.

“ma, è strano”

“questo lo dici tu”gli rispondo sempre calmo e lo vedo chiaramente rilassarsi.

“quindi, non hai pensato che sia strano o disgustoso o altro”.
“No, affatto”dico ancora.

“bene, vuoi un tè”mi chiede dandomi le spalle e incamminandosi verso la cucina.

“sì, perché no, ma tuo padre lo sa?”Chiedo all’improvviso. “Sì”

“tutto a posto?”

“sì, non ha avuto problemi ad accettare che sono così”.

“Ehi, guarda che dire gay, non è una parolaccia”dico e non so perché ma ho la sensazione che stia sorridendo.

“Comunque accomodati, fai come se fossi a casa tua, quante volte te lo abbiamo detto io e mio padre?”

Domanda retorica, penso sedendomi.

Ritorna poco dopo con un vassoio con sopra un servizio da te e dei pasticcini. Beh, infondo Robin è inglese.
Si siede sulla poltrona davanti a me e mi guarda.

“perché non sei sorpreso o inorridito dalla scoperta?”

“Perché anch’io sono come te”dico all’improvviso e rimango turbato dalle mie stesse parole o meglio dal fatto che mi siano uscite così, tranquillamente,
senza pensare e con una facilità sorprendente, tanto che guardo in faccia Robin sorpreso di me stesso.

Mi guarda attonito e a bocca aperta. “Ah, cacchio! Questa proprio non me l’aspettavo”dice appoggiandosi alla spalliera della poltrona.

“Smettila”dico imbarazzato mentre giro il tè che ho appena zuccherato.

“ok, cambiamo discordo, quindi ora stai bene? Non hai più la febbre, tutto apposto, giusto?” Annuisco.

“Allora perchè sei venuto qua?”

“per questa”dico, poso il piattino e la tazzina sul vassoio, prendo il sacchetto e glielo passo.

“Ah, la mia sciarpa! Ecco cosa mi ero dimenticato”dice

“e sei venuto qua solo per questo?”

“sì” dico prendendo con attenzione un sorso di te.

“Ma, sei sicuro di stare bene ora?”chiede toccandomi la fronte.

“sì, sto bene”dico sgranocchiando un biscotto al burro.

“comunque ora è meglio che vada”dico posando la tazza vuota e alzandomi.

“di già?”

“sì, devo lavorare con Rayan, il ragazzo che hai conosciuto al ricevimento”

“a, sì, quello”dice bevendo un sorso di tè.

“sì” dico stranito dal suo improvviso tono freddo.

“allora vado, forse si è fatto vivo”penso dirigendomi alla porta. Si alza e mi accompagna.

“ah, Lorenzo”dice trattenendomi per un braccio prima che passi l’uscio. “Per quella cosa, acqua in bocca”

“idem”dico andando via e salutandolo con un cenno della mano.

Ritorno a casa e trovo seduti a tavola sia Rayan che mio padre, molto ma molto arrabbiato.

“Dove diavolo sei stato con la febbre?!”Esclama subito appena mi vede dimenticandosi del tutto che ha un ospite in casa.

“da Robin, si era dimenticato la sciarpa”dico conciso e calmo passando accanto a loro diretto in camera mia.

“Con la febbre? E ora dove vai?”

“A prendere i fogli del lavoro” dico salendo le scale. Poco dopo sono seduto al tavolo e sto leggendo per l’ennesima volta tutto il racconto super
lunghissimo di questa scrittrice alle prime armi per sistemarlo. Ho capito perché Rayan vuole il mio aiuto, è una cosa lunghissima, ma chi mai vuole legge un mattone simile e con una storia così pesante all’interno, penso mentre leggo.

“Noto che hai qualcosa da ridire sul racconto, visto che hai un sopracciglio alzato” Mi fa notare Rayan.

“Esatto, è pesante e troppo lungo, ma se vuole farlo così, va bene, poi ci sono troppe battute e molte non centrano niente con il racconto, ci si può benissimo farne a meno, bisogna dirglielo”dico guardandolo.

“Quali sono?”Chiede Rayan.

“Queste, qui”dico girando dalla sua parte i fogli e indicandogli i dialoghi con il dito e quando me li prende di mano per riuscire a vedere meglio, ci sfioriamo. Trattengo di colpo il respiro, il mio cuore parte in quarta, sembra volermi uscire dal corpo, ma ci siamo solo sfiorati le dita! Non è possibile! Penso. Alzo il capo e incontro i suoi occhi. Mi sta fissando, che sia successo anche lui la stessa cosa?Mi chiedo, ma subito ritorno professionale cancellando della mente le mille domande che mi assalgono e continuo a lavorare e Rayan, prendendomi ad esempio, fa altrettanto.

“Ok, stop”dice mio padre posando pesantemente una mano sul tavolo. Alziamo contemporaneamente la testa dai fogli che stavamo leggendo per guardarlo, infastiditi e contrariati.

“Ehi giovinastri, che sono quegli sguardi, mettete via tutto,sono passate alcune ore e adesso è ora di mangiare, Rayan t’invito a cena con noi e non accetto un no come risposta”dice subito mio padre. “Oggi si mangia la pizza”aggiunge subito dopo felice. Peggio di un bambino.

“ok”dice subito Rayan.

“Passo”dico subito con tono incolore.

“Perché?”Chiede mio padre guardandomi.

“Sono ancora in convalescenza, il termometro ha detto che non ho più la febbre, ma questo non vuol dire che io sia di nuovo forte e possa mangiare cose
così pesanti”dico alzandomi. Raggruppo i fogli e li sbatto sul tavolo per allineare bene i bordi, poi metto la graffetta e l’infilo nell’apposita cartellina che passo Rayan.

“ok, però noi mangiamo la pizza”dice mio padre.

“ed io mi faccio del riso in bianco e basta per oggi”dico dirigendomi in cucina, mentre vedo mio padre ordinare la pizza per telefono.

“Eco qua” dico poco dopo accomodandomi a tavola e guardano deliziato il piatto di riso in bianco che ho davanti. Prendo il cucchiaio e mi porto un po’ di riso alla bocca, che buono, penso, beh, di certo non è l’ammasso di poltiglia bianca e informe a cui papà avrebbe ucciso il sapore e che chiama riso in bianco. 
Devo dire che ho provato molta soddisfazione quando ho visto Rayan e mio padre guardarmi mangiare mentre loro devono ancora aspettare.
“Ah, ho dimenticato la mela”dico alzandomi e andando in cucina, non appena ritorno mi accomodo a tavola giusto per vedere Rayan prendere il mio cucchiaio e portarsi alla bocca il mio riso. Lo guardo oltraggiato senza riuscire a dire una parola e solo dopo che ha riposato il cucchiaio nel piatto, comincio a sclerale.

“Ma come ti permetti di mangiare il mio riso!”Dico subito prendendola sul personale.

“tu hai ordinato la tua pizza e allora aspetti, ma guarda te, mi toglie anche la cena”

“quanto sei esagerato, comunque è insipido, preferisco le pietanze un po’ più saporite”

“E chi diavolo ha chiesto il tuo parere!Ti pare abbia detto “mangia e dimmi che ne pensi del mio riso Rayan?”Non mi pare d’avertelo chiesto, perchè questo è il mio riso, e devo mangiarlo io”dico portandomi il cucchiaio pieno di riso alla bocca e cominciando a masticare velocemente, infastidito, e mi va di traverso.

Comincio a tossire. “ è la cattiveria”dice Rayan. Lo fulmino con lo sguardo e ottengo solo di farlo sghignazzare divertito, che nervi!  Penso mentre ancora tossisco.

“ Tieni”dice Rayan versandomi dell’acqua e passandomi il bicchiere, ne bevo con urgenza un sorso e mi riprendo con le lacrime agli occhi. Accidenti che fastidio, penso sorridendo e asciugandomi le lacrime con la mano e poi ricomincio a mangiare e noto mio padre guardarci divertito, quando si strozzerà lui giuro che farò festa,riderò come un pazzo,fino al mal di pancia, quel antipatico,penso continuando a mangiare. Quando io sono ormai alla frutta suonano alla porta,sicuramente sono le loro pizze,ma prima di andare a dormire e lasciarli soli devo vendicarmi.

Così comincio mangiare la mela a piccoli morsi, dando l’impressione che non mi vada e quando finalmente Rayan taglia una fetta della sua pizza. Zumh! Parte la mia mano, peccato che lui me la fermi prima che possa solo sfiorare la fetta e me la stringa dolcemente fra la sua.

“ne ero certo”dice guardandomi divertito.“Sei così prevedibile”

“beh, scusa tanto”dico seccato mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

“Tieni”dice porgendomi una fetta di pizza. La prendo e la mordo.

“bambini” commenta mio padre a bassa voce. “Ti ho sentito”dico guardandolo male.

Dopo la cena ci siamo messi a parlare fino a che si è fatta una certa ora e per Rayan è giunto il tempo di spari…andare via.

“Allora ritorno domani per continuare a lavorare, immagino, che ti sia fatta un’idea sulla scrittrice”

“sì, almeno una trentina”dico in tono uniforme.

“bene, allora a domani”dice sorridendo.

“se, va bene”dico sospirando pesantemente, mentre Rayan supera l’uscio. Sto per chiudere la porta quando insinua un piede dentro per fermarla, la spalanca e con uno scatto fulmineo in avanti, mi bacia.

“a domani”dice andando via.

Stringo le mani a pugno e tremo per la collera. La prossima volta che lo vedrò, lo ucciderò, non vedrà l’alba di un nuovo giorno, parola mia, penso a dir poco furente e chiudo la porta sbattendo.

La mattina seguente dopo aver fatto una panoramica completa della stanza, richiudo gli occhi e deciso a rimanere a sonnecchiare ancora un po’ al calduccio,ma qualcosa rapisce la mia attenzione,mi volto e accanto a me, sul letto, c’è Rayan. Lo guardo sorpreso, lui mi sorride e avvicina il viso al mio poi mi...

Spalanco gli occhi e mi trovo davanti il soffitto bianco, era un sogno, solo un sogno mi dico sollevato, ed è già è tanto che non mi sono svegliato urlando.
Purtroppo però è vero che sono di nuovo a pezzi. La notte scorsa mi sono svegliato alle due e mezzo sentendomi di nuovo fiacco, con un mal di testa così forte che avevo voglia di prendere a cazzotti qualcuno o lanciare semplicemente qualcosa dalla finestra per la rabbia e la frustrazione, in poche parole, mi è ritornata la febbre. Non sarei mai dovuto uscire con quel cavolo di freddo senza cappotto. Stupido Lorenzo! Stupido!Stupido!Penso stiracchiandomi.
“meno male, era veramente un sogno”dico poi tranquillizzandomi.  

“che sogno?”Mi chiede una voce.

Mi volto e per poco non caccio un urlo da donnicciola in preda al panico. Rayan è in camera mia seduto sulla poltroncina e mi guarda, anche se prima era intento a leggere un libro che noto essere uno della mia libreria.

Mi metto a sedere sul letto e lo fisso. “Che ci fai in camera mia?”

“Sono venuto per lavorare e tuo padre mi ha detto che eri ancora a letto, così sono venuto a controllare se ti è ritornata di nuovo la febbre, e a quanto pare sì, quanto sei stupido”

“Ehi! Non ti permetto d’insultarmi ”dico alzandomi, ma lo faccio troppo velocemente tanto che ho un improvviso capogiro. Sono già pronto per la botta che riceverò, ma vengo sorretto. È Rayan che mi ha preso prima che cadessi.

“Ma sei scemo? Sta giù, la febbre non è alta come quella che avevi prima, ma comunque ce l’hai, non sforzarti  e non fare azioni inconsulte”dice facendomi
sedere.

Lo guardo. Voglio abbracciarlo!Urla all’improvviso la mia testa e questo pensiero mi turba così tanto da scostarmi da lui come se mi fossi bruciato.

“Che c’è? Perché questa reazione?”mi chiede indignato.

“no, niente”dico rannicchiandomi in un angolo del letto, mi sembro un bambino, ma non importa.

“ Hai paura di me?”Chiede Rayan guardandomi e noto preoccupazione e insicurezza nei suoi occhi. Preoccupato e insicuro, lui, davvero? Non lo avrei mai
pensato.

“no, certo che no!”Esclamo.

“Meno male”dice con un sorriso radioso, è felicissimo, a uno sguardo che non gli avevo mai visto, penso fissandolo del tutto sconcertato, poi d’istinto mi abbraccia stringendomi dolcemente.

Rimango immobile, trattenendomi nel rispondere all’abbraccio con tutto me stesso, lui mi ha preso in giro già una volta, non lascerò che lo faccia ancora.

“Abbracciami, so che vuoi farlo”dice Rayan con una sicurezza che mi turba e mi fa arrabbiare.

“no, non è vero”dico spingendolo via.

“scioglie l’abbraccio e si scosta da me”

No, abbracciami ancora, comincio a pensare, anche se non vorrei.

“perché non vuoi accettare che mi ami?”

“Perché non è vero”

“io ti amo Lorenzo”

“Bugiardo, sei sparito per cinque anni e ora mi dici che mi ami, mi hai solo preso in giro, vattene”dico pieno di collera repressa, guardandolo con astio.

“è vero, non mi sono né fatto vedere né sentire, lo so”dice guardando il materasso e non più il mio viso, come se si sentisse in colpa. “Hai ragione, ma ti giuro che in tutti quei cinque anni non ho fatto altro che pensare a te”.

“Sì, certo, non ci casco più Rayan, non voglio stare ancora male”dico guardandomi le mani.

“è stato mio padre”

“eh?”Chiedo dandogli tutta la mia attenzione.

“Lui aveva capito che mi ero innamorato di te e non accettava che il suo unico figlio fosse dell’altra sponda, così mi vietò di vederti, non ubbidii e mi rinchiuse in camera sorvegliandomi costantemente, più cercavo di scappare, più lui stava su di me come un cane da guardia, questo per tre anni. Solo quando morì potei correre da te, ma quel giorno ti vidi con una ragazza. Stavate entrando in un caffè. Lei era vestita con una camicetta bianca e una gonna nera, aveva i capelli castani. Quando ti vidi con lei, mi si aprì il pavimento sotto i piedi e sprofondai”.

Era normale che ormai avessi una ragazza e che avessi avuto anche altre relazioni e che non mi aspettavi come credevo, visto che ti ho costretto ad andare a letto con me, ti ho perseguitato e non ti ho mai detto che ti amavo.
 Speravo che lo capissi da solo e che tornassi da me, ma non è successo. Quando ti ho rivisto al ricevimento, sono stato così felice, come non lo sono mai stato, avevo creduto fosse meglio lasciarti condurre la tua vita in santa pace, ma non mi è possibile. Io ti amo ancora profondamente, così ho desiderato ardentemente abbracciarti, baciarti, farti di nuovo mio, ma tu sei cambiato e naturalmente hai provato odio per me per averti lasciato da solo e hai creduto che non m’importasse niente di te, ma non è così, sei stato la persona  più importante per me e lo sei ancora.

Lo fisso senza parole, non so che dire, non so se credergli o meno, come faccio a credergli? Non voglio stare male di nuovo, io lo amo da impazzire, è stato il mio primo e unico amore ed è stato lui a farmi innamorare così follemente di se perseguitandomi.

“Non so se posso crederti. Io so solo che sono stato malissimo e che se non era per Robin starei ancora male,se non lo avessi incontrato e non fossimo diventati amici,ora non sarei così e poi io non sapevo niente di tuo padre fino al giorno del ricevimento, non sapevo fosse morto. Solo quando l’ho saputo ho pensato che per via del lutto non ti eri più fatto vivo,ma è successo tre anni fa,gli altri due anni passati senza di te sono completamente senza  spiegazione,fino ad ora”.

“Tutto questo tempo senza vederti mi ha fatto credere che per te non fossi importante, solo un gioco, qualcosa con cui sfogarti per via del comportamento rigido e inflessibile che ha avuto con te tuo padre, ricordo tutto. Quando mio padre cominciò a lavorare con il tuo, per me eri solo un ragazzino silenzioso che non poteva o non voleva proporre ed esporre qualcosa e che era troppo ossequioso, ma poi capii tutto notando che molte volte guardavi tuo padre. Era come se ti tenesse in pugno e non potessi venir meno all’educazione che ti aveva dato.

 Quella di essere educato, di non intrometterti nelle faccende degli adulti, di non parlare quando non eri interpellato, ma solo di studiare e diventare il suo successore, era tutto quello che t’insegnava, non mi fu difficile capirlo, ma a quale costo? Quello di soffocare il tuo vero carattere e di tenerti rinchiuso, poi passarono ben cinque anni e quando mio padre ritornò a lavorare ad un progetto con il tuo ti trovai diverso. Eri un quindicenne sfrontato, presuntuoso e meno ossequioso, dicevi ciò che pensavi senza esitare, eri diretto e avevi un modo di fare che conquistava. Eri completamente diverso da prima.  E tuo padre era strano, ma non ci feci molto caso, tutta la mia attenzione era rivolta a te. Volevo capire come avevi fatto a cambiare. Poi un giorno, me lo ricordo come se fosse ieri, rimanemmo da soli per esaminare dei cartacei e mi baciasti, cominciò tutto quel giorno.

Mi dicesti chiaro e tondo che mi volevi e che avresti provato a conquistarmi durante quei tre mesi che i nostri padri avrebbero lavorato insieme. Tu mi piacevi, ma non in senso romantico, come persona, visto che io ero sempre e comunque l’opposto di te, sia all’inizio che dopo il tuo cambiamento. Non riuscivo mai a dire o fare quello che volevo realmente e alla fine per non far dispiacere agli altri accettavo sempre tutto, ma in qualche modo, forse per l’assurdità della situazione in cui mi avevi messo, a te cominciai a dire, no, forse anche perché mi lasciavi una scelta, ed è anche per questo che nonostante le tue continue attenzioni, l’ultimo giorno di lavoro dei nostri genitori, resistetti.

Io ero un etero convinto tanto che ho avuto molte ragazze scelte da mio padre per il bene del lavoro. Le tue attenzioni mi lasciavano indifferente o schifato e soprattutto erano prive di motivo. Non avevamo mai parlato, se non d’affari, non sapevo niente di te, sapevo sono che eri francese, un genio in tutto e che tuo padre faceva una paura terribile, però nonostante ciò, l’ultimo giorno, se ricordi bene cercasti di farmi cadere ai tuoi piedi un'altra volta e ci cascai.
Cedetti ai sentimenti che cominciavo a provare per te, sentimenti che per un ragazzo non era normale provare.
Ora secondo te come fa un etero convinto ad andare a letto con un ragazzo e a piacergli anche tanto? Semplice mi ero innamorato di te, dei lati del tuo carattere che mi avevi mostrato, quelli che non sapevo nemmeno fossero veri o falsi, perché, ripeto, non ci conoscevamo per niente, come non ci conosciamo adesso.

 “No, davvero, come ho fatto quella notte a fare quella pazzia con te?”Mi chiedo portandomi le mani al volto. "Dopo il lavoro dei nostri genitori rimasi da solo e come un emerito imbecille, mi ero innamorato di un ragazzo che mi aveva lasciato e così pensai che lo aveva fatto solo per il sesso, per distrarsi o sopportare meglio qualsiasi cosa gli succedesse di brutto nella sua vita, un passatempo, ma io non sono così. Purtroppo ci ero cascato, ci avevo creduto, mi ero innamorato di lui e senza basi su cui capire che persona fosse veramente e ora è di nuovo qui e crede di potermi usare a suo piacimento raccontandomi una storia, ma si sbaglia. Ti sbagli” dico guardandolo.  

Ora sa tutto, gli ho detto tutto, e forse ha anche capito che ormai non lo amo più. Cosa del tutto falsa, ma almeno così sarò sicuro che non mi userà più come giocattolino e non potrò più soffrire, devo solo riprovare a far sbiadire i sentimenti che sento per lui, fino a che saranno di nuovo sopportabili, tutto qui.
E mi sembra facile?Mi chiedo. Sospiro e noto Rayan guardarmi impassibile, forse gli ho detto troppe cose perchè possa assimilarle tutte in una volta,ma pazienza.

“comunque ora finiamo di lavorare e chiudiamo questo discorso”dico del tutto rinato, mi sono sfogato e mi ha fatto bene, ottimo.

“No!”Esclama afferrandomi per un braccio e tirandomi a se.

“Non finirà così, io ti amo e non intendo lasciarti, sei mio”dice stringendomi dolcemente a se. Accidenti, mi manca il respiro e sento che sto per piangere. Su
su Lorenzo, che sei una ragazzina alle prese con la tua prima cotta? Sii uomo, mi sprono e cerco di scostarmi, ma Rayan non mi lascia. Rayan, penso e manca poco che mi abbandoni al suo abbraccio, ma all’improvviso si spalanca la porta e mi ritrovo libero, con lui che ha il libro aperto e fa finta di leggere, seduto sul bordo del mio letto.

“Rob!”Esclamo.

“Lorenzo, ti devo parlare, è urgente”dice guardando me e poi posando pesantemente lo sguardo su Rayan.

“ok, allora io vado al bagno, ritornerò fra poco”dice chiudendo di colpo il libro e andando verso la porta, ma prima di lasciare la stanza mi lancia un ultimo sguardo.

“Perchè mi è parso addolorato?”Mi chiedo.

“Lorenzo”

Guardo Rob.

“Sì, che c’è?”

“Ho conosciuto un altro ragazzo e mi sono innamorato di lui, quindi voglio confessargli i miei sentimenti e poi lascerò il mio ragazzo”.

“Capisco, ma se l’altro ragazzo dirà di sì, che farai con quello attuale? Gli spiegheresti tutto per bene? Oppure…cioè, starà male”.

“Ah, cavolo, sì certo, il mio ragazzo ha i suoi pregi, è dolcissimo un gran lavoratore è simpatico, ma non è il ragazzo che amo”.

“E che diavolo avrà di tanto speciale l’altro, insomma io ti sto solo dicendo di riflettere bene e di cercare di fare meno male possibile al tuo attuale ragazzo, eravate così uniti”.

Sospira. “Non c’è niente da fare con te è, sei incredibile, metti davanti a te sempre i sentimenti degli altri”.

“Non sempre”dico

“di che parli?”

“niente, non ti preoccupare”

“comunque giusto perché tu sappia, la persona di cui mi sono innamorato sei tu”

Rimango stupefatto, un altro colpo di scena, mo che devo fare, aiuto!”

“Mi sono innamorato di te immediatamente, all’inizio non ho pensato a te in senso romantico, ma come ad un amico da tirare su, eri un relitto ambulante. Quindi, ti sono stato accanto fino a che ti sei ripreso o per lo meno hai ripreso a mangiare per bene a sorridere e a non piangere davanti alla foto della tua ex, che ora so che era un tuo ex e facendo così mi sono innamorato di te, però non sapevo che fossi come me e ora che lo so, beh mi butto. Tu sei un ragazzo d’oro, dolce sensibile, metti i sentimenti degli altri prima dei tuoi, sei bellissimo,anche se io preferisco i ragazzi dai capelli corti e non lunghi come i tuoi, mi piace il tuo carattere e il tuo fisico, tutto, quindi voglio che stiamo insieme,voglio che diventi la mia metà.

 Lo guardo fisso senza sapere che rispondere, voglio svenire, lo so è da codardi, ma troppe cose tutte insieme. Faccio un respiro gigantesco e rispondo. Vorrei dire di sì e togliermi di torno Ryan, ma non ci riesco, non posso mentire, gli farei molto male, perchè non lo amo.

“Io…”dico pronto a rifiutarlo con tutto il tatto possibile.  Perché amo ancora Rayan? Potevo innamorarmi di Rob? Certo che no. Cavolo! Però so che non potrò mai amare nessun’altro come ho amato e amo tutt’ora Rayan e poi io Rob lo vedo come un caro amico, si intimo, perchè ci siamo detti tutto, ma un amico,niente di più,quindi devo essere sincero e dirgli la verità.

Abbasso il capo e sospiro.

“mi…”

“No!”Esclama abbracciandomi stretto e avvicinando il viso al mio.

“cavolo, sta per…cosa faccio, non voglio ferirlo”.

“Ragazzi avete fatto?Scusate ma per noi sarebbe ora di riprendere a lavorare”dice Rayan aprendo la porta.

Rob non accenna a spostarsi. No! Ci vedrà!Penso, ma alla fine si sposta e faccio un lieve sospiro, sollevato.

“Tempismo perfetto, davvero”dice guardando Rayan seccato e precipitandosi fuori dalla camera, ma si ferma sulla soglia “Lorenzo, parleremo un'altra volta”dice andando via.

Rayan da una spinta alla porta che si chiude “tempismo perfetto dice,ma se l’ho fatto apposta”ammette guardandomi con un sorrisetto compiaciuto.

“hai sentito tutto?”

“ogni parola, quindi anche lui è…”

“sì, ed è anche lui innamorato di me, che tragedia”dico buttandomi di schiena sul letto.

“eh sì, che tragedia”dice ironico.

Che fa? Mi prende in giro? Penso, pronto a rispondergli a tono quando si allunga su di me e mi bacia.

“cosa…?”

“sss, sta zitto”dice salendo sul letto. Sento il materasso abbassarsi e poi me lo ritrovo sopra che si regge facendosi leva con le braccia per guardarmi in
volto e cerco di non arrossire sentendo il suo corpo sul mio.

“allora, sentiamo, perché sarebbe una tragedia? Sei libero no?”

“togliti, mi fai impressione e pesi”

“come sarebbe a dire, ti piaceva il mio corpo”

“smettila”dico arrossendo”

sì, è vero mi piaceva”dice  in falsetto.

“eh?”

“è il tuo vero pensiero”

“ smettila di fare lo scemo”

“io non faccio lo scemo, sono serissimo, ti sono mancato così tanto da farti crescere i capelli lunghi come i miei”dice accarezzandoli.

”non è…”ma sto zitto, ha ragione e non ha senso negare.

“ah-ah, ho indovinato”dice compiaciuto.“Non ti ho mai detto che amo i tuoi capelli castano ramati?”Chiede infilandoci le dita.

“stupido”dico guardando da un'altra parte imbarazzato e cerco di togliermelo da sopra muovendomi”

“fermo, o mi fai venire voglia di…” si blocca e arrossisce. Lo guardo. No, questa è da immortalare, penso mentre lui mi posa sul collo un bacio che sembra
una carezza.

“che fai, fermo!”

“sss, so che ti piace, sei come una ragazza”.

“Ma come ti permetti!”Esclamo cercando di alzarmi come per fare un addominale,ma Rayan mi spinge al petto e mi ributta sul letto.

“Ho capito dal tuo discorso che non mi ami più, ma non ci credo, quindi voglio che tu me lo ripeta guardandomi negli occhi se ne hai il coraggio, dimmelo
forza”dice scrutandomi in volto, in attesa.

“non ti amo più”

Sorride. “Allora perché hai detto di no al matrimonio combinato con Beatrice?”

“come lo sai?”

“ho fatto le mie indagini, ho le mie fonti segrete, ma non hai risposto alla mia domanda, allora?”

“semplice, perché anche se non ti amo più, hai cambiato i miei gusti, sono gay ora”dico tranquillamente.

Noto una luce di sorpresa nel suo sguardo, non si aspettava che lo ammettessi, beh, sorpresa!

“Tu, mi farai impazzire”dice passando le braccia dietro la mia schiena e stringendomi a se.
Potrei farmi lasciare, so anche il modo, ma mi piace e faccio finta che non ci sia, così rimango con il viso immerso nei suoi morbidi e serici capelli e chiudo gli occhi, ma quando si scosta da me, li apro prima che si accorga che mi è piaciuto invece di disprezzarlo.

“Tu mi ami, ammettilo, sento il tuo cuore battere velocemente”mi dice baciandomi e cercando di far passare la sua lingua fra le mie labbra. Cerco di voltarmi da un'altra parte ed evitare questo bacio che altrimenti sono certo mi farebbe tradire,ma niente da fare. Rayan mi tiene fermo il viso con una mano e m’infila l’altra sotto la maglietta.

“non ci prov…”ma nell’attimo in cui apro la bocca se ne approfitta e c’infila la lingua.

L’ha fatto apposta, disgraziato, penso con la poca lucidità che mi resta mentre lui gioca con la mia lingua, mi esplora sensualmente la bocca e le nostre salive si uniscono, cosa che proprio non vorrei succedesse, voglio una dannata barriera fra di noi, perché non ci riesco e vince sempre lui? Quando finisce il bacio sono deluso,voglio che continui,ma non glielo direi mai e spero che per colpa della mia mimica facciale non sia palese.

“Ammettilo, tu mi ami ancora, ecco perchè hai detto di no a Beatrice e lo stavi per dire anche a Robin, ammettilo”.

Lo guardo deciso a non parlare.

“va bene allora…”dice facendo scivolare le mani dal mio torace fino al basso ventre.

Cavolo, con quello di certo non posso mentire,anche se è normale dopo queste cose che sia pronto,no?  È normale è una reazione del corpo umano, non vuol dire che lo amo.

Mi posa la mano proprio lì e comincia a muoverla su e giù.

“porca”dico a denti stretti.

“smetto se lo ammetti”scuoto il capo e si ferma.

“ma perchè non vuoi ammetterlo, davvero non mi ami più?”Chiede guardandomi e il dolore che leggo nitidamente nei suoi occhi mi uccide, ma non posso fare altrimenti, ho paura di essere di nuovo abbandonato da lui e che questo sia solo per farmi diventare nuovamente il suo giocattolino.

“tu, sei…”dice con voce strozzata scostandomi da me e dandomi le spalle.

“Fa come ti pare, io…sono stufo, ti ho già detto che non ho mai giocato con te, che ti amo più di me stesso, se fossimo uomo e donna, ti avrei già proposto di sposarmi, ma siamo uomo e uomo cazzo!”

Oh, santo cielo,è la prima volta che impreca in questa maniera,mi ritrovo a pensare ad occhi spalancati.

“Basta, scusa se sono ritornato e ti ho creato tanti problemi, a quanto pare è vero che non provi più niente per me”dice con un tono che non gli avevo mai sentito e lo vedo portarsi una mano al viso,che stia…?

Mi alzo di scatto e lo afferro per le spalle voltandolo verso di me. Sta piangendo davvero, noto guardandolo mentre lui mi fissa sbalordito con gli occhi lucidi e le lacrime che gli rigano il volto.
Non è possibile! Mi sembra così vulnerabile ora, invece dell’uomo tutto d’un pezzo, strafottente, sicuro di se e altezzoso che era prima.
Basta, sono un completo imbecille, lo so che mi ama, che non mi ha mai preso in giro, mi ha convinto fin dalle sue prime parole ed io e la mia paura irrazionale di essere di nuovo lasciato devono andare a fare una bella passeggiata, quanto sono imbecille, mi dico mentre gli faccio scivolare le mani lungo le braccia e aderisco a lui, poi lo afferro delicatamente per le spalle e lo bacio con passione, come avrei voluto fare da quando l’ho rivisto.

Smette di piangere all’istante e risponde al mio bacio con altrettanto ardore, stringendomi a se, come se da esso dipendesse tutta la sua vita ed esistenza e piano piano mi fa indietreggiare fino al letto e sdraiare. Di certo non contesto più, penso mentre lo guardo sdraiarsi sopra di me e farsi leva con le braccia per guardarmi. Gli accarezzo il viso umido di lacrime e lo guardo negli occhi ormai calmi e pieni d’amore.

 Quanto gli ho fatto male!

“mi dispiace”dico

“Allora mi…”

“sì, ti amo, ti ho sempre amato e ho sempre continuato a farlo nonostante questi cinque anni, solo che avevo….”

“lo so, non sono stato chiaro e non ci conosciamo molto, ma rimedieremo” dice baciandomi.

Lo lascio fare, non devo più resistere.

“bene e ora ci divertiamo” dice infilandomi la mano nei pantaloni.

“Dunque, dunque, che cosa abbiamo qui?”Mi chiede malizioso, si è ripreso in un attimo noto arrossendo mentre sento le sue mani scivolare lungo il mio
corpo.

“Ah, però è…”comincia a dice guardandomi.

“ dai!”Esclamo esasperato.

“che dai, dai procedi o dai smettila che mi metti in imbarazzo?”

“la seconda”.

“Ehi!Non è il nostro primo rapporto, amore mio, smettila di arrossire, sembri una ragazzina vergine”.

“e chissà di chi è la colpa”dico irritato.

“mh”dice baciandomi e intanto me lo palpa.

Arrossisco ed emetto un gemito rendendolo felicissimo.

“Lorenzo, Lorenzo, se questo t’imbarazza ti consiglio di non provare nemmeno lontanamente ad immaginare cos’ho in servo per te per tutta la vita”

“non ci provo neanche”dico subito

“sei tutto mio”

Non rispondo.

“Chi tace acconsente”dice e mi bacia.

“ Ti amo Lorenzo”mi dice contro la mia bocca.

“Ti amo anch’io Rayan”

“lo so”dice baciandomi.
  
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