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Autore: ELE106    11/02/2014    8 recensioni
[ATTENZIONE: QUESTA ONE-SHOT SI INSERISCE NEL CONTESTO NARRATIVO DI OCCHI BUI. Sarebbe preferibile averla letta per proseguire.]
Da qualche parte ad ovest del Reno (perché l’autrice è pigra e non ha voglia di fare i compiti), nei territori germani che ancora Cesare non ha conquistato, dopo anni di fughe e lunghe marce solitarie, Agron e Nasir si stabiliscono infine poco distanti da un villaggio di contadini celti, coi quali commerciano in pellame e cacciagione; stranieri in territorio straniero, devono entrare in contatto con questa gente per sopravvivere ai rigidi inverni di queste terre del nord, dure e inclementi. Questo breve racconto è ambientato poco dopo il loro arrivo; una piccola parentesi ‘quotidiana’ per i nostri eroi, alle prese con la nuova vita che hanno scelto insieme. Buona lettura :)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nasir'
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Disclaimer: Agron e Nasir non mi appartengono, questa è una storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
 


 

Tra campi di nulla e codici d’onore

 
 
 



Respira Nasir, controllati.

Un tremore leggero scuote la mia mano destra, sono nervoso, è tanto che non combatto ma non è paura... oh no, è adrenalina, è vita.

Mi mancava... Dei, mi mancava da morire. Com’è possibile?
 
Inspiro, espiro, osservo il mio avversario: rigido, arrabbiato, movimenti scoordinati, privi di tecnica; non addestrato.
Posso fottermi questo bestione idiota in due secondi.

Concentrati. Sai come si fa.
 
Inspiro, espiro di nuovo, più lentamente.
Il cuore pompa ancora veloce ma sta rallentando, sento i muscoli tesi, pronti allo scontro.
Il biondone dagli occhi di ghiaccio mi punta, sta per attaccarmi.

Non indietreggiare, Nasir, aspettalo.

Sorrido.
Brividi, eccitazione, aspettativa, il sapore del mio sangue in bocca. L’unico suo colpo che è riuscito ad andare a segno. Uno schiaffo improvviso, quando al suo ‘puttana’ ho risposto sputandogli in un occhio.

Oh si... mi mancava davvero!
 
Lui mi carica, si avventa su di me.
Allunga un braccio, io mi sposto di lato appena prima che mi tocchi e glielo afferro per torcerglielo dietro la schiena; uso il suo steso peso e la sua spinta per buttarlo faccia a terra e salirgli a cavalcioni.
Inspiro, espiro, serro le cosce, le stringo con forza.
Grida; una costola incrinata.

Si... si, ancora!

Si contorce, si dimena; stringo di più le gambe intorno al suo costato.
Ancora un po’ e ottengo un altro grido, un’imprecazione e siamo a due costole rotte.
Gira il volto di lato, vedo che ha il naso insanguinato e respira in rantoli liquidi.
Inspiro piano, carico il pugno, espiro e lo colpisco in faccia.

Ancora, Nasir!

Sangue sulle mie nocche che viene dal suo zigomo tagliato.
Con la mano libera mi artiglia una coscia, infila le unghie nella carne, rompe la stoffa, graffia.
Mi sfugge un gemito di dolore che soffoco ridendo di gusto.

Ora ti ammazzo davvero.
 
Lo afferro per i capelli e gli sbatto la testa contro il pavimento.
Una, due, tre volte.
Sputa sangue, biascica qualcosa, non capisco.
Quattro, cinque volte.

Erano parole?

Mi fermo e mi chino su di lui.

“Hai detto qualcosa?”

Glielo sbuffo ad un orecchio, i respiri affannati di entrambi che rimbombano intorno a noi, mentre sento le sue unghie ancora conficcate nella coscia.
E’ un graffieto, ma dannazione brucia.
 
Da quanto non mi sentivo così?
 
“Non ti ho capito, bestia! Cos’hai detto?”

Tossisce e sputa di nuovo.

“Ho detto che hai vinto...”
 
Si che ho vinto, bastardo!

Sorrido di più, il taglio sul labbro inferiore tira e sanguina, ci passo la lingua sopra.
Gli lascio andare il braccio lentamente.
Il mio corpo si rilassa, alzo il busto e raddrizzo la schiena.
L’idiota tra le mie gambe resta immobile, ansima, si lamenta, stordito dalle troppe botte in testa.

Ispiro, espiro di nuovo.
 
Il cuore mi scoppia nel petto, i polmoni bruciano, ma il sorriso resta lì, non se ne va.

Sono di nuovo in cima alle nuvole e piscio in testa ai miei nemici.
 
Mi rialzo ancora euforico, e controllo il graffio sulla coscia.
Poi guardo il gigante biondo che rotola goffamente su un fianco e tenta di rialzarsi, senza successo.

“Agron ti staccherà le palle, appena vedrà questo segno e saprà che mi hai toccato.”

“Fanculo tu e il tuo fottuto germano!”

Urla, impreca contro i suoi strani Dei.
I suoi uomini si avvicinano per aiutarlo, lui li rifiuta urlando più forte.
Se fosse stato zitto, dieci minuti fa, invece di dare a me della puttana e ad Agron dell’invertito, adesso non avrebbe la faccia coperta di sangue, attaccata al pavimento.
Si rialza barcollante.

E ride.
Ride, il fottuto figlio di puttana!
Strabuzzo gli occhi sorpreso.

“Che cazzo hai da ridere?”

Questa gente è proprio bizzarra.
 
Ma lui continua, di gusto anche, mentre si ripulisce il volto sporco con un braccio.
Lo guardo diffidente, ora dritto di fronte a me, sudato, ansante eppure fiero ed orgoglioso, che mi porge un braccio in segno di pace.

“Hai le palle, ragazzino, te lo riconosco. Non so dove Agron ti abbia rimediato, ma certo non hai bisogno della protezione di nessuno.”

Ricambio il saluto; sopracciglio alzato, rigido e vigile, pronto ad eventuali colpi bassi.

“Siete gente che capisce le cose solo se vi si spacca la testa per ficcarcele dentro. Me lo ha insegnato lui.”

“La mia di gente non ti darà più noia, ti do la mia parola. Hai dimostrato valore.”

Chino la testa e ringrazio.
 
Goar è il capo del clan.
Questa mattina, nella sua casa, davanti ai suoi uomini, all’ennesima provocazione ho reagito umiliandolo, sapendo perfettamente che sarebbe potuta finire in due modi: avrei ottenuto il suo rispetto, per me e per Agron, iniziando a commerciare con lui, oppure ci avrebbe tagliato fuori dagli accordi, ritirandosi a leccarsi le ferite in privato.
Dovevo rischiare e ho rischiato.
Questa volta è andata bene.
Molte altre volte, no.

Per uno straniero dalla pelle scura come me, non è facile essere accettati da questo popolo.
Vivono praticamente isolati tra montagne, boschi e sterminati campi di nulla; sono contadini, allevatori, cacciatori. Un popolo schivo, burbero.
La maggior parte di loro non hai mai visto niente che anche solo mi somigli in tutta la vita.
Io e Agron invece, abbiamo il mondo disegnato in faccia, sulla pelle, nelle cicatrici; abbiamo dormito, mangiato, bevuto e sanguinato con ogni razza esistente, conosciuta o meno.
Questa è gente dura, che vive secondo un proprio codice d’onore.

Mi piace... è  come Agron.
 
Lancio le mie pellicce ai suoi piedi e prendo il sacco della carne secca, posato a terra di fianco all’ingresso.

“Dirò ad Agron che abbiamo un accordo allora. Prepara altra merce per la prossima settimana. L’inverno arriverà presto.”

Lui annuisce e io immediatamente dopo di lui.
Mi volto per uscire.

“Digli pure che in caso vi manchi materiale di scambio, accetterò te in pagamento.”
 
E torno sui miei passi. Lo vedo che ammicca nella mia direzione passandosi la mano sulle costole doloranti.

“Mi è quasi venuta voglia di provare a starti tra le cosce… possibilmente senza farmi rompere le ossa.”

Rido reclinando indietro la testa.

Questo tipo quasi mi piace.

“Potrei spezzarti la schiena nel mentre, se mai Agron non ti spaccasse il cranio prima, solo per averlo proposto.”

Ride anche lui mentre mi chiudo la porta alle spalle.

“Alla prossima settimana, ragazzino!”
 
Inizia a piacermi anche questo posto.
 
 


 
Agron rientra al tramonto.
 
Trova il fuoco acceso e la carne secca al suo posto. Me, sdraiato tra le nostre pellicce con addosso una veste sgualcita malamente chiusa sul davanti; le gambe nude per aria, impegnate ad ondeggiare giocherellando col suo bracciale d’oro. Forse l’unico oggetto sopravvissuto a Lui... e alla guerra.

Voglio che fai l’amore con me, Agron. E lo voglio adesso.

Ecco cosa deve dirgli quel che vede.
 
Lui sorride osservando un po’ me, un po’ le scorte di cibo recuperate.

“Hai ammazzato Goar per avere tutta questa roba?”

Occhi sempre nei suoi, mi metto pigramente a sedere mostrandogli il graffio di proposito. Il gioiello scende con lentezza fino alla  caviglia.
 
“Lui è conciato peggio… molto peggio.”

Il sorriso gli muore sulle labbra e rimane solo il silenzio ad accompagnare l’espressione del suo disappunto, mentre si avvicina a me senza mai distogliere lo sguardo.
E sarà l’adrenalina forse, sarà la sensazione ruvida delle sue mani addosso, un po’ meno gentili del solito, che mi ripuliscono il graffio sulla coscia; sarà la rabbia che sembra sprigionarsi dalla sua pelle, sarà che evita di guardarmi e borbotta minacce di morte contro l’intero mondo per aver osato toccarmi.

“Potevi almeno aspettare che fossi presente.”

Non ascolto una parola.
Sarà il ricordo di come scopavamo dopo una battaglia particolarmente violenta, sarà una qualunque di queste cose o tutte quante insieme, non lo so, non mi importa, sento solo il sangue ribollirmi dentro e l’impulso feroce di saltargli addosso e rotolarmi con lui tra le pellicce, per tutta la notte.

Sono nudo e ti guardo come volessi mangiarti con gli occhi, Agron! Fai l’amore con me, che aspetti?

Lui parla e parla e a me importa sempre meno. Mi diventa duro soltanto osservando come la sua mano si muove lenta su di me e fa rabbrividire la mia pelle accaldata. Si arrangia egregiamente ormai, nonostante le lesioni ai tendini siano permanenti.

“Non mi piace quel Goar… sembra più interessato a cosa facciamo io e te in privato, che a trattare affari con noi.”

Oh per gli Dei, ora basta!

Non fa in tempo a finire di medicarmi che blocco la sua mano con la mia e guido entrambe tra le mie gambe, sotto la veste. Oh si… proprio lì.
Lui mi fissa, io anche, le labbra socchiuse, le pupille che si dilatano sotto i miei occhi.
 
Lo senti, stupido germano? Ora taci e fai il tuo dovere.
 
“Sei sleale, little-man! E’ così che usi evitare i confronti?”
 
Può darsi… ma ora stai sorridendo di nuovo.
 
Gli accarezzo una guancia e avvicino le labbra alle sue. Le sfioro, le voglio, ma non le tocco.

“Se non mi scopi adesso, subito, sul pavimento a faccia in giù, giuro che non rispondo più di me.”

Allora lui obbedisce, fa scorrere la mano libera dalla caviglia al mio ginocchio e finisce dietro, posandosi languida sul sedere.

“Ti ho mai detto che mi eccita come riesci a comandarmi anche mentre stai sulle ginocchia?”

“Più... Aaah... più volte!”
 
E mi tocca tra le gambe, finalmente, si muove esperto, preciso. Le divarico meglio, inarco la schiena per andargli incontro e sospiro.

“E va bene... hai vinto.”
 
Io vinco sempre.
 
Un braccio intorno alla vita, uno strattone e mi fa sdraiare tra le pelli; mi sale sopra schiacciandomi col suo peso e io rido forte mentre lui, veloce, mi toglie la veste di dosso.

“Lo stronzo può anche morire domani mattina, giusto?”
 
 
Oh si... mi piace davvero stare qui. Con te, Agron, mi piacerebbe qualsiasi luogo.
 
 
 




Fine.
 
 





Nda: Alloraaaaaaaaaaaaaa…. Per chi si chiedesse ‘Ele, che cacchio l’hai scritta a fare???’, la risposta è BO. Nel senso che Occhi Bui è finita e non ho niente da aggiungere in più di quanto già scritto, ma Agron e Nasir sono una droga potente e la dipendenza non se ne va, quindi tiè. Eccoli qui di nuovo! X’D
Ma ora la parte importante! Voglio dedicare queste poche righe a delle ragazze speciali che mi pensano sempre, mi fanno sorridere e divertire, condividono con me l’amore per i nostri due bei guerrieri e la loro splendida storia. Purtroppo essendo inetta, spesso incasinata e sospetto anche con un principio di sociopatia, non dedico loro il tempo che si meriterebbero, quindi ho pensato di dire che le penso sempre con questa OS.
Le cito tutte per rispettivo account twitter: @GraviLevi , @almaga77 , @fuckthegods , @DonnaRosa71 , @lafra_79 , @IreTequilaHaner e @Ruby__Eyes . Oddio spero di non dimenticare nessuno!!! :(
Ultima e speciale dedica a @mery681 per il suo compleanno, anche se in ritardo, CHIEDO PERDONO! Tantissimi Auguri, spero di averti fatto un regalo gradito! ;)
Finita la sbrodolata, grazie a tutti per aver letto!
Baci
Ele

 

   
 
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