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Autore: lilyhachi    07/02/2014    1 recensioni
(Sequel di Safe Harbor; spoiler terza stagione)
Isaac ebbe modo di rispecchiarsi in quegli occhi scuri che non ammirava da tanto tempo, e riconoscendo quello specchio, il suo specchio, che aveva rotto così tante volte, frantumandolo in mille pezzi che gli davano un’immagine completamente distorta di sé stesso.
Era stato un vagabondo senza meta e senza speranza, alla disperata ricerca di una parte di sé che non credeva avrebbe più trovato, alla ricerca del suo riflesso che giaceva proprio lì davanti a lui e completamente intatto, come se fosse stato custodito tutto il tempo all’interno del cuore di Lyla, in attesa del suo ritorno.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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XIV
 
I’d like to walk around in your mind

“You're home. You'll never be alone
You're home. To be alone. You're home
Hope you find your way home”.
(Active Child feat. Ellie Goulding – Silhouette)
 

“Questo non si addice minimamente ad un gentiluomo, lo sai?”.
Wyatt rise leggermente, mentre sistemava l’ennesimo scatolone nell’appartamento che i suoi genitori avevano acquistato e Lyla lo aiutava. La casa non era molto grande, ma sufficiente per una famiglia costituita da tre persone.
Era accogliente e raccolta, un posto perfetto in cui tornare la sera, lasciandosi scivolare addosso tutte le preoccupazioni di una giornata intera e rannicchiandosi sul divano abbastanza grande e rosso.
Il ragazzo le andò incontro, cercando di togliere lo scatolone dalle braccia di Lyla che glielo impedì con un mugolio di protesta. Riusciva tranquillamente a portarlo ma era divertente punzecchiare Wyatt ogni tanto su come poteva trattare una ragazza.
Tuttavia, quello non era un weekend romantico o altro, lo stava aiutando semplicemente e non voleva nessun tipo di agevolazione.
“Tranquillo, ce la faccio”, esclamò lei, poggiando a terra lo scatolo.
“Hai fatto abbastanza per oggi”, ribattè Wyatt, impedendole di afferrarne un altro. “Mi sento in dovere di offrirti almeno la cena”.
Lyla alzò gli occhi al cielo e gli rivolse una smorfia di disappunto, come se non bastasse l’ospitalità che le aveva offerto in quei giorni. Stranamente, si era sentita tranquilla come non mai da quando aveva messo piede a New York insieme a lui. Non c’erano stati momenti imbarazzanti, solo tanti sorrisi e battute sarcastiche abbinate a scatoloni da sistemare, almeno per il momento.
Si era ovviamente tenuta in contatto con Stiles per tutto il viaggio, che l’aveva tartassata di messaggi. Quando una sera, Lyla si era appisolata, dimenticandosi di rispondere, al suo risveglio ne aveva trovati almeno cinque mandati uno dopo l’altro, come se Stiles volesse assicurarsi di ogni suo minimo movimento, anche a distanza. Prima di partire, aveva ritrovato Lydia e Stiles a casa sua, che l’aveva stritolata come se stesse partendo per non tornare mai più, quando sarebbe stata via soltanto cinque giorni.
Wyatt prese il cellulare e chiamò per ordinare una pizza, mentre Lyla controllava il suo: due messaggi di Stiles, anche a nome di Scott, uno di sua madre, uno di Lydia e uno di Allison. Tutti sembravano ansiosi di sentirla, tranne una persona di cui non aveva notizie dalla notte dell’eclissi lunare. Per un attimo, l’idea di chiedere ad Allison la sfiorò, ma preferì evitare.
Non le andava di compromettere il rapporto con lei, già appeso ad un filo a causa di tutta la situazione con Isaac. Farsi da parte era stata la scelta più giusta, non voleva essere d’intralcio o avanzare pretese su di lui. Se volevano stare insieme, lei non aveva alcuna intenzione di ostacolarli, nonostante l’idea le facesse attorcigliare lo stomaco pesantemente.
Si avvicinò alla finestra, sedendosi sul divano, e osservò la città meravigliosamente esposta ai suoi occhi in tutta la sua grandezza e bellezza. Tutte le luci dei palazzi erano accese, e Lyla non poté fare a meno di chiedersi cosa stessero facendo tutte quelle persone sconosciute.
Chissà cosa stava facendo Isaac a tanti chilometri di distanza. Forse la sua luce era ancora accesa, mentre era impegnato a parlare con Scott di qualcosa o forse era spenta perché si trovava in un’altra stanza…in compagnia di qualcun altro. (1)
Lyla scosse la testa: non doveva pensarci, non voleva perché l’immagine di Isaac accanto ad Allison faceva troppo male per essere accettata. Prese sonno quasi senza rendersene realmente conto, lasciandosi cullare dal silenzio della metropoli e della tranquillità dell’appartamento.
Si svegliò circa un’ora dopo, senza neanche accorgersi di aver dormito.
“Ehi, bella addormentata!”, la richiamò Wyatt tenendo due cartoni di pizza fra le mani.
“Ho dormito?”, domandò Lyla, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
“Sì”, rispose lui con un sorriso. “Ma sembravi così stanca che non ho voluto svegliarti”.
Lyla sorrise e si portò le ginocchia al petto, mentre lui si avvicinava, sistemando le pizze e le bibite sul tavolino davanti al divano, senza però staccare gli occhi da lei.
“Gentile da parte tua”, lo ringraziò Lyla, sedendosi a terra e prendendo una fetta di pizza.
Wyatt non aggiunse altro, ma si limitò ad osservarla dal divano, divertito mentre mangiava la pizza quasi con allegria, come se non la toccasse da una vita.
“Sei buffa anche mentre mangi”, esalò mentre Lyla si sforzava di non sporcarsi.
La ragazza gli riservò un’occhiataccia. “Cosa c’è di buffo nel mio modo di mangiare?”.
“Sembra che tu sia ad una cena di stato” la rimproverò lui. “Non mi spavento davanti alle persone che mangiano in maniera scomposta”.
“Solo perché tu mangi come un animale, non è detto che debba imitarti”, ribattè Lyla, continuando a mangiare la sua fetta mentre lui stava divorando già la seconda.
Wyatt le fece una smorfia, e lei si girò di schiena, mentre lui si perdeva ad osservarla.
Ogni cosa in lei lo attirava, gli bastava guardarla anche quando era girata. Vedeva le sue spalle, avvolte da un maglione blu  e i capelli lunghi che ricadevano solo da un lato, lasciando scoperta una parte del collo. Per lui, Lyla era bella in tutta la sua semplicità e dolcezza, e davvero non riusciva a capire perché Isaac non stesse insieme a lei.
Grazie a Jamey, sapeva soltanto che era stato lui a lasciarla ma il motivo era sconosciuto persino al fratello, e Wyatt aveva seriamente creduto che fosse pazzo. Come aveva fatto Isaac a rinunciare a lei? Li aveva visti qualche volta, quando si erano appena messi insieme e sembravano così felici che anche la persona più cinica si sarebbe ricreduta sull’amore vedendoli insieme.
Gli occhi di Lyla brillavano quando le dita erano intrecciate con le sue, mentre il sorriso di Isaac era così radioso che si poteva fare fatica a riconoscerlo, visto che quel ragazzo non aveva mai avuto un’aria molto allegra.
Sembravano perfetti insieme, cosa aveva potuto causare la loro rottura? Pensò di chiederglielo, ma forse non glielo avrebbe neanche detto. Eppure, Lyla era lì…insieme a lui. Non le aveva chiesto di accompagnarlo con un secondo fine, voleva solo l’opportunità di passare un po’ di tempo con lei, altrimenti se ne sarebbe pentito amaramente.
Lyla, intanto, si era voltata e lo aveva ritrovato a fissarla.
“Cosa c’è?”, domandò lei, guardandosi intorno con fare imbarazzato e con la mano a mezz’aria. “Ho qualcosa sul viso, per caso?”.
Non aveva niente sul viso, ma Wyatt non disse niente e le rivolse un sorriso. Tuttavia, l’impulso fu troppo forte per essere ignorato e si abbassò, allungando il collo verso di lei per donarle un semplice bacio. In realtà, non sapeva nemmeno se poteva classificarlo come tale.
Era solo un fugace contatto di labbra, nulla di più, nulla di meno, che era bastato a sorprendere Lyla, la quale era rimasta paralizzata sul posto con la mano ancora a mezz’aria. Wyatt non si spostò, rimanendo con le labbra appoggiate sulle sue e le palpebre socchiuse, sperando di non ricevere uno schiaffo in pieno viso. Pensò di allontanarsi, ma la mano di lei sulla sua guancia gli fece cambiare idea.
Chiuse del tutto gli occhi e approfondì quel bacio con lentezza, sorprendendosi del fatto che Lyla lo stesse ricambiando, e le circondò il viso con entrambe le mani, sfiorando i suoi capelli e senza la minima intenzione di staccarsi.
Lyla era completamente ibernata, come se qualcuno avesse messo in pausa lo scorrere del tempo, solo per prolungare ancora di più quel momento. Era strano l’effetto che quel bacio stava avendo su di lei. Sembrava che le labbra di Wyatt avessero fatto scattare qualcosa dentro di lei che dallo stomaco si era diramato fino al petto, inondandolo con un calore che non credeva avrebbe mai più sentito.


Isaac rigirò la forchetta fra le dita, osservando il piatto ancora intatto davanti a lui.
Aveva un vero e proprio magone allo stomaco, e il cibo era l’ultimo dei suoi problemi.
Melissa poggiò le braccia sul bancone della cucina e lo guardò con insistenza, ma il ragazzo sembrava così perso nei suoi pensieri che non fece minimamente caso alla donna che lo guardava con un sorriso divertito stampato in viso.
“Isaac”, lo richiamò lei, facendolo quasi sobbalzare. “Terra chiama Isaac”.
“Mi scusi, signora McCall”, disse subito lui mortificato. “Io…”.
“Continui a chiamarmi signora?”, lo rimproverò Melissa con voce sarcastica.
Isaac sospirò e le rivolse un sorriso che di convincente non aveva niente. Sperava solo che Melissa avrebbe almeno apprezzato lo sforzo ma la donna lo guardò ancora più incuriosita di prima, pronta a fargli vuotare immediatamente il sacco.
“Cosa ti preoccupa?” gli domandò in modo così materno che Isaac ebbe una fitta al cuore.
“Lyla”, rispose lui con sincerità, sentendo il magone più leggero solo per aver pronunciato il suo nome, e riportando lo sguardo sulla forchetta.  “E’ andata via”.
“Perché non l’hai fermata?”, chiese Melissa, scrutandolo con apprensione.
“Io…”, cominciò Isaac, poggiando completamente i gomiti sul tavolo. “Volevo farlo, stavo quasi per farlo ma…quando l’ho vista sorridere insieme a quel ragazzo”.
“Non volevi negarle la possibilità di essere felice?”, aggiunse la donna con sorriso amaro.
Isaac fece un cenno di assenso con la testa, abbassando lo sguardo per non incontrare gli occhi di Melissa, così dolci da riportagli sua madre alla mente.
“Non volevo fare la cosa sbagliata”, continuò il ragazzo, pensando ancora a Lyla in macchina insieme a Wyatt mentre lui la osservava andar via da lontano.
“Se ami davvero qualcuno, non c’è niente di sbagliato”, affermò Melissa, prendendogli una mano e stringendola, ricordandogli quel calore materno con cui aveva perso confidenza.
“Ho rovinato tutto”, dichiarò lui, sentendo la sua stessa voce che si rompeva al solo ricordo di ogni cosa. “Avevo Lyla, una casa, un branco…adesso, non ho niente e tutto perché…”.
Non riuscì neanche a terminare la frase poiché il magone che gli attanagliava lo stomaco era risalito, fino a bloccargli la gola, impedendogli di parlare, così come il ricordo della notte in cui aveva spinto Allison nella vasca, sotto lo sguardo deluso di Lyla. Solo che quell’avvenimento era stato che uno della lunga lista. Se non fosse andato via con Derek, decidendo di allontanare spontaneamente Lyla, nulla di tutto questo sarebbe mai accaduto. Lo sguardo avvilito di Scott era ancora vivido nella sua mente, insieme a quello di Lyla.
La presa di Melissa si strinse attorno alla sua mano, fino a fargli alzare lo sguardo.
“Parla con lui”, sussurrò con gentilezza e facendo segno verso le scale.
Isaac tremò leggermente all’idea ma forse era il primo passo da compiere per poter aggiustare le cose.
Da quando Lyla era andata via, erano trascorsi tre giorni, durante i quali aveva passato un po’ di tempo con Allison.
Una parte di lui aveva fortemente desiderato di poggiare le labbra sulle sue, solo per vedere quanto poteva essere differente e avevano ceduto entrambi solo per rendersi conto di come fra loro non sarebbe potuto esserci nient’altro.
Aveva pensato che forse se lei andava avanti, poteva tranquillamente farlo anche lui, perché erano cresciuti, e perché nella vita ci si può anche innamorare tantissime volte, ma la sua era solo un’illusione. Allison sentiva come il suo cuore non fosse rivolto verso di lei, ma altrove, verso qualcun altro che si muoveva ancora nella sua mente, camminando avanti e indietro senza dargli pace.
“Scott?”, la voce di Isaac era udibile appena mentre con una mano teneva la maniglia della porta, senza provare neanche ad aprirla, tanto che era intimorito.
“Avanti”, rispose colui che ormai poteva definire come il suo alpha, voltandosi.
Isaac varcò la porta della sua stanza, infilando le mani nelle sue tasche e fissando il pavimento, mentre il cuore gli martellava forte nel petto. Si sentiva un verme che dopo aver fatto del male alle uniche cose belle della sua vita tornava strisciando con un peso enorme sulle spalle, sperando di alleggerire il carico e di essere perdonato. Anche se Scott l’avesse scusato per tutto, quel peso non si sarebbe mai dissolto del tutto. Sarebbe tornato a tormentarlo nei momenti peggiori, ricordandogli come aveva ringraziato colui che gli aveva offerto un tetto sopra la testa e un letto in cui dormire.
Erano giovani e immaturi, ma questo non lo giustificava…non ne era valsa la pena sacrificare ciò che aveva ottenuto.
“Io non so da dove cominciare…”, disse lui, non trovando un inizio migliore.
“Isaac, va tutto bene”, lo interruppe Scott, portando le mani avanti per tranquillarlo.
“No, per niente”, ribattè Isaac con veemenza, mentre l’amico sgranava gli occhi. “Quello che c’è stato, per quanto breve…è stata la cosa peggiore che potessi fare sia a te che Lyla e non mi stupirei se tu volessi prendermi a pugni fino a spaccarmi la faccia o rompere ogni legame con me, perché è quello che merito…il dolore e ho una vita intera che dimostra che non posso avere nient’altro”.
Aveva detto tutto d’un fiato, senza riflettere e lasciando che le parole trovassero da sole la strada per uscire, mentre Scott soppesava con attenzione ciò che aveva udito. Per quanto ciò che era accaduto alla clinica lo avesse devastato non poco, non si sentiva in grado di condannare Isaac. Una parte di lui voleva indubbiamente prenderlo a calci, ma l’altra, quella umana, quella che lo aveva accolto come amico e come beta, non ci riusciva. Tutti loro avevano fatto degli errori, l’importante era tornare sui propri passi, come aveva fatto lui.
A prescindere da Allison, il cuore di Isaac era chiaramente occupato da qualcun altro.
“Tu puoi avere ben altro, e lo hai avuto già”, lo corresse Scott, avvicinandosi. “Il fatto che tu abbia allontanato qualcosa di diverso dal dolore non significa che non possa recuperarlo. Forse tra me e Allison è finita davvero, e va bene così. Magari è giusto che tra noi vada in questo modo, almeno per adesso, ma tra me e te va tutto bene, davvero”.
Scott gli poggiò una mano sulla spalla stringendola e aspettando che il cuore di Isaac smettesse di battere come un tamburo impazzito. Quando si accorse che il ragazzo aveva iniziato a rilassarsi, gli rivolse un sorriso confortante e gli diede una pacca sulla spalla.
“Devo abbracciarti per fartelo capire ulteriormente?”, domandò con sarcasmo.
“No”, rispose Isaac, grattandosi la nuca. “Credo sia già imbarazzante così”.
Scott rise e gli tirò un pugno contro il braccio, portando l’amico a massaggiarselo per il leggero dolore e a guardarlo con espressione interrogativa.
“Non ho mai detto che non posso rifilarti qualche pugno”.
“Idiota”, lo richiamò Isaac mentre l’altro lo spingeva fuori dalla stanza per scendere giù a fare colazione con Melissa che li aspettava.
Isaac dovette riconoscere che, come inizio, non era poi tanto male, e sperava con tutto se stesso che avrebbe potuto riscrivere un inizio migliore anche con qualcun altro.


Lyla ci aveva creduto, per circa un minuto, che potesse andare avanti e lasciarsi Isaac alle spalle.
Ci aveva sperato davvero, aveva creduto che potesse accadere sul serio ma era stata soltanto un’illusione. Ci era voluto poco per capirlo.
Nel momento esatto in cui aveva notato come le dita di Wyatt attorno alle sue guance fossero confortanti e calde, completamente diverse da quelle di Isaac, costantemente fredde. Il semplice ricordo delle sue dita gelide contro la sua pelle l’aveva fatta rabbrividire, portandola a staccarsi piano, con le lacrime agli occhi che aveva cercato di nascondere.
Perché Isaac gironzolava nella sua mente, camminando avanti e indietro senza darle pace.
Dopo quella sera, qualcosa in lei si era rotto, come da prassi ormai, e senza rendersene conto, aveva iniziato a trattare Wyatt con distacco. Sapeva che lui l’avrebbe capito e si sentiva un vero mostro, ma era più forte di lei. Lyla voleva davvero andare avanti, non desiderava altro e Wyatt sembrava essere lì apposta per quello, ma non ce la faceva, perché il suo cuore era volto altrove e forse lui lo sapeva.
Osservò il borsone già pronto sul letto: quello sarebbe stato il suo ultimo giorno a New York, lo aveva deciso. Forse lei non era la persona fatta per i nuovi inizi, forse lei era destinata a rimanere aggrappata ai ricordi, come se non meritasse altro che il dolore.
“Lyla”, il ragazzo entrò nella stanza in cui le aveva permesso di dormire, con le braccia incrociate, e sembrava conoscere i suoi pensieri.
La ragazza fece per parlare. Voleva spiegargli, voleva chiedergli scusa per tutto, ma Wyatt non glielo permise e le fece segno di non parlare.
“Lo so”, disse, intuendo cosa lei stesse per dirgli. “E’ chiaro come la luce del sole che c’è posto solo per una persona…e non sono io. Non è per fare il gradasso, ma so per certo di essere il ragazzo perfetto al momento sbagliato. Non ti avrei mai lasciata andare e sono sicuro che esiste un universo parallelo in cui Isaac non esiste ed io e te stiamo insieme”.
Lyla dischiuse la bocca con l’intenzione di dire qualcosa di sensato, ma non riuscì mentre quell’affermazione aleggiava ancora nell’aria.
“Forse non è il tempo giusto per noi”, continuò lui, scrollando le spalle. “Forse non lo sarà mai…so soltanto che avrei fatto di tutto per renderti felice, ma è evidente che con me non potresti esserlo completamente…quindi, va bene”.
“La ragazza che avrà il tuo cuore dovrà ritenersi fortunata”, sussurrò lei, carezzandogli dolcemente una guancia, portando il ragazzo a chiudere gli occhi e inspirare, beandosi di quel saluto. “Mi dispiace, davvero. Non credo di poter dire nulla di più sincero. Anche se non sembra vero, avrei voluto davvero che fosse possibile ricominciare con qualcun altro…con te, ma non ci riesco”.
Wyatt le rivolse un sorriso amaro. Credeva alle sue parole, ma il dispiacere sul suo volto era così evidente che anche se fosse stato in silenzio, Lyla lo avrebbe percepito in ogni caso.
Il ragazzo poggiò la mano sulla sua ancora ferma sulla guancia, e le si avvicinò, donandole un leggero bacio sulla guancia, sapendo perfettamente di non potersi spingere oltre.
“Va tutto bene”, disse lui in un sussurro, lasciandosi abbracciare da Lyla.
Quando si staccarono, Wyatt sapeva che quella era forse l’ultima volta che l’avrebbe vista. Magari sarebbe tornato a trovarli a Beacon Hills, magari un giorno ci sarebbe stato un po’ di tempo per loro o magari le cose con Isaac si sarebbero risolte.
In ogni caso, mentre Lyla lo salutava con il borsone fra le mani e con un sorriso malinconico in viso, Wyatt poteva soltanto sperare che riuscisse a trovare quel nuovo inizio, il cui desiderio era insito nel suo cuore.


Lyla ebbe un leggero sussulto e si voltò, osservando due bambini che scorrazzavano velocemente per il vagone e decise di seguirli con lo sguardo, ignorando tutti i pensieri, e facendo in modo che corressero anche loro senza darle il tempo di soffermarsi su di essi…perché semplicemente non voleva. Venne distratta dalla suoneria del suo cellulare, e sorrise, notando chi la stava chiamando.
“Stilinski”, esclamò con tono compiaciuto, e ricevendo una pernacchia dall’altro capo.
“Evans!”, rispose lui con la sua solita voce squillante. “Allora tra quando arrivi da queste parti? Verrò a prenderti io, nel caso non si fosse capito e sappi che è stato atroce non avere nessuno in grado di infastidirmi quanto te”.
La ragazza sorrise e prese a torturarsi la manica della giacca, felice all’idea di riabbracciare Stiles.
Per quanto avesse davvero bisogno di allontanarsi un po’, non poteva per nulla dire che non avesse sentito la sua mancanza, nonostante il ricordo di quella notte fosse ancora lì, pronto a farla sentire del tutto esclusa da quel gruppo particolarmente speciale.
“Tra mezz’ora”, disse lei, senza far caso al cambiamento nella sua stessa voce.
“Lyla?”, la richiamò Stiles con una preoccupazione che non le sfuggì. “Stai bene? C’è qualcosa che non va? Guarda che prendo Wyatt a calci! Non mi è piaciuto quel tipo e se mi dai una buona scusa per pestarlo posso farlo subito...o forse sarò io a prenderle”.
Lyla rise, correndo ad asciugarsi le lacrime che avevano iniziato inspiegabilmente a rigarle le guance senza un motivo preciso.
“Tranquillo Stiles, lascia stare Wyatt”, disse, mentre lui aveva intuito fin troppo bene lo stato in cui si trovava Lyla. “Perché ti preoccupi?”.
“Perché siamo amici!”, dichiarò Stiles, quasi rimproverandola. “Tu sei…come una sorella”.
Quella frase riuscì ad immobilizzarla sul posto e per un secondo smise di sentirsi la ragazza che tentava di correre insieme ai lupi.
Non sapeva neanche lei il motivo per cui volesse continuare a dubitare di lui e di tutte le persone con cui aveva legato.
Forse era più facile non fidarsi e mettersi in disparte. Era più sicuro allontanarsi, affermando di non far parte di nulla, perchè sarebbe stato più semplice affrontare il dolore in quel modo. Tirò su con il naso e soffocò un singhiozzo senza dire nulla, mentre Stiles, a grande distanza da lei, sentiva le dita tremare attorno al telefono, solo a udire il suo stato.
“Lyla…”, cominciò, senza sapere esattamente cosa dire. “Tra poco sarai a casa”.
Lyla cercò di riscuotersi e fece un profondo sospiro. “Già…a più tardi, Stiles”.
“Ti voglio bene”, aggiunse immediatamente lui prima che quella telefonata terminasse.
“Anche io”, Lyla sorrise mentre una lacrima silenziosa continuava il suo percorso.
Stiles non glielo aveva mai detto, e nonostante sapesse che lo pensava, faceva sempre uno strano effetto sentirselo dire.
Chiuse la telefonata e tornò a guardare fuori. Si perse nelle macchie indefinite che scorrevano a tutta velocità fuori dal finestrino, e si lasciò cullare da esse, fino ad addormentarsi completamente.
Quando si risvegliò, gettò un ultimo sguardo all’ambiente esterno: Beacon Hills era proprio lì, a pochi passi di distanza.
Come al solito, la stazione era piena, e Lyla cercava inutilmente di individuare Stiles.
Si lasciò distrarre da persone che si correvano incontro abbracciandosi, e la sua attenzione venne in particolare catturata da una ragazza che camminava guardandosi attorno in continuazione, fino a trovare la persona che cercava...corse incontro ad un ragazzo alto e gli gettò le braccia al collo, lasciandosi sollevare da terra.
Lyla emise un sospiro affranto e continuò a cercare Stiles, di cui non c’era traccia. Prese il cellulare per chiedergli dove fosse finito, poi qualcosa fece guizzare i suoi occhi altrove.
Tra la folla, Lyla riconobbe una figura slanciata e familiare che però non somigliava per niente a Stiles, anzi.
Le sue gambe si mossero da sole, come se fossero completamente distaccate dal cervello, e quasi per dispetto, fecero sì che Lyla ignorasse tutto il mondo circostante.
Guardò Isaac Lahey e le sembrò di non aver fatto altro da quando aveva messo piede per la prima volta a Beacon Hills. Osservò ogni dettaglio: scrutò il suo profilo e le sue mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans, mentre spostava il peso da una gamba all’altra, alzando lo sguardo, con i ricci che gli sfioravano leggermente la fronte.
Perché le sembrava di vederlo per la prima volta, senza che la sua mente le ricordasse tutto il dolore che c’era stato fino ad allora? Era sempre lui…nonostante il viso sembrasse lievemente incupito ma nulla a che vedere con il volto che aveva visto tempo fa, quando suo padre era ancora vivo. Il suo viso era quasi più luminoso, più pulito…senza cicatrici a deturpare quella pelle chiara.
Quando Isaac si voltò, osservando Lyla che lo fissava ferma in mezzo alla folla, il suo cuore saltò un battito, e insieme al suo anche quello di Lyla…come fossero sincronizzati.
Lyla iniziò a sentirsi meno invisibile, mentre lui la scrutava da lontano.
Senza rendersene conto, cominciarono a camminare l’uno verso l’altro.
 



Angolo dell’autrice
  • (1) riferimento al primo capitolo della storia, in cui Isaac fa la stessa identica cosa.
  • non so se ci sia una stazione ferroviaria a Beacon Hills ma ho supposto di sì...insomma ci sono mostri di tutti i tipi e non passa un treno?
  • come in Safe Harbor, anche questa volta Stiles interviene per far riconciliare Isaac e Lyla.
Ecco il nuovo capitolo, sempre in tempo…strano ma vero. In pratica, lo avevo già scritto quindi avevo solo bisogno di pubblicarlo.
Cosa pensate che accadrà? Fatemi sapere cosa ve ne pare con un commento anche piccino piccino. Siamo al penultimo capitolo e spero tanto che sia piaciuto. Ringrazio ovviamente tutte le persone che hanno messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate.
Direi che ho smesso di tediarvi, grazie ancora a tutti e alla prossima settimana con l’ultimo capitolo (ancora non mi sembra vero!).
Un abbraccio :)
   
 
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