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Autore: Sweetcurry    06/02/2014    2 recensioni
«Che c’è?» sbottò fumandogli in faccia per dispetto.
Il moro semplicemente fece qualcosa che si sarebbe mai aspettato: gli leccò una guancia.
Sembrò proprio che gli occhi di Stiles non fossero mai stati così spalancati dalla sorpresa.
«Ehiehiehi! Ma cosa credi di essere, un cane forse?» esclamò mentre sentiva il viso andargli in fiamme.
Derek sorridendo senza mostrare i denti scosse la testa.

[Derek/Stiles] [AU] [Oneshot]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.


It's Raining, man!

Stiles si toccò la faccia, precisamente l’occhio pesto. Gli faceva male, sì, ma era abbastanza abituato. Gli capitava abbastanza spesso di finire in mezzo ad una rissa, beh in effetti era sempre lui a iniziarla.
Sospirò e si sistemò il cappuccio della felpa grigia, non gli andava che la gente lo fissasse. Non si era ancora controllato in nessuno specchio. Si era rialzato, e si era diretto verso la caffetteria di suo padre.
Con le nocche dolenti cercò di estrarre il pacchetto morbido di Lucky Strike dai jeans scuri.

«Che sbattimento…» mormorò quando vide che gli era rimasta una sola sigaretta tutta spiegazzata.

Con le dita affusolate sporche e tremanti come sempre la risistemò e la mise fra le labbra.
Socchiuse gli occhi al primo tiro e aumentò il passo, quasi avesse preso una pozione revitalizzante. Da lì intravedeva l’insegna luminosa del cafè, era aperto fino a tardi, suo padre alla sua età non riusciva a fare turni completi e a quell’ora non ci sarebbe stato.
Attraversò la strada con il rosso e uno lo mandò al diavolo, Stiles semplicemente rispose con un medio, ma non ci diede troppo peso.
Non vedeva l’ora di avere le sue frittelle dell’una di notte.

«Dio, Stiles sei conciato sempre peggio…» la voce annoiata del cameriere di suo padre lo raggiunse ancora prima di aver messo piede nel cafè.
Stiles fece un sorriso storto, forse per colpa del labbro gonfio, forse perché lo faceva sempre ormai. Sentì la porta richiudersi dietro di sé con un rumore familiare.

Dall’altra parte del bancone giallastro c’era Derek, un bellissimo ragazzo (a detta di Stiles), con occhi verde scuro, spalle larghe e i capelli scuri. Faceva il turno di notte e lo sopportava da anni ormai.
«Der, se le tue frittelle non fossero così buone, ti avrei già rotto le gambe» sbuffò completamente certo che una cosa simile sarebbe stata impossibile. Primo perché Derek era troppo sexy per fargli una cosa simile; secondo perché probabilmente Derek lo avrebbe ridotto a pezzettini prima che fosse riuscito anche solo a toccarlo.
Si sedette su uno sgabello al bancone, prendendo un sorso dal succo che Derek aveva già posato anticipandogli qualsiasi richiesta.
«E poi, succo all’una di notte? Dammi un caffè corretto con un po’ di Jack*!» si lamentò continuando comunque a bere il succo dalla cannuccia.
Il ragazzo sparì nella cucina sorridendo, e uscì pochi minuti dopo con un piatto stracolmo di frittelle. Gli occhi ambrati di Stiles s’illuminarono, quasi rischiava di sbavare sul bancone.
Il ragazzo moro dagli occhi verdi posò il piatto di fronte all’unico cliente nella caffetteria e si appoggiò al muro dietro, osservandolo.
Stiles prese il panetto di burro sul piatto e lo spalmò sopra la pila di pancakes, poi li inzuppò di sciroppo d’acero e dopo averne preso un grosso boccone, si lasciò sfuggire un verso di compiacimento.
«H-ome sh-tai?» chiese ingozzandosi.
Il moro si grattò la barba corta, accorgendosi che avrebbe dovuto farsela.
«Easy. Tu?» chiese con un tono d’ironia, non lasciando l’altro continuare «Mi dovrai spiegare una volta perché ti ostini a farti picchiare.»
Stiles prese un enorme sorso di succo e lo guardò con sguardo ammiccante.
«Forse perché il ragazzo cattivo piace sempre.» Derek alzò gli occhi al cielo.
«E comunque non mi faccio picchiare, sono io che le do.»
«Ah, ah. » fece con tono annoiato e strafottente il moro mentre si staccava dal muro e si dirigeva di nuovo in cucina.

Stiles lo vide allontanarsi, più altro fissò il suo fondoschiena, perfetto. Avrebbe preferito mille volte quello piuttosto che degli stupidi pancakes, o delle inutili risse.
Gli piaceva fare a pugni, non che sapesse davvero picchiare, ma gli piaceva l’adrenalina, il pericolo, il dolore anche. Ma per il culo di Derek avrebbe fatto volentieri a meno di tutte quelle cose.

Si allungò sul bancone per prendere la caraffa di caffè e una tazza. Dopo averne pulito il bordo, se ne versò un po’ e fu felice di trovarlo ancora caldo.
«Stiles, quante volte devo dirti di non prendere le tazze sporche. Mi sento una madre.» Derek una volta tornato sospirò, ma come sempre lo lasciò fare.
«Allora… quando stacchi?» chiese Stiles.
«Alle due, come ogni giorno, Stiles.»
Il ragazzo più piccolo ridacchiò divertito, «E’ che mi piace sentire la tua voce, Derek.» pronunciò marcando bene il suo nome come lui aveva fatto col suo.
Dopo questo Derek sparì nuovamente nel retro e Stiles non poté fare altro che sbuffare annoiato. Fissò un po’ i video che passavano su Mtv al televisore, ma li odiava.
Derek tornò dopo un sacco di tempo, Stiles si era già bevuto tre tazze di caffè e aveva iniziato a torturare il suo povero tovagliolo di carta riducendolo in mille pezzettini.
Quando il moro rimise piede dalla sua parte del locale, saltò in piedi scendendo dallo sgabello.
«Finito? Andiamo?» esclamò iperattivo.
Derek sbuffò fintamente infastidito e infilando la chiave nella serratura della porta d’ingresso la chiuse. Tirò giù tutte le tapparelle e poi si voltò verso Stiles con sguardo severo.
«Se tuo padre mi scopre, ti prendi tutte le colpe.» esclamò alzando il sopracciglio.
«Tra*, fidati.»

Insieme si diressero verso il retro e mentre Derek metteva a posto le ultime cose, Stiles colse l’occasione per rubargli una sigaretta. Anche se il moro lo vedeva, con quel sorrisino da furfantello glielo lasciava fare.
Ogni notte gli scroccava le sigarette, e pensò proprio che sarebbe stato così per molto altro tempo.
Dal borsone tirò fuori un paio di cerotti e del disinfettante. Ne mise un po’ su un fazzoletto e si avvicinò a Stiles che era intento a fissare il vuoto.
A Derek sembrava così sbagliato che un ragazzo così bello e intelligente si conciasse così, ma credeva anche che ormai tutto quello facesse parte di lui. La perdita della madre, gli attacchi di panico da ragazzino e i troppi farmaci prescritti inutilmente lo avevano fatto diventare ciò che era ora.
Un ragazzino disperato.

Ogni volta che Derek si avvicinava a lui per disinfettargli le ferite (almeno quelle sul viso e sulle mani, diceva), Stiles brontolava tanto, ma alla fine si lasciava medicare.
Derek in quei momenti poteva osservarlo da vicino: cercava sempre di contare quanti nei marroncini avesse, quanto fossero belle le sue ciglia e ogni volta rimaneva stupito da quanto fosse sexy il modo in cui fumava.

Scartò i cerotti e ne mise uno su una nocca che sanguinava particolarmente, e uno sullo zigomo gonfio e tagliato.
Stiles ogni volta che Derek era così gentile con lui non sapeva come comportarsi. Da una parte lo feriva nell’orgoglio, lo faceva sentire debole. Mentre dall’altra non voleva che smettesse più. Gli mancava il contatto fisico, gli mancava qualcuno che si prendesse cura di lui. Soprattutto qualcuno che non lo giudicasse sempre.
Derek era questo per lui, ogni volta se ne accorgeva sempre di più.
Non era semplicemente il cameriere di suo padre, era come la sua casa.
Sentiva che tornare da lui ogni notte era come andare a casa, a Beacon Hills, quando tutto era perfetto ancora, e quando suo padre non aveva deciso di lasciar tutto, lavoro compreso per trasferirsi lontano in città. Per smettere di ricordare. Il fantasma della moglie lo perseguitava in quella cittadella, a lui sembrò l’idea più giusta trasferirsi.
Stiles sapeva benissimo che non avrebbero dovuto farlo, non era giusto rinnegare sua madre, ma non avrebbe mai potuto lasciare suo padre solo.

Scacciando questi pensieri, ritornò alla realtà e si accorse che la sigaretta era già a metà.
Derek come ogni volta anche dopo avergli messo i cerotti era rimasto imbambolato a guardarlo. Alzò gli occhi al cielo.
«Che c’è?» sbottò fumandogli in faccia per dispetto.
Il moro semplicemente fece qualcosa che si sarebbe mai aspettato: gli leccò una guancia.
Sembrò proprio che gli occhi di Stiles non fossero mai stati così spalancati dalla sorpresa.
«Ehiehiehi! Ma cosa credi di essere, un cane forse?» esclamò mentre sentiva il viso andargli in fiamme.
Derek sorridendo senza mostrare i denti scosse la testa.
«Avevi solamente una goccia sul viso, non è che fuori piove?»
Stiles si soffocò con la sua stessa saliva, e rimase senza parole. Il moro tranquillamente si voltò con un leggero sogghigno verso il suo borsone, lasciando Stiles in preda all’imbarazzo e panico più totale.
Quest’ultimo mentre si asciugava il viso pauroso di essersi lasciato troppo andare, spense la sigaretta nel posacenere e si tirò su il cappuccio.
Aspettò che Derek si fosse messo la solita giacca di pelle per poi aprire la porta del retro.

«Ma poi, la vuoi una giacca nuova? Non la posso più vedere. Te la regalo per il compleanno se vuoi!» esclamò pochi minuti dopo che furono fuori dal locale. A Stiles non ci voleva molto per ricominciare a parlare, ma Derek fu quasi orgoglioso di averlo zittito per più di cinque minuti. Era il suo piccolo traguardo.
«Non piove più» constatò senza rispondere alla domanda.
Stiles borbottò qualcosa che sembrava una frase, ma Derek non riuscì a sentirla.
S’incamminarono lungo la strada buia tranquilli, Stiles sempre più vicino a Derek tanto da sfiorarlo con la spalla.



Fine

 

Sweetcurry’s Time:

*Jack: Jack Daniel’s ovviamente!
*Tra: tranquillo, volevo dare l’idea di uno Stiles che uso lo slang buahah (lascia stare).

Eccomi qui! Prima fanfiction su questi due fanciulli! Non ci credo poi che postando una ff all’anno, sia riuscita a scrivere questa in esattamente un quarto d’ora. Devo ammettere che mi sono sforzata di farla diventare una shot senza tante pretese. Voi che non mi conoscete non sapete che scrivendo solo long poi alla fine le abbandono tutte ahahah. (Non c’è nulla da ridere).
Ultimamente sono affascinata dalle Sterek AU, e questo piccolo obbrobrio è l’unica che sia stata in grado di finire, bella roba!
Non intendevo scrivere una cosa così platonica, non sono abituata al rating rosso, ma nemmeno a cose così caste baah! Ma vi giuro che i due hanno fatto tutto da soli! Mi sembrava troppo esagerato farli scopare come ricci nel retro del bar, insomma, era così poco dolce. Ahahah, mi piace il fluff un po’ angst, che non ho ancora capito bene cosa sia, ma va bene lo stesso.
Per il resto spero vi sia piaciuta, lasciatemi un commentino, giusto per darmi il benvenuto nel fandom, dai! Magari potrei (spaventatevi) postare qualcosa più avanti, ma non lo dico perché sennò non accade.
Un bacio a tutti i lettori! Grazie per esser arrivati fino a qui :3

ps. Il titolo non va letto cantando la canzone di Geri Halliwell, ma con un tono più da ghetto, yo man. Okay, ora me ne vado.


Sweetcurry

   
 
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