Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    06/02/2014    6 recensioni
Sequel di "Neve", appena pochi minuti più tardi.
Ancora Shin e Shu sulla neve. Ma siccome non sono in grado di tenerli troppo a lungo fuori dai guai, stavolta c'è un po' meno fluff, e un po' più di ansia.
Genere: Fluff, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shu si guardava attorno, palesemente infastidito, mentre lentamente la seggiovia lo portava in quota. Più che osservare il paesaggio candido, si stava sforzando di ignorare l'ilarità mal celata di Shin.
Il suo nakama era seduto accanto a lui, e come lui si guardava attorno, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. Ma non poteva fare a meno di lasciarsi sfuggire di tanto in tanto delle risatine soffocate.
All'ennesima, Shu sbottò.
“Oh, insomma, ti stai divertendo molto?”
“In effetti, sì.”
“Grazie tante, Shin.”
“D'accordo, scusami. E' che tu... non hai visto la tua faccia. Continua a tornarmi in mente, e...”
Shu sbuffò platealmente, evitando di rispondere.
Mezz'ora prima, quando lo aveva convinto a salire in quota con lui, Shin gli aveva fatto credere di voler imparare a sciare. Aveva cominciato a farsi illustrare i vari tipi di sci dal commesso del noleggio, e aveva addirittura mandato Shu ad informarsi se ci fossero dei corsi per principianti su quelle piste.
Il che, oltre a tenerli separati per gran parte della giornata, gli avrebbe anche precluso il piacere di condividere con lui quella passione, e potergli insegnare quello che sapeva.
Quando Shu era tornato a prenderlo, con tanto di volantini esplicativi su orari dei corsi e piste per principianti, aveva trovato Shin fermo alla base dell'impianto di risalita, completamente attrezzato per la neve: guanti impermeabili, mascherina, badge per la seggiovia, scarponi e... snowboard.
Il suo sorriso, se possibile, era ancora più ampio di quando lo aveva mandato via. Gli arrivava da un'orecchia all'altra, e si trasformò in una risata soffocata quando Shu si fermò davanti a lui, a corto di parole.
“Ma... che cosa... - Shin non smetteva di ridacchiare. - Ma insomma, Shin!”
“D'accordo, d'accordo... scusami, non ho resistito. Era uno scherzo, Shu.”
“Razza di...”
E Shin non era più riuscito a trattenersi. Era scoppiato a ridere fragorosamente, tanto che avevano dovuto aspettare che si ricomponesse, prima di poter prendere la seggiovia e salire alle piste.
Arrivarono in cima senza dirsi più una parola.
Shu si sforzava di rimanere offeso, ma ovviamente stava già cominciando a passargli. Shin lo spiava di sottecchi di tanto in tanto, controllando di non averla fatta troppo grossa.
Shin scese dalla seggiovia un po' maldestramente, poi si fermò ad osservare la pista che scendeva giù larga e ripida, e si chiese se fosse stata davvero una buona idea.
Anche perchè Shu sembrava ancora un po' piccato, e si limitò a dargli qualche indicazione di massima su come cominciare.
“Avanti. Se non provi non imparerai mai.”
“Hm.”
Shin cominciò a scendere, e si disse che decisamente non era stata una buona idea.
Alla terza volta in cui si ritrovò a terra, con la faccia nella neve, sentì accanto Shu, che gli tendeva una mano.
“Va bene, impiastro. Lascia perdere, ti insegnerò io.”
“Ehm... Grazie.” Shin si impose di non lasciarsi sfuggire più nemmeno un accenno di ilarità, almeno finchè non fosse stato al sicuro in albergo.

 

Erano le tre del pomeriggio, e il sole faceva scintillare la neve. In un paio d'ore Shin era riuscito a migliorare abbastanza da non cadere ogni metro, e cominciava a godersi un po' le discese.
Avevano pranzato al caldo, avevano riposato un po' al sole, poi erano risaliti per godersi le ultime ore di luce.
La neve era acqua, come aveva detto Shu.
In quella forma non gli risultava istintiva come allo stato liquido, ma la tavola da snowboard non era molto diversa dal surf, e le piste avevano il vantaggio di essere ferme, al contrario delle onde.
Si lanciò ancora una volta giù per la pista, cercando di essere prudente. Avevano deciso di imboccarne una diversa da quelle fatte al mattino, e gli sembrava più difficile.
In ogni caso Shu era di poco dietro di lui, e continuava a fare qualche piccola evoluzione e salto, senza allontanarsi troppo.
A metà della discesa c'era una piccola zona in piano, in cui era possibile fermarsi a prendere fiato.
“Mi sa che questa è l'ultima discesa. - Borbottò Shu, sollevando la mascherina dopo essersi fermato. - Tra una mezz'ora comincerà a fare buio, e questa pista è lunga.”
Shin annuì.
“Allora? Come vado?”
“Uhm. Non c'è male.”
“Cosa?! Chiunque altro avrebbe passato i primi tre giorni con la faccia per terra!”
“Va bene, diciamo che... sei bravino. Ma naturalmente è tutto merito mio e dei miei preziosi insegnamenti!”
“Ma sentilo! - Era evidente che Shu era ancora troppo sulle sue per sbilanciarsi a fargli complimenti, e questo atteggiamento aveva il potere di scatenare il lato atrocemente competitivo di Shin. - Allora facciamo a chi arriva giù per primo!”
E senza aspettare una risposta, ripartì verso valle.
“Shin! Aspetta! Accidenti a lui...” Shu si sbrigò a ripartire, non riusciva già più a vederlo...

 

Shu arrivò alla base degli impianti di risalita con un po' di fiatone. Non era riuscito a riagganciare Shin per tutta la pista, ed era molto strano. Anche se se la cavava abbastanza bene per essere un principiante, era comunque molto più lento di lui.
Possibile che lo avesse superato senza vederlo? E se fosse caduto ai bordi della discesa, magari tra gli alberi? In effetti la pista aveva una forma abbastanza irregolare, e in alcuni punti si stringeva, o costeggiava piccoli crepacci.
Un bruttissimo presentimento cominciò a serpeggiargli dentro.
Cercò lì attorno, ma di Shin nessuna traccia. Pian piano gli altri sciatori stavano tornando a casa, e gli impianti annunciavano l'ultima risalita della giornata.
Mosso dall'istinto, saltò sulla seggiovia all'ultimo minuto. Era praticamente sicuro che Shin fosse ancora sulla pista.

 

Shin aprì gli occhi, lentamente. Doveva aver perso i sensi per qualche minuto, perchè la luce era diversa rispetto a quando era caduto.
Era finito fuori pista, franando miseramente nella neve farinosa.
E dire che Shu lo aveva avvertito di stare molto attento alle lastre di ghiaccio che pian piano si stavano formando nei punti più battuti, per via del freddo della sera che velocemente stava scendendo.
Ma per un attimo si era lasciato andare all'ebrezza della velocità e della sfida.
Per fortuna non aveva fatto un volo molto lungo, doveva essere caduto dietro ad una duna di neve che si era formata ai lati della pista.
Cercò di tirarsi su a sedere, ma si sentiva intorpidito. E aveva davvero freddo.
E dire che era abituato al gelo delle profondità marine.
Ma in quel luogo c'era qualcosa di diverso, che lo faceva sentire come se il sangue stesso gli si stesse lentamente raffreddando nelle vene.
Improvvisamente si sentì inquieto.
E il ghiaccio... il ghiaccio davanti a lui era strano. Era come se lo stesse guardando.
Forse aveva battuto la testa in una radice, e adesso aveva le allucinazioni. Con fatica sollevò la mano e si sfilò la mascherina.
Strizzò gli occhi per lo sforzo e quando li riaprì, rimase senza parole.
Lentamente, dalla neve stava emergendo una figura. Aveva una sorta di corpo, ed un viso dall'aspetto vagamente umano, dagli occhi piccoli e allungati, come due nerissime fessure oblique.
Salivano alle tempie costeggiando candidi zigomi sporgenti, ed al centro scendevano, trasformandosi in due sottili linee nere che correvano accanto ad un naso piatto e lungo.
La bocca era piccola e azzurrata, si distingueva a malapena sulla pelle candida.
Il corpo ed i capelli non avevano una vera e propria forma. Si confondevano con il ghiaccio e la neve, e nella luce della sera sembravano quasi trasparenti.
“Chi sei?” Mormorò Shin.
O forse non era riuscito davvero a parlare. Ma la creatura lo aveva ugualmente sentito, perchè rispose.
Shin sentì la sua voce risuonare tra gli alberi, sottile e femminea come il vento, cupa come l'eco all'interno di una grotta.
“Sono lo spirito di questa montagna. - Disse. - E tu chi sei? Sembri uno degli uomini, eppure puoi vedermi.”

 

Shu era in preda all'ansia. Quella seggiovia saliva davvero troppo lentamente!
Valutò di saltare giù e salire a piedi, ma la neve era alta e morbida, e si stava facendo buio. Il rischio di perdersi era troppo alto, e avrebbe finito con l'arrivare ancora più tardi.
Poteva saltare fuori e cominciare a correre lungo i cavi di acciaio, ma avrebbe prodotto troppe vibrazioni, rischiando di far cadere gli ultimi tre o quattro temerari che stavano facendo l'ultima risalita.
Si rassegnò a rimanere lì. Se non altro, per diversi tratti l'impianto costeggiava la pista, e forse poteva riuscire ad individuare Shin.
Nel frattempo, cercò di entrare in contatto con il suo cuore. Sentiva che era vivo, e per fortuna non percepiva allarme o dolore. Ma lo sentiva come se fosse lontanissimo, come se tra loro ci fosse una fredda e traslucida barriera, che gli impediva di raggiungerlo del tutto.

 

Lo Spirito della Montagna si era piegato in avanti, avvicinando il viso a quello di Shin. Non sembrava volesse fargli del male, ma neppure aiutarlo. Sembrava mosso quasi dalla curiosità.
“E così sei uno di loro. Venite qua senza prudenza e senza paura. Tagliate, scavate, costruite... gettate le vostre opere come se fossero rostri sui miei fianchi. I vostri antenati erano diversi. Avevano timore di noi. Cercavano soltanto ciò che serviva loro per sopravvivere, e non osavano tanto.”
Shin avrebbe voluto dire di essere diverso, ma sapeva che sarebbe stata una bugia.
Cercò di nuovo di sollevarsi.
“Perchè non posso muovermi? - chiese. - Sei tu che mi stai togliendo le forze?”
“Io non ti ho fatto nulla. Non posso fare nulla per te, né per tutti gli altri. I nostri sono mondi che non possono toccarsi.” E per dimostrarglielo, allungò una mano sottile e bianca, coperta per la maggior parte da una manica intessuta con i riflessi della sera sul ghiaccio.
Sfiorò la fronte di Shin, ma si ritrasse subito, come spaventata.
“Ti ho sentito! Chi sei? - Chiese di nuovo, con urgenza. - Ho sentito scorrere in te qualcosa di simile a ciò che mi lega a questi luoghi. Sei davvero uno degli uomini? O sei forse uno spirito?”
“Io... io sono Suiko no Shin, e vivo a metà tra il tuo mondo ed il mio.”
In quel momento una voce risuonò alle sue spalle. Sentiva il suo eco contro le pareti di roccia.
Era Shu, e gridava il suo nome.
Shin avrebbe voluto rispondere, ma non ci riusciva. Ormai era quasi completamente buio, e sapeva che Shu non poteva vederlo. Cercò di chiamarlo almeno con la mente, ma era troppo intorpidito.
Lo Spirito della Montagna si ritrasse, spaventato.
“Non mi troverà.” Pensò Shin. I rami degli alberi, carichi di neve, sembravano piegarsi verso di lui come braccia pronte a coprirlo e nasconderlo per sempre.

 

Shu sentiva che non gli mancava molto prima che il panico gli gelasse le gambe. Non riusciva a trovarlo, e gli sembrava impossibile.
Le yoroi li avevano fatti incontrare mille volte, anche quando vagavano a grande distanza... Perchè adesso non lo trovava?
Improvvisamente qualcosa attirò la sua attenzione. Era come una piccola tempesta di neve, e si sollevava poco distante. Il vento era caduto, gli alberi immobili. Solamente in quel punto sembrava che la montagna fosse impazzita, sollevando ghiaccio e neve come un piccolo turbine.
Corse più veloce che poteva, e con un balzo fu oltre la duna di neve.
“Shin!” Gridò.
Quasi scoppiò a piangere, quando lo sollevò. Era quasi coperto dalla neve, e sembrava congelato.
Ma era vivo, e gli stava sorridendo.
“Ti ho trovato. Ti ho trovato, e non so nemmeno come.”
“E' stata... la montagna.” Mormorò Shin, prima di cedere al sollievo ed al torpore.
Shu si sollevò in piedi, chiedendosi se l'amico fosse in preda alla confusione.
Tuttavia non potè fare a meno di sollevare gli occhi verso quelle cime che amava tanto, e che quel giorno avevano rischiato di togliergli qualcosa.
Nell'oscurità bluastra, un attimo prima di riprendere a scendere verso valle, gli sembrò che due occhi sottili e scuri lo stessero osservando.

  
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