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Autore: Shion Magarin    06/02/2014    1 recensioni
{ ispirata all'evento 2 di Inghilterra in Gakuen Hetalia per PSP}
«Bene, il tuo compito di oggi è raccogliere delle ghiande.» Ci fu un minuto di silenzio. Lo sguardo della ragazza era sempre più confuso e sconvolto. Ghiande..? Ma perché..?!
«Si può sapere cosa dobbiamo farci con delle stupide ghiande? Insomma, è una festa, non un allevamento di scoiattoli.»
«Servono per la festa. Tu limitati a raccoglierle.»
«Ne sei proprio sicuro?», chiese, sperando si trattasse solo di uno stupido scherzo.

{ Tsundere Federation ~ Inghilterra/Seychelles }
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Inghilterra/Arthur Kirkland, Seychelles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ghiande.
Fandom: Axis Powers Hetalia (Gakuen Hetalia)
Autore: Shion Magarin
Disclaimer: APH e i suoi personaggi appartengono a Himaruya Hidekazu.
Nota: E' liberamente ispirato all'evento di Inghilterra nel gioco di Gakuen Hetalia per PSP. E con "liberamente", intendo dire che ho preso quella scena come base, ma il più ce l'ho messo io, o l'ho modificato a mio piacimento. L'AU l'ho messo poiché è ambientato nel mondo di GakuHeta. Sono anni che non scrivo su Hetalia e non so come mi sia venuto in mente di rifarlo, ma adoravo questa coppia e per caso mi sono imbattuta in quel video. E' stato come riscoprire il primo grande amore. Ho usato i nomi "umani" dei personaggi, mentre per Seychelles ho usato "Sesel", il nome che le viene comunemente dato nel fandom. Nonostante questa coppia sia piuttosto odiata e il bashing su Seychelles non abbia mai fine, spero che qualcuno apprezzerà comunque. All hail Tsundere Federation.
 

 

Ghiande. 

Da quando Sesel si era trasferita alla World Academy, quell'enorme ed imponente scuola che ospitava studenti da ogni parte del mondo, la sua vita era diventata una sorta di inferno quotidiano. Aveva abbandonato a malincuore la sua meravigliosa isola natale, con le migliori speranze riguardo quel posto, ed invece non era andata proprio come desiderava. Il merito andava tutto a quel maledetto inglese, Arthur Kirkland, che l'aveva accolta con la simpatia e la gentilezza che lo caratterizzavano: non solo aveva deciso di fare di lei la sua sottoposta (perché, poi?), ma la schiavizzava continuamente facendole fare lavori inutili e stupidi di qualsivoglia genere. Tutto questo perché lui era il Capo del Consiglio Studentesco (che Sesel ancora non aveva ben chiaro cosa fosse e a cosa servisse), e chi meglio di una nuova innocente studentessa spaesata poteva diventare la sua segretaria - o meglio, schiava - di fiducia? Aveva fin da subito cercato di "addestrarla" al meglio, ma la natura irascibile e testarda di lei non glielo permetteva. Senza contare quanto fosse pigra Sesel, che proprio non voleva saperne di fare lavori extra oltre allo studio. Peccato che spiegarlo all'inglesino era praticamente impossibile, e la ragazza si ritrovava ormai suo malgrado incastrata in una strana e noiosa serie di faccende inutili da sbrigare per lui. Non a caso, quella mattina, l'aveva fatta svegliare presto per darle un nuovo meraviglioso compito da svolgere per le preparazioni dell'annuale festa dell'Accademia. Ovviamente lei non si era degnata di presentarsi all'appuntamento; aveva ignorato volutamente la sveglia e si era rigirata nel letto. Dopotutto non aveva chiuso occhio la notte prima, a causa degli inquietanti racconti di fantasmi di Arthur, che per qualche misterioso motivo era un fanatico dell'occulto, degli spiriti ed altre cose che Sesel trovava a dir poco malate e terrificanti. E questo, lui, lo sapeva eccome.
Aprì gli occhi nel pomeriggio, e con calma disumana iniziò a prepararsi per mettere piede fuori dal dormitorio. Notò per puro caso un foglietto sbucare da sotto la porta della sua stanza, poco prima di aprirla per uscire. Tale foglietto recitava "Mi trovi nel mio ufficio, e sei nei guai. Arthur Kirkland". Alzò un sopracciglio, perplessa. Ufficio? pensò, Ha il coraggio di chiamare così quell'aula abbandonata, solo perché si è comprato una scrivania? Poi cosa vuol dire "sei nei guai"? Povero scemo... scosse la testa, buttando il foglietto nel cestino e incamminandosi svogliatamente verso "l'ufficio" di Arthur.

E dire che dovrei essere esaltata, presto ci sarà la festa dell'Accademia, pensò tra sé e sé, avanzando tra i corridoi, alla ricerca dell'aula che, ovviamente, si era dimenticata dove fosse. Invece starei volentieri a dormire tutto il giorno. Soprattutto al posto di stare a sentire questo sopracciglione e i suoi ordini...
Raggiunse l'aula dopo alcuni minuti e non prima di aver chiesto informazioni a studenti a caso, che alla domanda "Dove si trova l'ufficio di Arthur Kirkland?" le ridevano in faccia. Sospirò sconsolata, abbassando con cautela la maniglia dell'aula-ufficio, e sbirciando dentro. Poteva scorgere benissimo quell'idiota seduto sulla sua stupida poltrona, che sfogliava libri scolastici e sottolineava. Era proprio un secchione. Sospirò un'altra volta prima di bussare alla porta ed entrare. Fu accolta da una smorfia del biondo, che posò la matita e chiuse il libro. Sembrava quasi un professore indispettito.

«Sei decisamente in ritardo», marcò particolarmente la seconda parola, come per far sentire in colpa la ragazza. Cosa totalmente inutile, ovviamente.
«Avanti sopracciglione non essere scorbutico, una bella ragazza deve dormire o le vengono le occhiaie!», si giustificò, lasciandosi completamente cadere su una sedia di fronte alla scrivania. Ebbe inizio l'ormai quotidiana guerra di occhiatacce tra i due.
«Ti avevo detto che era importante, dobbiamo finire i preparativi per la festa!»
«Non farmi la ramanzina, la festa è tra una settimana! Poi perché devo aiutarti? Non so neanche come funziona questa maledetta festa!»
«Limitati ad ascoltarmi ogni tanto, magari.», la rimproverò.
«Non ci guadagno nulla io, in tutta questa storia.»
«Se vuoi posso chiedere ai prof di aggiungerti dei crediti extra.», non l'avrebbe mai fatto, ma almeno l'avrebbe spronata a fare qualcosa. O almeno a svegliarsi di mattina.
«Mmh, potrebbe andarmi bene.» Il ragazzo si alzò, riponendo il libro nella sua borsa e mettendosela a tracolla.
«Bene, allora andiamo.» Sesel lo guardò confusa, ma non disse nulla. Si limitò a seguirlo ciondolandogli dietro.

Arthur la guidò oltre il cortile dell'Accademia, verso una collinetta posta dietro la scuola, che si affacciava sul panorama dell'intera città. Ma Sesel non ci fece caso, dopo che il ragazzo iniziò a parlare.

«Bene, il tuo compito di oggi è raccogliere delle ghiande.» Ci fu un minuto di silenzio. Lo sguardo della ragazza era sempre più confuso e sconvolto. Ghiande..? Ma perché..?!
«Si può sapere cosa dobbiamo farci con delle stupide ghiande? Insomma, è una festa, non un allevamento di scoiattoli.»
«Servono per la festa. Tu limitati a raccoglierle.»
«Ne sei proprio sicuro?», chiese, sperando si trattasse solo di uno stupido scherzo.
«Ti ho detto che si tratta di un lavoro speciale per la festa, non fare domande e raccogli tutte le ghiande che trovi!», esclamò facendo una smorfia.
«E va bene, allora le raccoglierò.» Non mi ha neanche spiegato perché proprio delle ghiande..., pensò Sesel, limitandosi a sospirare rassegnata. Per l'ennesima volta le era stato dato un compito ai limiti dell'idiota.
«Perfetto.», il biondo guardò l'orologio. Segnava le 17:00. «Ci rivediamo qui tra un'ora, cerca di non perderti o di non combinare casini. E' pieno di buche e animali qui. Cerca almeno di non cadere giù dalla collina.»
«Che casino vuoi che succeda, devo solo raccogliere delle stupide ghiande, non vado mica a caccia di fantasmi come te.», esclamò irritata, salutandolo con una linguaccia.

Un quarto d'ora dopo, la moretta si ritrovava con un cestino pieno per metà. Assurdo quante ghiande ci fossero lì nei dintorni. Certo che è proprio noioso come lavoro...ma almeno non devo stare con lui tutto il giorno!, sbuffò, raccogliendo un'altra piccola ghianda. Ne notò un'altra vicino ad un albero, nei pressi del punto dove l'aveva portata Arthur. Posò il cesto a terra - iniziavano a pesare, tutte quelle ghiande - e si avvicinò per prenderla quando all'improvviso...
«Ma che..?! Aaaah!», strillò.
Di fronte a lei si trovava...un...orso? Un orso di peluche. Un grosso e morbido orso di peluche. Si tranquillizzò; per un attimo aveva pensato si trattasse di un orso vero.
«Perché c'è un orso di peluche qui..?», borbottò, avvicinandosi.
«S-scusa, non volevo spaventarti...», una vocina flebile la fece trasalire. Da dietro la pianta sbucò un ragazzo. Portava la divisa dell'Accademia, era uno studente? La cosa che più la colpì fu...il pallore del ragazzo. Stava bene? Era bianco come un lenzuolo. Più di quanto non lo fosse quell'inglesotto antipatico di Arthur.
«E-ehm...questo è il mio orso...si chiama Kumat-», non fece in tempo a finire la frase che Sesel ricominciò ad urlare.
M-ma cos'è, un fantasma?! Allora è vero che questo posto è infestato...ora mi ucciderà! Devo scappare!
«F-fermati! Aspetta! Io...», il povero ragazzo, che non era altro che uno studente canadese amante della natura e solito a nascondersi nel boschetto per appisolarsi e stare tranquillo - e lontano dal fratellastro invadente - non poté fare nulla per fermare la ragazza dalla sua fuga. Cercò di seguirla, correndo a fatica a causa del peso del suo amico orso.

Sesel continuò a correre, cambiando continuamente direzione, senza una meta. Ma perché continua a seguirmi?! Aaaaah!, la ragazza continuò a scappare, ignorando le "grida" - se così potevano essere definite - del ragazzo fantasma.
«N-non andare di lì, è pieno di buche profonde per terra!»
Ma il giovane canadese non venne ascoltato, e poco dopo si udì un grido della ragazza, con un successivo tonfo. Il ragazzo si allarmò, e corse in direzione dell'Accademia per cercare aiuto.
«Aaaah! Oh no, dove sono finita?! Che male...», si guardò intorno. Terra. Era finita dentro una di quelle buche che diceva Arthur. Le venne da piangere, un po' per l'orgoglio ferito (Arthur gliel'aveva pure detto), ed un po' per le ginocchia spelate ed il sedere, che aveva "attutito" la caduta.
«Aaaaaaaaaah ma perché non do' mai retta a quel maledetto idiota?! Sono stupida, stupida, stupida.», piagnucolò, battendosi i pugni in testa. «Ehiii?! C'è qualcuno? Aiutatemi!», strillò. Nessuna risposta. Le venne ancora di più da piangere.

Continuò a frignare senza sosta, alternando grida di aiuto ad insulti verso sé stessa, finché, qualche minuto dopo, una voce familiare non la fece calmare all'improvviso.
«Sesel? Sei lì?», era Arthur. Che vergogna, pensò la ragazza, dando poi una risposta positiva al biondo. L'avrebbe sicuramente sgridata per l'ennesima volta, dopo questo episodio. «Va bene, allora alzati e cerca di afferrare la mia mano.»
«Aaah, ok!», si mise in piedi e, salendo su un sasso che notò lì vicino - sul quale, a quanto pareva, era atterrata col sedere - si allungò verso la mano di Arthur.
L'inglese la alzò di peso, nonostante non fosse esattamente il tipo da sforzo fisico. Per fortuna la ragazza era piuttosto leggera. Afferrò anche l'altra mano di Sesel, facendola poi uscire dal buco. Una volta "al sicuro", la ragazza guardò quella maledetta trappola. Perché ci sono dei buchi del genere vicino all'Accademia..? E' una cosa senza senso, pensò, ma non ebbe il coraggio di chiederlo al ragazzo, temendo una risposta inquietante come "Servono a seppellire i cadaveri". Quel dannato amante dell'occulto. Ma, pensandoci, le aveva appena "salvato la vita".
«Grazie sopracciglione, ti prego non insultarmi. E' che ho visto un fantasma e-», venne interrotta da una risata del ragazzo.
«Fantasma? Quello che hai visto era solo uno studente.», scosse la testa. «Ammetto che è difficile crederci, considerando com'è lui, ma non è un fantasma. E' stato lui a dirmi che eri caduta in una buca. Anche se ora che ci penso non ho mai fatto caso a lui in tutto questo tempo, che sia un nuovo studente..?»
«Grazie.», esclamò lei all'improvviso. Il biondo arrossì, facendo una delle sue solite smorfie.
«Mpf, si tratta solo di dovere. Sono il Capo del Consiglio Studentesco!», borbottò, senza guardarla. Lei sospirò. Era proprio senza speranza.
«Certo... Ah, ho lasciato le tue stupide ghiande nel posto di prima. Se non me le ha rubate qualche scoiattolo, sono ancora tutte lì nel cesto.»
«Lo spero per te, o dovrai ricominciare da capo.»

Mentre si avvicinavano alla collinetta, Sesel notò il buio intorno a loro. Era già così tardi? Arthur non sembrò farci troppo caso; guardò il cestino con le ghiande e annuì soddisfatto.
«Per una volta hai fatto un buon lavoro. Dovrebbero bastare. Tranne per l'incidente di poco fa, è andato tutto alla grande, direi.», sorrise.
«Dici sul serio? Ed io che temevo di doverne prendere ancora...»
Ancora non ho capito a cosa servano, ma è meglio non pensarci forse...
Mentre continuava a pensare tra sé e sé all'inutilità del suo compito del giorno, notò che il ragazzo stava porgendole una cosa. Era una...
«Una...ghianda? Un portachiavi a ghianda..?!», alzò un sopracciglio, perplessa.
«E' per te.»
«Ehm...» Fa sul serio..?!
«Avanti, prendila. E' un amuleto. Un porta fortuna. Puoi attaccarlo alla borsa o dove vuoi. Ci ho fatto un incantesimo, è un talismano. Sia mai che ti aiuti un po' coi tuoi voti disastrosi.»
«Ehm, g-grazie...» Strano modo per ringraziarmi del mio lavoro, sembra quasi una presa in giro, pensò, guardando lo strano portachiavi nella sua mano. Quando alzò lo sguardo, però, notò una cosa che prima aveva ignorato a causa della raccolta delle ghiande: il paesaggio di fronte a loro era meraviglioso. Dalla loro posizione si poteva vedere l'intera città, ormai illuminata a causa del buio. Sesel non era abituata a questo genere di paesaggi, nella sua isola natale c'era tutt'altra bellezza. Tuttavia era attratta da quel genere di visuale, proprio perché non era solita vederlo. Rimase incantata ad osservare le luci delle case in lontananza.
«Non mi ero accorta di quanto fosse bello qui...», disse, lanciando un'occhiata al ragazzo.
«Mmh, in effetti non è male. Ci ero stato un paio di volte.», guardò di nascosto la ragazza, incantata dal paesaggio di fronte a lei. Era quasi carina, quando era silenziosa e ammirava le cose senza sbraitargli contro. Poche volte l'aveva vista così. Le brillavano gli occhi, quasi. Già, era decisamente carina, quando voleva. Arrossì per gli stupidi pensieri che stava facendo. «Sembra piacerti molto...»
Lei lo guardò sorridendo, contribuendo ad aumentare il rossore sulle guance solitamente pallide dell'inglese. Ma il tutto venne interrotto da una voce femminile non troppo distante.

«Guarda che bello! Questo posto è stupendo...»
«Ma non è bello come te.», le rispose una voce maschile.
Arthur e Sesel si scambiarono uno sguardo, notando poi una coppietta seduta ad ammirare il paesaggio. Sembrava non li avessero notati. La ragazza si guardò attorno.
Oh cielo...ma che..?!
«Cos'è questo?», continuò la donna in lontananza.
«Un regalo, per te.»
Silenzio.
Aspetta un momento...
«Arthur.», esclamò la ragazza. Il biondo sussultò. L'aveva notato anche lui, ma troppo tardi. Quel posto brulicava di coppiette, coppiette innamorate. Era forse un punto di ritrovo? Sesel rabbrividì. Perché si trovava lì? Con Arthur..?! Che le aveva appena dato un regalo... Arrossì imbarazzata.
«Arthur...», ripeté. Lui capì immediatamente cosa stava per dirgli. Si agitò, iniziando a gesticolare.
«N-non è come pensi! Si tratta solo di una coincidenza! Dovevamo raccogliere le ghiande, nient'altro..!»
«L-lo so...», sussurrò lei, guardandolo. Era difficile dire chi dei due fosse più rosso in viso, ma di certo l'inglese era l'unico nel panico più totale.
«Davvero, dovevamo venire qui per le ghiande, nient'altro!», continuò ad insistere.
«Sì, lo so.», abbozzò un sorriso, tentando di farlo calmare. Era davvero imbarazzante. La situazione, e l'atteggiamento di Arthur. Che ha da scaldarsi tanto?!
«P-però se ti piace questo posto, non mi dispiacerebbe portartici d-di nuovo...», farfugliò, guardando altrove. Sesel lo guardò, non sicura di aver sentito bene.
«A-adoro il paesaggio di qui...», fu l'unica cosa che riuscì a dire. Non so neanche perché l'ho detto...e mi sudano le mani. Stava iniziando ad agitarsi anche lei. Strinse i pugni, cercando di non sembrare troppo turbata. Arthur, d'altro canto, si stava maledicendo tra sé e sé per la sua stupida affermazione. Furono interrotti un'altra volta dalla coppietta, che questa volta emetteva versi alquanto...sospetti.
«Sesel...a-andiamo via.»
«M-ma che...sono mezzi nudi..?!» Il ragazzo la prese per mano e la strattonò via, senza dire più una parola. Sesel sussultò, ma non oppose resistenza.


Il tragitto verso l'Accademia fu un silenzio di tomba. Nessuno dei due voleva dire una sola parola. L'imbarazzo era palpabile, e visibile sui volti di entrambi. L'intera situazione era stata imbarazzante. Arthur non sapeva cosa dire in sua difesa; voleva solo regalarle un portachiavi stupido per ringraziarla. Il raduno di coppiette non era previsto nel suo piano. Non era così che aveva intenzione di chiederle di uscire. Ma aveva davvero intenzione di chiederglielo? Forse era meglio di no. Forse avrebbe aspettato altri due mesi, giusto il tempo di dimenticare quell'imbarazzante situazione. Dopotutto ci aveva pensato solo un paio di volte, erano solo stupidaggini che doveva togliersi dalla testa.
Sesel, nel frattempo, non capiva per quale motivo Arthur stesse ancora tenendola per mano. Stava annegando nell'imbarazzo e nella confusione più totale. Si era trattato di una coincidenza e basta? O forse l'aveva portata lì di proposito? La scusa delle ghiande non reggeva più. Dopotutto a cosa diavolo servono delle ghiande per una festa?! Non sapeva più cosa pensare, ed Arthur le stava stritolando la mano, che le stava anche sudando. Senza contare che stretto in quella mano c'era proprio quel dannato portachiavi a forma di ghianda.

  
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