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Autore: icered jellyfish    06/02/2014    4 recensioni
| Hiccup!centric |
A quella distanza incredibilmente ridotta, i suoi occhi sembravano contenere qualche pagliuzza di colorazione più acerba rispetto a quel sembrava da lontano. Non erano così gialli come aveva sempre supposto e, il modo in cui lo stava guardando, lo fece cadere nel dubbio che forse non era finito al suo cospetto per una spassionata coincidenza, ma lo aveva volutamente condotto lui – anche se continuava a non sapere se ritenere quell’ipotesi più delirante o più speranzosa, ma qualcosa scuoteva in lui il bisogno di convincersi che non fosse così folle crederci.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarebbe potuto succedere di tutto







C A P I T O L O   U n i c o

Sarebbe potuto succedere di tutto







Si alzò dalla pietra che aveva funto da sedia per tutto quel tempo in cui aveva aspettato noiosamente che qualcosa accadesse – ingannando i suoi innumerevoli e negativi pensieri che quei disegni che aveva fatto a terra, lasciandosi guidare la mano dall'istinto, non fossero una totale perdita di tempo.
In fondo, si trovava in una conca assieme a un drago – una furia buia – da tutto un intero pomeriggio; chi altri aveva mai potuto vantare un simile passatempo, tra la sua gente?
L'ambientazione circostante si era tinta di una colorazione più calda e il Sole, ancora faticosamente predominante in quel cielo rossastro che però presentava già qualche sfumatura più violacea, sembrava voler bruciare il profilo delle rocce che contenevano quella piccola e segreta radura che solo lui sembrava conoscere.
Osservò con interesse tutte le tracciature sul terreno che lo circondavano, senza sapere esattamente cosa dovesse pensarne o come dovesse interpretarle.
Lo aveva imitato; lo aveva osservato – incuriosito – mentre riproduceva la sua piccola e stilizzata figura nella terra, e poi lo aveva imitato, sradicando un giovane albero e utilizzandone il tronco esattamente come lui aveva fatto con il bastoncino che fino a poco prima aveva ancora tra le mani.
Alzò lo sguardo per posarlo nei suoi penetranti occhi gialli che parevano aspettare compostamente qualcosa, e si iniziò a domandare se quell'enorme scarabocchio non significasse davvero qualcosa di più che solo un semplice ed insensato pasticcio.
Avanzò di qualche passo per tentare almeno di capire cosa potesse rappresentare da un'angolazione diversa ma, non appena mise il piede sopra una di quelle righe, si rese conto che per il drago potevano avere più importanza di quanto avesse immaginato.
Il suo ringhio l'obbligò a ritirare indietro il piede sull'istante, spaventandolo. Posò le iridi boschive sulla sua scura immagine, concentrandosi maggiormente sul muso per non perdere nemmeno la più minima sfumatura che gli avrebbe permesso di capire quanto era grosso il rischio a cui stava andando incontro – ma la sua espressione sembrava ora essere tornata quieta e costante come prima, ancora in attesa di quel qualcosa che non era riuscito a comprendere cosa fosse.
Non sapeva perché avesse deciso di farlo, ma qualcosa lo aveva spinto a sfidare nuovamente la sua pazienza, poggiando un’altra volta il piede sulla stessa riga di prima e ottenendo dal drago l'indispettita reazione che gli aveva visto dipinta poc'anzi. Ripeté quel gesto un altro paio di volte prima di abbozzare infine un sorriso verso quella creatura, come se tutto quanto fosse un gioco che era abituato a fare con un amico di sempre – quello con cui più era in grado di capirsi, eppure, gli suonava al tempo stesso talmente ridicola la sensazione di familiarità che avvertiva nei suoi confronti.
Guardò ancora una volta l'integrità di quello che aveva deciso fosse un immaginario percorso a ostacoli che doveva affrontare e si chiese se unendo le innumerevoli lentiggini che aveva sul volto, non fosse uscito qualcosa di altrettanto complesso e disarticolato.
Iniziò a camminare tra un solco e l'altro, facendo particolare attenzione, questa volta, a non calpestare nessuno di questi – limitandosi a lasciarsi trasportare dall'infantilità di quella simulazione che gli ricordava tanto i divertimenti che lo avevano accompagnato da bambino nella sua solitudine.
Si sentiva incredibilmente libero di passo in passo, come se tutte le sue sofferenze lo stessero abbandonando per dissolversi nell'aria con ogni suo respiro, dimenticandosi, quasi, di quel che stava facendo – di quanto poco opportuno fosse abbassare la guardia in presenza di uno di quelli che erano i più grandi nemici del suo popolo – ma non gli importava di nulla, in quel momento, se non della completa assurdità dei suoi movimenti, della totale leggerezza che sembrava guidare non solo il suo corpo ma anche tutto ciò che aveva dentro e che nessuno era ancora riuscito a comprendere.
Inaspettatamente, avvertì d’un tratto un profondo getto d’aria calda sopra di lui, appurando così d’essere arrivato al capolinea di quell’irreale viaggio da cui si era lasciato riempire. Si voltò, per accorgersi solo allora che si era ritrovato a dover sostenere una vicinanza imprevista con quel drago di cui, si rese conto, non sapeva nulla.
A quella distanza incredibilmente ridotta, i suoi occhi sembravano contenere qualche pagliuzza di colorazione più acerba rispetto a quel sembrava da lontano. Non erano così gialli come aveva sempre supposto e, il modo in cui lo stava guardando, lo fece cadere nel dubbio che forse non era finito al suo cospetto per una spassionata coincidenza, ma lo aveva volutamente condotto lui – anche se continuava a non sapere se ritenere quell’ipotesi più delirante o più speranzosa, ma qualcosa scuoteva in lui il bisogno di convincersi che non fosse così folle crederci.
Allungò una mano, cautamente, verso il suo muso che da vicino sembrava ancora meno pericoloso di quanto già non gli aveva dato modo di credere con il suo accettare la sua presenza lì accanto a lui, ma i suoi denti non tardarono a mostrarsi in accompagnamento di una smorfia criticamente sull'orlo della sopportazione per quel gesto probabilmente non gradito.
Respiri taglienti gli svuotarono i polmoni, facendogli provare un brivido inaspettato che lo fece ricredere sulla familiarità della sensazione che aveva provato non molto prima nei suoi confronti. Ma allora perché, se ne stava ancora lì senza far nulla di quel che si sarebbe aspettato da un drago?
Confuso e coraggioso come mai si era sentito prima di allora, scambiò con lui quello che ritenne potesse essere probabilmente l'ultimo sguardo che avrebbe rivolto al mondo, ma nulla lo avrebbe privato della sua convinzione d'esser riuscito ad instaurare tra di loro qualcosa che permetteva ad entrambi di potersi accettare l'un l'altro, lì, senza il bisogno di attaccarsi a vicenda come per centinaia di anni si era sempre sostenuto fosse l'istinto naturale di entrambi.
C'erano un sacco di errori nella storia della sua civiltà e lui voleva essere sicuro di non essersi arrogato il diritto di pensarlo senza averne almeno la certezza. Strinse nervosamente gli occhi bagnati di un pizzico di terrore, chinando il capo dal lato opposto e tendendo ancora una volta la mano verso il drago.
Sarebbe potuto succedere di tutto ma nella confusione totale della sua mente, l'unica cosa su cui riuscì a concentrarsi fu il rumore dei suoi respiri sempre più prepotenti e brucianti nel petto.
Chissà, forse sarebbe fuggito via, o gli avrebbe staccato un braccio, oppure ancora avrebbe divorato completamente lui stesso, ma di certo non si sarebbe mai aspettato di scoprire quanto potesse essere strana la sensazione delle sue squame sotto il palmo della mano.






F I N E




    » N O T E    A U T R I C E ;

Io ho sempre amato quella scena del film – come tutti immagino – e per anni ho trattenuto in me le parole adatte a descrivere quel che supponevo e suppongo abbia potuto pensare Hiccup nel viverla ma, ora, finalmente, sono riuscita a stendere tutto nero su bianco.
Mi piace tantissimo, non lo nego, perché voglio pensare che Hiccup abbia avuto tutte le sensazioni da me riproposte e mi auguro voi possiate aver rivisto lui tra le mie righe, perché ho cercato di mantenerlo IC fino al midollo – nella speranza di esserci riuscita.
Il link incorporato alla frase finale è ovviamente un collegamento alla canzone che ha accompagnato quel momento del film – e che ha accompagnato me nella stesura del testo. Spero possa avervi riportato mentalmente a quella scena, rivedendo in essa esattamente tutto ciò che ho scritto – ma forse sono un po' troppo pretenziosa hahaha.
Va beh, come ultima illusione vorrei fosse possibile che la storia vi sia piaciuta e, as usual, se voleste farmelo sapere con una recensione, un commento privato o quel che volete, mi fareste solamente felice!
Detto questo, alla prossima! Tornerò sicuramente con qualcosa di nuovo e nemmeno troppo tardi. ;))


© a u t u m n
   
 
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