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Autore: PinkyCCh    09/02/2014    12 recensioni
E se non fosse finito tutto con quella lettera d’addio?
E se il destino beffardo giocasse una brutta carta a Yamashita?
E se il passato ed il presente s’immischiassero in un vortice pericoloso?
E se Yamashita, grazie ad una borsa di studio, tornasse a Tokyo, accompagnata da qualcuno?
E se Shin non avesse dimenticato Yamashita?
E se Sheena, dopo 18 anni, conoscesse il tanto bramato padre?
E se tutto questo si mescolasse in un nuovo amore unito ad un vecchio amore?
Potrebbe il nostro ormai conosciuto Cuore di Ghiaccio trovare finalmente la felicità?
Yamashita potrà amare senza paure e riserve?
Sheena riuscirà ad ottenere la famiglia unita, tanto desiderata?
E se l’amore bussasse alla porta di casa Michiyo?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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- E se fosse destino? -





Dopo quattordici ore di volo eravamo finalmente arrivate a Tokyo.
Osservavo il mondo che mi circondava. Il tempo sembrava essersi fermato a diciotto anni prima. Nulla era cambiato in quell’aeroporto. Stesse panchine, stesso check-in, stessi Gate, stesso colore delle pareti, solo il personale era cambiato, probabilmente.
Era proprio come lo ricordavo. Diciotto anni prima, però, quando arrivai c’era lui al mio fianco. Ora c’era sua figlia. Che ironico gioco del destino. Mia figlia camminava al mio fianco con aria sognante, ammirando il paesaggio circostante.
Com’era bella.  Così fresca e spensierata come lo ero io un tempo.

“Mamma guarda che bello!” squittì Sheena mentre continuava ad agitarsi.
“Uhm?” Voltai lo sguardo nella direzione indicata dalla mia piccola, sobbalzando.

Aveva notato lo stesso tabellone pubblicitario luminoso che avevo adocchiato anch’io a mio tempo.

“Sì Sheena, è davvero bello.” Biascicai accennando un leggero sorriso.
“Mamma dovrebbe essere qui il mio mentore. Quello che mi seguirà durante il mio percorso scolastico.” Continuò mia figlia, guardandosi attorno.
“Uhm, sai come si chiama?” domandai curiosa.
“No, però dovrebbe avere con se un cartello, come si vede nei telefilm.” Spiegò Sheena curiosando con lo sguardo.

Mia figlia continuava a girare la testa nevroticamente, cercando l’uomo che ci avrebbe accolte a Tokyo.

“Mamma, mamma! Eccolo è lui!” urlò indicandomi un punto preciso.

Mi voltai nella direzione indicatami da mia figlia, perdendo un battito al cuore.
Cosa ci faceva lui lì?
Era un gioco del destino?
Uno scherzo?
Una candid-camera?
No, cioè. Spiegatemelo.
Vidi mia figlia correre incontro a quel tipo, che aveva fatto perdere un battito al mio cuore malandato, da troppi anni ormai.

“Buongiorno! Lei dovrebbe essere il mio tutore qui a Tokyo, giusto?” sorrise sorniona Sheena ignara di tutto.

Mia figlia aveva una luce negli occhi che mi scaldava il cuore. Rendendomi orgogliosa della creatura che aveva concepito.

“Certo signorina. Da oggi, sarò il vostro tutore.” Disse l’uomo sorridendole.
“C’è anche mia madre qui con me. Ho parlato con il mio professore, spiegandogli che avrei apprezzato se lei mi avesse seguita. Dunque, eccola lì. – si voltò nella mia direzione, alzando il braccio e sventolandolo come una forsennata – Mamma, mamma! Vieni qui! Ti devo presentare il mio tutore!”

Sospirai ormai rassegnata e trascinando stancamente i piedi, arrivai vicino il piccolo bar dove erano impalati mia figlia ed il suo tutore.
Chinai la testa, quasi a vergognarmi della mia presenza in quel posto.

“Mamma che maleducata! Alza la testa e presentati.” Sbuffò Sheena.

Avrei dovuto ricordarmi di tirare le orecchie a mia figlia per la sua maleducazione, ma in quella circostanza mi riusciva bene solo balbettare.
Poi decisi di farmi coraggio ed alzare lo sguardo.
Lo sguardo del mio interlocutore,viaggiava da me a mia figlia, con una frequenza quasi maniacale.

“Ciao…Kyle.” Biasicicai vergognosamente.
“Y-yamashita?” balbettò incredulo Kyle.

Era davvero sbigottito,quanto me o forse più.
Il destino stava giocando nuovamente con noi. Me lo sentivo.

“Ma..quindi?” riprese Kyle a parlare.
“Oddio, voi due vi conoscete? Fantastico! Mass, mia mamma è stata 18 anni fa a Tokyo. Forse vi siete conosciuti così, vero?” s’intromise mia figlia.
“Sheena, tesoro, basta. Anzi credo sia meglio che tu vada a prendere qualcosa da bere.” Risposi freddamente.
“Mamma.”
“No. Vai. Ti prego.” Controbattei stizzita.
 
 
“Vieni, sediamoci Yama-ch...ehm Yamashita.” Kyle era più imbarazzato di me, ma come dargli torto, d’altronde si ritrovava un fantasma d’avanti.
“Kyle, sciogliti un po’, suvvia.”  Volevo, anzi cercavo di sembrare a mio agio, ma nulla sembrava funzionare.

Dannazione.

“E così Sheena è tua figlia? Ti sei risposata?”
 


Cosa fare?
Cosa dirgli?
Dovrei dirgli la verità su di me e su Sheena?
E se così facendo, rovinassi qualche equilibrio?
Non posso permettermelo.
Non posso distruggere ancora una volta le loro vite.
Devo mentire. Ancora
 
 
“Uhm cosa? Sì, è mia figlia. La mia bambina. Alla fine mi sono sposata anch’io, come vedi.” Sorrisi imbarazzata.
“Perché non mi convince?”
“Kyle non vedo per quale motivo tu non debba essere convinto delle  mie parole. La tua mancanza di fiducia nei miei confronti è disarmante.”Oddio, ma ero davvero io? Quella frase, quel tono di voce. Ero davvero irriconoscibile.
“Sei irriconoscibile Yamashita. Davvero.” Sospirò Kyle, guardandomi con la coda dell’occhio.

Ecco, appunto.
Sospirai, sorseggiando un po’ di cappuccino che il cameriere mi aveva servito.

“Sono solo cresciuta, sai. Sono passati diciotto anni dall’ultima volta che ci siamo visti.”
“Lo so bene, credimi. Te ne sei andata senza dare spiegazioni. Kaname pianse per giorni per la lettera che le lasciasti e...”
“Non continuare, non voglio sapere nulla di lui, perdonami.” Lo interruppi, stringendo  la tazza tra le mie mani.
“Vi amavate però. Dunque non siamo mai riusciti a capire cosa vi abbia divisi.” Indagò ulteriormente Kyle.
“Come scusa? Ayumi non ti basta come motivazione? Aspettava il figlio di Shin.” Risposi stizzita.

Vidi Kyle innervosirsi e sbattere il pugno sul tavolino del bar.

“È meglio se andiamo.” Ordinò.
“Oh…ma che succede ora?” Continuai imperterrita, ignorando volontariamente la vena pulsante sulle tempie di Kyle.
“Yamashita, credimi. È meglio se ce ne andiamo. Non mi va di continuare questo futile discorso. Non ora almeno.”
“Ma…”
“Mamma, mamma! Avete finito di spettegolare?” fummo interrotti da Sheena che era tornata.

Sheena era tornata giusto in tempo per eclissare completamente il mio discorso con Kyle.

“Sì tesoro, seguiamo il signor Masahiro.”


 
Uscimmo dall’aeroporto dirigendoci verso una macchina nera. Sembrava una macchina stile Man in Black.
Risi per quell’associazione appena fatta. In tutti quegli anni non ero mai cambiata. Ero rimasta sempre un po’ la ragazzina rompiballe.

“Forza, salite ragazze, è giunto il momento di riportarvi a casa.” Disse sovrappensiero Kyle.

Sobbalzai, spaventata. Riportarci a casa?
Non ebbi il tempo di ribattere che eravamo già in viaggio, sfrecciando per le vie di Tokyo, proprio come 18 anni prima.
Nulla era cambiato. Stesse emozioni, stesse sensazioni. Ora, però, con me c’era la mia ragione di vita. Mia figlia.

“Mamma, credi che mi troverò bene?” ruppe il filo dei miei pensieri Sheena.
“Tesoro inizi ad avere l’ansia?” la presi in giro.
“Ecco, vedi…ora non sono più sicura della scelta fatta. Qui non conosco nessuno…” balbettò, abbassando lo sguardo.
“Tesoro...”
“È proprio la tua fotocopia, Yamashita.”  Intervenne Kyle, facendomi voltare il volto nella sua direzione.

La mia fotocopia?
Solo qualcuno senza buon senso poteva non accorgersi dell’incredibile somiglianza con Shin, suo padre.
Dio mio, cosa avremmo fatto se Shin avesse scoperto tutto?
Iniziava a salirmi l’ansia anche a me.

“Yamashita devi stare tranquilla.” Bisbigliò Kyle.
“Facile a dirsi per te, Kyle. Non è il tuo passato che è tornato a tormentarti.” Risposi voltando lo sguardo.
“Se ti tormenta vuol dire che è ancora un pezzo importante della tua vita.” Non ricordavo che fosse così saggio.
“Oh, non immagini quanto. Credimi.” Risposi senza pensarci.
“Cioè?”
“Nulla, lascia stare Kyle.” Mi morsi la lingua per la mia stupidità.
“Tua figlia è peggio di te. Guardala, si è addormentata.” Sorrise Kyle.

Voltai il viso verso mia figlia per ritrovarla in una posizione bizzarra mentre dormiva.
Immaginate un gattino con un gomitolo in mano che rimane attorcigliato. L’avete fatto?
Bene, mia figlia stava dormendo proprio così.
Era davvero tenera.

“Già, è tenera.” Sussurrai, sorridendo.
“Yama-chan, sai che somiglia molto a Shin, vero? A meno che tu non abbia sposato un orientale anche in Italia, il dubbio che quella ragazza sia la figlia di Shin, mi assale.”

Momento, momento.

Come poteva aver tratto delle conclusioni così? E da dove le aveva tirate fuori?

“Kyle, ma che dici? Ma ti ascolti?” risposi  nervosamente, agitando le mani.
“Sì e non sono stupido Yamashita. Occhi a mandorla, naso e mento arrotondato, proprio come Shin. Anche gli atteggiamenti sono simili. Che sta succedendo?” sputò velenoso Kyle, guardandomi truce.

Deglutii a fatica, incerta sul da farsi.
Scappare non potevo. Non con una macchina in corsa e con mia figlia che dormiva beatamente.
Vidi Kyle avvicinarsi sul sedile, facendosi sempre più vicino.
Le mani mi sudavano, la testa la sentivo pesante.
Dannazione.

“Yamashita, non mentirmi. Sai che tu e tua figlia alloggerete presso la mia tenuta, vero? E sai che Shin è ancora uno dei miei migliori amici, giusto? Se la matematica non è un opinione, tu e lui vi rivedrete molto presto.”
“Cazzo…” sbottai spaventata.
“Eh sì piccola Yamashita, ti conviene sputare il rospo.” Era diventato proprio stronzo!
“Non qui. C’è lei.”  Dissi, facendo un segno con la testa per indicare mia figlia.

Tanto potevo vuotare il sacco con Kyle, giusto? Giusto? Sei mesi e sarei sparita nuovamente dalle loro vite.
Solo sei mesi.
Solo sei mesi e tutto sarebbe finito.
Dovevo resistere per mia figlia.
Sì, avrei resistito per lei.
In fondo glielo dovevo.
L’avevo privata dell’opportunità di avere una famiglia felice ed unita solo per fare la cosa giusta.
Solo per lasciare l’uomo che amavo alla strega di turno.
 
“Siamo arrivati.” Mi ridestò dai miei pensieri la voce roca di Kyle.
“Bene…che abbiano inizio le danze.” Deglutii e presi un profondo respiro.
 


 
   
 
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