Scendo le scale velocemente, quasi inciampando nei miei stessi piedi.
Quando raggiungo mamma e papà vorrei solo svegliarmi da quest’incubo: sono distesi sul lettone solo i corpi, le teste non ci sono.
Cado in ginocchio, supplico tutti gli dei di ridargli la vita ma loro non mi ascoltano.
Sento poi il rumore dei passi che si avvicina, sento il cuore che mi batte a mille e sento la paura che sembra volermi uccidere.
Mi nascondo sotto al letto, stringo gli occhi così forte da vedere le lucine colorate e trattengo i singhiozzi.
-Li abbiamo uccisi tutti?- sento chiedere ad uno, poi sento un altro che gli urla dietro insulti e aggiungendo che era ovvio, che finalmente tutta la città era morta e che  ora era tutto loro.
Li sento uscire, rimango nascosto ancora sotto il letto fino a che non sento dei cavalli scalpitare e allontanarsi. Mi alzo in piedi e salgo sul lettone mettendomi in mezzo a mamma e papà.
No, loro non sono morti! Papà mi ha giurato che mi avrebbe insegnato a cacciare e mamma mi ha promesso che si sarebbe accudita persino di mio figlio! Io non so’ cacciare e non ho figli, e mamma e papà hanno sempre mantenuto le promesse!
Scoppio a piangere e stringo la manona del babbo: è freddissima, come lo è solo un grande pezzo di ghiaccio.
Esco e corro, scappo dalla città.
Corro e urlo tutto il dolore che il mio cuoricino ha accumulato in questi minuti, così facendo però i ladroni mi sentono e mi inseguono.
Scappo nel deserto che è al confine della città, cado, mi bruciano i palmi delle manine e guardandoli scopro che sanguinano, mi rialzo e ricomincio a correre.
La sabbia mi finisce negli occhi, brucia da impazzire, ma non quanto la mia voglia di vivere e dire a tutti che grandi persone erano i miei genitori, così che la gente preghi per loro e le loro animucce possano stare tra gli angioletti.
Cado, piango ma non mi fermo e rinizio a correre.
Voglio vivere, voglio vivere, voglio vivere!