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Autore: Kiichan_    11/02/2014    0 recensioni
Una one shot molto random ambientata in un passato nemmeno troppo recente, che vede protagonisti due piccoli Sam e Dean alle prese con una giornata.. Un po' diversa.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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Caribou, Maine, 10 Gennaio 1990  

Non era sicuro che la loro automobile stesse effettivamente procedendo, lungo quella stradina tutta buche e nemmeno una vaga traccia di asfalto livellato e lineare. La realtà arrivava a sembrare distorta, come se fossero immersi in una grande illusione, nel  ripetersi infinito del medesimo triste istante, e per un attimo Dean si chiese se nell'oscuro mondo in cui ormai era immerso fino al collo -pur avendo solamente undici anni- esistesse una creatura in grado di causare nella sua sfortunata vittima quel genere di noioso effetto collaterale. Forse era quel tipo di essere ad aver richiamato ancora una volta l'attenzione del padre, forse era per causa sua se stavano subendo un po' passivamente quell'ennesimo trasferimento..
Da quando avevano lasciato lo squallido Mini Market in cui si erano riforniti di cibo in scatola, snack dal dubbio valore nutrizionale e bibite altrettanto insalubri, gli occhi smeraldini del maggiore dei Winchester non avevano potuto far altro che registrare la medesima immagine in bianco e nero.
Letteralmente o beh, quasi. L'Impala si era lasciata alle spalle parecchie miglia dopo il centro abitato e si era arrampicata lungo viette tortuose e decisamente secondarie, perciò ora ad attorniarli non v'era altro che erba. Erba morta, secca, ingiallita e ricoperta da una leggera spruzzata di brina che di certo non contribuiva a donare al luogo un'aria meno tetra e noiosa.
Le colline avevano le medesime sfumature piatte, e solo di tanto in tanto qualche elemento nuovo ma ben poco sorprendente si aggiungeva sullo sfondo per trascinare Dean fuori dalla sua certezza di star vivendo una magra illusione. Qualche cespuglio di secche secche sterpaglie, una casupola diroccata ed ormai invivibile.. Persino il cielo sembrava aver perso il suo colore, le nuvole fitte lo tingevano di un bianco quasi spettrale e.. insomma, se non avesse portato il cognome che invece sembrava essere scolpito indelebilmente in ogni suo osso avrebbe avuto sinceramente paura all'idea di dover pernottare lì, da qualche parte.
Perché era certo che John avesse scelto con cura per loro una casupola in quella zona: lontana da tutto e tutti, immersa in un palesissimo nulla.. Era tipico di lui.
E proprio a lui gettò un'occhiata, stanco di doversi sorbire quel monotono scorrere di immagini che conosceva già a memoria. Studiò distrattamente i lineamenti induriti del padre che ora muoveva appena le labbra per sillabare il testo di una canzone che non conosceva, e di nuovo sentì montare dentro di sé un sentimento non meglio definito. Era.. un groviglio di sensazioni che provava spesso, ma che ancora non era riuscito a districare. Forse v'era dell'ammirazione, ma frammista a cosa? 
« Dean.. »
Insofferenza? Forse, doveva ammettere di non amare affatto quel genere di viaggi..
« Dean! »
Invidia? Che dire, sarebbe mai diventato grande e forte come lui?
« Eddai, Dean! »
Non poté comunque rifletterci a lungo. John si era voltato verso i figli ed il più grande aveva di conseguenza distolto lo sguardo, non tanto per vergogna o timore quanto per volgerlo all'indietro, verso i sedili posteriori e verso Sam, che sembrava essersi ridestato dal suo silenzioso seppur vigile torpore. Parlava davvero poco, Sammy, era quel genere di bambino che di tanto in tanto quasi scordi di avere fra i piedi. La sua mente era indubbiamente vivace ed attenta, curiosa, poneva molte domande riguardo ai più disparati argomenti, ma non si poteva dire che fosse molesto o troppo esuberante, ingestibile. A tratti invadente, certo, ma se Dean glielo rimproverava era solo perché odiava mentirgli, anche se sapeva di star facendo solo il suo bene, di star preservando quella sorta di stramba infanzia che ancora per poco gli sarebbe stato concesso di vivere. Dopotutto, a soli nove anni il maggiore era stato introdotto alla verità su quel mondo popolato tutt'altro che da soli ed innocui esseri umani.. E suo fratello ne aveva già compiuti sette.
« Che vuoi? »
« Una caramella. »
Fu la sua semplicissima richiesta che con uno sbuffo simbolico venne accontentata. Non era certo reticente nei confronti del suo fratellino, Dean, gli voleva un bene incondizionato ed indefinibile a parole, perciò gli concesse uno dei propri colorati e succosi dolcetti senza covare nessun genere di rancore. A lui quel sapore aveva già dato la nausea, tra l'altro.. E fu proprio mentre piazzò l'intero sacchetto di carta ancora stracolmo fra le manine infantili di Sam che John parcheggiò. Il biondino non fece nemmeno in tempo a raccomandarsi con il fratello, ad intimargli di mangiarne poche perché altrimenti poi sarebbe toccato a lui sorbirsi le sue lamentele per i dolori alla pancia, il vecchio incalzò entrambi e li convinse a smontare dall'auto quanto prima. Senza obiettare minimamente obbedirono, e rimasero sull'uscio ranicchiati nei loro giacconi pesanti mentre l'uomo trascinava i sacchetti della spesa all'interno del loro nuovo e sicuramente momentaneo tetto. L'uno strinse quasi per tacito e sincronizzato istinto la mano dell'altro, e tutti e due ne approfittarono certamente per gettare un'occhiata al luogo che li avrebbe ospitati per chissà quante settimane. 
Inutile dire che in vista non c'era niente di allettante. Molto verde, tanta aria aperta e certamente molti scoiattoli su quegli alberi che si stanziavano nell'area circostante, ma nulla che potesse stuzzicare la curiosità di due ragazzini. Tutto ciò che di artificiale c'era era la loro postazione, ed un cartello che riportava frasi che era difficile mettere a fuoco da quella distanza.
« Allora.. »
 Esordì il Signor Winchester, incontrando sin da subito la vocetta quasi annoiata di un Dean che conosceva praticamente a memoria quel genere di istruzioni.
« I soldi vanno usati con parsimonia, non uscire mai di casa se non è strettamente necessario, non chiamare sul tuo cellulare per nessuna ragione, tieni la pistola carica sotto il cuscino, se non torni entro tre settimane chiama Zio Bobby e dagli le coordinate.. E stai attento a Sammy. »
« Bravo il mio ragazzo. »
E non venne aggiunto nulla a quella lista che non cambiava mai e che probabilmente sarebbe rimasta la medesima fino alla fine dei tempi, John allungò una tozza mano ruvida a scompigliare i capelli di Dean e poi sparì, assieme alla sua macchina, all'odore di pelle dei sedili e alla musica rock che tanto piaceva al maggiore.
Fu proprio quest'ultimo a dare una scossa al momento, dato che entrambi sembravano essersi intorpiditi lì su quella soglia. Strattonò debolmente il braccio di Sammy e senza sciogliere prima del tempo la presa delle loro piccole dita lo condusse all'interno di quello che doveva essere un soggiorno, abbastanza spoglio in realtà.
Lo sbuffò che scivolò di nuovo dalle labbra arrossate del maggiore questa volta era sincero, onestamente annoiato. Era.. Praticamente identica a tutte le stanze che avevano ingombrato negli ultimi anni. Impersonale, vuota, noiosa.. Forse era necessario abituarsi all'idea di non poter possedere qualcosa di veramente suo. Inoltre quelle quattro mura lasciavano trasudare ogni stilla di quel gelo che aleggiava all'esterno, e quello al momento era il problema più grande, dunque non poté far altro che accostarsi al piccolo caminetto a legna che probabilmente sarebbe servito a scaldarli.
Il necessario per accendere un fuocherello degno di tal nome certamente non mancava, e per quanto fosse un compito arduo..
Accumulò qualche ciocco di legna fortunatamente secca nell'apposito vano, da un sacco di plastica raccattò una manciata di rametti sottili e con un accendino regalatogli proprio dallo stesso padre che ora aveva scaricato su di lui il compito oneroso di essere ''l'uomo di casa'' creò la fiamma, che una volta entrata in contatto con la legna tiepida la avvolse, dando vita ad un piacevole tepore.
Rimase dinanzi a quel rosseggiante fuocherello giusto qualche minuto, ma quando si voltò per invitare il fratellino a mangiare qualcosa lo trovò addormentato.
Si era appallottolato su un piccolo divano che però lo conteneva comodamente data la sua statura ancora giustamente minuta, con ancora indosso i suoi vestiti pesanti e gli scarponcini forse di qualche misura in più, che avevano vestito la propria persona solo un paio di anni prima.
Doveva essere davvero stanco, non l'aveva sentito nemmeno respirare.. Non ebbe giustamente il cuore di svegliarlo. Silenzioso come un gatto si mise in piedi e si accostò al ragazzino assopito, guardandolo dall'alto con un moto di sincera tenerezza prima di iniziare ad occuparsi di lui. Gli sfilò le scarpe e tentando di rendere i propri movimenti quanto più fluidi possibile spostò il sofà, posizionandolo a poca distanza dalle fiamme ormai piacevolmente bollenti. Infine andò in cerca di un paio di coperte, e quando le sradicò dai letti che evidentemente non avrebbero usato fece il suo lento ritorno in salotto. Di vita non c'era fortunatamente traccia, quindi con la medesima cura posò sul corpo del più piccolo la trapunta di lana, avvolgendo la seconda attorno alle proprie spalle curve.
« Buonanotte Sammy »
Sussurrò, chinandosi a baciare la fronte coperta da una frangetta sottile e regolare di lui come avrebbe fatto un genitore, prima di accucciarsi ai piedi del mobile che l'altro occupava. Pur di non disturbarlo, e soprattutto di non lasciarlo solo, si sarebbe convinto a dormire su quel pavimento.. Quando sarebbe arrivato il momento, dato che in fondo era soltanto tardo pomeriggio e la sua resistenza era decisamente più temprata di quella dell'altro bambino.

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« Dean! »
Non sapeva come, né quando o perché, ma alla fine la stanchezza aveva prevalso e vinto anche su di lui. Come si era stoicamente promesso aveva consumato il proprio stranamente profondo riposo sulle assi scricchiolanti del pavimento, che ora gli trasmettevano un fastidioso freddo che contribuì spiacevolmente a quel suo risveglio del tutto improvviso.
Lo squittio di Sam l'aveva difatti costretto a destarsi di soprassalto: il suo sonno era già molto più leggero rispetto ad un tempo, la sua routine aveva già iniziato a mutare e presto sarebbe divenuta non molto dissimile da quella di un cacciatore vero e proprio. 
E non si limitò a tirarsi a sedere con una lamentela e un'imprecazione, i suoi occhi gonfi ma già vigili setacciavano ogni angolo visibile della stanza prettamente immobile e le braccia tese sorreggevano una pistola carica, alla quale aveva già rimosso la sicura. Era quello che gli aveva sempre suggerito suo padre, prima spara e poi poni eventualmente le tue domande.. Ma non sembrava esserci davvero nulla a cui sparare. Non v'era nemmeno un granello di polvere che non fosse dove l'aveva lasciato la sera precedente: le linee di sale con le quali aveva protetto la casa non erano interrotte, l'aria non era più fredda del solito, non avvertiva odori sospetti.. E Sam sembrava tutt'altro che turbato. Nemmeno il proprio repentino scatto sembrava averlo sconvolto più di tanto: semplicemente se ne stava impalato dinanzi ad una finestrella sporca e opaca, dandole però ora le spalle per poter sondare la figura tesa del fratello maggiore, domandandogli con il solo ausilio dei grandi occhi chiari quale fosse il problema.
E Dean colse al volo, la sua occhiata ingenua lo confortò così come la totale mancanza di prove inconfutabili, non gli restò che abbassare l'arma, riporla al sicuro e ricominciare da capo. Questa volta come un ragazzino normale.
Si stiracchiò rumorosamente, emise un sonoro sbadiglio e poi si stropicciò il viso nonostante tutto ancora un po' intontito, degnandosi solo quando l'altro pronunciò di nuovo il suo nome di prestargli l'attenzione che sembrava effettivamente bramare.
« Guarda! Guarda! »
E come se nulla fosse accaduto Sammy sfoderò di nuovo il suo puerile entusiasmo, ritornando a schiacciare il nasino a patatina contro il vetro ed annebbiandolo con il proprio respiro, salvo poi cancellarlo con la manica della giacca che non si era tolto. Dean scorse nella sua piccola figura.. Qualcosa di insolito, allora. Lo vide per la prima volta reagire piacevolmente a qualcosa, sorridere come un bambino dovrebbe fare, e soprattutto scorse nei suoi occhi una scintilla diversa. Vitale, calda, luminosa. Sam non era espansivo. Insomma.. Era perfettamente in grado di esserlo, ma la stragrande maggioranza del suo tempo ormai lo trascorreva a girovagare per la sua piccola mente di cucciolo che nessuno si preoccupava mai di sondare. Solo il maggiore dei due, di tanto in tanto, quando lo scovava imbambolato dinanzi ad un televisore che trasmetteva cartoni animati triti e ritriti, si premurava di chiedersi come stesse Sammy. Come vivesse tutto quello, cosa pensasse della sua famiglia.. Come rispondesse agli interrogativi che John lo obbligava a mettere a tacere.
Cosa mai poteva aver scatenato in lui una reazione tanto scalciante, tanto calorosa? Volle sopperire subito a quella mancanza di informazioni, volle assolutamente fugare ogni dubbio e si impose di tirarsi in piedi, e di trascinarsi con tanto di coperta addosso verso il punto in cui l'altro si era impalato.
E.. Beh, si palesò l'effettiva meraviglia. 
Forse non era la prima volta che vedevano depositata al suolo una tale quantità di neve, ma certamente era la prima da quando avevano memoria. Nessuno dei due serbava il ricordo di un simile paesaggio, eppure ne avevano visti così tanti.. Persino Dean non poté fare a meno di oscurare per un attimo quel suo lato da adulto mancato, lasciando campo libero all'animo del ragazzino che effettivamente era.
« La voglio toccare. Dean, la voglio toccare! »
Il silenzio ovattato che li avvolgeva non durò comunque a lungo. Il  minore si era chiuso la bocca, esimendosi momentaneamente dall'esprimere i propri scalpitanti desideri, ma non era durato molto. Giusto il tempo di assumere una saccente espressione atta a rinfacciare qualcosa al fratello, un'espressione che gridava: ''io te l'avevo detto!'', ed era tornato a starnazzare in una maniera che nonostante tutto risultava adorabile.
Toccarla. Era quello a cui pensava, voleva.. Conoscere assolutamente la consistenza di quei fiocchi candidi che aveva visto solo raffigurati nei libri, e si mise a saltellare sul posto pur di tentare di smuovere il cuore del più grande che, una volta appresa la novità e metabolizzatala a forza e a fatica, sembrava essere tornato quello dispotico di sempre.
« Sammy, lo sai cosa intende papà quando dice: ''non mettete il naso fuori di casa per nessuna ragione al mondo'' »
Mormorò, sinceramente rammaricato, scuotendo il capo in modo da emulare una risoluzione ed un'autorità che non voleva possedere e piazzando poi una mano fra i soffici capelli castani del fratellino, per scompigliarli.
« Va' a leggere qualcosa. »
E tentò anche di convincerlo ad intrattenersi con qualcos'altro, con qualcosa di meno.. Proibito, ma non impresse in quell'invito che voleva essere un'obbligo camuffato nemmeno un pizzico di convinzione. Perché? Semplicemente perché quella maledettissima neve attirava inesorabilmente anche lui. 
« Ma Dean.. Nevica! Guarda! »
Si ritrovò a dover fronteggiare un piagnucolio nemmeno troppo insistente, ma che servì a distruggere e frantumare quel traballante muro di opposizione che Dean stava tentando di ergere. I mattoni erano pochi e friabili, non c'era modo di mantenerli saldati l'uno all'altro, era bastato un soffio da parte del fratellino.. Un piccolo broncio ed un'occhiata languida avevano cancellato ogni traccia della sua resistenza, ed un ennesimo e falsamente rassegnato sospiro condensò dinanzi al viso ora sorridente del maggiore. 
« Okay, okay, però copriti bene. I guanti, il cappello e la sciarpa, se ti ammali poi sai con chi se la prendono!? »
Suggellò in quel modo la propria cedevolezza, strappando alla bocca prima arricciata di Sammy un sorriso raggiante, che probabilmente mai sarebbe riapparso su quel viso per il resto della sua vita. Perché diamine, che vita lo aspettava.. Dean sentì il cuore scaldarsi dinanzi alla sua puerile contentezza, e sentì di aver compiuto la scelta giusta. Dopotutto che cosa mai poteva succeder loro, se osavano uscire per giocare un po' in mezzo alla neve? I mostri non sarebbero arrivati a cercarli fin lassù, ne era ora assolutamente certo.. Vittima di un entusiasmo che aveva contagiato anche lui. Dalla tavola recuperò i piccoli indumenti che entrambi avevano abbandonato e li indossò, occupandosi poi di sistemare meglio quelli disordinati del fratello. Rimboccò il bavero della sua giacca, lo aiutò ad allacciare le stringhe degli scarponcini e poi spalancò la porta rovinata, trovandosi costretto a socchiudere gli occhi. Nonostante il candore il sole splendeva alto in un cielo ora limpido, ed i raggi riverberavano su quella distesa bianca ferendo gli occhi disabituati. E se lui rimase impalato, cercando di liberarsi degli ultimi residui di responsabilità che gli erano rimasti fastidiosamente incollati alla pelle, Sam gridava. Urlava e schiacciava fra i palmi imbacuccati quella.. Cosa meravigliosa, vi si rotolava come un animaletto nel fango, rideva. E fu quel riso a convincere anche Dean, che chiuse la soglia alle proprie spalle e lo raggiunse nel minuscolo spiazzo antecedente la baita che li ospitava. Si inginocchiò al suo fianco e si ritrovò una mano gelida spiaccicata sul volto rubicondo. Tutt'altro che rabbioso si prese però la briga di rispondere allo scherzetto dispettoso di Sammy, spingendolo coricato, sovrastandolo e ficcandogli in bocca un pugno di neve intonsa e pura.
« Ah-ah! Mangia la mia polvere! »
Esclamò a gran voce, come fosse un grido di guerra, prima di alzarsi e darsela a gambe. Non che temesse le sue ritorsioni, non che volesse fuggire.. Voleva solo sfogare quell'energia che si era accumulata nel suo petto, nelle sue gambe ed in ogni fibra del suo essere. Sentiva lo scoppiettante bisogno di muoversi, di correre, di giocare semplicemente.. 
« Prendimi, Sammy! »
E lo invitò ad unirsi a lui, non trovando nel piccolo Sam alcun genere di reticenza. In men che non si dica se lo ritrovò anzi alle calcagna, e quando si fermò per rifiatare e lasciarsi acchiappare, per permettergli di vincere quella sfida sancita da poco, si accorse di essere ormai lontano da casa. Insomma, relativamente lontano.. Intravedeva ancora fra i sempreverdi quella chiazza di legno, e la cosa lo tranquillizzò. Non avrebbe mai accettato che qualcosa di male succedesse a suo fratello, meno che mai per un misero gioco, una scappatella.. Non si preoccupò dunque di tornare indietro subito, quella piccola radura cui erano a loro insaputa approdati era molto più accogliente. Arieggiata, sapeva di fresco e di natura, e lo faceva sentire meno intrappolato.
« A cosa vuoi giocare? »
« Voglio fare un pupazzo di neve! »
« Un pupazzo di neve? Lo sai come si fa? »
« Eh.. Dobbiamo fare una palla grande, poi una palla più piccina e una più piccina ancora, ed ecco fatto! »
« Allora dobbiamo darci da fare! »
E con quella premessa si mise all'opera, ovviamente dopo aver dato una pacca di incoraggiamento al fratello. Egli, dal canto suo, non poteva sentirsi più felice. Finalmente aria fresca, finalmente qualcosa di divertente, di stimolante, qualcosa che coinvolgesse entrambi anche emotivamente. In poche parole, nel suo piccolo cuore ammise che avrebbe ricordato quel giorno per l'eternità. 
Fu abbastanza complicato poi, a dire il vero, nulla era riuscito come riusciva ai personaggi della tv. Dare forma a delle belle sfere era tutt'altro che semplice, la neve compattata era impossibile da maneggiare, era un lavoro che necessitava di calma, dedizione, pazienza e manualità.. Doti che i fratelli non avevano, o che semplicemente non volevano adoperare. Non erano architetti, nemmeno operai edili, volevano solo un maledetto pupazzo di neve! 
Dean maledisse la televisione ed il suo ''rendere tutto facile'', Sam più volte si sentì scoraggiato e sul punto di mollare tutto per passare ad un nuovo gioco, rassegnato all'idea di non poter avere un pupazzo di neve.. Ma grazie alla perseveranza del maggiore ottennero un risultato discreto, ed onestamente insperato.
Erano riusciti a dare a quell'ometto pallido una forma approssimativamente esatta, i tre grossi grumi di neve si mantenevano in equilibrio  e sia Sam che Dean si inorgoglirono, soddisfatti della riuscita dei loro piani.
« Come gli facciamo gli occhi, la bocca..? Non può vederci e parlarci sennò! »
Ci tenne a sottolineare giustamente il bambino, agitando concitatamente le braccia per sottolineare l'assurdità di quelle mancanze che, effettivamente, sussistevano.
« Aspettami qui, mh? »
Si raccomandò allora Dean, assumendo per un attimo la solita aria da tutrice ossessiva, avventurandosi poco oltre il limitare della radura. Rimase a portata di voce e di chiamata, e si adoperò per cercare dei rametti abbastanza lunghi e.. Qualcosa che potesse rappresentare quanto meglio una bocca, degli occhi e magari un naso.
Arduo compito, visto che era tutto coperto.. Ma infine racimolò ciò che faceva al caso proprio, sventolando quei piccoli averi davanti agli occhi spalancati del più giovane.
« Io, io! »
Insistette Sam, e Dean non gli negò quella soddisfazione. Li aiutò a posizionare le braccia in modo che si mantenessero ritte, poi con estrema fatica lo sollevò da terra per permettergli di incastrare nella neve un altro ramoscello per il naso, una pigna all'altezza della bocca e due pietruzze nere a fungere da occhi.
Lo ammirarono poi a lungo, con un compiacimento tale che ad un certo punto nessuno seppe più trattenere. Non era meraviglioso, non era perfetto, ma era il loro pupazzo.
« Siamo stati bravissimi.. »
« SONO stato bravissimo, ho fatto tutto io, mezza cartuccia! »
Ed anche quel momento durò poco. Dean colse da terra una manciata di neve e la appallottolò, colpendo il busto di Sammy e gettandogli un nuovo guanto di sfida. 
« Siamo, l'ho fatto anche io con te! »
I lamenti affannati si mischiarono alle grida. Qualcuno ridacchiava, qualcuno inneggiava ad una guerra giusta, qualcuno sbeffeggiava.. Persero la cognizione del tempo, ma a nessuno sembrava importare veramente. Alla fine perché precludersi qualcosa solo per colpa di un misero numero stampato su un quadrante? Non avevano impegni, appuntamenti, entrambi erano decisi a continuare fino a quando fossero stati esausti o, meglio ancora, fino al calar del sole.. Ma qualcosa andò storto, sforò i piani e fece drizzare non solo le orecchie rosse dei due, ma anche le loro carni. Specialmente quelle di Dean.. Egli sembrò perdere lo smalto appena ritrovato, si immobilizzò al centro del loro ''campo di battaglia'', interrompendo la corsa verso la trincea che si era costruito e lasciando che il silenzio calasse come un gravoso manto su quello spiazzo erboso. Nemmeno Sam osò parlare, perché il suo udito era fino ed il suo intuito altrettanto aguzzo, quando lo voleva.
« Sam! Dean! »
Era una voce stentorea che riecheggiava per la poco fitta boscaglia, riempiendo ogni angolo, ogni interstizio, facendo ondeggiare ogni fronda. Una voce familiare, una voce agitata tipica di chi teme di aver perduto irrimediabilmente qualcosa di prezioso. Una voce assolutamente inattesa. Era trascorsa solamente una notte da quando li aveva scaricati lassù, perché aveva già fatto ritorno? L'unica volta in cui avrebbe dovuto rimanere lontano.. 
Per un attimo, il maggiore fu indeciso sul da farsi. Era sciocco e lo sapeva, avrebbe dovuto invitare Sam a seguirlo e muovere quanto prima verso la baita, intercettare il padre e chiedere semplicemente scusa per la disobbedienza e l'inaffidabilità dimostrate. Ma qualcosa lo bloccava.. Non era solo il pensiero di dover porre fine ai loro giochi a turbarlo, quanto più la semplice idea di dichiararsi colpevole. Non avrebbe permesso al fratello di addossarsi alcuna colpa, era stato lui a lasciarsi convincere, a cedere al desiderio.. E non gli andava di coltivare dell'altro senso di colpa, così come non gli andava di dover semplicemente chinare il capo, di nuovo.
Comunque fosse le sue capacità di prendere una decisione saggia quanto prima avrebbero dovuto essere affinate, perché prima che potesse anche solo degnarsi di muovere un passo si sentì stringere spasmodicamente da un paio di braccia grandi, tornite, forti ma nonostante tutto gentili.
Ed a quel punto Sam non ebbe più bisogno di un cenno da parte del più grande per muoversi, obbedì direttamente al genitore che lo invitò a raggiungerli e ad unirsi a quello che si era trasformato in una sorta di abbraccio di gruppo.
John aveva davvero temuto per la loro incolumità, erano così piccoli, si sarebbe per sempre imputato di non essere stato in grado di proteggere nemmeno loro, si sarebbe sempre recriminato di non aver insegnato loro abbastanza e abbastanza in fretta. Ma fortunatamente nulla di grave era accaduto, sembravano in perfetta forma e dunque sciolse quella vicinanza, schiaffeggiando poco garbatamente le nuche di tutti e due e spingendoli con la medesima malagrazia verso il sentiero coperto e marchiato dalle impronte di tre paia di piedi più o meno grandi.
« Cosa vi salta in mente! Dean, ti avevo detto di non aprire nemmeno le finestre! »
« Lo so, ma.. »
« Tu sai.. » 
Ed a quel punto si interruppe, gettando un'occhiata desolata al figlio minore, del quale si occupò proprio Dean. Nessuno dei due era intenzionato a coinvolgerlo, non ancora almeno..
« Aspetta dentro, Sammy. Fatti subito un bagno caldo. »
Lo accompagnò gentilmente verso la porta e lo lasciò solo in salotto, prima di accostarsi nuovamente al padre ed alle sue ramanzine, ora quasi sussurrate visto che era quasi certo che Sam non fosse andato come richiestogli verso il bagno.
« Tu lo sai cosa c'è là fuori, e se ti dico che non è il caso di uscire.. »
« Scusa, papà, non capiterà più. »
Abbassò la testa biondiccia, sentendo come previsto il rimorso graffiargli lo stomaco. Aveva ragione lui in fin dei conti, era stato uno sprovveduto, aveva messo a repentaglio la loro vita..
Accolse il sospiro rassegnato di John con uno sguardo mesto, da bravo soldatino colto con le mani nel sacco, poi si limitò ad ascoltare le sue successive informazioni, quelle che era venuto a portar loro senza preavviso, quelle informazioni che avevano pregiudicato la riuscita della loro giornata perfetta.
« Ascolta, io devo allontanarmi dalla città ma non ho tempo per trovarvi un altro posto. Quando sarà sera chiama Bobby, digli tu sai cosa e aspettalo. In casa. Mi raccomando il sale alle finestre e alle porte. »
Conciso, secco, impersonale. Ecco come diventava sul lavoro, ecco com'era sempre stato da quando era morta mamma. Annuì e diede cenno di aver recepito il concetto, e con gli occhi torbidi guardò la Chevy del '67 svanire dal proprio campo visivo.
E fu allora, quando rimase solo con la sola compagnia dei silenziosi fiocchi che nel frattempo avevano ripreso a cadere dopo una pausa durata qualche ora.. Fu allora che riuscì a sciogliere uno dei nodi fondamentali della propria coscienza. Si sentì finalmente in grado di identificare uno di quei sentimenti che covava nei confronti del genitore, quello più spinoso probabilmente.
Si accorse di nutrirla per davvero, quella vaga insofferenza che costantemente abnegava.
Perché per la prima volta, in quella radura, con suo fratello, si ere reso conto di cosa volesse veramente dire essere un bambino, e quasi contemporaneamente aveva dolorosamente compreso che non sarebbe mai potuto esserlo. 
  
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