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Autore: MissHoney    09/02/2014    7 recensioni
SPOILER 5 stagione TVD
Per la storia ho preso spunto dall'evento principale dell'episodio numero 100 di The Vampire Diaries, riguardante Katerina Petrova.
Tutto parte da una sua conversazione con Caroline, la quale inizierà a riflettere sui sentimenti che prova per Klaus, che è in arrivo a Mystic Falls, e sarà invitato proprio a casa Forbes....
- Allora, Caroline - Poggia un braccio sulla spalliera. - come pensavi di passare questa serata? -
- Con un quiz. - confesso.
La storia è un regalo per una persona speciale, e per ora si esaurisce qui, ma, forse, potrebbe anche esserci un seguito.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La storia è un regalo per una persona speciale, a cui la dedico.
Come tale si esaurisce qui, ma in futuro potrebbe essere ripresa e accompagnata da un seguito.
Buona lettura.
In alcune scene troverete dei link di canzoni e vi consiglio di aprirli, se desiderate.

 

The best in thousand years
 

 - Il dottore dice che domani sarà il suo ultimo giorno -

La voce di Stefan, per quanto bassa, arriva forte e chiara alle mie orecchie, abituate a sentire ben oltre la stanza accanto, mentre l'ex vampira ormai umana, accucciata nel letto sul quale mi sono compostamente seduta, non ha più un udito simile, benché pare immaginarsi quel che sto ascoltando.

- Cosa dice? - mi chiede Katherine, con voce roca.

- Domani morirai -

Ero stata forse fin troppo schietta, ma che importanza ha, adesso?

- Oh, avrei dovuto supporlo. E' il karma. -

- What? -

- Domani è il compleanno di Klaus, se la memoria non mi inganna. Non credo abbia ricevuto un regalo migliore in mille anni. - Tossisce nel pronunciare l'ultima frase, quasi che ogni parola le costi uno sforzo immane.

- Hai appuntato sul calendario la data di nascita del tuo peggior nemico? Seriously? - Era impensabile accostare Klaus ad un evento così profondamente umano quanto un compleanno… Beh, in realtà era impensabile per chiunque di noi, ma lui era un'Originale, peraltro impossibile da far fuori, quindi, si, la questione era ancora più strana.

- Quando scappi per 500 anni, Caroline, ti premuri di conoscere anche il dettaglio più futile della tua minaccia… e, magari, se hai la possibilità di piantargli un paletto di quercia bianca nel cuore, ti concedi di aspettare un mese in più, se significa attendere un giorno speciale. -

Mi fa l'occhiolino, ed io scuoto la testa: è Katherine Pierce, fino alla fine, ed io, fondamentalmente, mi chiedo perché sono al suo capezzale, a provar in qualche modo pena per lei, la donna che mi ha ucciso.

Penso di alzarmi, di chiedere a Stefan di darmi il cambio, magari di raggiungere Damon, che, di sicuro, starà organizzando una festa, ma lei non me lo permette.

- Quindi adesso lo segnerai sulla tua agenda? -

- Cosa? -

- Il compleanno di Klaus. -

Inarco le sopracciglia, lasciandomi sfuggire una risatina esasperata. - Non sono così sciocca da premeditare di ucciderlo, quindi, no, non mi occorrerà conoscere il giorno in cui è venuto al mondo. -

Sapevo il motivo della sua domanda, ma non avevo alcuna voglia di assecondarla.

- Sai cosa intendo, Caroline. Non fingere di ignorare ciò che lui prova per te, e, soprattutto, ciò che prova il tuo cuoricino sensibile. -

Mi mordo il labbro, e non so cosa mi tenga ancora ancorata a quel letto, invece di scappar via da quella conversazione, completamente inappropriata in quel momento.

- Tyler è andato. - Katherine continua, e il mio cuore manca un battito, al sentir nominare il mio ragazzo… il mio ex ragazzo. - Quale momento migliore per abbandonarti ai tuoi più profondi e interessanti istinti? -

Mi alzo, irritata da quel sorrisetto, irritata da me stessa per il solo fatto di essere irritata da quella conversazione. Diamine.

- Non sai nulla di me, Katherine. E non sei più un vampiro, quindi, i'm sorry, ma non hai più la possibilità di controllarmi come facevi un tempo. - Le volto le spalle, raggiungendo la porta, furiosa per essermi lasciata impietosire da colei che, anche a un passo dalla morte, non perde occasione per essere esattamente come è, per giocare con noi.

La mia mano è sulla maniglia. Non ho più niente da dirle, ma, a quanto pare, lei si.

- Lui verrà qui comunque. Non si perderebbe mai questo evento, e scommetto che Damon lo vorrà come ospite d'onore. -

Sorrido, anche se non può vedermi. Chiamare Klaus per brindare alla morte di Katherine Pierce. E' proprio ciò che farebbe Damon, anzi, che probabilmente ha già fatto.

- Puoi sostenere di odiarmi per averti uccisa, ma non saresti qui se non pensassi che è la miglior cosa che ti è capitata.

Quindi, perché non lo distrai un po' e fai un favore a entrambe? Non ho proprio voglia di avere la sua risata in sottofondo mentre morirò. -

Seriously? Abbasso la maniglia. Era davvero troppo.

- Pensaci, Caroline. Niklaus sarà anche immortale, ma tu no, e, no offence, ma se io, Katerina Petrova, sopravvissuta per 500 anni, regina dei complotti, la stronza più carina che abbia mai messo piede sulla terra, sono qui in procinto di esalare il mio ultimo respiro, cosa impedirà a te, che, diciamocelo, non sei nulla di speciale, di ritrovarti un paletto nel cuore, fra 10 anni, o domani? -

Presuntuosa fino alla fine, non c'è che dire.

- Non permetterti di avere rimpianti. Io ho scelto me stessa, sempre, incapace di creare rapporti che non fossero funzionali alla mia sola sopravvivenza, ma, almeno, se devo andarmene, lo farò serena, libera, consapevole di esser stata sincera con Stefan, di avergli mostrato quei sentimenti, che, seppur relegati in un angolo, hanno sempre contato più di tutto il resto.

Puoi mentire quando ti guardi allo specchio, puoi ripeterti all'infinito che sei buona, e che nella tua vita perfetta non c'è spazio per un essere crudele e spietato, ma quello che provi non scomparirà, quindi, tesoro, meglio farci i conti prima che dopo. -

Ho la gola secca e non riesco quasi a parlare quando mi volto a guardarla, con occhi inespressivi.

- Nessuno dovrebbe morire tra le braccia del suo nemico. - Le dico, prima di lasciare la stanza.

 

                                                                                                                              _

 

 

SOUNDTRACK : ( http://www.youtube.com/watch?v=uBmwdlBFs1s&feature=kp )

Sbatto la porta, percependo assoluto silenzio in casa, grata del fatto che mia madre avesse il turno notturno, perché, no, non avevo voglia di vedere nessuno, anche se, di sicuro, domani avrei dovuto affrontare le conseguenze dell'essere letteralmente fuggita da casa Salvatore, evitando di incorrere in Stefan , Bonnie, Elena o chiunque degli altri.

Avevo praticamente fatto una promessa tacita a Katherine: cosa mi era passato per la testa?

Apro e richiudo circa tre volte la credenza, finchè non mi rendo conto di compiere un gesto meccanico, e mi avvicino al frigo, da cui traggo una sacca di sangue che svuoto per circa tre quarti in pochi secondi, ma non basta: ho bisogno di Bourbon, e, se voglio Bourbon, ho bisogno di Damon.

Damon. Ironia della sorte, sono nuovamente nelle sue mani, proprio come quand'ero umana, ma, adesso, con una sola telefonata potrebbe provocarmi danni molto più gravi di un semplice morso sul collo, ferite interne che non avrei potuto coprire di certo con un foulard di seta.

- Ahhhh, dannato Originale. Non potevi essere un po' meno affascinante??? - Urlo, isterica, lanciando la sacca ormai vuota nella pattumiera, desiderando soltanto di gettarmi sul letto, e affondare la testa sotto al cuscino. E lo faccio.

- Forse Damon non lo chiamerà. Katherine si sbaglia: Damon preferisce gustarsi le vendette in maniera esclusiva. - Mormoro, quasi che dirlo ad alta voce possa convincermi della logicità di quelle parole.

- Forse potrei chiedergli di non farlo. - Mi sollevo, colta dall'ispirazione, per poi stendermi nuovamente, questa volta a pancia in su, rassegnata, ricordando che, se uno dei fratelli Salvatore è il mio migliore amico, l'altro mi detesta, e non poco.

Lascio che i miei occhi vaghino per la camera, che, praticamente, non è mai cambiata nel corso degli anni, nonostante abbia dovuto subire passivamente le mie trasformazioni, fisiche e non, e abbia visto svariate persone passare di lì: Matt, Tyler, Klaus…

Klaus. Deglutisco, al ricordo dell'unica volta in cui ha messo piede nella mia stanza.

Scorgo il bracciale sul comodino, apparentemente dimenticato, ma, in realtà, posato lì perché, ogni giorno, potessi decidere se indossarlo o meno, anche se, ormai, non si adagiava al mio polso dal giorno del diploma, dall'evento che, nella mia mente, aveva segnato una fine e un nuovo inizio, l'apertura di una porta su una nuova esperienza, un nuovo mondo, in cui non ci sarebbe stato spazio per l'ibrido, residente ormai definitivamente a New Orleans, né per quell'insensato rapporto che c'era tra noi, che non aveva modo di essere definito, e che io non avevo assolutamente desiderato definire, scegliendo Tyler, il college e la mia vita perfetta, quella che avevo sempre progettato, ora che ne avevo l'opportunità, ora che Klaus, liberando il mio primo amore, aveva praticamente liberato anche me, vincolandomi ad una sola promessa, ad un suo solito proposito, che, però, avevo finto di dimenticare.

Ma, ovviamente, le cose non erano andate proprio come mi aspettavo: Ty era tornato, ma soltanto per dire addio, ed io ero rimasta lì, con i libri del college, le lezioni, un minifrigo, avventure che non mancavano mai, ma, fondamentalmente, sola.

Cosa sarebbe accaduto? Come si sarebbe evoluta la mia esistenza? Sarebbe davvero bastato ripetermi che "andava tutto bene", che occorreva solo rialzarsi e ricominciare, continuare a fare programmi, affidarmi semplicemente al mio lato più razionale, che, ammirevolmente, mi rincuorava, sostenendo che quei pensieri, quelle tentazioni che, di tanto in tanto, si facevano strada in me, sarebbero scomparse col tempo?

Forse la mia determinazione, e il modo in cui ero capace di mentire a me stessa, avrebbero avuto la meglio prima o poi, ma, adesso, Katherine stava morendo, e aveva deciso di rifilare proprio a me la sua prima ed unica perla di saggezza, esprimendo al contempo il suo ultimo desiderio: occuparmi di Klaus nel caso fosse giunto a Mystic Falls.

Sospiro, allungando una mano verso il bracciale, alzando poi il busto per guardarlo meglio, nonostante ne conoscessi a fondo ogni rifinitura, tanto lo avevo contemplato.

Sarei dovuta morire quel giorno, ma l'Originale, per un motivo che, dopo tutto quel tempo, ancora non riuscivo a comprendere a pieno, mi aveva salvata, e no, non mi sentivo affatto sua debitrice per questo, essendo stato lui stesso a causare quella situazione, e neanche una volta soltanto, ma, in un certo senso, mi sentivo di dovergli qualcosa, per il modo in cui mi aveva capita, da subito, per il modo in cui era riuscito a penetrare in me, a smuovermi, a risvegliare le mie più profonde aspirazioni, a farmi sentire, forse per la prima volta nella mia vita, esattamente come desideravo sentirmi da sempre, e tutto ciò, tutte le sensazioni che percepivo in sua presenza, erano si, forse sbagliate, ma assolutamente vere, e, prima o poi, come aveva detto Katherine, come una voce in me sussurrava da tempo, avrei dovuto farci i conti.

Mi saldo il bracciale al polso, stretto come se fosse per me un tesoro inestimabile, e poggio la testa sul cuscino, stanca.

Sto per chiudere gli occhi, quando intravedo l'orologio alla parete scoccare la mezzanotte.

- Happy Birthday, Klaus. - mormoro, prima di addormentarmi.

 

                                                                                                         _

 

 

BAM BAM BAM.

Qualcuno sta bussando alla porta, insistentemente.

BAM BAM BAM.

Mantengo gli occhi serrati, abbracciando il cuscino, fingendo di non sentire.

- Apri la porta, Caroline. Non costringermi ad entrare con la forza. - tuona la voce di Klaus, ed io inizio a tremare come una foglia, benché nella stanza paia regnare un caldo bestiale.

BAM BAM BAM

- Ho viaggiato fin qui e non me ne andrò senza una spiegazione. - Inspiro ed espiro più volte, cercando di tranquillizzarmi. - Chiaro, Caroline? -

Uso il cuscino per coprirmi la testa, le orecchie, imponendomi di non ascoltare, di pensare ad altro, di trovare una soluzione.

Riesco quasi a sentire il mio cervello che, febbrilmente, cerca una via d'uscita. 

Forse potrei scappare dalla finestra? Già, peccato che impiegherebbe circa mezzo secondo a capire le mie intenzioni e raggiungermi, e a quel punto…

BAM BAM BAM

L'ennesima bussata, più forte delle altre, mi fa sobbalzare, e spalanco gli occhi.

Impiego parecchi istanti per decidere di muovermi e guardarmi attorno, pietrificata come sono. La camera è in ordine, identica alla sera prima, la finestra è serrata, e, abbassando lo sguardo sul mio corpo, mi accorgo di essermi addormentata completamente vestita. 

Intravedo il bracciale al polso, ed è quello che mi tiene maggiormente ancorata al letto, incapace di alzarmi e scoprire finalmente chi è che sta disturbando il mio sonno. 

- Coraggio, Caroline. - sussurro a me stessa e, finalmente, mi sollevo, allungandomi in modo da gettare un'occhiata al lungo corridoio, che si estende fino all'ingresso.

C'è qualcuno dietro la porta a vetri, ma non è Klaus. E' Stefan.

Sollevata, ma ancora confusa, corro verso di lui, aprendogli.

- Finalmente! Quanto deve attendere un amico per essere ricevuto? - esclama, ma sorride, probabilmente incuriosito dalla mia tenuta e dal viso assonnato.

- Perdonami, ero… ehm parecchio stanca. - Abbasso lo sguardo, imbarazzata, sentendomi anche un po' ridicola. - Ma, piuttosto, perché non sei semplicemente… entrato? - Allargo le braccia, scrutandolo. - Sei stato invitato parecchio tempo fa! -

- Devo pur concederti la scelta tra l'accogliermi o meno, no? Io sono un vampiro educato. -

Ride, ed io lo seguo, prendendo intanto posto sulla poltrona, invitandolo con un gesto della mano a fare lo stesso.

- Allora, vampiro educato - sottolineo l'ultimo epiteto - , il motivo di tanta insistenza? -

- Abbiamo un problema. - Adesso è serio, non sorride più, ed io inizio a sprofondare, temendo che il problema sia qualcuno recentemente apparsomi in sogno. 

- Siamo morti, ci nutriamo di sangue, Katherine Pierce è insopportabile anche a un passo dalla sua fine, Elena ama Damon… intendi questo? - 

Non me la sento ancora di trasformare quel discorso in una conversazione seria, ma Stefan scuote la testa, anche se gli angoli delle sue labbra si incurvano leggermente.

- Intendo che Klaus sta tornando a Mystic Falls, per torturare Katherine. -

L'ha detto, e, immediatamente, desidero fuggire in camera mia, avvolgermi nel piumone e dimenticarmi del resto, ma non posso.

- Maledetta Katherine, non ne sbaglia una. - 

Stefan mi scruta, confuso.

- E' stato Damon a chiamarlo, vero? - Lui annuisce. - Lei lo aveva predetto. -

Trascorriamo qualche minuto in silenzio, quasi rassegnati, finchè non riprendo la parola.

- Così… immagino che tu non voglia che se ne vada in questo modo, giusto? - 

Annuisce di nuovo.

- Perché ti interessa tanto, Stef? Voglio dire… è Katherine. -

Si curva verso di me, poggiando i gomiti sulle gambe e allargando le mani: la sua solita posa quando prova a spiegarsi. 

- Lei mi ha distrutto. Mi ha trasformato in qualcosa che mai sarei voluto diventare. Ha ferito me, te, Elena, Damon… e tutte le persone che amiamo, almeno una volta. -

Una ragazza col viso di Elena mi soffoca in un letto d'ospedale, Jenna, la zia di Elena, mi sorride mentre canto una canzone al Grill, la mia migliore amica piange sul pavimento di casa Gilbert, ormai andata, perché Jeremy è morto.

- Ma… - continua Stefan, ricacciando via quei ricordi - lei non è nata così. Aveva una vita, una figlia, strappatele via prima che potesse soltanto vedere il suo volto… -

Nadia

- … ed era umana, profondamente umana, forse addirittura migliore di quanto fossimo noi prima di essere trasformati. -

Adesso tocca a me annuire.

- E poi… - sospira - conosci la storia. - 

Klaus, la pietra di luna, la maledizione. Katherine aveva trovato il modo di sfuggire a tutto ciò, sacrificando la sua vita per sopravvivere, trascorrendo da allora 500 anni in fuga, badando a null'altro che a se.

- Ognuno di noi è potenzialmente un mostro, Caroline, ma non tutti sono fortunati ad avere degli amici, una famiglia, qualcuno che li ami e sia pronto a proteggerli. -

Sorrido, amaramente. Cosa sarei divenuta se il ragazzo seduto di fronte a me non fosse stato al mio fianco?

- Qualcuno inizia questo percorso da solo, e, spinto dalla paura, da traumi del passato, o da qualsiasi cosa, necessariamente si abitua a lottare per la propria sopravvivenza, per così tanto tempo da credere che sia ormai impossibile approcciare un qualsiasi rapporto pseudo-umano. -

Sospiro, perché, adesso, più che a Katherine, quel discorso mi rimanda a Klaus. 

- Quindi, si, è per questo che mi interessa che muoia libera, per ricordare a lei, a me, e a tutti, che una volta non era altro che una ragazzina indifesa, che, nonostante non avesse più alcun motivo per farlo, ha scelto di vivere, e ci è riuscita, per 5 secoli. -

Fisso Stefan per qualche minuto, ma, in realtà, non ho nulla su cui riflettere.

- Ho un piano. - 

 

 

Qualche minuto dopo, Stefan è al telefono con Klaus, o meglio, con la sua segreteria.

- Klaus, sono Stefan. So che stai venendo a Mystic Falls, e ti avviso che c'è stato un cambio di programma: siamo a casa Forbes. -

Fa un sospiro, prima di continuare, sicché il destinatario del messaggio, per quanto scaltro, non capisca che si tratta di un discorso programmato.

- Katherine ha detto che, se deve morire, tanto vale farlo con stile… quindi ha insistito per essere portata qui, in modo da scegliere un abito di Caroline da indossare. Pare che quelli di Elena non le vadano a genio. - Sospira di nuovo, come se pensasse che tutta quella faccenda sia ridicola. - Beh, volevo solo informarti. Immagino ci vedremo presto. -

Chiude il telefono, e si volta a guardarmi, preoccupato. - Credi che se la berrà? -

- Oh, è esattamente il genere di cosa che Katherine farebbe, anche se io non le presterei mai i miei vestiti. - Il mio viso si contrae in una smorfia, e ridiamo insieme.

Torna a sedersi, dopo aver girovagato per la stanza durante la telefonata, e mi sembra sia tranquillo, ma non del tutto convinto.

- Sei sicura che vuoi farlo? Obbligarti a passare del tempo con Klaus? Insomma, so che, in un certo senso, ti senti debitrice nei confronti di Katherine… ma, beh, non è che ti abbia ucciso proprio per farti un favore. -

Adesso sono io a trarre un lungo sospiro. - Tu credi nel destino, Stef? -

Si acciglia, come se si aspettasse qualsiasi risposta, fuorché quella. - Beh, se per destino intendi faccende come la profezia dei doppelganger, sono finito a letto con Katherine… quindi, si, ci credo. - Alza le spalle.

- Ecco, parliamo di questo. - Colgo al volo l'occasione. - Insomma, tu sei una persona buona e tutto il resto, ma hai dormito ugualmente con Katherine, che, lo sappiamo, è un soggetto moralmente discutibile… - Credo che il mio tono da saputella non mi aiuti ad esser presa sul serio, ma non m'importa. - … adesso, insomma, non credi che la tua anima sia stata corrotta per sempre? -

Scoppia in una risata, come presumevo. - Oh, Caroline, ho ucciso, ho squartato tante vittime, divertendomi a rimettere insieme i loro pezzi e segnandone i nomi… - Provo un brivido, pensando a Stefan il ripper, perché mi è sempre parso impossibile che qualcuno come lui potesse essere tanto spietato. - … e, paragonato a questo, l'aver passato una notte con Katherine Pierce non mi sembra poi tanto riprorevole. -

Mi mordo il labbro. - Quindi, se, per caso, io avessi scoperto di provare qualcosa per un cattivo di nostra conoscenza… - alzo gli occhi, interessandomi improvvisamente ad una lampada antica poggiata su un tavolino - … non sarei una persona orribile?

Ha un'espressione curiosa, come se stesse elaborando le mie parole, e volesse scoppiare a ridere da un momento all'altro.

- Ed io che pensavo che il tuo piano fosse per aiutarmi. - esclama, ed io abbasso la testa, imbarazzatissima. - No, Caroline, saresti semplicemente umana… e forse smetteresti di torturare Elena. -

Sollevo il capo, incontrando il suo sguardo di rimprovero, che, però , non pare troppo duro. 

- E Tyler? Insomma, è… è stato… l'amore della mia vita. Come posso soltanto pensare al suo peggior nemico in un modo del genere? - Mi sento uno schifo, ma sono sollevata, e grata di avere qualcuno con cui parlarne, qualcuno come Stefan. 

Si allunga verso di me, e mi prende la mano.

- Ehi! Le persone cambiano, Caroline, cambiano i sentimenti, e non è detto che questo sia un male. - Ha quel suo tono tranquillo, che riuscirebbe a calmarti anche nelle circostanze più disastrose. - E nessun amore è eterno. - Si indica. - Neanche per noi. -

Già, Stefan, Elena, e il loro amore epico, che adesso non è altro che un ricordo.

- Bisogna capire soltanto quando si è pronti per andare avanti, e pare che tu lo sia. -

Lo sono? Non ne ho idea, ma immagino che lo scoprirò presto. 

- Quindi, affronta te stessa, e, per una volta, fai qualcosa per te, non per gli altri. -

Gli sorrido. - Grazie, non so che farei senza di te. - Riusciva a darmi forza, in ogni occasione, e speravo semplicemente che questa forza mi sarebbe rimasta, anche quando avrebbe lasciato quella stanza. 

Il suo telefono vibra, annunciando un messaggio, e, all'istante, mi sento terribilmente agitata, ma inutilmente.

- Tranquilla, è soltanto Damon. "La stronza si lamenta troppo per i miei gusti. Se non vuoi che anticipi il processo, ti consiglio di tornare al più presto, così sarai tu a doverla sopportare." - Legge, con tono esasperato. - Te la senti di stare da sola? - mi chiede.

Annuisco. - Ce la posso fare, adesso. Tu hai il tuo cattivo a cui badare ed io il mio. - "mio", quanto suona strano.

Mi alzo, accompagnandolo alla porta. - Soltanto, Stefan, potresti mantenere il segreto? Non so come mi sentirò dopo questa giornata. -

- Non preoccuparti, ma, Caroline… -

- Si? -

- Sta' attenta. -

Ed io non so esattamente cosa voglia dire, ma, mentre lo guardo allontanarsi, capisco che questa sarà la più difficile battaglia che io abbia mai dovuto affrontare. 

 

                                                                                                   _

 

SOUNDTRACK: ( http://www.youtube.com/watch?v=Zn5OJGucveg )

Devono essere passate alcune ore da quando Stefan è andato via, e, benché non sappia di preciso quante, è ormai pomeriggio inoltrato, è nessuno si è fatto vedere.

Klaus avrà forse scoperto il nostro inganno? Non me ne stupirei, ma, d'altro canto, in quel caso avrei dovuto ricevere una qualche telefonata da uno dei miei amici, o no?

Sbuffo, muovendo la testa in maniera circolare, provando a rilassare i miei nervi, che, dal primo all'ultimo, sono tesissimi.

Credo di non aver passato un solo minuto ferma da quando sono rimasta sola in casa, e, mia madre, probabilmente coinvolta in qualche caso urgente, non si era fatta vedere, limitandosi ad un sms "Non torno neanche stanotte. Chiamami se hai bisogno."

Avevo alzato gli occhi al cielo, leggendolo: Liz Forbes non si era mai preoccupata di sua figlia per 17 anni, ma, da quando aveva scoperto cos'era diventata, appariva sempre in prima linea per aiutarla, benché ormai la nuova Caroline, forte e sicura di se, non necessitasse del suo aiuto.

- Ho fame. - mi dico, correndo verso il frigorifero.

In realtà mi ero nutrita a sufficienza quella giornata, ma ero nervosa, e, quando sei nervosa, se sei umana sgranocchi patatine o cioccolata, mentre, se sei un vampiro, una bella sacca di plasma.

Getto l'involucro vuoto nella pattumiera, appuntando mentalmente che, quando sarei uscita di casa, avrei dovuto gettare il sacchetto, carico di rifiuti, che, se avesse potuto, avrebbe urlato pietà.

- Forse dovrei lavarmi i denti. - Porto una mano alla bocca, in modo da sentire il mio alito, che, ovviamente, sa di sangue. 

Era sexy? Non credo. 

Filo in bagno, e, in pochi minuti, mi accorgo di aver consumato circa mezzo tubetto di dentifricio, strofinando lo spazzolino più e più volte su ogni dente.

- OMG, Caroline. Dacci un taglio! - urlo al mio riflesso nello specchio, sputando una gran quantità di acqua che sapeva di menta, e iniziava a darmi la nausea.

Prendo un'asciugamano e lo passo agli angoli della bocca, attenta a non intaccare il rossetto, che, meticolosamente, avevo steso sulle labbra sottili. Provo a sorridere, ma non ci riesco, e, adesso, guardandomi meglio, non mi sento per niente fiera del mio aspetto, dei boccoli ordinati che mi ricadono sulle spalle, e dell'abitino blu che avevo scelto di indossare, nonostante avessi trascorso moltissimo tempo a prepararmi, mettendoci una tale cura che, forse, avevo impiegato soltanto in occasione di Miss Mystic Falls. E tutto perché dovevo incontrare Klaus. Provo al contempo odio e compassione per me stessa, e, come prevedevo, quella sensazione di tranquillità e calma rassegnazione che le parole di Stefan mi avevano procurato, era svanita.

Abbasso lo sguardo sulla mia mano destra, poggiata sul marmo del lavandino, e fisso il polso nudo. Avevo deciso di togliere nuovamente il bracciale, perché, se avevo intenzione di parlare in maniera schietta e sincera, una volta per tutte, con l'Originale, non volevo nessun suo dono a distrarmi, o influenzarmi in qualche modo.

E' un attimo. Sono lì, ferma, immobile, a pensare alla mia scelta, e non scelta, di accessori, quando percepisco qualcosa: passi e una porta che sbatte. Chiudo gli occhi, pronta ad udire quella voce. 

- Katerina! - E adesso è lui, realmente: non ci sono sogni, incubi, immaginazioni… soltanto qualche stanza che ci separa.

- Dove sei, Katerina? - Urla di nuovo, ma, di sicuro, ha già capito che qualcosa non va. Potremo essere anche tutti al capezzale di Katherine, in religioso silenzio, ma, se anche fosse, la presenza di una manciata di vampiri si avvertirebbe.

- Puoi farcela. - Muovo solo il labiale, alla Caroline che, impaurita, pare implorarmi di sbarrare la porta e relegarla in quel bagno, al sicuro, ma non posso farlo.

Sospiro, e, chiudendo la luce, torno nella mia stanza. E' nel corridoio. Ho giusto un secondo per godere della vista della sua schiena, prima che lui si volti, richiamato dai miei passi.

I nostri sguardi si incontrano e, in quel momento, mi sento sopraffatta da talmente tante emozioni contrastanti, che, se ne avessi il coraggio, spegnerei l'interruttore, giusto per non sentire, per fingere ancora una volta.

- Hello, Caroline. - Nulla è cambiato in lui: è perfettamente come lo ricordavo, dalla voce suadente a quel sorrisetto, che sembrava assumere soltanto in mia presenza, e non potevo negare quanto ciò, alla fine, mi compiacesse.

- Klaus… - sibilo, accorgendomi che la mia voce sembra sparita.

Muove un passo verso di me, e mentre mi squadra, ha un'espressione così strana, sorpresa, confusa, ma rimane in silenzio, quasi cercasse di scegliere una tra le tante domande che sembrano salirgli alla gola, optando alla fine per quella più ovvia.

- Dov'è Katerina? -

- Oh, mi dispiace, ma non vedrai Katherine Pierce quest'oggi, o forse mai. - Sorrido, imponendomi di essere la solita Caroline, quella sicura di se e ironica che si è sempre mostrata in sua presenza. 

Serra gli occhi, immobile, a qualche passo dall'entrata della mia camera, e adesso sono io a muovermi, per avvicinarmi, anche se impercettibilmente.

- Credo di non aver capito cosa intendi, Caroline. -

- Intendo, Klaus, che Katherine Pierce non è qui, quindi, a conti fatti, tu non la incontrerai. -

So già cosa mi aspetta, ma sono pronta.

- Stai dicendo che tu e i tuoi amichetti mi avete ingannato, inscenando la morte di Katerina Petrova in modo da ricondurmi a Mystic Falls, per….? - E all'improvviso si guarda intorno, quasi angosciato, come se temesse di scorgere una strega Bennett in un angolo. 

- Oh, no… Katherine sta morendo, finalmente, aggiungerei. - continuo a sorridergli, felice di poter condurre il gioco - Ma riteniamo che morire così, di vecchiaia, da umana, sia già una pena sufficiente per lei… Non occorre che ti ci metta anche tu. -

Mi si avvicina, e adesso siamo entrambi sulla soglia, e lui è furibondo.

- Ho delle questioni a New Orleans, Caroline, anche molto importanti, quindi, scusami, se non sono proprio capace di comprendere il vostro divertimento. - Ogni traccia di quel sorriso è scomparsa dal suo volto. - I fratelli Salvatore non avevano nulla da fare che giocare al telefono amico? E, come mai, non sono qui a godersi lo spettacolo? -

- Oh - Era chiaro che avevo saltato un passaggio - Beh, in realtà non è andata esattamente così. - Sembra quasi che il fumo inizi ad uscirgli dal naso, ma io me la prendo comoda. Lo sorpasso e mi reco nell'ingresso, sedendomi sul divano. 

- Vedi, Damon stava davvero organizzando una festa, e ti desiderava profondamente come ospite d'onore, ma, i'm sorry - allargo le braccia - io e Stefan siamo più compassionevoli. -

Mi ascolta, e pare non credere alle sue orecchie. 

- Così… - continuo - ho pensato di proporti uno scambio. - accavallo le gambe - Katherine morirà serena tra le braccia di Stefan, ed io mi offro volontaria a passare un po' di tempo con te, per risarcirti del viaggio a vuoto. -

La rabbia è scomparsa, lasciando il posto all'incredulità. - Ti.. offri.. volontaria? - Sottolinea l'ultima parola, ridendo, e capisco che, adesso, si sta concentrando su di me, come se la vendetta contro la doppelganger non avesse importanza. 

- Si, insomma, è da un po che non ci vediamo, no? -

Oddio. Sto facendo la civettuola. Bleah.

Silenzio, poi scuote la testa, scoppiando in una risata fragorosa. - Oh, mi piacerebbe che Tylah fosse presente, peccato che… -

Mi si secca la gola, e mi ritrovo in piedi senza accorgermene, pietrificata. 

- … io l'abbia lasciato andare. - sorride.

Sospiro, ed è come se un mattone sprofondasse nel mio stomaco. Sono sollevata. Ty è ancora vivo, e questo non può che farmi sentire leggera, ma, soprattutto, è un'altra la cosa che, allo stesso tempo, mi delude e mi rincuora. 

Se Klaus lo ha lasciato andare, come sono portata a credere, consapevole che l'Originale, capace di essere qualsiasi cosa, non è comunque un bugiardo, il fatto che il mio primo amore non sia tornato da me può significare soltanto una cosa: è finita, per sempre, quindi, adesso, non ho più alcuna ragione per preoccuparmi.

- Love, se avessi saputo che questa sarebbe stata la tua faccia, l'avrei fatto fuori con piacere. - dice, sorridendo.

Sposto gli occhi su di lui, fissandolo con rimprovero.

- O, forse, sei dispiaciuta che non sia tornato da te? -

Sospiro di nuovo, nervosa. - Io e Tyler ci siamo lasciati. Caso chiuso. - Non ho alcuna intenzione di parlare del mio cuore spezzato, non con lui. Mi guardo intorno, accorgendomi soltanto adesso di una bottiglia di bourbon sul bancone della mia cucina. 

- L'hai portata tu… quella? - Chiedo, perplessa.

Si volta, prendendola. - Oh, si, sai, per brindare alla fine di Katerina… ma, a questo punto, non serve più. -

- Beh… - respiro, profondamente. - io credo che un po d'alcool non guasti. - Corro verso la credenza, afferrando due bicchieri di vetro, che poggio sul tavolo, aspettando che lui li riempia, o che almeno faccia qualcosa, piuttosto che star lì a fissarmi come se fossi lo spettacolo più interessante a cui abbia mai assistito.

- Allora? Apri quella bottiglia o no? - esclamo, esasperata.

- I'm sorry, Caroline, ma comprenderai che i tuoi atteggiamenti sono un po'… anomali. Bel vestito, acconciatura perfetta, voglia di bere insieme: questo sembra proprio un complotto, tesoro. -

Calo il capo, ricordando una circostanza simile, al Grill. Già, un tempo mi sarei infilata in una situazione del genere solo per gravi esigenze, mentre, adesso, sono tutt'altro che dispiaciuta di trascorrere una serata insieme a lui, ed è chiaro che non riesca a crederci. Insomma, non ci credo neanche io!

Gli strappo la bottiglia di mano, decisa a servirmi da sola. 

- Klaus, oggi lascerà questo mondo già Katherine Pierce. Credo che, se mai scegliessi di provare a farti fuori in qualche modo, almeno mi assicurerei che l'intera giornata sia dedicata esclusivamente a te. - Strizzo l'occhio, porgendogli un bicchiere. Scuote la testa, sorridendo, mentre io mi allontano, tornando a sedermi sul divano.

SOUNDTRACK: ( http://www.youtube.com/watch?v=1E36WU9Wzf4 )

- Allora, Caroline, a cosa brindiamo? - mi raggiunge in un attimo, prendendo posto al mio fianco, ed io, tremante, mi affretto a mettere un po' di distanza tra noi.

Alzo le spalle.

- D'accordo. - riflette per qualche secondo. - alla morte di Katerina Petrova, alla commessa che ti ha venduto questo graziosissimo abito… - arrossisco. - … e alla tua rottura con Tylah. - ammicca, sbattendo il suo bicchiere contro il mio, mentre io mi limito ad alzare gli occhi al cielo, scolandomi poi tutto il bourbon che mi ero versata.

- Attenta, love, non vorrai mica perdere il controllo. -

Oddio. Quello sguardo. Penso di star per morire, ma cerco di sostenerlo. - Impossibile. Sono bionda, non stupida. - Sorrido, chiedendomi cosa dovrei dire adesso, ma, fortunatamente, ci pensa lui a cacciarmi fuori da quella situazione imbarazzante.

- Allora, Caroline - Poggia un braccio sulla spalliera. - come pensavi di passare questa serata? - 

- Con un quiz. - confesso.

Quell'idea m'era venuta in mente nel corso del pomeriggio, mentre ero intenta a provare ogni singolo capo d'abbigliamento del mio armadio, e, si, era ridicola, ma, in qualche modo, avrei dovuto allungare il brodo.

- Un quiz? - Appare sconcertato, ma incuriosito. - Un quiz riguardo cosa? -

- Me - rispondo, come se fosse ovvio. - Che ne pensi? -

Non proferisce parola, ma il suo sguardo sembra dire "se proprio devi".

- Perfect - corro in camera, tornando qualche secondo dopo, prendendo stavolta posto sulla poltrona, di fronte a lui, come con Stefan quella mattina.

- Cos'è quello? - mi chiede, perplesso, indicando il quaderno che ho in mano.

- Un quaderno, per appuntare le tue risposte. -

- Seriously? -

- Ehi, questa è una mia frase. - sbotto, ridendo - comunque, si, altrimenti come calcolo il tuo punteggio? -

- Okay, questo è davvero troppo - scoppia in una fragorosa e spontanea risata, e, in quel momento, mi sembra di avere dinanzi un bambino, e non un ibrido che ha ucciso innumerevoli persone. - D'accordo. - annuisce - sono pronto. - muove la mano destra, invitandomi ad iniziare. - 

- Allora, prima domanda. - Ho un tono molto professionale, devo ammetterlo. - Il mio compleanno? -

- 10 ottobre. Ti ho salvato la vita, quel giorno. -

- Giusto, ma dopo averla messa in pericolo. - Puntualizzo, annotando un segno positivo vicino al numero 1.

- Il college che frequento? -

- Whitmore University, Dio solo sa perché. -

- Giusto anche questo… il mio film preferito? -

- mmm… via col vento? - è quasi una domanda, più che una risposta, ma ci ha preso. Altro segno positivo.

- u're very lucky, today. - affermo, sorpresa.

- che colore era il vestito con cui ho vinto Miss Mystic Falls? - 

E' in silenzio e sembra riflettere.

- So che qui mi cadrai. Tu non c'eri. - sorrido.

- Verde, Caroline. Credi che avrei perso l'occasione di cercare una foto? -

Mi mordo il labbro. - Impiccione - borbotto, appuntando la risposta.

- E, invece, dove ho acquistato l'abito per il ballo dell'ultimo anno. - Domanda a trabocchetto, Klaus Mikaelson. 

Mi osserva, scuotendo la testa. - Non l'hai acquistato, love. Sei venuta da me ad implorarmi perché te ne prestassi uno, dato che Elena aveva rubato il tuo. A chi dicevi di voler somigliare? Ah, si… Grace Kelly. -

Spalanco la bocca, e, se da una parte ho l'orgoglio ferito, dall'altra mi sento parecchio lusingata. 

- Tu stai barando, ammettilo. -

- No, love, semplicemente un'ottima memoria per le cose che contano. - I nostri occhi si incrociano, e un brivido mi percorre la schiena. 

Decido di proseguire col quiz, una domanda dopo l'altra.

Mi sto divertendo talmente tanto e, concentrata come sono nell'appuntare le sue risposte, ho perso anche il conto dei bicchieri che ha intanto riempito e che insieme abbiamo svuotato.

- Allora, prossima domanda: quale vampiro avevo progettato di sposare? -

- Mmm... Non ne ho idea, me? - suggerisce, ridacchiando, prima di concedersi un sorso.

- Ahhhh, sbagliato! - urlo, felice finalmente di poter annotare un segno negativo. - Stefan! -  

Sembra sul punto di sputare il bourbon per la sorpresa, ma è pur sempre un Originale, in più con un certo stile. 

- Questa è nuova, perfino per me. - dice, osservandomi profondamente, sinceramente incuriosito. 

- Beh... - comincio, imbarazzata - tecnicamente non sapevo fosse un vampiro, ma il suo primo giorno di scuola ero già invaghita di lui. -

Lo ricordo come se fosse ieri: le voci sul "nuovo arrivato", la prima volta che ho scorto la sua camminata sexy, il mio tentativo di abbordarlo alla festa...

- oh, non ridere di me. - sbotto, fingendomi offesa. - ero pur sempre il capitano delle cheerleader, e Stefan un Figo da paura, anche se,  ovviamente, aveva puntato Elena. - dico, con un pizzico di malinconia e fastidio, ripensando ai miei comportamenti da umana, al mio sentirmi così maledettamente insicura. 

- Oh, love, purtroppo è la profezia dei doppelganger, e, del resto, i fratelli Salvatore non hanno di certo il gusto dei Mikaelson. - solleva il bicchiere, mimando un brindisi, mentre io scuoto la testa.

- Vorrei ricordarti degli sbaciucchiamenti di Elijah ed una certa Petrova... - ridacchio - ma sono buona, quindi passerò semplicemente alla domanda successiva. -

Mi aspetto che lui ribatta, ma non lo fa, e, sinceramente, ne sono contenta, perché temo che il parlare di Katherine gli faccia tornare alla mente il motivo del suo viaggetto a Mystic Falls, magari spingendolo a scappare da quella stanza per cercarla, e questo non deve assolutamente accadere, perché ho fatto un patto con Stefan. E perché, alla fine, io non voglio che vada via.

- Allora... - fisso il quaderno, ma in realtà sto semplicemente scarabocchiando. -... L'originale che detesto maggiormente? -

- oh, troppo facile: rebekah! -

Sorrido a 32 denti. - Esatto, la tua adorabile sorellina!

E, invece , il licantropo che detesto maggiormente? -

Riesco quasi a percepire gli ingranaggi nella sua testa, che lavorano imperterriti per trovare una risposta, ma, dalla sua espressione, pare non essere giunto ad alcuna conclusione.

- Hayley! - Ovvero, aggiungo mentalmente, quella Stronza, aspirante ruba-ragazzi.

- Ah... Giusto. -

Sollevo la testa dai miei appunti, perplessa dal suo tono di voce, improvvisamente mutato. 

- Qualcosa non va? - domando, aggrottando le sopracciglia. 

- No, love, semplicemente pensieri. -

Vorrei seriamente approfondire, ma non ho il coraggio di chiedere. - Allora - continua - il quiz è finito? Come sono andato? -

- oh, beh... - faccio una ricognizione veloce delle mie annotazioni - errate soltanto due, quindi direi che "conosci quasi alla perfezione Caroline Forbes, ma, comunque, hai ancora da imparare, soprattutto sulle sue motivazioni più nascoste. " - recito, quasi stessi leggendo uno di quei profili che segnano sui giornali.

- Sai che sono più che pronto, love. - ammicca - ma, adesso, non merito un qualche premio? -

Rido, alzandomi con una spinta dalla poltrona. 

- Certo, vieni con me. - 

Mi incammino verso la camera e non ho bisogno di voltarmi per sapere che lui mi sta seguendo.

- Se avessi saputo che sarebbe bastato un quiz, love, avrei chiesto di sottopormici molto prima. -

Mi volto, incenerendolo con un'occhiataccia 

- Sono bionda e leggermente ubriaca, Klaus, ma non ho ancora perso del tutto il cervello. -

SOUNDTRACK: ( http://www.youtube.com/watch?v=FOjdXSrtUxA )

Apro le ante dell'armadio, scostando una fila di abiti.

- Allora si tratta di uno di quegli abiti che avresti dovuto destinare a Katerina? - sorrido, percependo che anche lui lo sta facendo.

- Sbagliato di nuovo. - tiro fuori una grossa scatola e mi giro, porgendogliela. - Questo è il tuo premio. -

La prende e il suo sguardo, dapprima divertito, diviene dubbioso, non appena realizza che si tratta della stessa scatola in cui mi fece recapitare l'abito in occasione del Ballo dei Mikaelson. 

- Coraggio, aprila. -

La poggia sul letto, e solleva il coperchio, proprio come avevo fatto io il pomeriggio della festa, che ormai appare così lontano, ma la sua espressione è scettica, più che stupita.

- Non riesco a capire. - c'è una punta di durezza nella sua voce, ma non ho intenzione di farmi intimidire.

Mi siedo, prendendo posto accanto alla scatola.

- È tutta la roba che mi hai regalato. Il disegno, il bracciale, gli abiti... -

Elencarli mi fa tornare alla mente i ricordi a cui sono legati, e, adesso, per quanto difficile, combattuta e sofferente, so che la mia è la scelta migliore.

- So cosa sono, Caroline. -

Non credo di avere il coraggio di incontrare il suo sguardo, ma, in qualche modo, sollevo la testa.

- Non posso più tenerli qui. - sospiro

- E così hai messo su questo spettacolino semplicemente per rispedire indietro un pacco? - la sua voce inizia a vibrare, come se ormai stesse facendo uno sforzo immane per mantenere la calma.

- il quiz, i sorrisi, il tono amichevole... Per cosa? - muove qualche passo, ritrovandosi esattamente di fronte a me, che, seduta, mi sento incredibilmente piccola. - Speravi di scorgere la delusione sul mio volto, Caroline? Desideravi "spezzarmi il cuore", provare a dimostrare che, nel profondo, ho un'umanità, come tu insistentemente continui a sostenere? -

Rimango in silenzio.

- Ho passato mille anni su questa terra. Ho ripetutamente accoltellato i miei fratelli, ho strappato cuori, dissanguato esseri umani senza alcuna pietà... Quanto credi possa turbarmi una cosa del genere? -

Abbastanza da avere questa reazione, Klaus.

Lascio che gli occhi esprimano il mio pensiero di sfida, ma continuo a tacere.

- Non so con quali uomini tu abbia avuto a che fare, ma io ho un certo stile, e non riprendo ciò che ho donato. -

Ha un tono disgustato, e io fatico a trattenere una risata.

- Mi dispiace di aver sprecato il mio tempo, e non intendo soltanto quello del viaggio. - ogni sua frase sembra sputare rabbia - ma forse riesco ancora a vedere Katerina Petrova esalare il suo ultimo respiro. -

Mi volta le spalle e raggiunge la soglia della mia camera a passi lenti. So che non posso esitare, perché, probabilmente, appena avrà raggiunto il corridoio, fuggirà via a tutta velocità. 

- Dovresti imparare ad ascoltare fino in fondo , Klaus, prima di emettere la tua sentenza. -

Si immobilizza, ma non parla.

- Ho detto che non posso più tenere questa roba qui, non che non la voglio più. -

Con calma, ruota il busto nella mia direzione , gli occhi che guizzano scavando nei miei.

- Cosa stai cercando di dire, esattamente? - è spazientito. 

Trattengo il respiro, e abbasso le palpebre per un lungo istante.

- Desidero che tu porti questa scatola a New Orleans, e la metta nella stanza degli ospiti che spero mi riserverai. -

Ecco, l'ho detto, finalmente.

Non posso tornare indietro adesso, e , fondamentalmente, non voglio.

È come se tutto procedesse a rallentatore, e io non intendo perdermi nessuno degli impercettibili mutamenti che segnano il suo viso, mentre elabora le mie parole. 

- Stai dicendo che... -

- Verrò a New Orleans, si. - completo la sua frase, con una sicurezza tale da stupire me stessa. - ovviamente se tu mi vuoi ancora. - aggiungo.

Sorride, e, nonostante non sia la prima volta che vedo le sue labbra incurvarsi, questo mi sembra un sorriso completamente diverso, uno di quei sorrisi che sembrano dire "sta succedendo proprio a me? Non ci credo", e, infatti, la sua diffidenza non stenta a prendere forma.

- E il college? Il tuo futuro? Tutti quei progetti che hai da sempre...? -

Si sta avvicinando, di nuovo, ed io vorrei allontanarlo il più possibile, e allo stesso tempo gettarmi tra le sue braccia, ma, per adesso, preferisco limitarmi a sciogliere i suoi dubbi. 

- Io... Non lo so. - alzo le spalle. -  Insomma... Pare che tutti i miei programmi siano andati in fumo.

Progettavo una storia d'amore perfetta con Tyler, ed è finita miseramente, bramavo una nuova vita da iniziare dopo il diploma, al college, ma il fatto di essermi allontanata di kilometri non ha impedito ai soliti problemi di Mystic Falls di raggiungermi... Mentre, paradossalmente, tutto ciò che non mi aspettavo, che non ho potuto controllare, ha cambiato la mia vita in meglio. -

Più e più volte quei pensieri mi avevano attraversato la mente, ma soltanto adesso, nel tradurli a voce alta, mi rendevo conto di quanto fossero veri.

- Non ho chiesto di essere uccisa e rinascere a nuova vita, non ho chiesto di essere trasformata in un vampiro, ma, alla fine, questa si è rivelata la miglior cosa che potesse accadermi... Non ho chiesto che qualcuno mi impedisse di invecchiare, incatenandomi per sempre all'età di 17 anni, che detesto, ma, così , mi sento più viva di quanto sia mai stata... E non ho chiesto di provare dei sentimenti per te, ma li provo, e posso continuare a flagellarmi, ad odiare me stessa, a ripetermi che non è un bene, che sei un mostro, che hai fatto delle cose orribili... o posso semplicemente accettarli, e viverli, viverti. - 

Faccio un passo verso di lui, alzando una mano per zittirlo, perché adesso è il mio turno di parlare.

- Non so cosa succederà, non so come sarà lasciare definitivamente Mystic Falls, non essendo mai andata da nessuna parte.

Non so come la prenderanno i miei amici, se mi giudicheranno matta, o se saranno felici di non avermi più tra i piedi. - Rido

- E non so se mi pentirò di aver abbandonato il college dopo neanche un semestre, ma, alla fine, nel peggiore dei casi, potrei considerarlo un anno sabbatico, o 10 magari, e ricominciare esattamente da qui? - 

Stavo facendo ciò che mi riusciva meglio: persuadermi con le mie stesse parole.

- Insomma, se c'è una cosa che non mi manca, è il tempo... No? -

Mi sento una bambina, mentre lo guardo con intensità, quasi desiderando un abbraccio che mi convinca che andrà tutto bene, e, adesso, non ho alcuna intenzione di camuffare ciò che sto provando, nonostante quella confessione mi renda fragile, indifesa, alla sua mercé. 

- Non permetterò che tu ti penta di nulla, Caroline.- la sua mano percorre il mio braccio, per poi afferrare la mia. - Ti tratterò come tu hai sempre meritato di essere trattata: come una regina. -

- Non voglio essere una regina. Voglio essere semplicemente... Felice. - banale, ma vero.

- Allora farò in modo che tu sia felice, ogni giorno. -

La profondità di quelle parole, la dedizione, e la sincerità che traspare da ogni parte di lui, mi colpisce, e adesso sono io a chiedermi se tutto questo è reale, se sia possibile per me cambiare così tanto quest'uomo. 

- Io... Tu... Credo ci riesca già. -

Non so quando, precisamente, ho iniziato a pensare a lui come a Klaus, e non più come all'ibrido indistruttibile pazzo e omicida, ma, quello che so, è che, in quelle poche circostanze in cui ci siam ritrovati insieme, da soli, lui è riuscito a vedere la vera me, e mi ha permesso di scavare un po più a fondo nella sua anima, e ha saputo rendermi serena... E, adesso, non ho più paura di diventare una persona diversa da ciò che mi ero sempre imposta di essere, non ho più intenzione di dividere il mondo tra buoni e cattivi, non ho più intenzione di escluderlo dalla mia vita, se questo significa precludermi la possibilità di essere felice. 

- Allora... Hai preparato la valigia? - mi chiede, ed è come se non riuscisse a smettere di sorridere. 

- Beh... Io... -

- Non importa. Non ti serve. Possiamo acquistare tutto ciò che ti occorre: vestiti, gioielli, biancheria... - mi strizza l'occhio, e mi lascio andare ad una risata.

- In realtà non pensavo di partire proprio adesso. - torno seria, e, come mi aspettavo, la sua espressione cambia ancora una volta, mentre la sua mano allenta la presa sulla mia.

- Domani? -

- No... - mi siedo, alla punta del letto.  - credo che sia meglio che io abbia il tempo per organizzarmi per bene, sai, salutare mia madre e tutto il resto, prima di raggiungerti. -

Questa mia ultima richiesta sembra averlo condotto nuovamente in confusione, ed io provo un certo senso di colpa, perché immagino quale sia il suo timore.

SOUNDTRACK: (http://www.youtube.com/watch?v=rtOvBOTyX00&feature=kp)

- Caroline... -

- Klaus - mi risollevo, e, senza rendermene conto, poggio le mani sulle sue braccia - non cambierò idea. -

- Hai appena detto che potresti pentirti, quindi cosa esclude che accada prim'ancora che tu intraprenda questo viaggio? -

Il suo ragionamento non fa una piega , ma dimentica che, per quanto sia in fase di trasformazione, io resto sempre Caroline Forbes, la maniaca del controllo. 

- Ho pensato anche a questo. Guarda bene nella scatola. - gliela indico, aspettando che lui scavi tra i miei gingilli, senza limitarsi ad una rapida occhiata, come poco prima.

Non sembra molto convinto, ma fa come gli dico, estraendo, dopo qualche secondo, l'unica cosa lì dentro che non ho ricevuto da lui: la fascia di Miss Mystic Falls.

- Credi davvero che potrei lasciartela? - esclamo, aspettando che si giri e mi dica che sono matta, ma non lo fa, anche se di certo lo sta pensando.

- Così, nel caso dovessi cambiare idea, sarei comunque costretta a venire a New Orleans per riprenderla,  e, una volta lì, ricorderei la convinzione che ho mostrato in questa conversazione. -

- Quindi la fascia di un concorso locale dovrebbe essere il mio vantaggio, la mia garanzia? - il sorriso è tornato, mentre, con le sopracciglia inarcate e la fascia che penzola tra le sue mani, mi squadra. 

- Non la reputi sufficiente, Klaus? -

- Non molto, a dir la verità. -

Mi mordo un labbro, e abbasso gli occhi, un po' imbarazzata, ma, alla fine, sapevo che avrebbe risposto più o meno così, e so già quale sarà il mio prossimo passo.

Mi avvicino, e cerco i suoi occhi, sperando di trasmettergli fiducia e sicurezza. 

- Forse questo potrà esserti d'aiuto. -

Mi rendo conto che sto sussurrando, e che mi è venuta la pelle d'oca, ma, quello che più mi colpisce, è quella sua aria quasi impaurita, quell'emozione che ti pervade soltanto quando sei a un passo dall'ottenere qualcosa che hai bramato per tanto tempo. 

Lo desidero anche io, lo desidero davvero, e ne sono convinta mentre, con delicatezza, poso le labbra sulle sue.

Chiudo gli occhi, perché non voglio vedere altro, non voglio percepire altro che quel bacio, e, mentre la sua bocca si schiude e la sua lingua incontra la mia, io mi dimentico dove sono, come mi chiamo e tutti i miei sciocchi tentativi di rimandare questo momento. 

Le mie mani cercano il suo viso e vi si aggrappano, come se temessero che potesse sfuggirgli via, e la dolcezza si trasforma ben presto in frenesia, come se le nostre labbra, le nostre lingue, i nostri respiri, volessero recuperare immediatamente il tempo perduto, ma non è ancora il momento, non c'è alcuna fretta.

A malincuore, combattendo ogni mia pulsione, mi stacco, mantenendo però i nostri visi vicini, con i nasi che si sfiorano.

Sollevo le palpebre, e sorrido nel vedere che ha già gli occhi aperti. 

- Non vedo l'ora di osservare lo sguardo che farai quando mi vedrai arrivare. - la mia voce è un sibilo. - ma credo che adesso sia il momento di andare... - annuisce, e, lentamente, ci separiamo. 

-...e comunicare a Rebekah che presto una bionda più bella arriverà in città. - Scoppiamo a ridere.

- Non credo ti organizzerà un party. -

Si avvicina alla scatola, poggiandovi sopra il coperchio, prima di prenderla, guardandola intanto come se fosse un tesoro inestimabile, adesso.

Mi sorride, e capisco che non vorrebbe lasciare quella stanza, ma entrambi sappiamo che, in qualche modo, è necessario.

Cerco di incoraggiarlo con uno sguardo, e, senza dir nulla, si incammina verso la porta d'ingresso, con me al seguito.

- Klaus... - lo chiamo, per l'ennesima volta in quella giornata, prima che poggi la mano sulla maniglia.

- Sono stata il tuo miglior regalo, quest'anno? - 

Non avevo fatto alcun cenno a che giorno fosse, e, anche se mi è di spalle, capisco di averlo sorpreso nuovamente.

Il migliore in circa mille anni. - si volta, per congedarmi con un ultimo sorriso, che non esito a ricambiare, e poi scappa via, nella notte, lasciandomi sola, ma più felice di quanto io ricordi di essere mai stata.


 

Note dell'autrice
Ringrazio Ste, per avermi incoraggiato e supportato.
Ale, per essere la mia critica d'eccellenza e per le canzoni.
E te, che mi hai dato un "pretesto" per scrivere sulla coppia che amiamo. 
  
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