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Autore: Medea Black    08/02/2014    0 recensioni
Il giorno successivo al celebre "Amok time" è un momento decisivo per il capitano Kirk, che dovrà decidere come comportarsi in seguito allo stranissimo comportamento tenuto dal suo primo ufficiale, in attesa di una spiegazione che potrebbe cambiare le loro vite per sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La registrazione prosegue imprimendo nella memoria del computer il fruscio dell’uniforme mentre il capitano si perde nei ricordi, puntellandosi su un gomito, inquieto...

{“Spock, chi è quella donna?”
“T’Pring, mia moglie.”
“Moglie?” – non si era riuscito ad impedire di esclamare, mentre il suo cervello tentava di razionalizzare l’informazione.
Spock è sposato, il mio primo ufficiale, il mio amico, e non mi ha neanche avvertito?
Per un attimo Jim non aveva sentito nient’altro, solo il rumore come di un grosso sasso che fosse stato gettato in mare, venendo subito ricoperto dai flutti e inghiottito dalla vastità indifferente delle acque.
Nessuno aveva notato la profondità del suo smarrimento, del resto quello che stava succedendo era sufficientemente assurdo da giustificare una reazione basita da parte di chiunque, ma quella sensazione non lo aveva abbandonato.
Un sasso che venga gettato nel mare crea una scia mentre si apre la strada verso il fondale sabbioso, che quasi istantaneamente viene riempita dall’acqua circostante, ma per un attimo la massa fluida prima imperturbata viene modificata dal corpo estraneo. Soltanto per un attimo l’acqua si apre per far passare qualcosa che subito la abbandona, lasciando un vuoto che prima non c’era, e che poi non ci sarà più.
Il capitano si sentiva come se il tempo si fosse fermato subito dopo il passaggio del sasso e subito prima del ritorno dell’acqua: qualcosa era caduto dentro di lui, finendo da qualche parte in profondità, e lo aveva lasciato con un vuoto che non sapeva come colmare, anche se sapeva che avrebbe dovuto farlo da tempo.
Per questo motivo, a dispetto dei suoi stessi ordini e dei suggerimenti della prudenza, era andato a parlare con Spock, in isolamento nei suoi alloggi, prima che arrivassero su Vulcano per il suo matrimonio.
Quello che non si sarebbe mai aspettato, nemmeno in un tale frangente, era che il vulcaniano si barricasse dietro la sua scrivania, arma alla mano, scongiurandolo di andarsene.
Aveva appena richiuso la porta e abituato gli occhi alla penombra quando riconobbe il phaser. Dapprima incredulo, cercò di far ragionare Spock.
“Spock! Cosa fa con quell’arma? Sono io!”
“Lo so, avevo previsto la sua intenzione di parlarmi, mi dispiace ma non posso avallarla in questo momento.”
“Spock, è forse impazzito? Non c’è nessun bisogno di puntarmi contro un phaser, venga fuori di lì, si faccia aiutare…”
“Non un passo o sarò costretto a sparare! Mi creda, capitano, è l’ultima cosa che vorrei fare, la prego di credere che una tale risoluzione è dettata da motivazioni estremamente serie. Sono portato a pensare che non si sarebbe fermato davanti a niente nella sua ferma intenzione di essere d’aiuto, esponendosi così ad un grave rischio di aggressione da parte mia che non sono affatto sicuro di riuscire a contenere. Non posso permetterle di avvicinarsi.”
“Ma tutto questo è assurdo! Perché mai dovrebbe aggredirmi? Mi sembra sufficientemente in possesso delle sue facoltà per evitare di far degenerare in rissa una discussione amichevole, se la fa sentire più tranquillo le prometto che non la toccherò affatto, ma venga fuori.”
“Purtroppo, capitano, non posso prometterle a mia volta che non sarò io a toccarla. Mi dispiace, ma devo nuovamente pregarla di andarsene e non posso recedere dalla mia posizione.”
“Spock… sta puntando un’arma contro il suo capitano. Se non fosse chiaramente una situazione fuori dal normale dovrei procedere in tal senso, e sa bene che non lo vorrei affatto.”
“Secondo il regolamento dovrebbe farlo.”
“Vede? Non mi sta affatto facilitando le cose! Lei ragiona perfettamente, a parte un aspetto visibilmente affaticato sembra normale, quindi comprenderà il mio totale smarrimento nel vedere che si ostina a puntarmi contro un dannato phaser!”
Non stava funzionando, di lì a poco il capitano avrebbe forzato il blocco, calcolando la distanza di tiro e la direzione, schivato l’ipotetico colpo dell’arma e avrebbe raggiunto e immobilizzato il primo ufficiale.
“Jim…” – la voce era poco più di un sibilo, ora il comandante mostrava tutta la fatica che gli stava costando quella conversazione.
“Sì?”
“Te ne prego… esci di qui.”
Il capitano riflettè per un istante: Spock non sarebbe riuscito a tenere l’arma ancora a lungo, poteva bloccarlo, era un buon momento. Ma qualcosa negli occhi del vulcaniano lo fermò.
“E va bene, Spock. Ma devi promettermi che non appena rientrerai in possesso della tua usuale freddezza mi spiegherai tutto. E’ la mia condizione.”
Un lungo, pesante sospiro, l’espressione di un Brenno alieno, mai così umano come in quel momento, poi esalò la sua risposta, come una resa: “Hai la mia parola.”
Gli eventi che erano seguiti non avevano fatto altro che complicare le cose, costituendo notevoli sfide alla sua capacità di autoanalisi.
Prima si era scoperto rassegnato all’idea di un matrimonio vulcaniano, poi la sposa aveva inaspettatamente ritrattato e invocato l’antica quanto barbarica usanza di un duello mortale per guadagnare la sua mano, scegliendo addirittura lui come sfidante. A nulla erano valse le sue proteste, avrebbe dovuto combattere contro il suo primo ufficiale e ucciderlo o morire.
Non aveva avuto il tempo di sentirsi sollevato, incomprensibilmente sollevato, per un attimo, quando il matrimonio era sembrato saltare, perché gli eventi procedevano troppo in fretta.
Di fronte alla terribile realtà del duello la disperazione aveva albergato per pochissimo, spazzata via dall’adrenalina che rallentava il tempo all’esterno, permettendo al suo cervello di orchestrare una soluzione rapidamente, prima che le lame di Vulcano si aprissero una strada attraverso le sue interiora, prima che il suo Spock, incapace ormai di riconoscerlo, lo uccidesse.
Al momento di orchestrare la sua dipartita, con la complicità del dottore, l’emozione preponderante era la speranza che il piano funzionasse. Quando si svegliò in infermeria e sentì che Spock era tornato normale ed era a bordo non riuscì ad impedirsi un moto di genuino entusiasmo.
Fin qui poteva essere tutto spiegabile con la concitazione di quei momenti, ma quello che non riusciva a capire, ciò che faceva crollare le sue sicurezze, era l’emozione mancante.
Quando il primo ufficiale l’aveva visto uscire dalla sala interna dell’infermeria dopo averlo creduto morto si era lasciato andare ad un’autentica emozione: la gioia. Incredibile, parlando di Spock, eppure era così, lo aveva addirittura afferrato per le spalle.
Kirk credeva che una simile manifestazione gli avrebbe fatto piacere, magari lo avrebbe anche divertito, come sembrava deliziare Bones, che se la rideva sotto i baffi stuzzicando il vulcaniano, invece tutto ciò che aveva provato era assenza: assenza del respiro, momentanea assenza di battito cardiaco, totale assenza di pensiero.
Ripensandoci con onestà, sapeva che istintivamente avrebbe voluto abbracciarlo.}

Riscuotendosi dai suoi pensieri il capitano riprende la registrazione.
  
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