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Autore: iloveroseandrosie    07/02/2014    3 recensioni
La storia di due ragazze, giocatrici della nazionale di Hockey sul ghiaccio Canadese, innamorate, che presenziano alla cerimonia di apertura dei giochi invernali di Sochi 2014, dove sono in pieno vigore le leggi Anti gay.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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N.d.A 

Buongiorno a tutti! Stamattina, dopo aver digitato www.google.com, mi è apparso quel simpaticissimpo doodle arcobaleno, simbolo del movimento LGBT, usato per protestare contro le leggi anti-gay di Putin. Poi, questo pomeriggio, mi sono guardata l'apertura dei giochi olimpici e, avendo bene in mente quella legge e tutte le proteste messe in atto per fronteggiare quelle assurdità, ho deciso di scrivere una oneshot proprio su questo tema. Ora, lo so che non è scritta proprio bene, ma mi è venuta di getto. Ero talmente incavolata che dovevo sfogarmi in qualche modo :p 
Vi lascio un articolo se volete informarvi sulle leggi anti-gay in Russia :) Buoni giochi a tutti! E buona lettura! Spero vi piaccia :3 


http://www.repubblica.it%2Festeri%2F2013%2F01%2F26%2Fnews%2Fputin_vara_la_legge_anti-gay_vietato_persino_parlarne-51313130%2F&h=NAQH24HpU


La frustrazione è già altissima. Siamo appena arrivate, qui a Sochi, per i giochi invernali e già non vedo l’ora di tornare a casa. Qui non posso fare niente a causa delle leggi che ci vietano qualunque cosa. Non posso baciarla. Non posso toccarla. Non posso sfiorarla. Non posso parlarne. Non posso quasi neanche guardarla. Mi sento inutile, mi sento come se mi avessero tagliato le ali, come se non avessi più ossigeno, come se stessi per morire, come se non potessi più fare quello che so fare meglio.

“Dai tesoro. Presto saremo nella nostra camera d’albergo dove possiamo essere noi stesse. Non ti rovinare l’apertura” mi dice Natalie, prendendomi per mano. Eravamo ancora dietro le quinte, adesso stavano entrando gli atleti dell’Italia, questo voleva dire che tra tre squadre sarebbe toccato a noi. Non ero mai stata tanto stressata in vita mia. Neanche alla maturità, o alle selezioni per entrare a far parte della nazionale di Hockey avevo così tanto stress in corpo. Forse il fatto di essere la portabandiera giocava anche la sua parte di stress.

“Tocca a voi!”

Oddio. Oddio oddio. Non so se la reggerò correttamente, ho paura di scivolare. Probabilmente Natalie se n’è accorta, infatti sento sussurrarmi nell’orecchio: “Vai piccola, sono fiera di te. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.”

Quella frase, che mi fece sciogliere e mi fece venir voglia di girarmi e baciarla, fregandomene della cerimonia, mi diede una carica assurda. Presi la bandiera, cominciai a sventolarla per vedere quanto era pesante, e cominciai a camminare. Guidavo la bellezza di duecentoventi persone. Duecentoventi persone stavano seguendo me, Hayley Wickenheiser. Eppure, anche con quelle persone dietro di me, l’unica cosa che mi importava era avere al mio fianco Jane.

Certo, l’emozione che si prova a portare la bandiera del Canada per tutto il percorso, è indescrivibile. Ero così fiera del mio paese. Così fiera di chi eravamo. Così fiera di tutto quello che potevamo rappresentare al resto del mondo, un paese aperto a tutto e a tutti, un paese beneducato, gentile, che non fa leggi assurde. Si, ero incavolata con la Russia. No, non è vero. Non con la Russia. Ma con l’artefice di quelle stupide leggi antigay. Non potevamo essere noi stessi, come se già non fosse abbastanza difficile mostrarci in pubblico, sotto gli sguardi curiosi di tutti.

Una volta arrivati alla fine del percorso, mi giro per vedere la mia ragazza che mi sorride e mima con le labbra un “ti amo” che contraccambio mimandolo anch’io. È incredibilmente bella. Ritorniamo dietro le quinte, dove si crea subito una confusione assurda, dovuta all’eccitazione di tutti quegli atleti. Cominciamo a parlare con certe ragazze che avevamo già conosciuto qualche anno prima e che continuavamo a frequentare in Canada. L’ansia stava piano piano passando, lasciando posto alla rabbia e alla frustrazione. Come potevano essere tutti così tremendamente falsi?

“Ho l’onore di passare la parola al presidente della federazione Russa, Vladimir Putin!” l’annuncio di Bach è subito seguito a un gran boato e ad un sacco di applausi del pubblico. Mi viene da vomitare. Natalie capisce al volo come mi sento, e mi prende la mano.

“Nat, non possiamo lo sai. Qualsiasi manifestazione dell’amore gay viene punita qui…”

“Non mi interessa, io sto tenendo la mano ad una mia compagna di squadra, niente di più. Finché non ci baciamo non possono dirci nulla, o no?” me lo dice con uno di quei suoi sorrisetti sbruffoni.

“Ma quanto ti amo?”

Ed ecco che il presidente si alza in piedi, e annuncia che i giochi sono aperti. Dio, non lo sopporto. Non so perché sono così arrabbiata, in fondo staremo qui solo per sedici giorni. Però è come se la cosa mi toccasse nel profondo. Come può un uomo dire “no” all’amore? E anche se quest’amore per lui è sbagliato, chi è lui per vietare a tutti i Russi di manifestarlo in pubblico? Cioè, che non volesse approvare il matrimonio gay, lo posso capire. Ma cosa c’è di diverso tra un bacio tra uomo e donna, e un bacio tra due uomini o due donne? Non lo capisco.

Finite tutte le presentazioni, l’arrivo della fiamma olimpica, dopo aver cantato l’inno dei giochi olimpici, torniamo finalmente in albergo. Siamo stravolte, domani avremo la nostra prima gara e non vediamo già l’ora.

“Finalmente posso fare questo” dico prendendo Natalie dalle cosce e tirandola su contro il muro. Le sue gambe si avvinghiano subito intorno alla mia vita, come se fossero state create per compiere quel gesto.

“E cosa vorresti fare, vediamo” mi provoca come fa sempre. La bacio. Mi libero di tutta la tensione della giornata, delle emozioni di gioia e fierezza che ho provato ma anche di quelle di tristezza e frustrazione. La bacio prima delicatamente, e poi con più fermezza e più passione.

“Ti amo” le dico buttandola sul letto.

“Ti amo, e non saranno certo delle stupide leggi a farmi cambiare i miei sentimenti. Neanche se dovessero metterle anche in Canada. Io lotterò sempre per te. Sempre.” 
  
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