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Autore: Emaggie    10/02/2014    1 recensioni
INTRODUZIONE
E se la tua vita fosse perfetta, ma il destino la prendesse in mano accartocciandola? Se avessi una famiglia meravigliosa, ma un misterioso incidente d'auto ti strappasse via i tuoi genitori, lasciandoti da sola con una sorellina di cui occuparti? E se il dolore per la loro scomparsa fosse così forte da toglierti il fiato ogni volta che pensi a loro, e se fossi costretta a vivere affidata a una lontana cugina totalmente menefreghista? Come affronteresti la situazione?
“-Si sono portati tutto ciò che più amo nella tomba. Mi hanno abbandonata, capisci? E ora mi sento così... vuota. Come un buco nero, sta risucchiando tutto il colore dalla mia vita.- ammetto, senza il coraggio di incontrare i suoi occhi.
-E io posso riempirti nuovamente, lo sai? Posso improvvisarmi pittore e ridipingere i muri della tua esistenza.
-Lo faresti?
-Non sarei qui a dirtelo.
-Quindi...promesso?
-Promesso.”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~CAPITOLO 1. “LA CUGINA”

-Ci sono due bagni, uno è mio. Non entrateci mai, idem per la mia camera da letto. La sveglia suona alle 6.15, nessuna obiezione. Colazione a base di cereali, poi smammate a scuola. Sia chiaro: io non vi accompagno. Il pranzo è libero, chi c'è c'è, chi non c'è non c'è. Al massimo mangiate fuori casa. Per la cena, vi voglio a tavola alle 8.30 esatte. Ambito soldi: io non ve ne do. E' già tanto che vi tengo qui, tanto è provvisorio. Quindi trovatevi un lavoro, o qualcosa del genere. Non invitate amici in casa. Non frugate nei cassetti. Non toccate nulla. Non sporcate. Non fatevi proprio vedere, non devo notare la vostra presenza se non per i pasti. Se ho bisogno di qualcosa, vi cerco io. Se voi avete bisogno di qualcosa... niente, non contate su di me. Verrà Marco abbastanza spesso, è il mio fidanzato, quando c'è voi non ci dovete essere. Nel senso, proprio zero: non deve sapere della vostra esistenza. Non combinate casini a scuola, non sia mai che mi convochino i professori. E studiate, non accetto risultati scolastici mediocri. Tutto chiaro?
Osservo sbigottita la donna che dovrebbe essere avere il ruolo di tutore mio e di mia sorella. E' sulla trentina, i capelli lunghi biondi raccolti in una crocchia, vestita e truccata come se stesse per capitare l'evento più importante per la sua vita, quando in realtà ritiene di essere in “tenuta casalinga”.
-Possiamo guardare la tv?- azzarda mia sorella.
-Vedremo. Venite, vi faccio vedere le vostre camere.
-Le avremo separate?
-Beh, ovvio.
Io e Zoe non abbiamo mai avuto due stanze diverse, siamo sempre state insieme. Ho sempre voluto avere dello spazio mio privato, ma ora vorrei solamente stare con ciò che rimane della mia famiglia. Le camere sono abbastanza grandi, totalmente neutre e bianche: nessuno le ha mai abitate prima. La casa in generale è enorme, su due piani, la parte giorno sotto e quella notte sopra. Non faccio commenti sull'arredamento stravagante.
-Allora, sistematevi come meglio credete. Fra un po' si cena, vi chiamo io.
-In realtà non ho fame.- ammetto. So che è scortese declinare così un pasto, ma ora ho veramente bisogno di riposare. Mi sento così prosciugata... E' da tre giorni che non provo letteralmente più nulla, né caldo, né freddo, né gioia, né dolore, né altro. Sono totalmente anestetizzata da qualsiasi emozione, sia essa fisica o emotiva. Mi sento strana, ma non disprezzo. Lo psicologo del centro di polizia ha detto che ognuno reagisce in un certo modo ad un simile trauma, e allora mi ripeto che è meglio essere grigi che totalmente neri a rari pois bianchi. Una volta io ero bianchissima, ora non mi ricordo nemmeno più cosa voglia dire. Non fa altro che tornarmi in mente l'ultima volta che ho visto mia madre: l'avevo insultata pesantemente per una sciocchezza, e lei aveva promesso che una volta rientrata a casa dal supermercato, mi avrebbe punito. E sapete cosa? Non è mai tornata. Papà ha perso il controllo dell'auto, o perlomeno così mi hanno raccontato, e lei non ha più varcato la porta. Resterò per sempre in questa specie di limbo più assoluto, ad aspettare una punizione che non arriverà mai...
-Posso dormire con te stanotte?- la voce dolce di Zoe mi coglie di sorpresa, sottraendomi velocemente ai miei pensieri.
-Certo che puoi.
-Non so se Amelia vuole.
Amelia è la nostra cugina di secondo grado, ovvero la padrona di casa. Ha circa trent'anni, ma porta un nome così all'antica...
-A me non importa cosa vuole lei. Se vogliamo dormire insieme, dormiamo insieme.- affermo, con una punta di superiorità nei confronti della nostra nuova tutrice.
-Ma l'hai vista? Quella è pazza, te lo dico io. E' capace di venire qui a farci a fettine in piena notte.
-Non dire cazzate, Zoy.
-Non si dicono le parolacce.- mi riprende. Zoe ha 11 anni appena compiuti, anche se ha alcuni atteggiamenti così infantili... e altri così maturi. Da quando sono morti mamma e papà (79 ore e 52 minuti esatti, non posso non tenere il conto), lei non fa altro che piangere a intervalli di circa mezz'ora di pausa tra uno sfogo e l'altro. Non capisco come faccia, io non ho ancora versato una lacrima, ma qui si torna a ciò che ha detto lo psicologo: ognuno reagisce a modo suo. Mi chiedo quali siano le altre plausibili reazioni: forse buttarsi giù da una finestra? O non riportare nessun cambiamento? Quali sono i due estremi?
-Hai capito che ti ho detto, Em?
-No. Ripeti.
-Domani bisogna andare a scuola. Io non ci voglio andare. Non voglio cambiare classe, mi piaceva la mia.
-Ma se la conoscevi appena! Poco più di un mese.- Commento con freddezza. Del resto ho ragione: siamo a metà ottobre, e lei ha appena iniziato la prima media. Se c'è qualcuno che si deve dispiacere a lasciare la classe, beh, quella sono io, che avevo iniziato il terzo anno delle superiori.
-Non voglio ricominciare tutto da capo, Em. Io non ce la faccio. Non ce la faccio già più, mi sembra di essere in un sogno. Ti prego, dimmi che è un incubo!- grida, iniziando a piangere. -Dimmi che è un incubo, che ora mi sveglio nel mio letto, a casa mia!
-Calmati, Zoy.
-Come faccio a calmarmi? Dimmi come faccio! Spiegami come faccio semplicemente ad accettare che mia madre non mi rimboccherà più le coperte, che mio padre non mi accompagnerà più in piscina, che non mangeremo mai più insieme! Dimmelo, perché io proprio non riesco a capire!
Inizia a camminare per la stanza, devastata da un fuoco interno, mentre cerca di realizzare la situazione. La raggiungo e la abbraccio, mentre dei singhiozzi le squassano il corpo. Come aiutarla, se non riesco a capire ciò che prova?
-Va tutto bene, Zoy. Va tutto bene. E' solo un incubo, hai ragione. Ma non so come svegliarci, dico davvero. Quindi facciamo una cosa: proviamo ad affrontare la situazione finché siamo qui, ci stai? Proviamo a combattere quest'incubo. E poi ti prometto che se ce la faremo, allora ci sveglieremo di nuovo nel nostro letto, e andremo insieme a guardare la tv, come facciamo di solito se ci destiamo da un brutto sogno. Stiamo insieme, ora. Così sarà tutto più facile. Non ti lascerò mai, Zoy, capito? Mai. Staremo insieme, per sempre.
-Per sempre sempre?
-Sì, per sempre sempre. E insieme andremo avanti, fino alla fine dell'incubo.
-E quando ci sveglieremo, ci accorgeremo di quanto tutto questo è stato così ridicolo.- continua lei a fantasticare. -E racconteremo a tutti di avere incontrato nostra cugina, che non avevamo mai visto prima.
-Esatto.- la stringo forte a me, sembra così delicata che potrei quasi spezzarla con questo abbraccio. Così piccola, per superare tutto questo.
Ci addormentiamo presto, ancora abbracciate, nel “mio” letto. La notte passa così velocemente che quasi non me ne accorgo, e mi chiedo se anche tutto questo sarà così rapido. Lo spero. La mattina dopo, io continuo ad avere le sensazioni fisiche e emotive totalmente neutralizzate, mentre sembra che Zoe si senta un po' meglio. So che crollerà da un momento all'altro, ma preferisco godere il momento finché non ritorna nel suo baratro di depressione.
-Buongiorno ragazze, vi vedo ok. Su, su, su! Devo andare al lavoro, vediamo di darci una mossa per favore. Qui c'è il vostro latte, qui i cereali, i cucchiaini sono in quel cassetto, quando avete finito mettete tutto nella lavastoviglie. Si esce di casa alle sette in punto, datevi una svegliata o non farete in tempo.
Detto questo, Amelia sparisce in sala e poi nella sua stanza. Guardo Zoe, nell'attesa che questa specie di cugina torni immediatamente indietro a scaldare perlomeno il latte a una ragazzina di undici anni appena rimasta orfana, ma non lo fa. Quindi prendo io il suo posto.
Una volta tornate in camera, mi vesto velocemente e poi dedico il resto del tempo a rendere presentabile mia sorella, che, a ragion veduta, sembra non dormire da giorni. La vesto come più piace a lei, poi la trucco appena per far sparire le occhiaie e le righe lasciate dalle lacrime. Dobbiamo sembrare forti, sia io che lei, o non ne usciremo mai.

  
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