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Autore: Relou    10/02/2014    1 recensioni
Sherlock Holmes ha cercato di proteggere qualcuno che adesso insieme a tutte le altre persone che ama è in pericolo. Un uomo che ha sempre tenuto lontana la sua parte più umana, i sentimenti, si ritrova in una battaglia dove solo quella può salvarlo.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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     Sherlock, ti svegli presto ultimamente.- Sherlock era seduto sulla sua poltrona di fronte a quella vuota di John con ancora indosso la vestaglia e tra le mani il suo violino. 

– Signora Hudson.. ah, giusto il tè. – la signora Hudson poggiò il vassoio e si sedette sulla poltrona vuota 

– Sherlock, caro non hai alcun motivo di essere preoccupato per il dottor Watson. – Sherlock rinunciò a punzecchiare le corde del violino.

 – Non sono preoccupato per John Watson, lui è a quella stupida “luna di miele”. – la signora Hudson sospirò materna.

 –  E’ carino che lui e Mary abbiano deciso di recuperare la parte più bella del matrimonio, sa io non ho proprio avuto un matrimonio in regola. Non essere geloso, presto tornerà a casa. -

 - Lo so. – Sherlock fece schioccare quelle due parole con la lingua e tornò a punzecchiare le corde. 

– Oh,allora è preoccupato per quell’ uomo.. come si chiama? Moriarty. È preoccupato che possa fare del male al dottore adesso che è lontano da lei.-

 -Signora Hudson la smetta di provare a dedurre. Non è proprio il suo campo. In questo momento Watson è più al sicuro di lei.- Sherlock si alzò di scatto dalla poltrona e quasi piroettando raggiunse il suo muro, quello in cui erano appuntanti diversi fogli. Foto, una cartina geografica, articolali di giornali. – Ho perfettamente sotto controllo la situazione. Ho spie ovunque. Ho allargato il mio raggio di controllo sa?! Distribuire qualche bustarella in più è sempre utile.- mise la mani a preghiera e studiò attentamente quei fogli – Moriarty non può fare un passo senza che io lo sappia.-  
                  

                                             * * *

Il telefono squillò, era un messaggio. L’ispettore Lestrade, impegnato in una discussione con i colleghi, interruppe un attimo per leggere il messaggio: “AHAHAHAHAHAH”, diceva solo questo. Nessun nome, nessun numero rintracciabile. Si guardò intorno e vide che non era stato l’unico a cui fosse arrivato quel messaggio, e ovviamente sapeva qual’era la prima cosa da fare. Sherlock Holmes.

          Sfrecciò per le strade di Londra per raggiungere il 221B di Bakerstreet. Salì svelto le scale e trovò la porta dell’appartamento aperta, ovviamente lo stava già aspettando. Sherlock Holmes eri lì in piedi con ancora il cellulare in mano. Il viso sempre rigido e composto lo tradiva un po’ di stupore e addirittura ansia. – Ho ricevuto il messaggio. - 

- Io ne ho ricevuti due.- Lestrade, affaticato e con l’aria sconvolta, si avvicinò a Sherlock confrontando i due cellulari.

 – A me e a tutti gli altri ha mandato questa assurda risata.- Sherlock non si presa la briga di strappare il cellulare dalle mani di Lestrade e studiarlo, come solitamente avrebbe fatto. Semplicemente lesse il secondo messaggio, quello che ovviamente aveva ricevuto solo lui. 

– “HO QUI QUALCUNO DI DAVVERO IMPORTANTE PER TE”- Lestrade sollevò lo sguardo dal cellulare per puntarlo su Sherlock.

 – John!- La signora Hudson comparve allora sulla soglia della porta – Ispettore che ci fa qui, è successo qualcosa?- Sherlock precedette Lestrade.

 – Non ora signora Hudson.-

 - Ma non ora cosa?- La signora Hudson agitò le mani esasperata.

 – Non è il momento di porre domande inutili. – e così Sherlock abbandonò la stanza afferrando il cappotto e legandosi la sciarpa la collo, scendendo giù per le scale. Lestrade lo seguì scusandosi con la Signora Hudson per averla urtata e ignorato le sue domande. Trovò Sherlock intento a chiamare un taxi.

 – Ma Sherlock ho l’auto della polizia...- ignorandolo Sherlock salì sul taxi affermando che aveva bisogno di stare solo per pensare e che si sarebbero visti in centrale. Lestrade  rassegnato salì sulla propria auto e ritornò in centrale.

Il cellulare squillò di nuovo. Stavolta Sherlock lo guardò con più fretta. Un altro messaggio. “Non hai molto tempo”, ricacciò il cellulare in tasca. Pensare, pensare, pensare. Intanto chi era a mandare quei messaggi? Sì, Moriarty era vivo e ancora in giro, e fin’ora oltre che a quello stupido messaggio sugli schermi  non sembrava avesse organizzato nulla. Lui era famoso per i suoi “progetti” in grande. Sherlock provò per la decima volta a chiamare Watson ma a rispondere era sempre la segreteria. Ma John non era solo, c’era Mary con lui e la bambina. Perché suonava tutto così sbagliato? Sherlock arrivò in centrale. Tutti erano già all’ opera, almeno per quello che riuscivano a fare.. 
– Sherlock, stiamo cercando di capire da dove sono arrivati i messaggi. – un collega portò a Lestrade un foglio.
– Ma è impossibile! Qui dice che sono tutti arrivati da punti diversi- Sherlock non sembrò affatto sorpreso, ovviamente. 
– Da quali punti?- Lestrade gli porse un foglio. 
– Datemi un pennarello, qualcosa.- Sherlock stese la mano in attesa finché Lestrade non gli porse qualcosa – Un pennarello rosso, molto professionale.- Sherlock evidenziò i punti da dove erano partiti i messaggi e poi li unì, soddisfatto iniziò ad esporre la sua teoria – I punti da dove sono partiti i messaggi sono stati rilevati, in più sono tutti punti diversi e quindi o non è un professionista e spera così di far perdere le sue tracce o questi punti unititi insieme indicano un solo e unico punto.- 
- Quello dove si trova John?- intervenne subito Lestrade. 
– Io ritengo sia più probabile la prima- Sbuffò invece Anderson. 
– Fate tacere quell’ uomo!- sbottò brusco Sherlock. Lestrade sembrava più sollevato. 
– Allora andiamo, che stiamo aspettando?!-
 -No.- Sherlock faceva avanti e indietro nella stanza con l e mani giunte a picchiarsi la testa – E’ troppo facile, troppo facile. Manca qualcosa, ma cosa?- Lestrade tornò ad agitarsi – Dobbiamo andare, sappiamo dov’è John.- in quel momento qualcun altro entrò nella stanza. 
– Ehì, a casa non c’era nessuno. La signora Hudson mi ha detto che stavate sicuramente seguendo un caso così sono passato all’ obitorio ma era tutto buio quindi rimaneva solo qui. Ciao ragazzi!- sulla soglia, sorridente e ancora con la mano alzata per il soluto c’era John Watson. Tutti tacquero, perfino Sherlock rimase in silenzio. Fu Anderson a romperlo. 
– Cos’è, uno scherzo?- 
- Zitto Anderson.- Gli rispose Sherlock senza neanche guardarlo poi avanzò verso John – Tu, dove sei stato?- John rise stupito da quella domanda. 
– Sherlock Holmes che chiede “dove sei stato?” ma che succede qui?- Lestrade semplicemente porse il suo cellulare al dottor Watson e così fece Sherlock, in due parole spiegarono la situazione. 
– E avete pensato subito a me?- 
- Beh,quando si parla di persone a cui tiene particolarmente Sherlock tu se la prima e forse anche l’unica che viene mente- Lestrade accompagnò questa giustificazione con un sorriso. 
– Io sono sposato. – Watson sentì di doversi difendere in quel modo e lasciò tutti un po’ sorpresi. Poi riprese con più serietà – Sherlock, chi non hai visto oggi? Tutti quelli che conosci sono qui e la signora Hudson l’ho incontrata da poco quindi... – Sherlock sbuffò – Io conosco molta più gente – 
-Sai cosa intendo, Sherlock.- Watson lo guardò esasperato. Squillò un telefono, era quello di Sherlock . Un altro messaggio “Il tempo passa..” . – Ok, ok allora rimane tuo fratello!- Sherlock e John gli rivolsero uno sguardo strano come se Lestrade li stesse prendendo in giro e insieme chiesero – Mycroft?-Lestrade fece cadere le mani in segno di arresa. Poi una scintilla. Il cuore di Sherlock iniziò a battere forte, forse aveva capito e stavolta nulla suonava sbagliato – John, cosa hai detto prima? Dove mi hai cercato? – John era evidentemente confuso. 
– A casa..- Sherlock gli afferrò il viso tra le mani. 
– E dopo? – 
- All’obitorio. Non c’era nessuno era tutto buio.- qual è l’unica persona che Sherlock non aveva ancora visto? 
– Esatto ed è ancora troppo presto. – Sherlock uscì di corsa con John che lo seguiva ancora ignaro di cosa gli fosse passato per la mente.
                                
                                          * * *

       - Passato bene la vacanza?- Sherlock e John avanzavano a passo veloce. 
– Sherlock, dove stiamo andando?- Sherlock rispose senza fermarsi 
– A salvare una persona davvero importante per me- 
Arrivano in un luogo buio e sudicio. – Molto teatrale- commentò John Watson 
– Non meno rispetto alla piscina – ribatté Sherlock Holmes. Watson lo guardò confuso ma non pose domande. Continuarono a camminare finché qualcosa di.. colorato non iniziò a vedersi. Sherlock, molto imprudentemente, iniziò a correre contro quella figura colorata. Lei era lì, legata ad un sedie, con la testa reclinata e i capelli, solitamente legati, sciolti a coprirle il viso. Sherlock sentì una forte stretta al cuore e la interpretò come senso di colpa. Arrivò da Molly e la liberò dalle corde lasciandosela cadere in braccio. Le spostò i capelli per guardarle il viso. Non sembrava avere ferite tranne qualcuna superficiale sulle mani, presumibilmente quando aveva provato a liberarsi. Molly iniziò ad aprire lentamente gli occhi. Inizialmente sorrise alla vista di Sherlock così vicino a lei ma dopo essersi resa nuovamente conto della situazione lasciò svanire il sorriso e provò a parlare ma Sherlock la zittì poggiandole delle dita sulle labbra, molto delicatamente. 
– Mi dispiace..- riuscii a dire prima che una risata interrompesse quel momento. 
– Davvero,davvero commovente. – Moriarty era lì che sbucava lentamente dall’ oscurità battendo le mani. – Iniziavo a pensare che questo gioco fosse terribilmente noioso ma poi guardando il risultato ho iniziato ad apprezzarlo. Quanti errori hai fatto Sherlock. Lei ti ha salvato la vita, lo so. Lei non è poi così insignificante, vero Sherlock?- Sherlock affidò Molly a John 
– Hai riempito di cecchini e bombe anche questo posto? – Sherlock avanzò verso Moriarty. 
– Naah,per ora non proverò ad ucciderti. Penso che sia più divertente renderti la vita, come si dice,un inferno. – Moriarty non smetteva di ridere. Sherlock lo fissava. – A quanto pare, Sherlock Holmes, io so qualcosa di te che nemmeno tu sai, ancora.- Sherlock lo guardò accigliato – A cosa ti riferisci? – Moriarty non rispose direttamente alla domanda – Hai passato tutto il pomeriggio a cercare John Watson mentre lui era tranquillo con la sua bella famigliola che tornava a casa facendoti una sorpresa. Mentre lei, l’insignificante Molly Hooper era qui a soffrire. Le ho fatto pensare che volessi informazioni su di te. Indovina? Non ha detto una parola. Lei morirebbe per te. Che cosa carina!- Moriarty pronunciò quelle ultime parole con voce squillante. – Immaginavo avresti fatto un’entrata migliore.- lo provocò Sherlock 
– Ma io ho fatto un’entrata Meravigliosa- Moriarty spostò lo sguardo su Molly – E’ stato un piacere rivederti. E’ un peccato che ti sia “affezionata” così a lui noi due stavamo bene insieme- disse queste parole con falso piagnucolio e poi svanì. Sherlock si girò verso John e Molly, che sembrava essersi ripresa, e nel frattempo arrivò Lestrade con alcuno colleghi. A Sherlock bastò una parola, anzi un nome, per potersi spiegare – Moriarty. – Lestrade guardò John e Molly 
– Perché Molly? – Sherlock senza voltarsi a guardarli rispose – Ha scoperto che lei mi ha aiutato. Ha detto che per ora non vuole uccidermi e questo vuol dire che tutti voi siete delle potenziali vittime. Non è riuscito ad uccidermi l’ultima volta e non vuole perdere tempo nel provarci di nuovo e quindi prenderà di mira voi.- Sherlock non lasciò trapelare emozioni mentre John e Lestrade abbassarono lo sguardo e Molly guardava Sherlock non con la solita espressione sognate ma con rispetto e fiducia. Molly Hooper si sarebbe sempre fidata di Sherlock Holmes, sempre. Sorprendendola Sherlock le si avvicinò.
 – Mi dispiace Molly, mi dispiace davvero tanto. Non avrei mai dovuto chiederti di aiutarmi quella volta.- Molly era indecisa se dargli uno schiaffo o abbracciarlo. Non fece nulla delle due cose – Tu menti. Tu chiederesti il mio aiuto mille volte e io mille volte ti aiuterei.- avrebbe voluto dirgli così tante altre cose ma lei sapeva che non c’era bisogno di parlare, Sherlock avrebbe saputo tutto anche solo guardandola e anche lui non aggiunse nient’altro e nonostante Molly non avesse le formidabili doti di Sherlock Holmes anche lei capiva, almeno in parte, la gratitudine di lui per lei.
 
 
 

 
   
 
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