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Autore: sunflowers_in_summer    09/02/2014    4 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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L'Oratrice

CAPITOLO 2 – Dove si arriva al Campo Mezzosangue.

ELIO

Volavamo da almeno tre ore. Non sapevo bene come facessi a orientarmi, ma era una cosa che facevo sin da bambino: guardavo il sole e la luna e capivo che ore fossero e dove mi trovassi. Strano, lo ammetto, ma nessuno si era mai curato delle piccole stranezze di una ragazzo dislessico e silenzioso.
Della conversazione tra Elisa e lo strano ragazzo di nome William mi giungevano poche parole: parlavano come se stessero bisticciando, ma spesso volavano parole di una lingua che riuscivo a capire e che suonava molto antica.
- …e allora? – giunse infine la voce di Elisa ben chiara alle mie orecchie - Non so più nulla da quando… Alex…
-Il Campo ha bisogno di te. La guerriglia tra gli dei va avanti e solo tu puoi fermarla, secondo Chirone. Sei il capo della casa Sei, αδελφή. Devi prenderti le tue responsabilità.
- Io non sono più il capo della casa Sei, ho ceduto il posto - sibilò adirata Elisa – E non chiamarmi così. Non sono tua sorella.
William sospirò e per il resto del viaggio non si scambiarono nemmeno una parola. Alla fine Elisa si appisolò, evidentemente esausta, abbandonandosi riluttante nel dormiveglia al petto del ragazzo. Quello la accolse amorevolmente tra le braccia e le scoccò un bacio furtivo sui lunghi riccioli scuri.
Sembrava che, per quanto potessero lanciarsi occhiate truci, tra quei due c’era qualcosa di molto intimo. E a me questo non andava bene.
Mi schiarii la voce per attirare l’attenzione e William e i suoi occhi verdemare mi fissarono, onde rabbiose che mi avrebbero volentieri travolto.
- Dove siamo diretti? - chiesi cercando di imitare il tono deciso di Elisa. Non ci riuscii, lei era semplicemente inimitabile.
- Long Island. New York. Campo Mezzosangue.
Che cosa confortante, sul serio. Un ragazzo, a mio avviso molto antipatico, che parlava in codice. O almeno, io non sapevo cosa ci fosse a Long Island di tanto interessante. Né tantomeno ero mai stato un campo o ne avevo sentito necessità. E poi era inverno, di certo non la stagione per i campi!
Perché mi ero lasciato convincere?
Perché Elisa era riuscita a persuadermi con una sola occhiata.
Nel suo volto avevo sempre notato qualcosa di deciso, intaccato dalla tristezza di una persona che aveva visto qualcosa di orribile, a volte illuminato, però, da un sorriso luminoso. I suoi occhi scurissimi indagavano gli animi, ma la maggior parte delle volte erano tenuti in basso, come se volesse nascondere un potere immenso. I suoi occhi ardevano di un fuoco particolare e permanente.
 
Gli occhi di Elisa si muovevano irrequieti mentre stringeva forte i pugni e camminava verso una casa azzurra ed enorme attorniata da un campo di fragole. Will si muoveva al suo fianco con fare protettivo, ma lei tendeva ad allontanarsi continuamente.
Dietro di loro, camminavo guardando con meraviglia tutto quanto: avevamo già superato un pino enorme con la pelle di un montone d’oro appesa a un ramo (come fosse possibile che un montone fosse d’oro, poi, non  lo sapevo proprio), un drago viola di nome Peleo (un drago vero) e un mucchio di templi greci nuovi di zecca. Il tutto ricoperto da un sottile strato di neve e condito da qualche ragazzino in armatura greca.
Il picco di incredibilità arrivò quando un grosso uomo-cavallo si parò dinanzi a me e ai miei compagni di viaggio.
- Visto chi ti ho riportato, Chirone? - gongolò William rivolto all’uomo cavallo (meglio chiamarlo centauro, come mi aveva suggerito Elisa quando eravamo atterrati ai confini di quel posto).
- Elisa - disse pacatamente Chirone – immagino che tu abbia già intuito il motivo per cui sei qui.
Gli occhi di Elisa bruciavano di quel fuoco perennemente ardente, ma l’amarezza invadeva il suo volto mentre sussurrava: - Spero di rimanere qui il meno possibile. Troppi ricordi.
- E chi è questo giovane? - chiese il centauro cambiando discorso e prestandomi attenzione.
- Si chiama Elio - rispose prontamente Elisa – Ed è sicuramente figlio di colui che porta il suo stesso nome.
- Saranno gli dei a decretarlo, giovane Elisa. Ma non ho dubbi che tu abbia già idea di chi possa essere suo padre…
Strinsi i pugni adirato. Ne avevo abbastanza di questa storia: prima delle spade, poi dei cani e dei cavalli alati e un dragone e un centauro… e infine avevano nominato mio padre, l’uomo che nemmeno io avevo mai conosciuto e che aveva abbandonato mia madre prima che nascessi e lei cadesse in depressione. Era tutto davvero troppo.
- Cosa volete saperne voi di mio padre?! - urlai a pieni polmoni – Non avrei mai dovuto seguirti, Elisa! Siete dei bugiardi, ed è… è bene che io me ne vada.
Ero già sul punto di correre via quando la voce di Elisa mi raggiunse e mi avvolse nelle sue spire.
- Tu sei Elio - la sua voce musicale mi scorreva nelle vene, antica quanto la Terra – Sei dislessico e con un deficit di attenzione – qui si interruppe per raggiungermi e fare in modo che i suoi occhi si fissassero nei miei – canti meglio di chiunque tu conosca, suoni la chitarra senza aver mai imparato a farlo, sai curare ogni tipo di ferita e malanno, ti orienti con il Sole.
- Come… come fai a saperlo?- chiesi disorientato.
-Perché io e te siamo più simili di quanto pensi - disse e la sua voce fu talmente profonda da farmi venire i brividi – E c’è una storia che devi sapere.
- E’ meglio che ci accomodiamo nella Casa Grande - affermò felicemente Chirone trotterellando oltre la porta della grande abitazione dinanzi a noi.
- Allora… io vado a portare Alias e Wild nelle stalle - disse William muovendo qualche passo all’inietro, verso la vallata.
Non potei non notare gli sguardi che si scambiarono lui ed Elisa prima che lei scomparisse nell’atrio della Casa Grande.
 
Avevo appena appreso di essere un semidio e che i miti greci erano tutt’altro che inventati. Ora, non che ne conoscessi tantissimi, giusto il nome di qualche dio, ma Elisa ne sapeva a bizzeffe e li raccontava con gli occhi lucidi dall’emozione  e un ampio sorriso molto diverso da quello freddo e distaccato che avevo imparato a conoscere. Avevo l’impressione che quegli sguardi allegri e spensierati appartenessero a una persona che non avevo ancora conosciuto, scomparsa, che pure doveva essere esistita.
Nel pomeriggio Elisa mi portò a conoscere il resto del Campo, tra l’arena da combattimento, la mensa all’aperto, e la parete per l’arrampicata (non molto rassicurante, data la lava che sgorgava dalla sommità), ma ciò che mi affascinò di più fu l’anfiteatro, dove i figli di Apollo si stavano esercitando nel canto con delle voci alquanto angeliche avvantaggiati da un’acustica perfetta.
Poi fu la volta delle case: ad ogni dio era dedicata una casetta che ospitava i suoi figli e le case non potevano essere più diverse tra loro. Elisa mi presentò Greg,figlio di Ermes e capo della casa undici, nella quale sarei stato ospitato.
Scorsi altri ragazzi, tra cui le belle figlie di Afrodite e i bellicosi figli di Ares, ma mi colpirono molto i figli di Atena: erano tutti biondissimi con gli occhi grigi dallo sguardo fermo, come statue. Completamente diversi da Elisa, dai capelli ricci color nocciola e gli occhi scurissimi.
- Sono la pecora nera della casa Sei - disse Elisa indovinando i miei pensieri.
Stavo per controbattere, quando quella si girò verso la spiaggia lontana e mormorò: - Il tramonto - andandosene via leggera come il vento.
- Perché è andata via così, senza una parola? - chiesi deluso a Greg.
Il figlio di Ermes alzò le spalle, ma una voce tagliente mi diede la risposta: - Non dovresti cercare di capire ciò che nemmeno una figlia di Atena riesce a comprendere.
Mi girai e una dei figli di Atena mi guardava a braccia conserte a pochi centimetri dal mio naso con uno sguardo intimidatorio.
- Ciao Sophia – la salutò Greg lanciandomi occhiate compassionevoli. Quella Sophia doveva essere davvero terribile e, a quanto pareva, non era solo una mia impressione.
- Non ti permetterò di fare a Elisa del male - sibilò Sophia ignorando completamente il figlio di Ermes – Lei è qui per risolvere il conflitto e proteggere il Campo - dopodiché girò i tacchi e scomparve tra le teste bionde dei fratelli.
Ancora allibito per quel turbolento incontro, salutai Greg e seguii i passi di Elisa.
La trovai poco dopo seduta sulla spiaggia a guardare il tramonto, mentre intorno a lei l’aria era satura di nostalgia e tristezza. Le onde le lambivano le caviglie nude, ma lei fissava il mare e il sole, come se aspettasse qualcosa destinato a non arrivare. Volevo avvicinarmi, ma mi nascosi dietro un albero poco lontano quando vidi arrivare William.
A debita distanza, i due si parlavano, ma nel volto di Will non c’era spavalderia come non c’era freddezza in quello di Elisa, solo molta stanchezza.
Non si parlarono a lungo, ma la conversazione fu evidentemente intensa, poiché alla fine Elisa si alzò di scatto dal manto di sabbia e andò via come un’ombra.
La situazione era insostenibile: di natura non sono curioso, ma vedere Elisa così mi devastava e capii che era ora di sapere la verità.
Mi incamminai lungo la spiaggia, seguendo a ritroso le orme appena lasciate da Elisa e raggiunsi Will, il quale creava piccoli mulinelli in acqua con il solo movimento delle dita.
- Dobbiamo parlare - affermai senza neanche sedermi sulla sabbia.
Will alzò la testa lentamente e disse: - Immagino che tu voglia sapere di Elisa.
Annuii e mi sedetti accanto a lui mentre si accingeva a raccontarmi di lei.
 
Hello, there :3
Quando ho pubblicato il prologo ero ammalata e depressa. Molto. Per cui, oltre ad aver dimenticato cosa scrivere, ho avuto questa grandiosa idea e non posso fare altro che portare tutto avanti meglio che posso e incrociare le dita. Ragion per cui questa volta ho stilato una lista di cose da precisare.
Il metodo di orientamento di Elio è puramente inventato da me, questo perché non sono abbastanza obbediente da attenermi alle storie originali quando scrivo una FF.
Non dirò che Will è ispirato a Wesley Stromberg (nooooo, non è proprio vero) ma che ci posso fare se trovo lui e Keaton adorabili? :3
Ogni tre capitoli sia alterneranno i POV dei tre protagonisti e, come avete notato, questo è dal punto di vista di Elio. Indovinate chi narrerà il prossimo? u.u
LA QUESTIONE DEI NOMI. Io do tantissimissimissima importanza ai nomi. Merito dell’influenza della prof di greco che mi ha fatto appassionare a etimologie e fenomeni fonetici.
Per cui ecco una lista dei nomi finora incontrati e dei significati (lista che aggiornerò a ogni nuovo personaggio):
  • ELISA: dal verbo greco ελισσω (non trovo i caratteri accentati, ma si legge elìsso) che significa “abbracciare”. Elisa, come avrete notato, abbraccia con le parole e gli sguardi e questo è il suo potere principale;
  • WILLIAM: questo l’ho scelto a caso, ma sono orientata verso il significato “che si fa elmo con la volontà”. Non ha molto senso, lo ammetto;
  • ELIO: viene da ελιος che significa… ehi, ma poi vi spoilero tutto! Aspettate il prossimo capitolo u.u;
  • GREG: deriva da Γρηγοριος (Gregòrios) il quale a sua volta deriva dall’aggettivo che significa “lesto, sveglio, all’erta”;
  • SOPHIA: trascrizione di σοφια (sofìa) che significa “sapienza”. Che vi aspettavate da una figlia di Atena?
Ho cercato di attenermi a un’origine greca almeno per i nomi dei personaggi più importanti, sebbene Will sia un’eccezione.
So che il rapporto Elisa/Will può sembrare un po’ il parallelo trito e ritrito dei Percabeth per via delle loro origini divine e all’inizio non ero decisa sul genitore di Will. Ma quel che è fatto è fatto.
All’inizio la storia era partita con un’Elisa ispirata a me, ma mi è sfuggita di mano diventando praticamente perfetta e lontana anni luce da me. Così, inconsapevolmente ho creato Sophia e credo che sia il personaggio più vicino a me. So che non vi interessa questa cosa, ma sto accennando al fatto che non posso lasciarmi sfuggire anche Sophia, sebbene sia un personaggio marginale di questa storia. In poche parole ho intenzione di pensare anche a lei, in futuro. Prima questa storia, però.
αδελφή significa sorella, come avrete capito. E i miei main character hanno i capelli ricci, quasi sempre. Deal with it.
Per (pen)ultima cosa vorrei far notare il parallelismo delle camminate di Elisa verso la fine del capitolo: intendo “come il vento” e “come un’ombra”. Tutto ciò perché amo creare parallelismi e farlo notare :3
E per concludere quello che probabilmente è l’angolo dell’autore più lungo della storia, volevo ringraziare con tutto il cuore chi ha messo questa storia tra le preferite/seguite/da ricordare e ancora di più chi ha recensito. Spero di aver risposto almeno in parte e comunque in modo soddisfacente alle domande di letsfirestarts e ValeryJackson.
E spero che questo capitolo vi sia piaciuto ugualmente, se non di più :D
Stay tuned,
Ella.
  
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